Un articolo di Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini su la Repubblica del 4 luglio 2014
Nel discorso d’insediamento alla presidenza dell’Unione Europea il Presidente del Consiglio Renzi ha dichiarato che “l’Europa deve cambiare altrimenti non ha futuro” e che ”L’Italia e’ qui non per chiedere ma per dare”. Al discorso di Renzi è seguito l’intervento durissimo del capogruppo del Partito Popolare, il tedesco Weber, il quale ha sostenuto che “i debiti uccidono il futuro e chiedere tempo per fare le riforme significa fare nuovi debiti”. Eppure qualche giorno prima la Cancelliera tedesca Angela Merkel aveva detto sì ad una maggiore flessibilità nell’applicazione del Patto di Stabilità: se i Paesi in recessione si fossero impegnati in programmi di riforme “strutturali” avrebbero potuto deviare temporaneamente dalla politica di consolidamento fiscale per realizzare investimenti sul piano nazionale. In tal modo si sarebbero allungati i tempi per il rientro nei parametri senza violare le regole stabilite in sede europea.
Le aperture della Cancelliera tedesca erano apparse, però, del tutto insufficienti di fronte alla gravità della situazione:
è il momento di cambiare non solo i tempi ma l’impostazione della politica economica europea che deve avere come priorità la lotta alla disoccupazione e non la riduzione del debito.
E per creare occupazione servono investimenti e quindi notevoli risorse finanziarie.
Per questo è necessario riformare lo statuto della BCE, lanciare gli Eurobond e mettere in comune i debiti dell’eurozona.
Nel frattempo i soldi versati nel fondo Salvastati (Esm) andrebbero utilizzati immediatamente per finanziare un piano d’investimenti continentale.
I fondi dell’Esm oggi sono gestiti in modo totalmente inefficace.
L’Esm ha una forza di fuoco potenziale di 700 miliardi di euro, raccolti in gran parte emettendo bond sui mercati. La sua base è il capitale versato direttamente dai governi dell’area euro.
La Germania che è il primo azionista con una quota del 27,1%, ha già pagato al fondo europeo 17,3 miliardi e alla fine dovrà versarne 21,7.
L’Italia, che è il terzo azionista con il 17,9% (il secondo è la Francia), ha versato 11,4 miliardi e nel 2014 saranno 14,3.
I soldi dell’Esm vengono investiti prevalentemente in titoli di Stato tedeschi che hanno il rating più alto. Ciò contribuisce a ridurre i tassi sui Bund e su tutto il sistema finanziario in Germania e ad allargare lo spread e lo svantaggio competitivo delle imprese in Italia.
Di fatto i Paesi deboli del Sud Europa stanno sussidiando la ricca Germania.
In conclusione, occorrono proposte coraggiose che siano condivise dal numero maggiore possibile di Paesi dell’euro, valutando soluzioni alternative nel caso in cui tali proposte venissero respinte.
Non siamo entrati in Europa per diventare una provincia dell’impero tedesco.
E Stilinga applaude a tale articolo! basta con questa visione germanica che aiuta solo i tedeschi: che Europa è? Chiamiamola col suo vero nome: Grosse Deutschland!
Basta essere menati per il naso dai turbo capitalisti tedeschi che farebbero bene a ricordare cosa accadde ai monarchi durante la rivoluzione francese: ne saltarono di teste e non in senso figurato!
Le popolazioni dei paesi mediterranei sono affamate, non ce la fanno più e quando si arriva a questo punto basta una scintilla per fare bruciare tutto.
E questo tutto è questa mezza schifezza che definiamo Europa! E damose una mossa!