2-This is Italy: Campania

LA TERRA DOVE BRUCIANO I VELENI ARRIVATI DAL NORD
DI ENRICO FIERRO
DA www.ilfattoquotidano.it del 14.09.13

"Cumparié posa sta cosa e vattenne! ”. Due uomini spuntano dai campi e invitano il cronista (“cumparié”) a mettere via la macchina fotografica e ad andare. Siamo tra Parete e Giugliano, pianura fertilissima di pomodori, fagiolini, prossimamente friarielli e altro ben di Dio. L’epicentro dei veleni, il cuore di “Monnezza valley”.
 In un raggio di 120 ettari ci sono ben cinque discariche con migliaia di tonnellate di rifiuti interrati. Due, la Resit e Novambiente, erano gestite direttamente dalla camorra dei casalesi. Qui dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso fino al 2004 sono state sepolti 30.700 tonnellate di veleni della bonifica dell’Acna di Cengio. Il morbo che per venti anni è colato nelle viscere della terra nel 2064 avvelenerà tutte le falde acquifere che vanno dal Casertano al Napoletano.
 I bambini che nascono oggi e che quell’anno festeggeranno il loro cinquantunesimo compleanno apriranno rubinetti che sputeranno veleno. 
Sono i risultati di uno studio che il geologo Giovanni Balestri fece per la Procura antimafia di Napoli nel lontanissimo 2003. Dati, cifre, analisi che il Parlamento conosce bene da almeno un decennio. Queste campagne dove lavorano centinaia di braccianti neri e dell’Est Europa, con i furgoni che aspettano di caricare le casse di melanzane, pomodori e fagiolini, per portarle ai mercati, sono nel cuore di quella che l’Istituto superiore di sanità definisce la zona rossa. Duecentoventi ettari di pianura attorno alla discarica dove non si dovrebbe coltivare un filo d’erba. I contadini sono imbufaliti. “La nostra roba è buona”, ti urlano in faccia. Anche Mario De Biase, il commissario di governo per le bonifiche, dice che non ci sono rischi per i prodotti agricoli. Pomodori e friarielli si possono mangiare, sono state fatte le analisi, tutto è clean, pulito. Ma chi sa come sono andate le cose in questi anni, ti racconta un’altra storia. Quella di contadini che negli anni del Far West della monnezza non hanno resistito all’emissario del clan che offriva centinaia di milioni di vecchie lire per un fosso. Di notte, con i mezzi pesanti, si scavava la buca profonda dai 4 ai 18 metri, un enorme cassonetto dove si buttavano i rifiuti tossici, poi la si ricopriva con terra buona dove piantare pomodori e altri ortaggi. La chiamano la tecnica del “biscotto”. Queste terre morte, dove si vive e si lavora per disperazione, sono l’epicentro della vergogna italiana. Attorno alla discarica cumuli di rifiuti inceneriti. Vengono dal Nord e li trasportano coi camion ogni notte e li bruciano: scarti di pellami, tetti di eternit, bidoni, sacchi pieni di solo dio sa cosa. Nessuno controlla, nessuna autorità apre gli occhi nella terra dei fuochi. Qui lo Stato è una farsa. Il commissario De Biase lo ha detto senza peli sulla lingua. Parlava con un gruppo di cittadini che gli chiedevano quali mezzi avesse a disposizione il suo ufficio. “Al Commissariato siamo quattro scafessi ”, la risposta. Lo “scafesso” nel dialetto di queste parti è il fesso aggravato da impotenza. Una nullità. Lo hanno filmato con i telefonini e messo su youtube. È scoppiato l’inferno. “Ma in quali mani siamo? A chi stiamo affidando la salute e la vita dei nostri figli?”. Don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano, è imbestialito. “Dov’è l’Italia, dove sono le voci autorevoli in grado di strappare queste terre a un destino di morte?”. Il parroco sta preparando un dossier per il Vaticano, sarà ricevuto dal Papa (che lo ha già esortato ad andare avanti con le sue battaglie) e non esclude che Bergoglio possa decidere di venire qui, nel cuore dell’inferno, a portare la sua voce. Luciano Lavarone è il coordinatore del Comitato Terra dei fuochi che raccoglie centinaia di volontari. “Qui è in atto un crimine contro l’umanità, siamo stanchi di accompagnare al cimitero bambini morti di tumore. I politici sanno tutto da vent’anni, si svegliano ora e cosa propongono? Un nuovo inceneritore”. C’È TANTA GENTE che in questi anni ha parlato e non è stata ascoltata da nessuno. Anche i medici e gli oncologi si sono beccati l’accusa di essere degli allarmisti incoscienti. “Un nuovo inceneritore – dice il dottor Antonio Marfella, oncologo dell’Istituto Pascale – diventerà un attrattore di rifiuti provenienti da tutta Italia. Due inceneritori, Acerra e Giugliano, in un raggio di 25 chilometri, e in grado di bruciare 1 milione di tonnellate l’anno, più dei nove termovalorizzatori di tutta l’Austria. È la monnezza il nostro destino?”. La monnezza è oro, dicevano i boss. Per la “bonifica” della Resit si spenderanno 6 milioni e mezzo, e a metà ottobre partirà la gara per l’inceneritore di Giugliano. Spesa prevista 356 milioni. Soldi che fanno gola alla camorra nuova versione, quella che ha indossato i panni dell’industriale in giacca e cravatta. Tutto è clean.

Stilinga si chiede: ma i casalesi stessi e tutte le loro famiglie sono in salute? abitano questi luoghi che hanno inquinato? oppure sono malati di cancro e hanno seppellito tanti parenti morti di tumore? Cosa hanno i camorristi in testa?