da: http://www.nelmerito.com/index.php?option=com_content&task=view&id=2078&Itemid=1 | |
L’occupazione è un’emergenza ed è al centro non solo del jobs Act, ma anche della legge di stabilità.
In entrambi questi importanti disegni di legge è evidente che l’attenzione è tutta sul lavoro dipendente ed è particolarmente sconfortante la totale disattenzione nei confronti del nuovo lavoro autonomo, dei freelance, che pure rappresentano una parte consistente e imprescindibile del nostro sistema produttivo.
Il jobs Act
Sin dalle prime enunciazioni è stato evidente che il jobs Act, contrariamente alle illusioni generate dalla s di jobs, avrebbe riguardato esclusivamente il lavoro dipendente. Gli oltre otto mesi di dibattito non hanno cambiato questa impostazione. Né forse avrebbe potuto essere diversamente, dopo che in incontri pubblici, giornali, riviste, talk show si è discusso a lungo solo di lavoro dipendente (soprattutto di articolo 18). I contributi della commissione lavoro e, successivamente, le modifiche inserite nel maxiemendamento hanno addirittura accentuato la centralità del lavoro dipendente. Nell’ultima versione si sottolinea che il contratto a tempo indeterminato deve essere promosso come “forma privilegiata di contratto di lavoro”.
La lettura delle misure che costituiscono l’ossatura del Jobs Act confermano che il lavoro autonomo (vecchio e nuovo) non compare neppure come “forma di seconda scelta”.
Il primo punto, dedicato alle politiche passive, prevede un sistema di garanzia universale per tutti i lavoratori, ma esclude quelli autonomi. Un uso del termine “universale” che la dice lunga: il lavoro autonomo non rientra nella definizione di lavoro!
Diversa è l’accezione di universale utilizzata a proposito delle tutele, ma si parla solo di maternità, l’unica garanzia già esistente per i freelance. Non è invece previsto nulla di nuovo sulla malattia, dove le tutele attuali sono ridicole. Acta appoggia una campagna avviata da una sua socia per chiedere un’indennità di malattia decente e duratura a copertura delle malattie che impediscono l’attività lavorativa per lunghi periodi. Una battaglia di civiltà che ha raccolto quasi 50.000 firme e su cui ci aspettavamo una risposta, che non è arrivata.
Mentre si propone l’introduzione di un salario minimo per tutti i lavori dipendenti non coperti da contrattazione collettiva, non è prevista nessuna misura volta a contrastare la riduzione dei compensi dei freelance. Certo per i freelance la misura della prestazione spesso non è il tempo e non ha senso parlare di salari. Sta di fatto che è vietata la fissazione di tariffe o compensi minimi, che sarebbero in contrasto con le norme sulla libera concorrenza. In questo modo si dimentica che il nuovo lavoro autonomo è rivolto a imprese ed enti pubblici, e che quindi la parte contrattualmente più debole è indubbiamente il freelance. E’ difficile immaginare i freelance che fanno cartello per strangolare le imprese! Mentre sono all’ordine del giorno le imprese che prendono per il collo i freelance. La fissazione di parametri, di tariffe di riferimento aiuterebbe sia i committenti sia i lavoratori a dare il giusto valore al lavoro e sarebbe prioritaria nei rapporti con enti e amministrazioni pubbliche, dove attualmente coesistono consulenze lautamente pagate (spesso ingiustificate, come ricordano i continui scandali) e forme di vero e proprio sfruttamento.
Il lavoro autonomo è citato nel Jobs Act solo nella parte di riforma delle politiche attive. E’ prevista la razionalizzazione degli incentivi per autoimpiego e autoimprenditorialità. Poiché razionalizzazione nel nostro paese è sinonimo di riduzione, possiamo aspettarci una contrazione dei pochi incentivi esistenti.
Legge di stabilità: nessun miglioramento in vista
Esclusi dal jobs Act, ci aspettavamo di essere inclusi nella legge di stabilità. Ma anche qui le attese sembrano destinate ad essere deluse. Le principali misure o ci ignorano o sono peggiorative rispetto alla situazione attuale.
L’intervento sull’Irap riguarda solo il costo dei dipendenti, non c’è nessuna chiarificazione che finalmente fornisca una definizione oggettiva di autonoma organizzazione al fine di individuare senza possibilità di dubbio le situazioni di esenzione. Eppure questa misura era stata promessa dalla delega fiscale (art. 11 comma 2).
Un’altra novità riguarda il TFR. Al lavoratore dipendente viene riconosciuto il diritto di spendere la quota annualmente accantonata per il TFR, perché, come ha affermato il Presidente del Consiglio, è “un adulto consapevole, non può essere lo stato a decidere per lui”. I freelance non hanno il TFR, ma hanno una contribuzione pensionistica altissima, più alta di quella dei dipendenti se calcolata sulla stessa base di partenza. Non solo, se non si interviene essa aumenterà dal 27% attuale al 29% nel 2015 e poi ancora sino a raggiungere il 33%. Perché anche ai freelance, a cui si lascia tutta la responsabilità di dover provvedere in autonomia ad ogni situazione di difficoltà, non si riconosce la possibilità di decidere in autonomia sull’investimento pensionistico e anzi, pur nella consapevolezza che comunque avranno pensioni da fame, li si costringe a versare all’INPS quote esorbitanti e crescenti del proprio reddito?
Ma la voce di spesa più importante della legge di stabilità riguarda il bonus di 80 euro mensili, che sarà riconosciuto ai lavoratori con un imponibile non superiore ai 24.000 euro (e in parte anche a chi ha un reddito tra i 24 e i 26.000 euro). Come già nel 2014, questo bonus non sarà concesso agli autonomi.
L’iniquità di questa esclusione è evidente. Forse per cercare di compensare e sostenere gli autonomi con redditi bassi, è in arrivo un nuovo regime dei minimi. Pur nell’incertezza di un testo incompleto (non sono ancora stati pubblicati gli allegati, indispensabili per cogliere gli effetti dei nuovi meccanismi) e provvisorio, il nuovo regime si delinea peggiorativo rispetto a quello attuale, almeno per i freelance. Sulla base della bozza di legge e delle anticipazioni del sole 24 ore(http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2014-10-18/partite-iva-ecco-chi-vale-e-come-funziona-nuovo-regime-minimi-142636.shtml) sappiamo che:
a) l’aliquota sostitutiva passerà dal 5% al 15%,
b) il regime fiscale sarà aperto anche a chi non ha una nuova attività,
c) il reddito non si calcolerà più come differenza tra ricavi e spese, ma applicando un coefficiente di redditività presuntivo, diverso a seconda dell’attività (quanto più il coefficiente è basso tanto minore sarà la base su cui calcolare l’imposta),
d) la soglia di fatturato che identifica l’area di applicazione del nuovo regime fiscale potrà variare tra i 15.000 euro e i 40.000 euro (contro i 30.000 dell’attuale regime), sempre a seconda dell’attività.
Al limite inferiore dei 15.000 euro troviamo i freelance (le attività professionali), al limite superiore dei 40.000 i commercianti, baristi e ristoratori; la percentuale di redditività presunta sarà pari al 78% per i primi e al 40% per i secondi. Difficile non leggere queste differenze come effetto del diverso potere delle lobby di freelance e commercianti!
Se il nuovo regime può essere considerato una compensazione rispetto all’esclusione del bonus di 80 euro per i commercianti, di certo non lo è per i freelance. Un freelance avrà diritto ad agevolazioni solo se il fatturato non supererà i 15.000 euro, un dipendente avrà diritto ad un bonus se il suo imponibile (si badi bene: imponibile, al netto degli oneri sociali che paga l’azienda e senza costi di attività, non fatturato!) non supererà i 26.000 euro.
E’ innegabile il peso e il ruolo del lavoro dipendente e in particolare del lavoro dipendente a tempo indeterminato, ma è inaccettabile che tutte le politiche siano incentrate su di esso.Davvero si pensa di poter uscire dagli spaventosi livelli attuali di disoccupazione (specie giovanile) solo aumentando il lavoro dipendente a tempo indeterminato? Davvero si pensa che nell’economia postfordista tutto il lavoro possa essere ricondotto al lavoro dipendente? I primi a non crederci sono i giovani, ma anche gli adulti rimasti disoccupati, che sempre più spesso cercano di inventarsi un lavoro, per non doversi adeguare a una domanda quantitativamente e qualitativamente inadeguata. E che legittimamente si aspetterebbero di essere sostenuti in questi percorsi, ma al contrario vedono aumentare ostacoli e svantaggi.
|
This is the fashion blog of Stilinga, a fashion designer who works from home. She is from Rome, Italy and she writes about trends, things she loves to do in Rome and art. Questo è il fashion blog, e non solo, di stilinga (una stilista che lavora da casa - è una stilista-casalinga) e che spesso tra una creazione di moda e l'altra, tra ricerche e fiere, si occupa anche del suo quotidiano e del contesto in cui vive.
I freelance esclusi dalle politiche per l’occupazione
Vandana Shiva: "Gli Ogm sono molto più cari dei prodotti biologici"
da:http://www.repubblica.it/ambiente/2014/10/20/news/vandana_shiva_ogm_molto_pi_cari_dei_prodotti_biologici-98554505/?ref=fbpr
ROMA - "Il mio lavoro degli ultimi trent'anni ha dimostrato che i prodotti biologici rendono di più per acro di quelli ogm, economicamente e dal punto di vista nutrizionale. Producono inoltre redditi più elevati per i coltivatori, perché nel sistema industriale e con i semi transgenici gli agricoltori non solo devono spendere denaro in quantità esorbitante per i prodotti chimici, ma devono pagare per le royalty sulle sementi, perché le corporation del settore dell'ingegneria biogenetica pretendono di affermare il diritto di proprietà sui semi". Vandana Shiva, fisico e fondatrice del movimento "Navdanya", "Nove semi", risponde alle domande di Repubblica dopo le polemiche causate dalle sue posizioni di critica ai cibi transgenici.
Uno degli argomenti più importanti a difesa dei cibi geneticamente modificati è che sono economici, mentre i prodotti biologici sono costosi.
"Gli Ogm non sono affatto economici. Anzi, sono tra i più costosi perché si raccolgono le royalty su ogni seme venduto. Nel caso del cotone in India il prezzo è passato da 5 rupie al chilogrammo a 3600. Oltre a ciò non si tiene conto dell'uso dei pesticidi da parte degli agricoltori, perché in effetti sono costretti a farne un uso molto maggiore. Di conseguenza gli agricoltori si indebitano, e molti indebitati si suicidano. Abbiamo già perso 291mila contadini - e a dirlo sono le statistiche governative, non le mie - dal 1995, quando la globalizzazione ha iniziato a modificare le leggi sulle sementi. La maggior parte di questi suicidi si è verificata nella cosiddetta fascia del cotone, la zona nella quale cresce il cotone indiano: il 95% di questo cotone ormai è geneticamente modificato. Per quanto riguarda la produzione, poi, la coltivazione delle specie geneticamente modificate implica costi molto elevati, perfino negli Stati Uniti. Gli agricoltori pagano qualcosa come dieci miliardi di dollari per le royalty e per prodotti per la cura dei semi. Oltre, naturalmente, al prezzo delle sementi vere e proprie".
VIDEO INTERVISTA: "Chi produce Ogm non dice la verità"
Elena Cattaneo, docente e senatrice della Repubblica, a favore degli ogm, ha ammesso sulle pagine di Repubblica che per la colza transgenica non ci sono evidenze di sicurezza dal punto di vista ambientale. In poche parole, c'è il rischio di contaminazione. Si tratta di un caso isolato?
"Il caso colza non è affatto isolato. Perché le piante andranno sempre incontro all'impollinazione incrociata, il vento trasporterà sempre il polline, e abbiamo visto i risultati dei disastri prodotti dal canola, in Canada, con la contaminazione da ogm. Oltre a ciò è stato effettuato anche un importantissimo studio per il Messico - e il Messico è il paese originario del granoturco - dal quale è emerso che le varietà native di granoturco sono contaminate. Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Nature. Gli Stati Uniti non producono a livello commerciale riso o frumento transgenico, ma hanno campi di riso aperti. Si è verificato così, per esempio, il caso del riso Byle e del frumento Monsanto. È stata scoperta una contaminazione nel riso e gli Stati Uniti hanno perso tutte le loro esportazioni. La contaminazione è stata trovata nel frumento, e hanno perso tutte le loro esportazioni di frumento. Quindi la contaminazione non è certo unica e limitata ai semi transgenici, ma ha luogo in ogni pianta, perché ogni pianta avrà la sua fase di impollinazione".
Un agronomo italiano ha chiesto che la sua partecipazione all'Expo 2015 sia cancellata. Lei pensa che vi prenderà parte?
"Ho trovato molto interessante che l'Expo - che auspica la partecipazione di milioni di persone - se la prendesse con una sola su sette miliardi di persone sulla Terra e le dicesse 'lei non deve andarci'. Io spero proprio che all'Expo ci siano tutti. L'Expo mi ha nominato ambasciatrice per l'idea di un'alimentazione centrata sulla biodiversità e sulla Terra, alimenti caratterizzati dalla qualità e non da prodotti tossici. Il cibo contaminato provoca malattie e obesità agli esseri umani. E distrugge la nostra biodiversità".
ROMA - "Il mio lavoro degli ultimi trent'anni ha dimostrato che i prodotti biologici rendono di più per acro di quelli ogm, economicamente e dal punto di vista nutrizionale. Producono inoltre redditi più elevati per i coltivatori, perché nel sistema industriale e con i semi transgenici gli agricoltori non solo devono spendere denaro in quantità esorbitante per i prodotti chimici, ma devono pagare per le royalty sulle sementi, perché le corporation del settore dell'ingegneria biogenetica pretendono di affermare il diritto di proprietà sui semi". Vandana Shiva, fisico e fondatrice del movimento "Navdanya", "Nove semi", risponde alle domande di Repubblica dopo le polemiche causate dalle sue posizioni di critica ai cibi transgenici.
Uno degli argomenti più importanti a difesa dei cibi geneticamente modificati è che sono economici, mentre i prodotti biologici sono costosi.
"Gli Ogm non sono affatto economici. Anzi, sono tra i più costosi perché si raccolgono le royalty su ogni seme venduto. Nel caso del cotone in India il prezzo è passato da 5 rupie al chilogrammo a 3600. Oltre a ciò non si tiene conto dell'uso dei pesticidi da parte degli agricoltori, perché in effetti sono costretti a farne un uso molto maggiore. Di conseguenza gli agricoltori si indebitano, e molti indebitati si suicidano. Abbiamo già perso 291mila contadini - e a dirlo sono le statistiche governative, non le mie - dal 1995, quando la globalizzazione ha iniziato a modificare le leggi sulle sementi. La maggior parte di questi suicidi si è verificata nella cosiddetta fascia del cotone, la zona nella quale cresce il cotone indiano: il 95% di questo cotone ormai è geneticamente modificato. Per quanto riguarda la produzione, poi, la coltivazione delle specie geneticamente modificate implica costi molto elevati, perfino negli Stati Uniti. Gli agricoltori pagano qualcosa come dieci miliardi di dollari per le royalty e per prodotti per la cura dei semi. Oltre, naturalmente, al prezzo delle sementi vere e proprie".
VIDEO INTERVISTA: "Chi produce Ogm non dice la verità"
Elena Cattaneo, docente e senatrice della Repubblica, a favore degli ogm, ha ammesso sulle pagine di Repubblica che per la colza transgenica non ci sono evidenze di sicurezza dal punto di vista ambientale. In poche parole, c'è il rischio di contaminazione. Si tratta di un caso isolato?
"Il caso colza non è affatto isolato. Perché le piante andranno sempre incontro all'impollinazione incrociata, il vento trasporterà sempre il polline, e abbiamo visto i risultati dei disastri prodotti dal canola, in Canada, con la contaminazione da ogm. Oltre a ciò è stato effettuato anche un importantissimo studio per il Messico - e il Messico è il paese originario del granoturco - dal quale è emerso che le varietà native di granoturco sono contaminate. Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Nature. Gli Stati Uniti non producono a livello commerciale riso o frumento transgenico, ma hanno campi di riso aperti. Si è verificato così, per esempio, il caso del riso Byle e del frumento Monsanto. È stata scoperta una contaminazione nel riso e gli Stati Uniti hanno perso tutte le loro esportazioni. La contaminazione è stata trovata nel frumento, e hanno perso tutte le loro esportazioni di frumento. Quindi la contaminazione non è certo unica e limitata ai semi transgenici, ma ha luogo in ogni pianta, perché ogni pianta avrà la sua fase di impollinazione".
Un agronomo italiano ha chiesto che la sua partecipazione all'Expo 2015 sia cancellata. Lei pensa che vi prenderà parte?
"Ho trovato molto interessante che l'Expo - che auspica la partecipazione di milioni di persone - se la prendesse con una sola su sette miliardi di persone sulla Terra e le dicesse 'lei non deve andarci'. Io spero proprio che all'Expo ci siano tutti. L'Expo mi ha nominato ambasciatrice per l'idea di un'alimentazione centrata sulla biodiversità e sulla Terra, alimenti caratterizzati dalla qualità e non da prodotti tossici. Il cibo contaminato provoca malattie e obesità agli esseri umani. E distrugge la nostra biodiversità".
Parmesan? Parmesello Italiano? ma che ancora mangiate formaggi?
da: http://www.tuttosteopatia.it/nav/blog/b-discipline-complementari/alimentazione-2/loncologo-franco-berrino-su-latte-zucchero-proteine-tutto-quello-che-dobbiamo-sapere-su-cio-che-mangiamo/
L'oncologo Franco Berrino su latte, zucchero, proteine: tutto quello che dobbiamo sapere su ciò che mangiamo
Mercoledì 9 Maggio 2012#11:42 | pubblicato da: Massimo Valente |
Nel nostro mestiere di osteopati molto spesso ci troviamo a dare consigli alimentari ai nostri pazienti, ma soprattutto ci rendiamo conto che gran parte delle disfunzioni viscerali hanno alla base degli errori nell'alimentazione.
Nonostante riteniamo che ognuno debba fare il proprio mestiere, per cui che l'alimentazione debba essere seguita da professionisti, ci piace elencare dei principi imprescindibili che il prof. Franco Berrino, nostro mentore e riferimento scientifico per questa materia, ci ha illustrato personalmente o attraverso dei video che riproponiamo in questo articolo. Su Tuttosteopatia.it più volte ci siamo occupati di alimentazione secondo i principi base del prof. Berrino (vedi sotto gli articoli correlati).
Di seguito alcuni suggerimenti utili per la sana alimentazione:
Latte
La Rivista Pediatrics ha mostrato qualche anno fa che non c'è nessuna prova che il latte faccia bene alle ossa. “E' un'illusione” spiega il prof. Berrino nel video realizzato dal laboratorio di cucina naturale di Manuela Palestra in occasione dell'incontro su “Alimentazione e salute” - spiegando inoltre che i bambini, come anche gli adulti, sono oggi “troppo nutriti” perché ci sia bisogno di mangiare latte quotidianamente. Il latte e formaggio di mucca stimola i fattori di crescita, i quali – dice Barrino – “sono più alti nei malati di cancro”.
Guarda il video
Guarda il video
Zucchero
“E' un modo per far sembrare buone delle cose che non sono buone”. Esordisce così il prof. Berrino rispondendo alla prima domanda sullo zucchero, nell'ambito di un'intervista realizzata per La Scuola della Salute, un progetto del 2011 promosso dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, in collaborazione con l'Istituto Nazionale di tumori, che incoraggia tra gli studenti delle scuole secondarie corretti stili di vita, una sana alimentazione, e la lotta al tabagismo giovanile.
“L'uomo nella sua storia non ha mai mangiato zucchero” chiarisce il professore, ma oggi lo troviamo dappertutto: nei piselli in scatola, nel pane, nelle fette biscottate ecc”. Questo perché la qualità degli ingredienti di base è pessima. Lo zucchero fa male, soprattutto nella forma liquida: quindi bevande zuccherate, gasate, che sono la principale causa di obesità nei bambini. La sua peculiarità è quella di essere ingerito volentieri anche quando si è sazi. (Leggi gli articoli correlati: No alle bibite zuccherate, un pericolo per la salute e La chimica nel piatto: aspartame).
“L'uomo nella sua storia non ha mai mangiato zucchero” chiarisce il professore, ma oggi lo troviamo dappertutto: nei piselli in scatola, nel pane, nelle fette biscottate ecc”. Questo perché la qualità degli ingredienti di base è pessima. Lo zucchero fa male, soprattutto nella forma liquida: quindi bevande zuccherate, gasate, che sono la principale causa di obesità nei bambini. La sua peculiarità è quella di essere ingerito volentieri anche quando si è sazi. (Leggi gli articoli correlati: No alle bibite zuccherate, un pericolo per la salute e La chimica nel piatto: aspartame).
Allora qual è il modo migliore per dolcificare? La frutta. Un'ottima colazione, per esempio, è quella fatta col muesli, fatto con fiocchi d'avena, uva sultanina, frutta secca.
Una colazione molto zuccherata (con brioche o biscotti e latte zuccherato) ha invece l'effetto di produrre un innalzamento della glicemia, che a sua volta provoca una risposta del pancreas che produce molta insulina per abbassare la glicemia. Ma se la colazione è molto dolce, il pancreas produce troppa insulina e si va in ipoglicemia. “Il che vuol dire – spiega il prof. Berrino – che più dolci si mangiano, più vien fame di zucchero ed è questo il motivo per cui molti studenti la mattina sono nervosi, distratti: perché non c'è abbastanza zucchero nel sangue (sono in ipoglicemia) e questo proprio perché hanno mangiato troppo zucchero”.
Una colazione molto zuccherata (con brioche o biscotti e latte zuccherato) ha invece l'effetto di produrre un innalzamento della glicemia, che a sua volta provoca una risposta del pancreas che produce molta insulina per abbassare la glicemia. Ma se la colazione è molto dolce, il pancreas produce troppa insulina e si va in ipoglicemia. “Il che vuol dire – spiega il prof. Berrino – che più dolci si mangiano, più vien fame di zucchero ed è questo il motivo per cui molti studenti la mattina sono nervosi, distratti: perché non c'è abbastanza zucchero nel sangue (sono in ipoglicemia) e questo proprio perché hanno mangiato troppo zucchero”.
Il miele? E' meglio dello zucchero ma non va mangiato a colazione. E' preferibile assumerlo a merenda, dopo l'attività fisica.
Proteine
Importantissime, le proteine sono “il materiale per costruire il corpo, le cellule”. Un ragazzo di età scolare ha bisogno di un grammo di proteine per ogni kg di peso corporeo, ma ne mangia generalmente tra i 100 e 150 grammi! Questo perché si mangia tutti i giorni carne, formaggi, salumi ecc.
Oggi si sta scoprendo che una dieta molto ricca di proteine è una delle principali cause di aumento di peso. Le proteine inducono la formazione dei fattori di crescita ed è per questo che ne abbiamo bisogno. “Ma quando si assumono troppe proteine – chiarisce Berrino - i fattori di crescita nel nostro sangue sono più alti, e chi ha questi fattori di crescita più alti, si ammala di più di cancro”. Per questo si raccomanda ad un uso moderato di proteine, privilegiando l'associazione delle proteine dei cereali: del grano, del riso, dell'orzo, del farro, con le proteine dei legumi.
Oggi si sta scoprendo che una dieta molto ricca di proteine è una delle principali cause di aumento di peso. Le proteine inducono la formazione dei fattori di crescita ed è per questo che ne abbiamo bisogno. “Ma quando si assumono troppe proteine – chiarisce Berrino - i fattori di crescita nel nostro sangue sono più alti, e chi ha questi fattori di crescita più alti, si ammala di più di cancro”. Per questo si raccomanda ad un uso moderato di proteine, privilegiando l'associazione delle proteine dei cereali: del grano, del riso, dell'orzo, del farro, con le proteine dei legumi.
Si alla carne e ai formaggi ma non come abitudine quotidiana.
Cosa è corretto mangiare
A detta del prof. Franco Berrino, “la raccomandazione del mondo della ricerca scientifica è quella di basare l'alimentazione quotidiana su cibi di natura prevalentemente vegetale non industrialmente raffinati: non la farina bianca ma quella integrale; non il pane bianco ma quello integrale e così per il riso. Quindi è bene scegliere su un'ampia varietà di cereali non raffinati industrialmente, di legumi, di verdure, di frutta”. Attenzione agli alimenti ad alta densità calorica: la maggior parti dei prodotti alimentari pubblicizzati.
Attività fisica
Fondamentale per il buon funzionamento del nostro organismo. “Il nostro corpo è stato programmato per fare attività fisica – dice Berrino – e lo sport più semplice è quello di camminare, almeno un'ora al giorno”. Che questo tipo di alimentazione funzioni, il dott. Berrino lo ha cominciato a provare scientificamente più di 10 anni fa, quando ha dato vita allo studio Diana 1.
“Erano 104 signore divise in 2 gruppi racconta lo stesso Berrino a Report, in una puntata andata in onda il 15/03/2009 – metà di loro sono venute a mangiare con noi per 5 mesi, 2 volte la settimana, e questo ha dimostrato molto chiaramente che modificando l’alimentazione queste signore si sentivano meglio: nessuna di loro era stitica, il colesterolo e glicemia si sono abbassati, così come il testosterone (fattore di rischio per il cancro alla mammella secondo il prof.). Le proteine che ci proteggono dagli ormoni sessuali invece si sono alzate”. Guarda il video di Report.
“Erano 104 signore divise in 2 gruppi racconta lo stesso Berrino a Report, in una puntata andata in onda il 15/03/2009 – metà di loro sono venute a mangiare con noi per 5 mesi, 2 volte la settimana, e questo ha dimostrato molto chiaramente che modificando l’alimentazione queste signore si sentivano meglio: nessuna di loro era stitica, il colesterolo e glicemia si sono abbassati, così come il testosterone (fattore di rischio per il cancro alla mammella secondo il prof.). Le proteine che ci proteggono dagli ormoni sessuali invece si sono alzate”. Guarda il video di Report.
TTIP la mostruosità segreta che potrebbe distruggere la salute umana!
da: http://www.report.rai.it/dl/docs/1413747088318segreto_sul_piatto_report.pdf
Ecco alcuni stralci su cui riflettere a lungo, presi dalla bella puntata di Report di ieri, 19.10.14 sulle nefandezze burocratico-industriali e sulle cretinerie della UE, oltre che sulle luride multinazionali USA che appoggiano e foraggiano, evidentemente da come si evince dai discorsi che fa,
ANTHONY LUZZATTO GARDNER – AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI
PRESSO L’UNIONE EUROPEA che sul TTIP dice:
"Senza un capitolo ambizioso sull’agricoltura, è sicuro che il TTIP non sarà approvato
dal Congresso."
Mentre già oggi ci troviamo nelle seguenti condizioni di follia totale in cui un'allevatrice italiana LORELLA FRIGO , che giustamente difende la qualità, parlando col giornalista Roberto Pozzan dice che :
Siccome il pagamento del latte viene fatto in base a grassi e proteine, qui in Malga,
quando le vacche mangiano l’erba fresca, calano i tenori sia di grasso che di proteine;
quindi si prende anche meno.
ROBERTO POZZAN
Addirittura?
LORELLA FRIGO – ALLEVATRICE
Sì, addirittura meno.
ROBERTO POZZAN
Quindi il latte di pascolo si paga meno rispetto a quello…
LORELLA FRIGO – ALLEVATRICE
…rispetto a quello di stalla perché…
ROBERTO POZZAN
Perché la legge…
LORELLA FRIGO – ALLEVATRICE
È fatta così.
ROBERTO POZZAN
…la fa la grande industria. (...)
Evidentemente ci troviamo in una realtà in cui l'industria è contro la popolazione umana e quindi anche contro se stessa, visto che a medio termine la popolazione schiatta se alimentata così male e sempre a medio termine pure l'industria crepa, visto che taglia il ramo su cui è seduta!
Mentre si deve andare sempre di più verso il biologico visto che pure il signor
MARK SMALLWOOD, DIRETTORE ESECUTIVO RODALE INSTITUTE dice:
"Terreno sano, cibo sano, popolazione sana.
Il nostro fondatore, Rodale, iniziò le sue ricerche nel 1940 perché stava male e lo
attribuiva alla qualità del cibo.
In quegli anni, durante la seconda guerra mondiale, stavano ritirando da tutte le
aziende agricole il nitrato d’ammonio, il fertilizzante più usato negli Stati Uniti, per
usarlo nella produzione di bombe e armamenti.
Rodale si disse: - C’è qualcosa che non quadra. Più studiava e si informava, e più
scopriva che la fertilità dipende dalla salute del terreno."
e AARON KINSMAN - empre del RODALE INSTITUTE aggiunge:
"Qui produciamo il compost. Il compost è essenziale nell’agricoltura biologica,
specialmente in quella che vuole rigenerare il suolo."
e DR. KRISTINE NICHOLS - CHIEF SCIENTIST concorda asserendo:
"Questo piccolo organismo sta sottoterra. Questi sono organismi che si nutrono di
batteri. Stanno inghiottendo i batteri nel loro corpo e durante il processo l’azoto dei
batteri viene rilasciato e fertilizza il suolo."
E allora cosa sostiene ANTHONY LUZZATTO GARDNER – AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI PRESSO L'UNIONE EUROPEA quando dice:
"Il divieto dell’Unione Europea di vendere Parmesan o prodotti descritti con Parmesan
Like o Parmesan Style, perché sono simili al Parmigiano Reggiano, risulta in
conseguenze assurde. Ad esempio obbliga Kraft oggi a vendere il loro parmigiano
sotto il nome “Parmesello italiano”, che trovo un po’ strano."?
Dice che forse lui è al soldo della Kraft e che la politica USA sull'agroalimentare è volta solo a fare man bassa dei soldi dei consumatori più poveri (italiani e non), a discapito della QUALITA' ( concetto che sia USA che i paesi europei del Nord non capiscono e anzi rifiutano per ragioni di profitto capitalistico, mettendo a repentaglio non solo la sanità europea ma soprattutto la vita dei cittadini EU e USA) e quindi giustamente il giornalista di Report ROBERTO POZZAN afferma, contro battendo le frasi dell'ambasciatore di cui sopra:
"Noi non lo troviamo strano, perché il parmigiano si produce in una zona geografica
precisa; è il nostro oro. E non ci piace che Kraft, con tutti i nomi possibili, usi
“Parmesan” o “Parmesello italiano”, se parmigiano non è. Perché costando meno,
butta fuori mercato quello vero."
E poi chi se ne frega della Kraft!
E infatti sarebbe come se in Italia lanciassimo l'Aifone che suona uguale all'IPHONE o l'AIPOD e li spacciassimo per prodotti della Apple, facendo un buco enorme nei conti della stessa azienda. Oppure se aprissimo Fasebuc soppiantando Zucherberg.
Gli USA devono smettere di rubare i nostri prodotti per fare profitti illeciti con robaccia che uccide le bestie e gli esseri umani.
Gli USA debbono finirla con questa finta economia falsamente basata sul concetto di merito, mentre è puramente monopolistica.
Gli USA dovrebbero ritrovare la brocca e concentrarsi creando prodotti tipici locali loro, anche perché è di una noia incredibile comprare prodotti simil ma finto italiano in USa: ma se si vive in USA che compro a fare la roba finta italiana ma made in USA?
Magari mi piacerebbe scegliere tra un prodotto locale di qualità USA e uno vero Italiano, o no?
Scegliere è una nozione che il marketing e le multinazionali dovrebbero mettersi in testa assieme al concetto di QUALITA'!
Questo non è progresso, è capitalismo puro in cui la quantità è l'unico faro mente l'utopia è, E LO RIBADIAMO, la qualità.
L'Italia e gli italiani sono su questo globo per indicare la via verso la qualità e per riarmonizzare il rapporto tra uomo e produzione alimentare.
Report Il segreto sul piatto: TTIP e salute umana!
Report Il segreto sul piatto
da:
http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-9ed45d77-878a-4e7b-a531-df8fa39695bc.html
Con Giorgio Mottola
Il premier Matteo Renzi lo ha definito “vitale” Gli industriali italiani lo considerano una benedizione. Gli scettici, invece, lo descrivono come un’apocalisse.
Nessuno, però, al momento sa bene cosa sia il TTIP, il Trattato Transatlantico sugli investimenti che Europa e Stati Uniti stanno negoziando da diversi mesi. Sulle trattative in corso e gli accordi finora raggiunti vige infatti la massima segretezza. Eppure, l’approvazione del TTIP potrebbe cambiare le nostre vite, come ci racconta Roberto Pozzan con la collaborazione di Giorgio Mottola.
Con il Trattato Transatlantico potrebbe nascere la più grande area di libero scambio del mondo: niente più dazi, niente più confini commerciali tra Europa e Usa.
E quindi aumento del Pil europeo calcolato tra lo 0,5% e il 4%, più posti di lavoro, più esportazioni (si calcola il 28%).
Ma tutto ciò rischia di avere un costo elevato. Insieme alle barriere tariffarie salterà anche una parte del sistema di tutele europee, leggi, controlli e standard minimi richiesti per la circolazione dei prodotti.
Una misura che potrebbe avere ripercussioni enormi innanzitutto sul settore agroalimentare che in questa trattativa gli Usa considerano strategico.
Tutti i negoziatori europei al momento lo negano, ma il TTIP potrebbe spalancare le porte a carni trattate con ormoni e antibiotici, latte arricchito e produzioni con organismi geneticamente modificati.
E a vigilare sulla corretta applicazione del Trattato ci sarebbe un Arbitrato internazionale privato, le cui decisioni saranno superiori alle leggi nazionali e, quindi, alle stesse sentenze dei tribunali.
Il dubbio è più che legittimo: il TTIP sarà una grande opportunità o un boomerang per piccole imprese e consumatori?
da:
http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-9ed45d77-878a-4e7b-a531-df8fa39695bc.html
Con Giorgio Mottola
Il premier Matteo Renzi lo ha definito “vitale” Gli industriali italiani lo considerano una benedizione. Gli scettici, invece, lo descrivono come un’apocalisse.
Nessuno, però, al momento sa bene cosa sia il TTIP, il Trattato Transatlantico sugli investimenti che Europa e Stati Uniti stanno negoziando da diversi mesi. Sulle trattative in corso e gli accordi finora raggiunti vige infatti la massima segretezza. Eppure, l’approvazione del TTIP potrebbe cambiare le nostre vite, come ci racconta Roberto Pozzan con la collaborazione di Giorgio Mottola.
Con il Trattato Transatlantico potrebbe nascere la più grande area di libero scambio del mondo: niente più dazi, niente più confini commerciali tra Europa e Usa.
E quindi aumento del Pil europeo calcolato tra lo 0,5% e il 4%, più posti di lavoro, più esportazioni (si calcola il 28%).
Ma tutto ciò rischia di avere un costo elevato. Insieme alle barriere tariffarie salterà anche una parte del sistema di tutele europee, leggi, controlli e standard minimi richiesti per la circolazione dei prodotti.
Una misura che potrebbe avere ripercussioni enormi innanzitutto sul settore agroalimentare che in questa trattativa gli Usa considerano strategico.
Tutti i negoziatori europei al momento lo negano, ma il TTIP potrebbe spalancare le porte a carni trattate con ormoni e antibiotici, latte arricchito e produzioni con organismi geneticamente modificati.
E a vigilare sulla corretta applicazione del Trattato ci sarebbe un Arbitrato internazionale privato, le cui decisioni saranno superiori alle leggi nazionali e, quindi, alle stesse sentenze dei tribunali.
Il dubbio è più che legittimo: il TTIP sarà una grande opportunità o un boomerang per piccole imprese e consumatori?
Krugman: "La crisi è la vendetta di chi non è stato perdonato"
da: http://www.repubblica.it/economia/2014/10/14/news/krugman_crisi_debito-98048133/?ref=HRLV-5
Secondo il premio Nobel neokeynesiano, la cancellazione del debito pubblico darebbe immediato sollievo all'economia globlale. Ma ciò non avviene per un eccesso di giustizia: qualsiasi remissione del debito sarebbe un brutto esempio dal punto di vista etico
di ANNA LOMBARDI
14 ottobre 2014
14 ottobre 2014
ROMA - L'economia mondiale è sempre più in recessione, i mercati rallentano in tutta Europa, severissima Germania compresa. E non stanno meglio nemmeno le cosiddette economie emergenti dove, dalla Cina al Brasile, produzione industriale e spesa dei consumatori nel secondo trimestre sono scesi a livelli più bassi del 2009, quando pure si era nel pieno della crisi finanziaria. Senza parlare delle crisi impreviste: quella Ucraina che ha fortemente danneggiato l'economia dell'Europa dell'Est e l'epidemia di Ebola in Africa Occidentale, che secondo le previsioni della Banca Mondiale costerà al Continente nero almeno 32 miliardi di dollari, colpendo duramente il Pil dei paesi colpiti. Eppure agli incentivi alla crescita si preferisce ancora il rigore dei conti pubblici.
È la "vendetta di chi non è stato perdonato": così il Nobel per l'economia Paul Krugman definisce in un editoriale sul New York Times lo stato attuale dell'economia globale. Perché la cancellazione del debito pubblico che il battagliero neokeynesiano teorizza da tempo e che, sostiene ancora una volta "darebbe sollievo a tutti", continua a essere lo spauracchio delle Banche Centrali. "La sola idea solleva indignazione, soprattutto ideologica. Rimettere i debiti continua ad essere visto come un lassivismo comportamentale che avrebbe chissà quali conseguenza. Come se le cose - chiosa l'economista - potessero andare peggio di così".
Ci risiamo. Paul Krugman torna a prendersela con quello che definisce "l'assurdo moralismo contro la cancellazione del debito che impone l'austerità". E mai come questa volta i fatti sembrano dargli ragione. Certo, gli Stati Uniti stanno vivendo un momento particolarmente propizio. Soprattutto grazie al mercato del lavoro, in ascesa dopo 3 anni di crescita incostante. Ma ci sono dubbi sul come l'economia americana riuscirà a cavalcare l'onda mentre i suoi partner commerciali affogano.
Il Fondo Monetario ha lanciato l'allarme una settimana fa, "La ripresa economica è più debole rispetto alle previsioni. E più irregolare" ha detto il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi.
Krugman veste i panni di Cassandra e per l'ennesima volta dal 2008 fa la conta degli errori politici: austerità quando servivano stimoli, il timore dell'inflazione quando il rischio reale è la deflazione. E tutto per paura che il debito esplodesse sulla scia della recessione. Ma se è così chiaro, si chiede l'economista, perché non riusciamo a uscirne?
"La risposta, credo, sta in un eccesso di virtù. La giustizia sta uccidendo l'economia mondiale". Storicamente, spiega il Nobel, la risposta è sempre stata la remissione dei debiti: "Nel 1930 Roosvelt aiutò a rifinanziare i mutui delle case con altri molto più economici. Durante questa crisi l'Islanda ha annullato una parte significativa del debito accumulato dalle famiglie negli anni della bolla". Più spesso, la riduzione del debito avviene implicitamente, attraverso una sorta di "contenimento economico": politiche governative tese a tenere bassi i tassi di interesse, mentre l'inflazione erode il valore reale del debito. "Ciò che colpisce di questi anni, è quanto poco la riduzione del debito ha effettivamente avuto luogo. Semmai il peso del debito è stato aggravato dal calo dell'inflazione".
Già. Ma, si chiede l'esimio professore di Princeton, perché i debitori ricevono così poco sollievo? "Eccesso di giustizia: qualsiasi tipo di remissione del debito rappresenta un cattivo esempio morale".
Insomma, la risposta politica a una crisi aggravata dal debito eccessivo è la pretesa che i debitori paghino i loro debiti in pieno. Eppure la storia insegna che semplicemente non funziona. Basti pensare agli sforzi della Gran Bretagna alla fine della prima guerra mondiale, quando cercò di pagare il suo debito con enormi surplus di bilancio. Nonostante anni di sacrifici, non fece quasi nessun progresso nel ridurre il rapporto fra debito e Pil.
È quello che sta accadendo ora. I livelli di debito sono in aumento grazie alla scarsa performance economica. "Forse una cattiva notizia - per esempio, la recessione in Germania - porrà fine a questo ciclo distruttivo di virtù". Ma, aggiunge, meglio non contarci troppo...
È la "vendetta di chi non è stato perdonato": così il Nobel per l'economia Paul Krugman definisce in un editoriale sul New York Times lo stato attuale dell'economia globale. Perché la cancellazione del debito pubblico che il battagliero neokeynesiano teorizza da tempo e che, sostiene ancora una volta "darebbe sollievo a tutti", continua a essere lo spauracchio delle Banche Centrali. "La sola idea solleva indignazione, soprattutto ideologica. Rimettere i debiti continua ad essere visto come un lassivismo comportamentale che avrebbe chissà quali conseguenza. Come se le cose - chiosa l'economista - potessero andare peggio di così".
Ci risiamo. Paul Krugman torna a prendersela con quello che definisce "l'assurdo moralismo contro la cancellazione del debito che impone l'austerità". E mai come questa volta i fatti sembrano dargli ragione. Certo, gli Stati Uniti stanno vivendo un momento particolarmente propizio. Soprattutto grazie al mercato del lavoro, in ascesa dopo 3 anni di crescita incostante. Ma ci sono dubbi sul come l'economia americana riuscirà a cavalcare l'onda mentre i suoi partner commerciali affogano.
Il Fondo Monetario ha lanciato l'allarme una settimana fa, "La ripresa economica è più debole rispetto alle previsioni. E più irregolare" ha detto il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi.
Krugman veste i panni di Cassandra e per l'ennesima volta dal 2008 fa la conta degli errori politici: austerità quando servivano stimoli, il timore dell'inflazione quando il rischio reale è la deflazione. E tutto per paura che il debito esplodesse sulla scia della recessione. Ma se è così chiaro, si chiede l'economista, perché non riusciamo a uscirne?
"La risposta, credo, sta in un eccesso di virtù. La giustizia sta uccidendo l'economia mondiale". Storicamente, spiega il Nobel, la risposta è sempre stata la remissione dei debiti: "Nel 1930 Roosvelt aiutò a rifinanziare i mutui delle case con altri molto più economici. Durante questa crisi l'Islanda ha annullato una parte significativa del debito accumulato dalle famiglie negli anni della bolla". Più spesso, la riduzione del debito avviene implicitamente, attraverso una sorta di "contenimento economico": politiche governative tese a tenere bassi i tassi di interesse, mentre l'inflazione erode il valore reale del debito. "Ciò che colpisce di questi anni, è quanto poco la riduzione del debito ha effettivamente avuto luogo. Semmai il peso del debito è stato aggravato dal calo dell'inflazione".
Già. Ma, si chiede l'esimio professore di Princeton, perché i debitori ricevono così poco sollievo? "Eccesso di giustizia: qualsiasi tipo di remissione del debito rappresenta un cattivo esempio morale".
Insomma, la risposta politica a una crisi aggravata dal debito eccessivo è la pretesa che i debitori paghino i loro debiti in pieno. Eppure la storia insegna che semplicemente non funziona. Basti pensare agli sforzi della Gran Bretagna alla fine della prima guerra mondiale, quando cercò di pagare il suo debito con enormi surplus di bilancio. Nonostante anni di sacrifici, non fece quasi nessun progresso nel ridurre il rapporto fra debito e Pil.
È quello che sta accadendo ora. I livelli di debito sono in aumento grazie alla scarsa performance economica. "Forse una cattiva notizia - per esempio, la recessione in Germania - porrà fine a questo ciclo distruttivo di virtù". Ma, aggiunge, meglio non contarci troppo...
RENZI GETTA VIA I DIRITTI COME MELE MARCE
da: http://www.ilfattoquotidiano.it/
L'ASSISTENTE DI OLIVETTI: "IL PREMIER LASCI STARE ADRIANO"
INTERVISTA A GIOVINA VOLPONI L'ASSISTENTE DI OLIVETTI: "RENZI GETTA VIA I DIRITTI COME MELE MARCE"
di Sandra Amurri
“Ripristiniamo la regola di un grande italiano, Adriano Olivetti,un esempio per l'Italia di oggi, al quale sono affezionato: il manager non può guadagnare più di dieci volte il salario di chi, in quell’azienda, prende meno di tutti”. Scatta l'applauso. Citazione renziana per vincere facile onde poi elogiare e andare a braccetto con Marchionne, l'anti Olivetti per antonomasia. La signora Giovina Jannello in Volponi, donna colta, delicata e discreta,una vita tra Adriano Olivetti, di cui è stata assistente personale e Paolo Volponi di cui è stata moglie e da cui ha avuto due figli, si dice indignata.
“Questa poi, mi era sfuggita! Ma come si fa a mettere a confronto due persone di questo genere, non lo trovo giusto, è un assurdità!(ride tra il serio e il faceto) Renzi mi sembra un fiorentino di quelli supponenti. Io mi baso sulla prima impressione visiva, sulla fisiognomica, quel suo musetto da uccellino che becca di qua e di là non mi convince affatto e il suo comportamento è coerente con questa sua apparenza.Mi sembra che abbia il senso del comico ma non del ridicolo. Posso sbagliarmi, posso peccare io di supponenza, ma lo trovo insopportabile. Mi indigna profondamente. Dovrebbero spiegargli chi era Adriano Olivetti, la sua idea di profitto intelligente non come fine ma come mezzo per arricchire la collettività. L' incontro tra cultura e impresa, indispensabile per sostenere il progresso industriale e per trasformare la fabbrica in luogo di elevazione materiale, culturale e sociale di quanti vi lavorano, che sente sulle spalle la responsabilità di mettere a disposizione del territorio lavoro, servizi, cultura. Adriano si dedicava agli asili, alle colonie, alle case, alla mensa, all’assistenza medica. Se non sbaglio Renzi le fabbriche lascia che vengano chiuse gettando in strada migliaia di famiglie,snobba i sindacati,getta via i diritti come fossero mele marce, va a braccetto con Marchionne che io trovo repellente. Adriano era un unicum molto particolare. Di lui ho un ricordo intenso e nitido, della sua applicazione del capitalismo umano. I suoi collaboratori, dirigenti o operai, erano parte dello stesso progetto.
Renzi dice di ispirarsi ad Olivetti, non mi sembra che lui si sia scelto collaboratori forti, equipaggiati ma piuttosto che si astengano dalla critica per evitare complicazioni e mantenere la poltrona. Penso che questa sia una crisi aggravata dall'assenza di competenze e merito.
Però ha svecchiato la politica e portato molte donne al Governo.
Magari fosse un problema di età. Andrebbe benissimo se ci fosse un allevamento di giovani fatto con serietà e giudizio. C'è una incompetenza, una sottocultura dominante, è evidente a chiunque, basta ascoltare certi discorsi.Pensi solo a chi siede in Parlamento, sembra incredibile, persone che mai avresti immaginato potessero rappresentarti, incolte,volgari e pure disoneste. Come è stato possibile che un Paese di antica civiltà e cultura sia caduto cosi in basso, che sia prevalsa la furbizia sull' intelligenza? Donne, ma che donne!Non giudico se sono belle o brutte ma ti domandi che ci stanno a fare.Il guaio è che vengono mischiate ad altre superficialità e vanità. Ricoprono ruoli vitali per la vita democratica senza averne i titoli. Le ascolti e capisci che sono esperte di generiche banalità
Nata a Tunisi da madre greca e padre italiano. Dopo aver vissuto in Algeria e Grecia, a Firenze, Arezzo e Trieste, si è laureata in giurisprudenza a Torino.Una borsa di studio di due anni ad Harward. Come ha conosciuto Olivetti?
Avevo 26 anni. Era il 1956. Rientrata dagli Stati Uniti, accettai di dirigere l'ufficio legale della Rai a Roma,ma prima di partire andai a salutare il professore Bruno Leoni, di cui ero stata assistente. Mi disse: Giovina,fai una sciocchezza, lascia che parli di te al mio amico Adriano. Olivetti mi convocò nel suo ufficio.Mi lasciò parlare per oltre un'ora poi mi propose la direzione dell'ufficio culturale in Piazza Castello. E dopo un mese mi ha chiesto di diventare la sua assistente personale a Ivrea. Lo stesso giorno venne assunto, come direttore sociale Paolo Volponi che sposai tre anni dopo.
Da Milano è tornata a vivere a casa Volponi dentro le antiche mura di Urbino. Nelle Marche dell'imprenditore Diego Della Valle che ha sferrato un attacco durissimo al Governo Renzi.
Non lo conosco personalmente ma lo stimo. Mi sembra un imprenditore intelligente su cui riporre buone speranze. Ma sa cos'è che mi rattrista di più? Vedere che nel Paese ha trionfato la sottocultura, la cosa più grave e pericolosa. Meglio l'ignoranza intelligente che la sottocultura supponente. Berlusconi ha aperto la strada, ha determinato il disastro però si deve anche rivedere la propria opinione sul proprio Paese che lo ha permesso.
Torna in mente “Il leone e la volpe”: ”Le società modernizzate sono basate sull’esaltazione dell’individuo...e concepiscono solo l'etica edonistica e tecnologica, col successo individuale sulla natura e sugli altri uomini”. Suo marito, uno dei più grandi e complessi scrittori “un uomo integro del Novecento” come lo definì Stajano, che di sé disse:”"Ho servito, ma non ho obbedito.", che nel'75 venne licenziato dalla Fondazione Agnelli in seguito alla sua dichiarazione di voto per il Pci e quando il Pci ottenne un risultato storico, non accettò la richiesta di Agnelli di tornarvi. Pensa mai a come si sentirebbe oggi in questo deserto della sinistra?
Ci penso eccome. Continuerebbe ad essere una voce fuori dal coro. Ne soffrirebbe molto. Ripeterebbe quel verso del suo fraterno amico Pasolini come nell'intervista a Gian Carlo Ferretti: “Sono comunista per spirito di conservazione” spiegando di voler conservare il mondo, la bellezza della natura, l'onestà, per camminare in armonia e sviluppare una felicità includente” . E ripeterebbe che la politica capisce poco dell'industria che si sviluppa per conto suo senza percezione dei suoi errori, quando invece va guidata, programmata dalla politica.
Grazie davvero, signora Giovina anche perchè questa è la sua unica intervista.
Grazie a voi che interessa le opinioni di una signora di 84 anni.
Però ha svecchiato la politica e portato molte donne al Governo.
Magari fosse un problema di età. Andrebbe benissimo se ci fosse un allevamento di giovani fatto con serietà e giudizio. C'è una incompetenza, una sottocultura dominante, è evidente a chiunque, basta ascoltare certi discorsi.Pensi solo a chi siede in Parlamento, sembra incredibile, persone che mai avresti immaginato potessero rappresentarti, incolte,volgari e pure disoneste. Come è stato possibile che un Paese di antica civiltà e cultura sia caduto cosi in basso, che sia prevalsa la furbizia sull' intelligenza? Donne, ma che donne!Non giudico se sono belle o brutte ma ti domandi che ci stanno a fare.Il guaio è che vengono mischiate ad altre superficialità e vanità. Ricoprono ruoli vitali per la vita democratica senza averne i titoli. Le ascolti e capisci che sono esperte di generiche banalità
Nata a Tunisi da madre greca e padre italiano. Dopo aver vissuto in Algeria e Grecia, a Firenze, Arezzo e Trieste, si è laureata in giurisprudenza a Torino.Una borsa di studio di due anni ad Harward. Come ha conosciuto Olivetti?
Avevo 26 anni. Era il 1956. Rientrata dagli Stati Uniti, accettai di dirigere l'ufficio legale della Rai a Roma,ma prima di partire andai a salutare il professore Bruno Leoni, di cui ero stata assistente. Mi disse: Giovina,fai una sciocchezza, lascia che parli di te al mio amico Adriano. Olivetti mi convocò nel suo ufficio.Mi lasciò parlare per oltre un'ora poi mi propose la direzione dell'ufficio culturale in Piazza Castello. E dopo un mese mi ha chiesto di diventare la sua assistente personale a Ivrea. Lo stesso giorno venne assunto, come direttore sociale Paolo Volponi che sposai tre anni dopo.
Da Milano è tornata a vivere a casa Volponi dentro le antiche mura di Urbino. Nelle Marche dell'imprenditore Diego Della Valle che ha sferrato un attacco durissimo al Governo Renzi.
Non lo conosco personalmente ma lo stimo. Mi sembra un imprenditore intelligente su cui riporre buone speranze. Ma sa cos'è che mi rattrista di più? Vedere che nel Paese ha trionfato la sottocultura, la cosa più grave e pericolosa. Meglio l'ignoranza intelligente che la sottocultura supponente. Berlusconi ha aperto la strada, ha determinato il disastro però si deve anche rivedere la propria opinione sul proprio Paese che lo ha permesso.
Torna in mente “Il leone e la volpe”: ”Le società modernizzate sono basate sull’esaltazione dell’individuo...e concepiscono solo l'etica edonistica e tecnologica, col successo individuale sulla natura e sugli altri uomini”. Suo marito, uno dei più grandi e complessi scrittori “un uomo integro del Novecento” come lo definì Stajano, che di sé disse:”"Ho servito, ma non ho obbedito.", che nel'75 venne licenziato dalla Fondazione Agnelli in seguito alla sua dichiarazione di voto per il Pci e quando il Pci ottenne un risultato storico, non accettò la richiesta di Agnelli di tornarvi. Pensa mai a come si sentirebbe oggi in questo deserto della sinistra?
Ci penso eccome. Continuerebbe ad essere una voce fuori dal coro. Ne soffrirebbe molto. Ripeterebbe quel verso del suo fraterno amico Pasolini come nell'intervista a Gian Carlo Ferretti: “Sono comunista per spirito di conservazione” spiegando di voler conservare il mondo, la bellezza della natura, l'onestà, per camminare in armonia e sviluppare una felicità includente” . E ripeterebbe che la politica capisce poco dell'industria che si sviluppa per conto suo senza percezione dei suoi errori, quando invece va guidata, programmata dalla politica.
Grazie davvero, signora Giovina anche perchè questa è la sua unica intervista.
Grazie a voi che interessa le opinioni di una signora di 84 anni.
Economia al palo, l'Istat: "Dal 2011 l'Italia non cresce più"
da:http://www.repubblica.it/economia/2014/10/15/news/pil_con_le_nuove_regole_la_variazione_del_primo_trimestre_nulla-98147155/?ref=HRER3-1
L'Istituto di statistica ha rivisto al ribasso la variazione acquisita per il 2014 dal -0,2% di fine agosto al -0,3%. Con i nuovi parametri europei viene cancellata anche la crescita dello 0,1% registrato nell'ultimo trimestre del 2013. Il deficit peggiora al 3,8% nel primo semestre, meglio la pressione fiscale
15 ottobre 2014
MILANO - I numeri dell'Istat confermano la stagnazione dell'Italia, che non cresce dal 2011: secondo l'aggiornamento dei conti nazionali, in base ai nuovi metodi statistici recentemente introdotti su base europea, il Pil nel primo trimestre 2014 è sì stato rivisto al rialzo dall'Istat, registrando una variazione nulla sul trimestre precedente (dal -0,1% della 'vecchia' stima). L'economia italiana è però al palo, considerando che il secondo trimestre è confermato il calo: tra aprile e maggio, il Prodotto interno lordo è diminuito dello 0,2% sul trimestre precedente e dello 0,3% su base annua. Numeri che fanno il paio con il calo del potere d'acquisto delle famiglie, sempre registrato dall'Istat.
I dati, aggiornati dall'Istituto in base ai nuovi principi statistici del Sec2010, dicono anche che il Pil dell'Italia non è più cresciuto in termini congiunturali sin dal secondo trimestre del 2011. Il Prodotto interno lordo, infatti, è risultato negativo pure nel quarto trimestre del 2013: -0,1%, quando finora ci eravamo illusi di aver centrato un mini-rimbalzo, dato che la 'vecchia' stima indicava un +0,1%. Peggiora anche la variazione acquisita per il 2014 che è pari a -0,3%: nell'ultima stima diffusa lo scorso 29 agosto era al -0,2%.
Da un'altra pubblicazione dell'Istituto, relativa al conto trimestrale delle amministrazioni pubbliche, emerge invece che un peggioramento dell'andamento del deficit/Pil. Nei primi due trimestri del 2014 il rapporto tra indebitamento netto e Prodotto è stato pari a 3,8%, con un peggioramento di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno prima. Nel secondo trimestre, in particolare, l'indebitamento è stato dell'1,1%, superiore di 0,4 punti percentuali nel confronto con lo stesso trimestre del 2013.
Dati positivi sul fronte della pressione fiscale: nei primi sei mesi dell'anno è stata pari al 40,7%, in calo di 0,5 punti percentuali su base annua (era al 41,2%). Si rovescia la medaglia, però, guardando solo al secondo trimestre: registra un aumento di 0,1 punti, con la pressione al 43,2%.
La meglio gioventù con pala e stivali a Genova... ed il peggiori politici della galassia!
da: http://www.msn.com/it-it/notizie/italia/la-meglio-giovent%C3%B9-con-pala-e-stivali-a-genova-%E2%80%9Cnon-possiamo-stare-davanti-alla-tv%E2%80%9D/ar-BB8Pp5K
Enrica e Deborah indossano la stessa maglietta bianca di tre anni fa con la scritta «Non c’è fango che tenga». Hanno pantaloncini corti e stivaloni di gomma. Imbracciano due pale più grosse di loro e sono sporche di fango fin sui lunghi capelli neri. Gli «angeli del fango» sono tornati. La meglio gioventù esiste, sorridente e instancabile, ed è qui, in una Genova ferita e umiliata, a spalare e pulire, fra via XX Settembre e il Quadrilatero, fra via Galata e piazza Colombo. E poi a Borgo Incrociati, in via Canevari, in corso Torino, a Rivarolo. Ovunque ci sia da dare una mano, aiutare un commerciante a sgomberare il suo negozio o a ripulire un magazzino, ci sono loro, gli «angeli». Sono centinaia, ragazzi e ragazze, molti giovanissimi, quattordicenni, scout, sportivi, tutti richiamati dal tam tam dei social network, dal passaparola sul web. Da ogni parte della città, ma anche da Torino, Milano, Alessandria, Pavia.
Li vedi sciamare per via XX Settembre, organizzarsi spontaneamente in squadre, creare catene umane per passarsi le ceste colme di melma. Un esercito di formichine che si ingrossa col passare delle ore. Un’umanità operosa, fresca e pulita che lancia una speranza nel cielo di Genova. Che conforta e scalda i cuori di chi ha perso tutto. Che ti dà la forza di ricominciare.
All’angolo con via Brigate Liguria riconoscono il difensore del Genoa, Luca Antonini che spala fango di buona lena davanti a un negozio. Il titolare esce e lo abbraccia. «Sono qui con mia moglie - racconta non pudore -. Ho sentito il bisogno di fare qualcosa, di dare una mano. Ora capisco veramente il dramma di queste persone. È un’emozione profonda». Al Mercato Orientale, ricavato in un chiostro settecentesco, sembra che sia passato un uragano. Acqua e fango dappertutto. Banchi devastati. Celle frigorifere esplose, quintali di merce da buttare. E decine di giovani che entrano ed escono nei fondi, piccolo ventre di Genova, ad aiutare fruttivendoli, pescivendoli e macellai a sgomberare.
Sul ponte di Sant’Agata passano veloci decine di ragazzi. Alcuni si sono portati la pala da casa. «Facciamo parte di un gruppo di 50 studenti universitari - spiega Gloria Moscatelli - Non potevamo starcene a casa a guardare il dramma in tv». Giovanni è con due amici adolescenti, 16 anni ciascuno, prima alluvione, un po’ di timidezza, ma molta energia: «L’importante oggi è la solidarietà». Matteo Ferrando, studente, 18 anni: «È inutile stare a dire che cosa si poteva fare, quel che è successo è successo. Oggi compito dei cittadini è cooperare tra loro».
Storie di una Genova che non si rassegna. Storie semplici, storie belle. Come quella di Angela Squillace, 44 anni, artista che vive a Borgo Incrociati, e spala con il compagno, Emanuele Fameli, 40 anni, ingegnere elettronico. «Ho trovato l’amore nel fango - racconta - L’ho conosciuto durante l’alluvione del 2011. Lui faceva le perizie per tutto il Borgo e si è beccato due multe perché aveva lasciato la macchina in divieto a causa mia».
A Borgo Incrociati si vede il cardinale Angelo Bagnasco, macchie di fango sull’impermeabile scuro e sui mocassini. Ha parole di conforto per chi ha perso tutto. Parole di apprezzamento per i giovani «angeli del fango». Parole durissime sulle tante responsabilità del disastro. Una donna lo abbraccia piangendo. Qualcun altro lo contesta. La gente è esasperata: da queste parti avrebbe raccolto contumelie anche Nostro Signore. In via Canevari a Bagnasco squilla il cellulare. È Papa Francesco. «Il Santo Padre - racconta subito dopo il cardinale - era già informato su Genova, ma ha voluto avere da me notizie aggiornate».
Stilinga del nubisfregio (nubifragio+sfregio) di Genova pensa che :
A- esistono ancora giovani in un paese di vecchi matusa e che le scuole sono chiuse non solo per allerta meteo ma anche perchè chi spala?
B- la burocrazia e la politica peggiore, non solo del mondo ma della galassia, odiano così tanto il popolo, la terra che dovrebbero governare, che essi sono la causa del disastro e dei morti, e che è arrivato il momento che finalmente paghino!
C- si conferma che in Italia, gli italiani sono soli, abbandonati a se stessi, e chiamati solo a pagare le tasse più alte d'Europa con i servizi nulli.
D- Renzi dovrebbe farsi vedere a Genova ora e dovrebbe spalare!
“Subito la patrimoniale”
"Da una patrimoniale non si può scappare. Il grande dramma economico è la delocalizzazione delle imprese. E’ necessario redistribuire la ricchezza ed è indiscutibilmente necessario migliorare la qualità di vita di chi lavora”.
Questa frase pronunciata con toni autorevoli e perentori nell’ultima puntata di Servizio Pubblico (La7), non è del segretario Fiom, Maurizio Landini, né del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Si tratta dell’imprenditore Gianluca Vacchi, 47 anni, imprenditore e consigliere di amministrazione della Ima Spa, azienda leader mondiale nella produzione di macchine automatiche per il processo e il confezionamento di cosmetici, di tè, caffè ed alimentari.
In realtà, la società è amministrata dal cugino Alberto Vacchi, presidente di Unindustria Bologna. “Io sono fortunato, perché in famiglia c’è qualcuno molto più bravo di me a gestire l’azienda – ha confessato l’imprenditore durante la trasmissione di Nicola Porro ‘Virus’ (Rai Due) – io sono andato fuori a sfogare un po’ la mia vena creativa”. E infatti si è avventurato in scommesse imprenditoriali di vario genere: dalla produzione di camper, agli orologi di plastica, agli oblò di lavatrici. In realtà, Gianluca Vacchi gode di indiscussa fama nella giungla di Instagram, dove il suo profilo vanta quasi 145mila follower. E’ qui che questo bizzarro dandy, un po’ lillipuziano e adornato di muscoli tatuati, delizia i suoi fan con video bislacchi. D’altra parte, il suo modello di riferimento è il patron del colosso Virgin, Richard Branson. “E’ molto simpatico Ric – afferma Vacchi – soprattutto perché non si prende sul serio. E neppure io. Ma le cose le faccio seriamente” di Gisella Ruccia
da:
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/10/11/gianluca-vacchi-limprenditore-dandy-e-tutto-muscoli-in-tv-subito-patrimoniale/300926/
Opera, sit-in dei sindacati: "Ritirare i licenziamenti"
da: http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/10/10/news/opera-97775638/
"Ritirate i licenziamenti e aprire tavolo di confronto con i sindacati". Così il segretario della Cgil di Roma e Lazio Claudio Di Berardino all'assemblea unitaria dei sindacati davanti al Teatro dell'Opera contro il licenziamento di orchestra e coro. "Il sovrintendente Fuortes è responsabile e se Marino lo copre lo è anche lui - ha detto Di Berardino - Il sindaco pensa di farsi bello con Renzi? Muti l'hanno fatto andare via loro dall'Opera, non i lavoratori. Ha capito che non c'erano garanzie su sponsor e risorse".
Al sit-in di Cgil, Cisl e Uil sono presenti alcune decine di persone. L'iniziativa dà il via a una mobilitazione dei tre sindacati contro i 180 licenziamenti decisi dal Cda dell'Opera il 2 ottobre scorso. In piazza anche la Fials Cisal.
"Impugneremo i licenziamenti - dice Mario Bertone, segretario della Cisl Roma e Lazio - Durante questa fase chiederemo un tavolo politico. Marino è incoerente, in tutti gli incontri ci aveva parlato di piani industriali e di razionalizzazione, non di licenziamenti".
Ironica la presa di posizione della Uil. "Il sindaco di Roma, che ormai occupa le stanze del ministero dei Trasporti, puo' occupare anche le stanze dove deve verificare la responsabilita' di chi in questi anni ha portato il Teatro dell'Opera di Roma in questa situazione, a partire da De Martino, Vespa, Alemanno e l'attuale cda" la provocazione di Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil Lazio. Bombardieri ha poi aggiunto: "Lo sfascio del Teatro dell'Opera ha origini chiare: Alemanno, Vespa, Marino. Si e' preferito fare un'azione di forza da Superman, dimostrando contro i lavoratori una forza bruta e cieca solo per perseguire i licenziamenti. Qui in piazza dovrebbero esserci loro a dirci come siamo arrivati a questa condizione".
Parole che non sono andate giù all'ex vicepresidente dell'Opera durante la giunta Alemanno, Bruno Vespa. "Finora mi sono astenuto rigorosamente dal commentare le vicende dell'Opera di Roma per un doveroso fairplay. Ma non posso accettare che il segretario della Uil Lazio, forse per un difetto di informazione, mi chiami in causa per il dissesto del teatro di cui sono stato vice presidente dal 2010 all'autunno dell'anno scorso- sottolinea Vespa- Mi permetto di ricordare che la passata gestione, pur non ripianando i debiti di quelle precedenti, ha chiuso per la prima volta in pareggio i bilanci (certificati) del 2010, 2011 e 2012. Fino al settembre del 2013, quando presentammo l'ultima stagione, il soprintendente e il direttore generale assicurarono al consiglio d'amministrazione e al collegio dei revisori che anche il quarto anno sarebbe stato chiuso in pareggio, tacendoci che nel corso dell'anno erano già state accumulate perdite comunque inferiori a quelle finali, dovute a un drastico taglio dei contributi locali e degli sponsor romani che - ieri come oggi - dovrebbero semplicemente vergognarsi. E questa omissione, come ho detto all'ex sovrintendente, è molto grave".
E Stilinga si chiede: ma se licenzi l'orchestra ed il coro, come vanno in scena all'Opera? con le registrazioni? con gli ologrammi?
Licenziare l'orchestra e il coro e mantenere le maestranze tipo la sartoria, la falegnameria, la scenografia è come comprare una macchina bella nella carrozzeria ma senza motore in quanto il motore di volta in volta lo si installa!
Piuttosto che licenziare gli artisti che poi vengono esternalizzati ma perchè non si esternalizzano tutte le maestranze? si potrebbero affittare i costumi, affittare le scene e chiamare i falegnami quando servono... si potrebbero chiamare gli AD quando mancano decisioni, si potrebbero far lavorare a cottimo gli amministrativi e quelli delle pulizie, si potrebbe chiedere a Fuortes di fare volontariato visto che mancano i soldi: ma che vuole pure essere pagato? e poi è già AD dell'Auditorium, si sommano i due stipendi? e soprattutto chi lo manda? visto che il CV dei disastri alle spalle è sempre più ricco. Muti è dovuto scappare: chi è più meritevole dei due? chi è famoso in tutto il mondo?
Siamo alla follia pura!
"Ritirate i licenziamenti e aprire tavolo di confronto con i sindacati". Così il segretario della Cgil di Roma e Lazio Claudio Di Berardino all'assemblea unitaria dei sindacati davanti al Teatro dell'Opera contro il licenziamento di orchestra e coro. "Il sovrintendente Fuortes è responsabile e se Marino lo copre lo è anche lui - ha detto Di Berardino - Il sindaco pensa di farsi bello con Renzi? Muti l'hanno fatto andare via loro dall'Opera, non i lavoratori. Ha capito che non c'erano garanzie su sponsor e risorse".
Al sit-in di Cgil, Cisl e Uil sono presenti alcune decine di persone. L'iniziativa dà il via a una mobilitazione dei tre sindacati contro i 180 licenziamenti decisi dal Cda dell'Opera il 2 ottobre scorso. In piazza anche la Fials Cisal.
"Impugneremo i licenziamenti - dice Mario Bertone, segretario della Cisl Roma e Lazio - Durante questa fase chiederemo un tavolo politico. Marino è incoerente, in tutti gli incontri ci aveva parlato di piani industriali e di razionalizzazione, non di licenziamenti".
Ironica la presa di posizione della Uil. "Il sindaco di Roma, che ormai occupa le stanze del ministero dei Trasporti, puo' occupare anche le stanze dove deve verificare la responsabilita' di chi in questi anni ha portato il Teatro dell'Opera di Roma in questa situazione, a partire da De Martino, Vespa, Alemanno e l'attuale cda" la provocazione di Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil Lazio. Bombardieri ha poi aggiunto: "Lo sfascio del Teatro dell'Opera ha origini chiare: Alemanno, Vespa, Marino. Si e' preferito fare un'azione di forza da Superman, dimostrando contro i lavoratori una forza bruta e cieca solo per perseguire i licenziamenti. Qui in piazza dovrebbero esserci loro a dirci come siamo arrivati a questa condizione".
Parole che non sono andate giù all'ex vicepresidente dell'Opera durante la giunta Alemanno, Bruno Vespa. "Finora mi sono astenuto rigorosamente dal commentare le vicende dell'Opera di Roma per un doveroso fairplay. Ma non posso accettare che il segretario della Uil Lazio, forse per un difetto di informazione, mi chiami in causa per il dissesto del teatro di cui sono stato vice presidente dal 2010 all'autunno dell'anno scorso- sottolinea Vespa- Mi permetto di ricordare che la passata gestione, pur non ripianando i debiti di quelle precedenti, ha chiuso per la prima volta in pareggio i bilanci (certificati) del 2010, 2011 e 2012. Fino al settembre del 2013, quando presentammo l'ultima stagione, il soprintendente e il direttore generale assicurarono al consiglio d'amministrazione e al collegio dei revisori che anche il quarto anno sarebbe stato chiuso in pareggio, tacendoci che nel corso dell'anno erano già state accumulate perdite comunque inferiori a quelle finali, dovute a un drastico taglio dei contributi locali e degli sponsor romani che - ieri come oggi - dovrebbero semplicemente vergognarsi. E questa omissione, come ho detto all'ex sovrintendente, è molto grave".
E Stilinga si chiede: ma se licenzi l'orchestra ed il coro, come vanno in scena all'Opera? con le registrazioni? con gli ologrammi?
Licenziare l'orchestra e il coro e mantenere le maestranze tipo la sartoria, la falegnameria, la scenografia è come comprare una macchina bella nella carrozzeria ma senza motore in quanto il motore di volta in volta lo si installa!
Piuttosto che licenziare gli artisti che poi vengono esternalizzati ma perchè non si esternalizzano tutte le maestranze? si potrebbero affittare i costumi, affittare le scene e chiamare i falegnami quando servono... si potrebbero chiamare gli AD quando mancano decisioni, si potrebbero far lavorare a cottimo gli amministrativi e quelli delle pulizie, si potrebbe chiedere a Fuortes di fare volontariato visto che mancano i soldi: ma che vuole pure essere pagato? e poi è già AD dell'Auditorium, si sommano i due stipendi? e soprattutto chi lo manda? visto che il CV dei disastri alle spalle è sempre più ricco. Muti è dovuto scappare: chi è più meritevole dei due? chi è famoso in tutto il mondo?
Siamo alla follia pura!
Anello di Fumo
da: http://video.repubblica.it/edizione/roma/anello-di-fumo-lo-smaltimento-illegale-dei-rifiuti-tossici-a-roma/179876/178648
11 OTTOBRE 2014
"Anello di fumo", lo smaltimento illegale dei rifiuti tossici a Roma Inchiesta vincitrice ex aequo del Premio Roberto Morrione - sezione del Premio Ilaria Alpi - "Anello di fumo"(di Edoardo Belli, Rossella Granata, Elena Risi e Valentina Vivona) traccia il percorso illegale dei rifiuti a Roma, oltre i confini della terra dei fuochi campana.
Roghi tossici e smaltimento illecito, storie di illegalità e buchi normativi. Le origini del fenomeno provengono apparentemente da lontano. Dal mestiere di "robivecchi", la raccolta del ferro in giro per la città tradizionalmente praticata dalle popolazioni rom e sinti, si genera un sistema collaudato di sfruttamento per il ritiro e smaltimento degli scarti tossici e ingombranti di ogni tipo di azienda, dalle ditte edili o di ristrutturazione sino alla grande distribuzione.
L'inefficienza delle norme, la mancanza di controlli e l'inerzia delle istituzioni favoriscono e alimentano la propensione all'illegalità di molte aziende della capitale.
E mentre Roma continua a bruciare, si sommano le antiche "emergenze" mai realmente risolte.
11 OTTOBRE 2014
"Anello di fumo", lo smaltimento illegale dei rifiuti tossici a Roma Inchiesta vincitrice ex aequo del Premio Roberto Morrione - sezione del Premio Ilaria Alpi - "Anello di fumo"(di Edoardo Belli, Rossella Granata, Elena Risi e Valentina Vivona) traccia il percorso illegale dei rifiuti a Roma, oltre i confini della terra dei fuochi campana.
Roghi tossici e smaltimento illecito, storie di illegalità e buchi normativi. Le origini del fenomeno provengono apparentemente da lontano. Dal mestiere di "robivecchi", la raccolta del ferro in giro per la città tradizionalmente praticata dalle popolazioni rom e sinti, si genera un sistema collaudato di sfruttamento per il ritiro e smaltimento degli scarti tossici e ingombranti di ogni tipo di azienda, dalle ditte edili o di ristrutturazione sino alla grande distribuzione.
L'inefficienza delle norme, la mancanza di controlli e l'inerzia delle istituzioni favoriscono e alimentano la propensione all'illegalità di molte aziende della capitale.
E mentre Roma continua a bruciare, si sommano le antiche "emergenze" mai realmente risolte.
Povera Roma! cassonetti orridi, autobus che non passano e follia al Palatino
Questa povera Capitale d'Italia è ridotta maluccio:
- i cassonetti per la raccolta differenziata sono orridi (oltre che quasi sempre rotti), difficili da aprire per tutti, anziani (la maggior parte della popolazione) e giovani e sempre controllati dai raccoglitori anonimi e ben organizzati, inoltre, pare che continueranno a occupare posti auto sulle strade e a mantenere in vita la corte dei miracoli che campa su di loro, nonostante a breve ogni condominio sarà rifornito di ulteriori cassonetti, ma stavolta più piccoli e più facili da aprire.
Quindi la domanda è: che ci facciamo con un mondo di cassonetti? cassonetti in casa per fare il compost dall'organico che però sono traforati e quindi infestati dai moscerini, uno schifo, buste-cassonetto per differenziare la raccolta, e va bene, ma quanto spazio sul balcone occupano? cassonetti condominiali e cassonetti per il quartiere: UN PIANETA OCCUPATO DA CASSONETTI.
Possibile che a nessuno è venuto in mente di coniugare il problema raccolta dei rifiuti con il decoro urbano ultra necessario? e nessuno si è fatto un giro nel mondo per vedere come fanno gli altri?
E poi paghiamo Tasi che urla vendetta, come disse una signora di Latina da Santoro: ma che ci mangiamo la immondizia visto quanto ci costa?
- gli autobus a Roma non passano: giovedì scorso per esempio il 30 era un desaparecido, 45 minuti d'attesa e nulla all'orizzonte! in compenso sono passati 5 autobus con scritto Atac o Deposito. Che servizio è? era una forma di sciopero?
-il povero Palatino: ieri che era la prima domenica del mese, i musei erano gratuiti e allora tutto il mondo è andato in visita al Palatino per svagarsi (una signora sportiva faceva addirittura flessioni tra i marmi), per fare picnic (che è vietato) sulle rovine e sui prati e per vendere abusivamente bibite!
Inoltre, la massa umana senza controllo ( i custodi sono si e no 20, quando va bene, per una zona archeologica immensa) si accalcava ovunque (ma i reperti e gli scavi sono delicati e perchè non si obbliga il turista a visitarli in gruppi ristretti e con la guida?) facendo quello che voleva.
Franceschini ha introdotto questa bella legge, ma possibile che non si riesca a organizzare al meglio le visite? soprattutto per quale motivo non si comunica che a Roma non esiste solo il Palatino? ma esistono Palazzo Altemps, le terme di Diocleziano (non c'è manco un cartello a Termini che le indichi! altra sciatteria sciagurata), Palazzo Massimo, il museo Etrusco, etc, etc.
Qua, al solito siamo disorganizzati al meglio, incuranti di quanto abbiamo e tristemente disordinati per un patrimonio che è esposto al pubblico in modo trasandato.
Questa trascuratezza e il pressappochismo sono il vero marchio di fabbrica della Capitale e noi che siamo i fruitori romani e non siamo spossati e spostati, oltre che indignati.
- i cassonetti per la raccolta differenziata sono orridi (oltre che quasi sempre rotti), difficili da aprire per tutti, anziani (la maggior parte della popolazione) e giovani e sempre controllati dai raccoglitori anonimi e ben organizzati, inoltre, pare che continueranno a occupare posti auto sulle strade e a mantenere in vita la corte dei miracoli che campa su di loro, nonostante a breve ogni condominio sarà rifornito di ulteriori cassonetti, ma stavolta più piccoli e più facili da aprire.
Quindi la domanda è: che ci facciamo con un mondo di cassonetti? cassonetti in casa per fare il compost dall'organico che però sono traforati e quindi infestati dai moscerini, uno schifo, buste-cassonetto per differenziare la raccolta, e va bene, ma quanto spazio sul balcone occupano? cassonetti condominiali e cassonetti per il quartiere: UN PIANETA OCCUPATO DA CASSONETTI.
Possibile che a nessuno è venuto in mente di coniugare il problema raccolta dei rifiuti con il decoro urbano ultra necessario? e nessuno si è fatto un giro nel mondo per vedere come fanno gli altri?
E poi paghiamo Tasi che urla vendetta, come disse una signora di Latina da Santoro: ma che ci mangiamo la immondizia visto quanto ci costa?
- gli autobus a Roma non passano: giovedì scorso per esempio il 30 era un desaparecido, 45 minuti d'attesa e nulla all'orizzonte! in compenso sono passati 5 autobus con scritto Atac o Deposito. Che servizio è? era una forma di sciopero?
-il povero Palatino: ieri che era la prima domenica del mese, i musei erano gratuiti e allora tutto il mondo è andato in visita al Palatino per svagarsi (una signora sportiva faceva addirittura flessioni tra i marmi), per fare picnic (che è vietato) sulle rovine e sui prati e per vendere abusivamente bibite!
Inoltre, la massa umana senza controllo ( i custodi sono si e no 20, quando va bene, per una zona archeologica immensa) si accalcava ovunque (ma i reperti e gli scavi sono delicati e perchè non si obbliga il turista a visitarli in gruppi ristretti e con la guida?) facendo quello che voleva.
Franceschini ha introdotto questa bella legge, ma possibile che non si riesca a organizzare al meglio le visite? soprattutto per quale motivo non si comunica che a Roma non esiste solo il Palatino? ma esistono Palazzo Altemps, le terme di Diocleziano (non c'è manco un cartello a Termini che le indichi! altra sciatteria sciagurata), Palazzo Massimo, il museo Etrusco, etc, etc.
Qua, al solito siamo disorganizzati al meglio, incuranti di quanto abbiamo e tristemente disordinati per un patrimonio che è esposto al pubblico in modo trasandato.
Questa trascuratezza e il pressappochismo sono il vero marchio di fabbrica della Capitale e noi che siamo i fruitori romani e non siamo spossati e spostati, oltre che indignati.
Iscriviti a:
Post (Atom)