While Frau Merkel and her husbad are in Ischia for vacation as you can see in this link
http://www.corriere.it/esteri/foto/03-2013/merkel/accappatoio/merkel-vacanza-relax-ischia_f69a9a4e-99e4-11e2-81ce-7be9fc1a292e.shtml#1
Italians are at home for unemployment resaons and for our economy broke down thanks to German austerity.
Italy is not a Club Med country, since here we have pollution of all kinds:
http://en.wikipedia.org/wiki/Triangle_of_death_(Italy)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/20/inquinamento-dellaria-nord-italia-maglia-nera-deuropa-lombardia-irrespirabile/198814/
http://www.legambientecalabria.org/home/galleria-fotografica-dettaglio.asp?id_cart=22&cart=Marine%20Pollution%20-%20Roccella%20Ionica%20Settembre%202009
http://www.wantedinrome.com/news/2001904/arsenic-leads-to-water-ban-north-of-rome.html
http://www.guardian.co.uk/world/2012/aug/17/italy-ilva-steelworks-cancer-pollution
http://jerrygarrett.wordpress.com/2012/06/12/taranto-italys-worst-tourist-destination/
http://www.italymag.co.uk/forums/general-chat-about-italy/1580-puglia-toxic-scandal.html
http://staff.polito.it/massimo.zucchetti/Quirra_JEPE.pdf
http://www.numbeo.com/pollution/country_result.jsp?country=Italy
And of course disasters are in every part of the country:
http://www.guardian.co.uk/world/2012/may/29/italy-earthquakes-800-aftershocks-emilia
http://en.wikipedia.org/wiki/2009_L'Aquila_earthquake
http://storyful.com/stories/1000011271
http://italychronicles.com/cinque-terre-floods/
and do not forget mafia, 'ndrangheta, camorra and sacra corona unita!
This is the fashion blog of Stilinga, a fashion designer who works from home. She is from Rome, Italy and she writes about trends, things she loves to do in Rome and art. Questo è il fashion blog, e non solo, di stilinga (una stilista che lavora da casa - è una stilista-casalinga) e che spesso tra una creazione di moda e l'altra, tra ricerche e fiere, si occupa anche del suo quotidiano e del contesto in cui vive.
Mamma Aldrovandi: "Il sit-in di oggi? Una provocazione gratuita" - Video - Corriere TV
Mamma Aldrovandi: "Il sit-in di oggi? Una provocazione gratuita" - Video - Corriere TV
Famiglia Aldrovandi noi siamo con voi e la polizia ci fa paura!
Famiglia Aldrovandi noi siamo con voi e la polizia ci fa paura!
Fornero e ribeccati pure questo articolo!
da: http://www.alessandrorobecchi.it/index.php/201303/il-loden-va-in-naftalina-non-ci-manchera/
Il loden va in naftalina. Non ci mancherà
pubblicato in Il Fatto Quotidiano
Avviso. Doveste sentire in giro di un posto vacante da consigliere comunale, o responsabile di biblioteca pubblica, o dirigente scolastico di qualche sperduto istituto della provincia, fate un fischio. Avvertite Mario Monti, che da qualche mese si offre indomito per ogni incarico o mansione, da presidente della Repubblica in giù, passando per presidente del Senato e presidente del Consiglio se le cose dovessero mettersi, invece che male, malissimo. Sui grandi giornali che ne hanno sostenuto l’azione dipingendolo come salvatore della patria, ora fingono di non conoscerlo: prima Mario Monti campeggiava nei titoli a nove colonne, e ora bisogna cercarlo nelle brevi di cronaca, accanto al gattino recuperato dai pompieri e alla mostra canina.
Questo mesto tramonto – non solo di Mario Monti, ma anche di tutti gli innamorati del suo loden – getta una luce inquietante sulla parola “tecnico”, che per oltre un anno ha tenuto banco nell’immaginario politico nazionale. Ora che avremo (forse) un nuovo premier, (forse) un nuovo governo e (forse) uno stretto sentierino da percorrere verso il nebuloso futuro, una cosa è certa: l’esperienza dello squadrone tecnico che ha guidato il paese finisce tra gli sberleffi e le risate in sottofondo come nelle peggiori sit-com.
Abbiamo la più grave crisi diplomatica degli ultimi anni (quella con l’India). Abbiamo prescrizioni più facili per certi reati di concussione. E soprattutto abbiamo la peggior riforma del lavoro dai tempi di Ramsete II, perché la riforma Fornero ha avuto per i lavoratori precari italiani più o meno le stesse conseguenze del vaiolo sugli aztechi: una strage. Con il suo aplomb da madamina sabauda, il ditino alzato e l’aria da docente spazientita, la signora – al netto delle lacrime – concionava di flessibilità buona e flessibilità cattiva. Promise a tutti che modificare l’articolo 18 avrebbe reso più facili le assunzioni, e invece – all’apparir del vero – sono aumentati licenziamenti e contenziosi, e la disoccupazione ha raggiunto punte record. Solo il cinque per cento dei precari è stato “stabilizzato”. Per il 27 per cento di loro, invece, si è aperta una botola sotto i piedi e sono spariti a ingrossare le statistiche della disoccupazione. Un altro 22 per cento è passato a un contratto con meno tutele, cioè stavano immersi nel guano fino al mento e la riforma Fornero ha fatto l’onda. “E’ una scommessa, non so se funzionerà”, ha detto madama Fornero della sua riforma. Era il 25 gennaio, e già si sapeva che la scommessa era persa di brutto. Ieri ha sottolineato con foga che la sua riforma era fatta per la crescita, non per la crisi. Che è un po’ come presentarsi in bikini al Polo Nord e dire: “ma io mi ero vestito per i Caraibi, mica per sto freddo!”. Per tacere della maestosa figuraccia sul numero degli esodati, degli sconclusionati attacchi a chi forniva cifre vere, trattato come sabotatore della patria e nemico della ripresa.
Bene. Anzi male. Comunque vada, l’allegra pattuglia dei “tecnici” ci lascia e non si trova nessuno – nemmeno gli entusiasti sponsor della prima ora – che ne sentirà la mancanza. Ora puliscono le scrivanie e tornano alle loro occupazioni. Ci lasciano un disastro considerevole e si portano via quell’aura di superiorità “tecnica” che li ha avvolti e protetti. La speranza è che si portino a casa anche tutte quelle chiacchiere su merito, competenza, capacità, preparazione e altre eleganti suppellettili da scrivania – compresa l’agenda Monti – da inscatolare in queste ore.
Questo mesto tramonto – non solo di Mario Monti, ma anche di tutti gli innamorati del suo loden – getta una luce inquietante sulla parola “tecnico”, che per oltre un anno ha tenuto banco nell’immaginario politico nazionale. Ora che avremo (forse) un nuovo premier, (forse) un nuovo governo e (forse) uno stretto sentierino da percorrere verso il nebuloso futuro, una cosa è certa: l’esperienza dello squadrone tecnico che ha guidato il paese finisce tra gli sberleffi e le risate in sottofondo come nelle peggiori sit-com.
Abbiamo la più grave crisi diplomatica degli ultimi anni (quella con l’India). Abbiamo prescrizioni più facili per certi reati di concussione. E soprattutto abbiamo la peggior riforma del lavoro dai tempi di Ramsete II, perché la riforma Fornero ha avuto per i lavoratori precari italiani più o meno le stesse conseguenze del vaiolo sugli aztechi: una strage. Con il suo aplomb da madamina sabauda, il ditino alzato e l’aria da docente spazientita, la signora – al netto delle lacrime – concionava di flessibilità buona e flessibilità cattiva. Promise a tutti che modificare l’articolo 18 avrebbe reso più facili le assunzioni, e invece – all’apparir del vero – sono aumentati licenziamenti e contenziosi, e la disoccupazione ha raggiunto punte record. Solo il cinque per cento dei precari è stato “stabilizzato”. Per il 27 per cento di loro, invece, si è aperta una botola sotto i piedi e sono spariti a ingrossare le statistiche della disoccupazione. Un altro 22 per cento è passato a un contratto con meno tutele, cioè stavano immersi nel guano fino al mento e la riforma Fornero ha fatto l’onda. “E’ una scommessa, non so se funzionerà”, ha detto madama Fornero della sua riforma. Era il 25 gennaio, e già si sapeva che la scommessa era persa di brutto. Ieri ha sottolineato con foga che la sua riforma era fatta per la crescita, non per la crisi. Che è un po’ come presentarsi in bikini al Polo Nord e dire: “ma io mi ero vestito per i Caraibi, mica per sto freddo!”. Per tacere della maestosa figuraccia sul numero degli esodati, degli sconclusionati attacchi a chi forniva cifre vere, trattato come sabotatore della patria e nemico della ripresa.
Bene. Anzi male. Comunque vada, l’allegra pattuglia dei “tecnici” ci lascia e non si trova nessuno – nemmeno gli entusiasti sponsor della prima ora – che ne sentirà la mancanza. Ora puliscono le scrivanie e tornano alle loro occupazioni. Ci lasciano un disastro considerevole e si portano via quell’aura di superiorità “tecnica” che li ha avvolti e protetti. La speranza è che si portino a casa anche tutte quelle chiacchiere su merito, competenza, capacità, preparazione e altre eleganti suppellettili da scrivania – compresa l’agenda Monti – da inscatolare in queste ore.
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