da Repubblica 12.7.15
Pensare solo al denaro e ai crediti dimenticando le masse di giovani senza lavoro è una politica che subirà la vendetta della Storia
di Peter Schneider
VIAGGIO spesso in Italia, a Londra o a Parigi, e negli States. Ovunque da viaggiatore leggo delle opinioni e dei moniti di economisti del calibro di Krugman, Stiglitz o Piketty sui rischi di un default greco. Solo in Germania, su quelle voci cade il silenzio. Nemmeno risposte di disaccordo: silenzio totale. Ho l’impressione che i resoconti dei media da noi siano estremamente unilaterali. Le grida d’allarme di Krugman, Stiglitz, Piketty, e dello stesso Fmi, la loro chiara constatazione che la Grecia non sarà mai in grado di rimborsare quella montagna di debiti, da noi non sono nemmeno confutate con opinioni di-verse: sono ignorate e basta. Schaeuble e Angela Merkel si comportano come presumendo che i greci ripagheranno tutto, e trasmettono questa supposizione alla società tedesca, perché altrimenti sarebbero loro due a rischiare davanti ai loro elettori.
Viviamo in una situazione tristemente paradossale, pur avendo media liberi e di alta qualità: la maggioranza dei tedeschi pensa che paghi solo la Germania, al massimo con Olanda e Austria. Non sanno che i paesi creditori sono anche Francia e Italia, o i Baltici da poco usciti dal dominio sovietico, o altri. Non è una Gleichschaltung , parola che evoca tempi tristi, però è un’ostinazione a pensare solo al denaro. Ho l’impressione che gente come Krugman, Stiglitz, Piketty, per questo non vengano presi sul serio. Questo silenzio dovrebbe indurre a riflessioni inquietanti.
Angela Merkel è una grande wahrheitsvermeiderin ( una persona che cerca di evitare la verità, ndr), non vuole in nessun caso dire chiaramente o imporre al paese, all’opinione pubblica, ai suoi elettori, la semplice verità, che recita: i greci non ce la faranno mai, prolungare le rate non basta, ci vuole un haircut. E contemporaneamente, viviamo una crepa nel rapporto con la Francia, con buona pace di vertici bilaterali Merkel- Hollande che irritano gli altri. Francia e Italia, sul dramma greco, hanno una posizione diversa da Berlino. Comporre la frattura è possibile solo se si abbandona il dogma secondo cui chi ha debiti deve sempre ripagarli tutti. In politica questo assioma non vale. Altrimenti i tedeschi non avrebbero ricevuto nel 1953 un haircut del 60 per cento dei debiti, e via, allora molti avrebbero potuto dire “proprio a loro questo regalo?”.
Dilettante o mistificatore che possa essere, Tsipras non ha né scatenato una guerra mondiale né deciso la “Soluzione finale”, torniamo alle proporzioni. Certo, non posso giudicare quanto seriamente i greci s’impegnino a riforme necessarie, può darsi che non ne siano capaci. Eppure, il peggio è come Merkel e Schaeuble affrontano questa crisi dell’eurozona. Non penso solo alla Grecia, penso alle masse crescenti di giovani senza lavoro in tutta l’Europa mediterranea, generazioni bruciate il cui destino questa Berlino non vede. Vogliono sacrificare queste generazioni al totem dello scontro politico sul rimborso dei debiti dei loro paesi? Bene, decidano così, ma allora subiranno la vendetta della Storia.
E purtroppo non è finita. La crescita di populisti euroscettici e autoritari in paesi-chiave come Italia e Francia minaccia al cuore le stesse strategie tedesche. Certo, Angela Merkel vuole tenere la Ue insieme, non vuole restare nella Storia come la demolitrice o becchina dell’Europa. Però non si vedono segnali di una politica che vada e guardi oltre alla prospettiva da contabili dei problemi delle pubbliche finanze.
La “Sparpolitik” è fallita, aumenta debiti sovrani e miseria in troppi paesi europei, la Germania che non vuole essere leader ma lo è diventato deve imparare a vederlo. E invece non lo vede. Non è disegno malevolo dei nostri leader, ma sono diventati prigionieri della loro politica fallita e ne rendono prigionieri anche gli altri europei. Merkel cerca di coprire questo suo disastro con un mantello. Anche con buoni argomenti. Come l’affermazione che fare sconti alla Grecia creerebbe irritazione in paesi che hanno fatto sacrifici, dai baltici agli spagnoli agli irlandesi o ai portoghesi. Eppure, comunque vada a finire, Berlino dovrebbe capire che la politica del rigore è fallita e che urgono idee nuove per rilanciare l’economia in tutti questi paesi, per ridare ai giovani un futuro. Un proverbio tedesco dice che in una controversia il più saggio cede. Non credo che noi tedeschi siamo i più saggi, ma certo siamo i più forti. E allora, per non gettare generazioni bruciate dal rigore in braccio ai peggiori populisti, e non lasciarle preda dell’odio contro di noi, noi più forti dovremmo concedere qualcosa. Dicendo agli elettori tedeschi: “Amici, questi soldi non ritorneranno”.
(testo raccolto da Andrea Tarquini)
Pensare solo al denaro e ai crediti dimenticando le masse di giovani senza lavoro è una politica che subirà la vendetta della Storia
di Peter Schneider
VIAGGIO spesso in Italia, a Londra o a Parigi, e negli States. Ovunque da viaggiatore leggo delle opinioni e dei moniti di economisti del calibro di Krugman, Stiglitz o Piketty sui rischi di un default greco. Solo in Germania, su quelle voci cade il silenzio. Nemmeno risposte di disaccordo: silenzio totale. Ho l’impressione che i resoconti dei media da noi siano estremamente unilaterali. Le grida d’allarme di Krugman, Stiglitz, Piketty, e dello stesso Fmi, la loro chiara constatazione che la Grecia non sarà mai in grado di rimborsare quella montagna di debiti, da noi non sono nemmeno confutate con opinioni di-verse: sono ignorate e basta. Schaeuble e Angela Merkel si comportano come presumendo che i greci ripagheranno tutto, e trasmettono questa supposizione alla società tedesca, perché altrimenti sarebbero loro due a rischiare davanti ai loro elettori.
Viviamo in una situazione tristemente paradossale, pur avendo media liberi e di alta qualità: la maggioranza dei tedeschi pensa che paghi solo la Germania, al massimo con Olanda e Austria. Non sanno che i paesi creditori sono anche Francia e Italia, o i Baltici da poco usciti dal dominio sovietico, o altri. Non è una Gleichschaltung , parola che evoca tempi tristi, però è un’ostinazione a pensare solo al denaro. Ho l’impressione che gente come Krugman, Stiglitz, Piketty, per questo non vengano presi sul serio. Questo silenzio dovrebbe indurre a riflessioni inquietanti.
Angela Merkel è una grande wahrheitsvermeiderin ( una persona che cerca di evitare la verità, ndr), non vuole in nessun caso dire chiaramente o imporre al paese, all’opinione pubblica, ai suoi elettori, la semplice verità, che recita: i greci non ce la faranno mai, prolungare le rate non basta, ci vuole un haircut. E contemporaneamente, viviamo una crepa nel rapporto con la Francia, con buona pace di vertici bilaterali Merkel- Hollande che irritano gli altri. Francia e Italia, sul dramma greco, hanno una posizione diversa da Berlino. Comporre la frattura è possibile solo se si abbandona il dogma secondo cui chi ha debiti deve sempre ripagarli tutti. In politica questo assioma non vale. Altrimenti i tedeschi non avrebbero ricevuto nel 1953 un haircut del 60 per cento dei debiti, e via, allora molti avrebbero potuto dire “proprio a loro questo regalo?”.
Dilettante o mistificatore che possa essere, Tsipras non ha né scatenato una guerra mondiale né deciso la “Soluzione finale”, torniamo alle proporzioni. Certo, non posso giudicare quanto seriamente i greci s’impegnino a riforme necessarie, può darsi che non ne siano capaci. Eppure, il peggio è come Merkel e Schaeuble affrontano questa crisi dell’eurozona. Non penso solo alla Grecia, penso alle masse crescenti di giovani senza lavoro in tutta l’Europa mediterranea, generazioni bruciate il cui destino questa Berlino non vede. Vogliono sacrificare queste generazioni al totem dello scontro politico sul rimborso dei debiti dei loro paesi? Bene, decidano così, ma allora subiranno la vendetta della Storia.
E purtroppo non è finita. La crescita di populisti euroscettici e autoritari in paesi-chiave come Italia e Francia minaccia al cuore le stesse strategie tedesche. Certo, Angela Merkel vuole tenere la Ue insieme, non vuole restare nella Storia come la demolitrice o becchina dell’Europa. Però non si vedono segnali di una politica che vada e guardi oltre alla prospettiva da contabili dei problemi delle pubbliche finanze.
La “Sparpolitik” è fallita, aumenta debiti sovrani e miseria in troppi paesi europei, la Germania che non vuole essere leader ma lo è diventato deve imparare a vederlo. E invece non lo vede. Non è disegno malevolo dei nostri leader, ma sono diventati prigionieri della loro politica fallita e ne rendono prigionieri anche gli altri europei. Merkel cerca di coprire questo suo disastro con un mantello. Anche con buoni argomenti. Come l’affermazione che fare sconti alla Grecia creerebbe irritazione in paesi che hanno fatto sacrifici, dai baltici agli spagnoli agli irlandesi o ai portoghesi. Eppure, comunque vada a finire, Berlino dovrebbe capire che la politica del rigore è fallita e che urgono idee nuove per rilanciare l’economia in tutti questi paesi, per ridare ai giovani un futuro. Un proverbio tedesco dice che in una controversia il più saggio cede. Non credo che noi tedeschi siamo i più saggi, ma certo siamo i più forti. E allora, per non gettare generazioni bruciate dal rigore in braccio ai peggiori populisti, e non lasciarle preda dell’odio contro di noi, noi più forti dovremmo concedere qualcosa. Dicendo agli elettori tedeschi: “Amici, questi soldi non ritorneranno”.
(testo raccolto da Andrea Tarquini)