Eurostat, l’Italia non recupera dopo la crisi: è la peggiore tra i big dell’Ue

da: http://www.corriere.it/economia/16_gennaio_03/eurostat-l-italia-non-recupera-la-crisi-peggiore-big-dell-ue-53c71e16-b217-11e5-829a-a9602458fc1c.shtml

Secondo i dati rielaborati dal ministero per lo Sviluppo economico, stenta l’occupazione giovanile, che ha recuperato 0,9 punti (2,7 in Germania, 4,2 in Gb e 1,9 in Spagna). La nota: «Paese sconta crisi più dura che altrove, ma ha ingranato la ripresa»da: 

L’Italia non riesce a recuperare le perdite della crisi e a mettersi a pari dei big Ue su industria e lavoro. Secondo i dati Eurostat rielaborati dal ministero per lo Sviluppo economico, a stentare è soprattutto l’occupazione giovanile, che dal minimo registrato durante la crisi ha recuperato 0,9 punti (2,7 in Germania, 4,2 in Gb e 1,9 in Spagna). Bene invece il clima di fiducia.
I dati
Stando ai dati del «Cruscotto congiunturale» messo a punto dal ministero dello Sviluppo economico, il livello di produzione industriale nel nostro Paese resta di oltre il 31% rispetto ai massimi del periodo precedente la crisi, il recupero rispetto ai minimi toccati in recessione è del 3%. La Francia ha invece recuperato l’8%, la Gran Bretagna il 5,4%, risalita del 7,5% per la Spagna. Lontanissimi i dati della Germania che ha recuperato il 27,8%. Dati più negativi per quanto riguarda il settore costruzioni, con Italia di 85 punti sotto il livello precrisi: è il nuovo minimo assoluto. E se il livello del clima di fiducia tra i consumatori è in miglioramento, i dati del mercato del lavoro restano peggiori degli altri big europei. Se è vero che nel terzo trimestre del 2015 la disoccupazione era scesa all’11,5%, nel Regno Unito era al 5,2%, al 4,5% in Germania. In Francia tasso di disoccupazione al 10,8, migliore di quello italiano ma il peggiore degli ultimi 18 anni per il Paese transalpino. Restano grandi le difficoltà in Spagna, disoccupazione al 21,6% , ma in risalita di 4,7 punti rispetto ai livelli più bassi toccati durante la crisi. E negativi sono i dati per il nostro Paese per quanto riguarda l’occupazione giovanile (tra i 15 e i 24 anni), al 15,% e con un recupero dello 0,9% rispetto ai picchi al ribasso dei momenti peggiori della crisi. I giovani occupati sono invece il 17,7% in Spagna, il 28% in Francia, il 43,8% della Germania, il 48,8% del Regno Unito.
Ministero: «Italia ha ingranato la ripresa»
«L’Italia ha ingranato la ripresa» fanno però sapere dal ministero dello Sviluppo economico che sottolinea: «emergono una serie di segnali positivi di ripresa dell’economia, con particolare riferimento alla fiducia di famiglie e imprese, ai consumi e all’occupazione. La produzione industriale continua a crescere, così come l’utilizzo della capacità produttiva. Nel confronto internazionale, l’Italia, rispetto ai principali paesi Ue, sconta una crisi più lunga e più dura che altrove - si legge, e ancora - La ripresa, che nella maggior parte degli Stati membri Ue è partita e si è consolidata dal 2009, in Italia si è manifestata compiutamente solo tra il 2014 e il 2015. Tuttavia, i dati più recenti mostrano che il recupero è finalmente scattato, anche grazie alle misure assunte dal Governo per favorire investimenti e occupazione. Restano naturalmente problemi di lunga durata che il Governo, a partire dalle misure della legge di stabilità, sta finalmente affrontando»

Caro Babbo Natale...

Vuoi portarti via tutta, ma tutta la corruzione da questo stivale su cui viviamo?
Vuoi che se parliamo di pizzo in Italia si intenda solo quello qua sotto?

Vuoi portarci milioni di posti lavoro solo stabile, coi diritti e soprattutto benissimo retribuito?

Vuoi donarci apertura mentale, cultura, salute e diritto ad essa, armonia, serenità e benessere?

Vuoi regalarci aria pulita, mari tersi,  terre decontaminate, acqua e cibo salubre, esercizio fisico per tutti e menti lucide, consapevoli?

Babbo Natale,
per favore ariportaci la possibilità di scegliere i politici e votarli, e  aripijate 'sti squinternati che nessuno l'ha votati!

Grzie e Buon Natale!



Renzi dimissioni! Chi non le chiede acconsente

da: http://temi.repubblica.it/micromega-online/renzi-dimissioni-chi-non-le-chiede-acconsente/
di di Paolo Flores d'Arcais

Non era “Scherzi a parte”. Era proprio “la Leopolda”, il marchio di fabbrica, il brand, la maison, insomma il format urbi et orbi con cui Renzi ogni anno magnifica se stesso in una sbrodola corriva di italico conformismo, cortigiani baci della pantofola e Te Deum alla finanza. Poiché però quest’anno il giornalismo unico e prono, che tanto piace al premier, oltre alla tradizionale eccezione di “Il Fatto Quotidiano” ha registrato su più testate spazi prioritari dedicati a quella pinzillacchera dei risparmiatori truffati e rovinati (uno già indotto al suicidio), anziché la staffetta d’ordinanza di osanna e peana, Renzi ha ritenuto improcrastinabile colpirne uno per educarne cento con la gogna del simpatico gioco “i dieci titoli più inappropriati”: per i vincitori non mancheranno ricchi premi e cotillon, future poltrone, stiano pure sereni.

Ora, quando Renzi è in famiglia per la tombolata o in intimità con i/le sodali del suo giglio magico per il mercante in fiera o monopoli, padronissimo di sostituirvi giochi che alla combriccola paiano più sganascianti. Ma nella vita pubblica, l’osceno spettacolo di Firenze si chiama aggressione alla libertà di stampa, sputi e schiaffi contro l’articolo 21 della Costituzione, e un premier che in tali pratiche si ingaglioffisca deve andarsene subito.

Sulla libertà di stampa, come sugli altri diritti fondamentali della Costituzione, non è lecito scherzare.
Perché per minimizzare la gravità di quanto operato dal premier contro la libertà di stampa si è costretti a istituire paragoni con la Turchia di Erdogan, dove i giornalisti finiscono in galera, e la Russia di Putin, dove finiscono anche ammazzati, e allora effettivamente sì, si può sostenere che in fondo quella di Renzi è una marachella, birichinata, birbanteria, ragazzata.

Solo che Renzi non è un ragazzino in fregola di bullismo, è il capo del governo, e lo standard con cui misurarlo non possono essere Erdogan e Putin. È immaginabile un Obama, una Merkel, un Hollande, un Cameron che si sbellicano a far insolentire dagli elettori un giornale che li critica? E per scendere molto più in basso, cosa sarebbe successo se fosse stato Berlusconi a sollazzarsi con il giochino dei “titoli inappropriati”? O addirittura: come finirebbero le chance della carriera politica di Marine Le Pen, se si permettesse?

E allora, perché si continua a tollerare Renzi al governo, e la Boschi, e Alfano, e compagnia cantando? Davvero hanno passato il segno. 

Ecco perché è necessario, ineludibile, improcrastinabile, che chi ha voce pubblica dica: 
BASTA! Renzi a casa! Renzi si deve dimettere!

Noi, che in fatto di ascolto pubblico contiamo pressoché nulla, lo facciamo immediatamente, e invitiamo tutti i lettori a dire “basta!” insieme a noi. Ma è indispensabile che chi gode di ascolto vero e dunque conta nell’opinione pubblica (devo fare i nomi? Li sanno tutti), le dimissioni di Renzi le chieda con tutta la forza e il peso massimo della sua voce, facendo da catalizzatore a centinaia di migliaia, a milioni di cittadini, altrimenti le sue critiche rimarranno un elegante esercizio con cui salvarsi l’anima.