"I bambini atei sono più altruisti di quelli religiosi"

da:http://www.repubblica.it/scienze/2015/11/06/news/bambini_atei_piu_altruisti_dei_religiosi-126763069/?ref=HREC1-25

LA GENEROSITA' e l'altruismo non si imparano grazie alla fede e alla religione. Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology, condotto su un campione di 1.170 bambini, d'età compresa tra i cinque e i 12 anni, di sei Paesi (Canada, Cina, Giordania, Stati Uniti, Turchia, Sudafrica). Scopo della ricerca, guidata da Jean Decety del Dipartimento di psicologia dell'Università di Chicago, era quello di misurare se e come la religione incidesse sui comportamenti cosiddetti "prosociali", ossia volti al bene degli altri senza attendersi una ricompensa.

Probabilmente la Fondazione americana John Templeton, di ispirazione cristiana, che ha finanziato lo studio, non sia aspettava un risultato del genere, che rimettesse in discussione il concetto di moralità basata sulla religione. "I dati rimettono in discussione il fatto che la religione sarebbe vitale per lo sviluppo morale" concludono i ricercatori "e supportano l'idea che la secolarizzazione del discorso morale non diminuirà il livello di  bontà umana, anzi, sarà tutto il contrario".

I bambini sono stati divisi in tre gruppi, scegliendo le due religioni dominanti nei Paesi in cui è stata condotta l'indagine: cristiani, musulmani e non credenti. Ai genitori è stato chiesto di valutare la capacità di empatia e la sensibilità all'ingiustizia dei propri figli: per i genitori cristiani e musulmani erano più alte rispetto a quanto dichiarato da quelli atei.

I ricercatori hanno poi testato questa "sensibilità" con delle prove pratiche, facendo vedere ai bambini dei video di piccola "violenza" quotidiana, con scene di coetanei che si sgambettano o si spintonano - sia intenzionalmente che involontariamente - chiedendo loro di valutare il livello di cattiveria e la relativa punizione da infliggere al "colpevole". Ebbene, i piccoli religiosi si sono dimostrati più inflessibili dei non credenti, scegliendo punizioni più pesanti. I più intransigenti sono risultati i musulmani.

L'altro aspetto analizzato dall'indagine è stato quello della generosità. Il test è stato molto semplice, basato sul "gioco del dittatore": a ognuno dei bambini è stato chiesto di scegliere dieci figurine adesive in un mazzetto di trenta, precisando che non ci sarebbe stato il tempo per distriburle a tutti gli altri. I ricercatori hanno poi chiesto loro se sarebbero stati disposti a cederne alcune ai compagni meno fortunati. Un primo dato interessante e già emerso da precedenti ricerche, è stati che il numero delle figurine regalate aumentava con l'età. L'altro è stato che i piccoli atei sono risultati i più generosi. Non solo, sono stati proprio quelli più credenti a dimostrarsi meno propensi a staccarsi dalle proprie figurine, indipendentemente dalla loro collocazione geografica.

Jean Decety, francese di nascita e americano d'adozione, sottolinea come, specialmente negli Stati Uniti, sia praticamente impossibile per chi si dichiara non credente accedere a cariche di potere, soprattutto se elettive "perché immediatamente nasce il sospetto di essere immorali o amorali". Ma stando ai risultati di questa ricerca sarebbe proprio il contrario. E cerca di dare, insieme ai colleghi, una spiegazione ai comportamenti riscontrati: è come se si creasse una sorta di alibi, una "licenza morale", per cui già il fatto di seguire i dettami di una religione sia in sé indice di bontà, autorizzando così inconsciamente i "fedeli" a un maggiore egoismo nella vita di tutti i giorni, nei piccoli gesti quotidiani, in cui il piccolo gesto di generosità e bontà non viene riconosciuto, se non dalla persona che lo riceve.

Allarme Renzi: ha il verme solitario? In 14 mesi solo per i pasti ha bruciato 481 mila euro (ovviamente a spese dei fessi Italioti) !!

DA DAGOSPIA

CHE MAGNA MAGNA! DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI RENZI HA GIA’ SPESO 1,6 MILIONI IN VIAGGI, PRANZI E CERIMONIALE – IN 14 MESI SOLO PER I PASTI CON I COLLABORATORI SONO VOLATI VIA 481 MILA EURO, OVVERO POCO PIÙ DI MILLE EURO AL GIORNO

Metà di questa somma è dovuta alle spese di cerimoniale per i suoi incontri istituzionali (877mila euro, e cioè 58.477 euro al mese dal marzo 2014), l’altra metà è dovuta alle spese base per i suoi viaggi istituzionali in Italia e all’estero – Nel conto per altro non viene considerata alcuna spesa di personale o di benzina…
Da quando è presidente del Consiglio Matteo Renzi ha messo in conto agli italiani 1,6 milioni di euro. Metà di questa somma è dovuta alle spese di cerimoniale per i suoi incontri istituzionali (877mila euro, e cioè 58.477 euro al mese dal marzo 2014), l’altra metà è dovuta alle spese base per i suoi viaggi istituzionali in Italia e all’estero.
 Nel conto per altro non viene considerata alcuna spesa di personale, e nemmeno quella della benzina utilizzata con la sua auto blu e la scorta che lo segue quando si muove sul territorio nazionale.
Ma il dato forse più impressionante che si ricava dal sito Trasparenza della presidenza del Consiglio dei ministri, è quello delle abbuffate di missione. Dal marzo 2014 al mese di maggio 2015 (è l’ultimo per cui esistono dati ufficiali), il presidente del Consiglio italiano ha speso per mangiare insieme ai suoi collaboratori la bellezza di 481.070 euro, pari a 1.068 euro al giorno, considerate anche domeniche e festivi, da quando è in carica.
È una media da pollo di Trilussa, perchè nella cifra vengono conteggiati solo i pasti consumati durante missioni internazionali o nazionali, e la maggiore parte del tempo Renzi lo dovrebbe passare a Roma (in questo caso il conto è top secret), e qualche festività o fine settimana dovrebbe essere in famiglia non più a spese dello Stato.
FORCHETTA D’ORO
Gli oltre mille euro al giorno, quindi più di 30mila euro al mese per i pasti di «missione » sono così divisi: 403,04 euro per quelli consumati sull’aereo blu di Stato, e 665 euro per quelli consumati in loco quando giunge a destinazione in Italia o all’estero. Ovvio che sulla somma astronomica conta il numero dei collaboratori che il presidente del Consiglio si porta dietro: lo staff personale e spesso qualche funzionario che gli è utile una volta a destinazione.
Sui voli aerei di Stato, dove il numero dei commensali è dichiarato, il costo a persona di quei pasti oscilla fra 70 e addirittura 150 euro a seconda dei mesi e delle forniture di catering previste. Sono prezzi da ristorante pluristellato, e quindi il servizio è molto caro e il menù dovrebbe accarezzare il palato del premier e dei suoi collaboratori.
Non è possibile quel conto a persona invece con i dati che si hanno a disposizione per le visite in Italia e all’estero, dove per altro accadrà pure qualche volta che il premier sia ospitato a pranzo o a cena a spese altrui (capi di Stato esteri, autorità istituzionali, presidenti di Regione, sindaci di comuni etc..).
Con quella media da oltre mille euro al giorno per il solo cibo però c’è da pensare che il presidente del Consiglio italiano sia piuttosto generoso anche quando si reca in case altrui: mette mano al portafoglio, e forse offre a tutti. Naturalmente coni fondi pubblici di Palazzo Chigi. I pasti non vengono compresi invece nei costi del cerimoniale del capo del governo italiano.
Da quando Renzi è in carica ha speso 39.741 euro per organizzare l’accoglienza a Palazzo Chigi, altri 233mila euro per eventi della presidenza del Consiglio sul territorio nazionale e mezzo milione di euro per quelli che si sono tenuti all’estero. Sempre esclusi i costi del personale impegnato nelle varie missioni. Ad aprile e maggio 2015 per la prima volta nella storia del cerimoniale sono spuntati anche dei costi di «conduzione dell’alloggio di palazzo Chigi» dove abita quando è a Roma il presidente del Consiglio.
 Difficile capire quali possano essere: la sicurezza del premier è a carico di altro capitolo di spesa, la manutenzione spicciola è inserita fra le commesse ordinarie della presidenza del Consiglio dei ministri, dove era già saltata all’occhio la fattura per il rinfresco delle pareti dell’appartamento alla vigilia della elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica. Sono spese misteriose, ma se ne conosce l’importo: 6.880 euro nei due mesi, di cui 2.259euro nell’aprile scorso e 4.621 euro nel mese successivo di maggio.
ESEQUIE DI STATO
Dopo molti anni purtroppo nel bilancio complessivo del cerimoniale di palazzo Chigi è spuntata una voce di cui si sarebbe fatto volentieri ameno: quella delle esequie di Stato. Sono relative al mese di aprile 2015 ed è il costo del funerale celebrato a Milano per il giudice Fernando Ciampi e l’avvocato Lorenzo Claris Appiani, assassinati da Claudio Giardiello nella folle sparatoria dentro il tribunale.
Ci fu anche un’altra vittima, la cui famiglia però preferì esequie private lontane dai riflettori. La fattura arrivata a palazzo Chigi per quella doppia cerimonia funebre ammonta a 18.332 euro, regolarmente registrati in uscita ilmese stesso (che non significa sia stata ancora saldata, ma solo contabilizzata).

FONTE: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/che-magna-magna-quando-palazzo-chigi-renzi-ha-gia-speso-milioni-104048.htm

In diverse chiese c'è la vera Suburra!

Roma: scandalo gay nei carmelitani, 
così è nato il dossier che turba il Papa
«In convento succede di tutto»

da: http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_ottobre_14/roma-scandalo-gay-carmelitani-cosi-corriere-ha-scoperto-d26e31bc-7277-11e5-b015-f1d3b8f071aa.shtml

La telefonata al Corriere: «Vieni, a Santa Teresa accade di tutto!». Si è saputo così dell’appello al pontefice con 110 firme e delle testimonianze di due «marchettari». Un sacerdote usava droghe, un altro si è improvvisamente spretato per cause mai chiarite

di Fabrizio Peronaci


Era lo scorso 27 agosto, ferie in Istria. Mare, sole, relax. Una telefonata da Roma: «Lo sai che l’arcivescovo polacco Wesołowski, quello pedofilo, sotto processo per abusi su minori, è stato trovato morto in Vaticano in circostanze più che dubbie?» Sì, mi è arrivata notizia sul cellulare. In un lampo la fonte, cambiando tono di voce e scandendo le parole, spostò l’attenzione. «E allora corri, occupati di Santa Teresa d’Avila, stanno facendo un repulisti nella vicina Curia. Lì lo scandalo è molto più esteso. Roba da far tremare le mura della basilica di San Pietro...”. L’inchiesta sui rapporti gay mercenari tra altri prelati dell’ordine dei carmelitani scalzi, di stanza a Roma, presso la Curia generalizia di corso d’Italia 38, attigua alla chiesa di Santa Teresa, cominciò così. Una «talpa» ben informata indicava una traccia. Da quel momento, in poco più di un mese, è emerso uno scenario che rischia di lasciare una macchia indelebile sull’ordine consacrato alla mistica spagnola, che proprio quest’anno festeggia il cinquecentenario dalla nascita.
Cardinale vicario informato
Il cardinale vicario Agostino Vallini
Il cardinale vicario Agostino Vallini
Rapporti continuativi con prostituti in azione nella vicina Villa Borghese, i «marchettari» di pasoliniana memoria che si vendono a 50 euro negli anfratti del parco o nei sottopassaggi: il primo spunto è stato questo, e si trattava di molto più di una voce. La notitia criminis (in base al codice di diritto canonico) era infatti già stata riportata - e questa è stata una prima poderosa conferma della solidità della mia fonte - in una lettera segretissima inviata il 13 luglio al gotha della gerarchia ecclesiastica: non soltanto ai vertici dei carmelitani, ma anche al cardinale vicario Agostino Vallini e, per conoscenza, al segretario di Stato Paolo Parolin e a papa Bergoglio. I massimi vertici della Santa Sede, dunque, erano informati: e questo potrebbe spiegare la velocità con cui il pontefice adesso ha assunto una pubblica posizione, chiedendo «perdono per gli scandali che ci sono stati recentemente sia a Roma che in Vaticano».

Sette trasferimenti per coprire la vergogna

Quello ambientato nella Curia generalizia dei carmelitani (oggetto di un’inchiesta in 5 puntate della Cronaca di Roma del Corriere, a partire dall’8 ottobre 2015), è emerso soprattutto in seguito a una decisione controversa: il Preposito Generale dell’ordine, Saverio Cannistrà, invece che fare chiarezza su ciò che avveniva nella Curia, prima dell’estate aveva infatti disposto il trasferimento in altre sedi di 4 padri degli stessi uffici (tra cui il «reo») e di tre religiosi della parrocchia, uno dei quali, padre Alessandro Donati, molto apprezzato dai fedeli. Apriti cielo. 

A quel punto, nella lettera spedita anche al Santo Padre in cui si faceva presente che innocenti e colpevoli erano stati posti «sullo stesso piano», i 110 firmatari hanno rotto gli indugi, raccontando i rapporti tra «un alto esponente» dei carmelitani e alcuni prostituti della vicina Villa Borghese, per l’occasione ribattezzati «adulti vulnerabili». Non solo. L’immorale condotta, sanzionabile con l’espulsione e l’abbandono forzato dell’abito talare, è stata pure al centro di un dossier consegnato al cardinale vicario, nel quale sono allegati dettagli precisi e difficilmente confutabili: dall’utilizzo di un’uscita laterale in via Aniene per le «scappatelle» notturne alla dichiarazione di due «marchettari» sui rapporti sessuali intrattenuti con l’alto prelato perlomeno per 4-5 anni (2002-2007, stando ai verbali), fino all’abuso di alcolici e sostanze vietate come il prickly poppy (la cosiddetta droga dei gay), utilizzato (tramite fialette inalate nel naso) per eccitarsi.



L’ingresso non controllato

Ma non era finita. Lo scandalo gay dei carmelitani, si è poi scoperto con il passare delle ore (e l’aumento esponenziale sul mio cellulare di telefonate, sms ed e-mail di cittadini desiderosi di ristabilire l’ordine nella parrocchia), non si limitava agli scabrosi rapporti di un solo prelato, per quanto di alto grado. Un giovane padre molto benvoluto dai ragazzi dell’oratorio, ad esempio, qualche anno fa era improvvisamente sparito, dall’oggi al domani, dopo presunte «molestie» subite dentro le sacre mura, e oggi lavora in una famosa gelateria del centro di Roma. L’ingresso-bis di via Aniene, inoltre, non si esclude sia stato utilizzato per consentire l’accesso notturno di «ospiti» mercenari e clandestini, grazie alla complicità degli addetti alla portineria. E ancora, nella ultime ore, si rincorrono voci di offese e minacce contro i sacerdoti «perbene», incapaci di far finta di nulla, che hanno osato sfidare l’omertà.

La rissa esplosa sul sagrato durante la lettura dell’appello al Papa

Si giunge così a domenica 11 ottobre, al termine della messa, quando gli stessi parrocchiani firmatari della lettera-denuncia (contestati da altri preoccupati del «fango» gettato sull’ordine) hanno letto sul sagrato un ulteriore appello a Francesco, che assume valore di antefatto: «Santo Padre, La preghiamo di intervenire per riportare serenità, giustizia e pulizia all’interno di questo benemerito Ordine, non senza permetterci di ricordarLe che i fatti sono stati dettagliatamente riportati in un documento consegnato da uno dei frati innocenti a Sua Eccellenza Vallini». Ecco, ce n’era abbastanza per non poter voltare altrove lo sguardo. E infatti oggi, passati tre giorni, all’udienza del mercoledì, Jorge Mario Bergoglio, con l’emozione e il tono accorato che gli sono propri, ha preso posizione con le pubbliche scuse per i «recenti scandali». Molto però ancora non è emerso. E chissà se, nelle prossime ore, alla richiesta di «perdono» papale non seguano provvedimenti concreti, nei confronti di chi per dieci anni (se non molti di più) ha saputo e taciuto.

E continuano a farci la predica? i preti ormai sono senza reputazione, meglio farli sposare pure con persone dello stesso sesso, forse  la moralità di persone sessualmente soddisfatte e riconosciute dalla comunità potrebbe giovare ai fedeli.