Gli Usa: “Istituto problematico” Deutsche Bank crolla in Borsa

da: https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/gli-usa-istituto-problematico-deutsche-bank-crolla-in-borsa/

Paura - Titolo vicino al minimo: ha bruciato l’aumento di capitale 2017 La banca è in rosso e la Fed la ritiene pericolosa: se salta, salta l’euro

Deutsche Bank, in un report inviato a clienti e investitori istituzionali a fine 2017, citava le elezioni in Italia tra “i fattori di rischio per i mercati finanziari”. La più grande banca d’Europa e tra le più grandi del mondo ha dimenticato di citare se stessa come rischio assai maggiore: ieri l’istituto – seduto su […]

GERMEXIT???? 
GERXIT????
DEUTSCHANG????

Governo, il commissario Ue Oettinger: “I mercati insegneranno agli italiani a votare in modo giusto”

da: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/05/29/governo-il-commissario-ue-oettinger-i-mercati-insegneranno-agli-italiani-a-votare-in-modo-giusto/4389942/

Lunedì Angela Merkel aveva messo in parallelo lo stallo politico e istituzionale italiano con la crisi che ha stritolato la Grecia nel 2015. 
Oggi Gunther Oettinger scommette su un ruolo “educativo” che la finanza internazionale potrà avere nel consigliare gli italiani alle prossime elezioni politiche: “I mercati insegneranno agli italiani a votare in modo giusto”, ha detto il commissario europeo per il bilancio e le risorse umane – tedesco, esponente dell’Unione Cristiano Democratica della cancelliera – durante un’intervista all’emittente Deutsche Welle News che andrà in onda questa sera alle 21. Oettinger ha ritwittato l’anticipazione fatta su Twitter dal corrispondente da Bruxelles Bernd Thomas Riegert, che ha realizzato l’intervista, per poi cancellare il tweet.
“Abbiamo fiducia nel Presidente italiano, il quale ha richiamato i partner di coalizione del possibile governo ai loro diritti e doveri, che derivano dall’adesione all’Unione Europea e all’Eurozona”, è il virgolettato attribuito a Oettinger nell’articolo della Deutsche Welle. “Allo stesso modo (il commissario, ndr) si è detto fiducioso anche verso il nuovo governo tecnocratico – si legge ancora – Oettinger non condivide il timore che i partiti populisti possano diventare ancora più forti nelle eventuali nuove elezioni e che ciò potrebbe portare all’uscita dall’Italia dall’Eurozona o addirittura dalla stessa Ue. Il Commissario si aspetta piuttosto che i mercati e l’andamento dell’economia italiana possano essere un segnale per gli elettori: non votare i populisti di sinistra o di destra. Già ora, ad esempio, l’andamento dei titoli di stato è negativo”.

“Nell’intervista – si legge ancora nell’articolo – Oettinger si è mostrato allo stesso tempo ottimista sul fatto che l’Italia continuerà a essere un contributore netto, pagando cioè più soldi all’Ue di quanti non gliene tornino indietro. Innanzitutto, molte imprese hanno beneficiato del mercato unico. Inoltre, l’Ue sta fornendo sempre più risorse all’Italia, per esempio per i terremotati o per la gestione delle frontiere“. “Ciò significa – ha detto il commissario – che stiamo adeguando sempre più il nostro bilancio proprio alle esigenze dell’Italia”.
“In generale, il commissario Ue sostiene che l’accettazione dell’Ue da parte della popolazione è in aumento significativo”. “Ciò ha a che fare con Erdogan, con Trump e con la Brexit – ha proseguito Oettinger – la gente sa che si è in grado di agire come Team europeo”. Soprattutto in una “disputa commerciale prevedibile” con gli Stati Uniti, i vantaggi di essere una comunità sarebbero ovvi: “Cosa sarebbe un paese come l’Italia da solo? O come la Germania da sola? Ma come mercato unico europeo, come Unione, abbiamo l’opportunità di reagire a Trump”.

Sebbene i rapporti con il governo del presidente Donald Trump siano tesi, l’America rimane il partner e amico più vicino dell’Europa. Tuttavia, se Trump aumentasse i dazi sui prodotti europei, allora bisognerebbe restare uniti, indipendentemente da quale sia lo stato più colpito: “Se le auto fossero interessate, tutti dovrebbero aiutare. Se il Bordeaux fosse interessato o se i prodotti dall’Italia fossero interessati, gli altri dovrebbero aiutare. Dobbiamo farci vedere come un’Unione, se lasciamo uno solo sotto la pioggia, alla fine saremo tutti svantaggiati “.
Su Twitter Riegert ricostruisce così i contenuti dell’intervista: “I mercati e un outlook negativo (“darkened”) insegnerà agli elettori italiani a non votare per i partiti populisti alle prossime elezioni, mi ha detto il commissario Oettinger nella mia intervista esclusiva a Strasburgo. “Posso solo sperare che questo giocherà un ruolo nella campagna elettorale”.Il tweet era stato retwittato dallo stesso Oettinger, che poi ha cancellato il post. Riegert ha quindi fatto un altro tweet, in cui attribuisce al commissario un virgolettato molto più conciliante: “Abbiamo fiducia nel nuovo governo italiano”.
Lunedì i commenti dei leader degli altri Paesi Ue alla decisione di Sergio Mattarella di non dare seguito alla formazione del governo Lega-M5s erano stati più cauti, ma la cancelliera tedesca, dopo aver premesso di voler “collaborare con tutti i governi”, aveva ammonito sul fatto che “ci sono anche dei principinell’eurozona” ed evocato il caso della Grecia, ricordando: “Anche all’epoca, con la Grecia di Tsipras, ci furono problemi, e poi ci siamo accordati“.
Pierre Moscovici, commissario agli Affari economici, dal canto suo ha detto: “La mia posizione la conoscete già: è il rispetto delle regole democratiche dei ritmi democratici, gli italiani hanno il destino nelle loro mani e sono loro che lo definiscono, tutti come europei siamo attaccati all’idea dell’Italia pienamente europea, al cuore dell’Europa al cuore della zona euro, e ci auguriamo che questa situazione politica trovi la migliore soluzione”.

BISOGNA DAVVERO RINGRAZIARE OETTINGER PER QUESTO SLANCIO DI VERITA'. 
ANCHE IL M5S E LA LEGA DEBBONO RINGRAZIARE IL COMMISSARIO UE PER AVER RILANCIATO LA LORO CAMPAGNA ELETTORALE.
IL SUO PUNTO DI VISTA SGOMBRA LA STRADA DALLE FALSE ILLUSIONI, ORMAI E' CHIARO, L'EUROPA POLITICA NON ESISTE, ESISTE SOLO L'EURO E LA SPECULAZIONE FINANZIARIA.
GLI ITALIANI ORA SI STANNO RICOMPATTANDO, SONO ANCORA PIU' UNITI CHE MAI E IL DISAMORE PER IL GUSCIO VUOTO EUROPEO CHE HA PRODOTTO SOLO MALESSERE, POVERTA' E INEGUAGLIANZE E' SEMPRE IN CRESCITA.
BRAVO OETTINGER, CAPIAMO CHE LA GERMANIA CI CONSIDERA MALE E INVECE NOI GIA' SIAMO ALLA FINESTRA AD ASPETTARE CHE GLI SCHELETRI NEGLI ARMADI DEI TEDESCHI E FRANCESI VENGANO ESPOSTI.

Cina, bufera sulla fabbrica di scarpe di Ivanka: sfrutta gli operai



L'azienda che produceva la linea di calzature della figlia di Trump ha delocalizzato in Etiopia: i dipendenti denunciano condizioni di lavoro al limite della schiavitù




PECHINO - Produceva le scarpe disegnate da Ivanka Trump, prima che il padre diventasse presidente degli Stati Uniti costringendola a cambiare fornitore. È una delle star diAmazing China, il documentario di propaganda voluto dal governo cinese per celebrare le glorie dell'economia nazionale.

Ma ora si scopre che il successo del colosso cinese Huajian, il primo produttore di scarpe e articoli di pelletteria nel mondo, nasconde una realtà di sfruttamento. I suoi lavoratori in Etiopia, dove l'azienda ha delocalizzato buona parte degli impianti, hanno denunciato all'Associated Press di essere pagati 51 dollari al mese, maltrattati dai capi e costretti a turni interminabili, senza la possibilità di costituire organizzazioni sindacali.

"Non mi resta nulla alla fine del mese", dice Ayelech Geletu, 21 anni, operaio dello stabilimento alle porte di Addis Abeba. A cui fanno eco diversi colleghi: "Ci sono agenti chimici che feriscono mani e occhi, non ti forniscono guanti protettivi e se rifiuti di lavorare senza ti licenziano". Una versione molto diversa dai grandi sorrisi e i pollici all'insù mostrati dagli stessi lavoratori nelle immagini di Amazing China, con tanto di sottotitolo sul "meraviglioso futuro dell'umanità".

Un bell'imbarazzo per gli autori del documentario pensato per esaltare i successi della Cina di Xi Jinping (che compare 30 volte in 90 minuti), rilasciato non a caso pochi giorni prima della modifica costituzionale che lo ha reso presidente a vita e pompato al botteghino costringendo tutti gli iscritti al partito e i dipendenti delle aziende di Stato ad andare a vederlo.

Il motivo per cui Huajian abbia scelto di produrre in Etiopia, dove non esiste un salario minimo, non è un mistero. È lo stesso per cui tante aziende italiane, nei primi anni 2000, hanno spostato i loro stabilimenti in Ci
na: risparmiare. Eppure la propaganda ufficiale del Dragone presenta i suoi investimenti in Africa nell'ambito della nuova Via della seta come un modello di inclusione e sviluppo condiviso.

Il regista del documentario Wei Tie ha spiegato che non era al corrente delle controversie sulle condizioni di lavoro nello stabilimento che ha filmato, e ha spiegato che il motivo per cui lo ha scelto è che Huajian sta "portando l'esperienza cinese della prosperità in Africa". La realtà sembra parecchio diversa
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Robot e invecchiamento, una miscela micidiale



Robot e invecchiamento, una miscela micidiale

Demografia e automazione nel giro di dieci anni cambieranno l'economia Usa. Il risulatato sarà un calo del Pil. Uno studio di Karen Harris, managing director di Bain&Company, mostra uno scenario inquietante. E suggerisce a imprese e investitori di farsi una domanda: "Chi saranno i miei clienti futuri?"




ROMA - Metti insieme cambiamenti demografici e automazione e ne verrà fuori una miscela pericolosa. Specchio di un'economia destinata a calare piano piano, portandosi dietro quella classe media che fino a oggi è stata la forza trainante trainante di produzione e consumi. Ciò che ci attende, secondo un'analisi di Karen Harris, managing director di Bain&Company (nota azienda di consulenza statunitense) è una crescita della diseguaglianza e una diminuzione della domanda. L'analisi presenta nei giorni scorsi alla Strategic Investment Conference a San Diego, California, è sconsolante, ma visto che il futuro è difficile da leggere di questi tempi, l'ipotesi elaborata da Harris non è molto distante da quanto sta accadendo e da quanto sostengono molto economisti: l'automazione distruggerà posti di lavoro. Sui dati demografici poi c'è poco da discutere: si sa già il numero di vivi, morti, anziani. Non c'è molto che possa essere predetto da qui ai prossimi dieci anni, tranne i nati, ma il trend non dovrebbe distanziarsi molto da quello attuale e sull'aspettativa di vita, a meno di clamorose scoperte scientifiche, non ci saranno grandi avanzamenti.

“Labor 2030: The Collision of Demographics, Automation, and Inequality.” E' questo il titolo dello studio di Harris che secondo l'autrice cambierà non solo la vita delle persone, ma anche in modo in cui è intesa l'economia, che sarà vincolata alla domanda (e non più all'offerta). La forza lavoro, secondo la Harris, è destinata a dimuniure e se a ciò si aggiunge l'impatto di una automazione sempre più efficiente, la domanda di beni e servizi è destinata a diminuire mettendo un freno alla crescita economica. Un passaggio che non sarà indolore. Che colpirà soprattutto le classi medie e che inizierà a osservarsi tra una decina di anni.

Sarà un processo lento. E' iniziato negli anni Ottanta e secondo la Harris il punto di rottura, che lei chiama "Wile E. Coyote", si manifestrerà nei prossimi dieci anni appunto, anche se è difficile individuare quando. Un processo che lascerà molti cadaveri sul terreno perché avrà enormi implicazioni sociali, ma anche finanziarie. A esserne colpiti in modo più duro saranno i lavoratori a basso salario, i più deboli nella scala sociale, perché l'impatto dell'automazione sarà diseguale. Qualcuno pagherà molto, qualcun altro poco o nulla. Saranno i lavoratori con i salari più elevati e incassare i maggiori guadagni, mentre a sostenere i costi maggiori toccherà a chi ha salari bassi, questo almeno nel breve periodo. Senza contare che dal 2020 anche i baby boomers inizieranno a diminuire la loro spesa.

Una situazione che per Harris è non solo "socialmente instabile", ma finirà per ripercuotersi sulle stesse aziende che hanno sposato l'automazione. Quella che sembrerebbe un domanda banale la Harris se la pone: chi acquisterà i prodotti fatti dai robot? Non certo la classe media, scivolata verso il basso, né tantomeno i più poveri. La spesa totale dunque diminuirà e il risultato sarà che la crescita economica sarà "limitata alla domanda". Che visto come staranno le cose sarà ben più bassa. Ci sarà dunque, secondo l'allarme lanciato dalla Harris, una contrazione della domanda, dunque del Pil. Cosa che non farà piacere nemmeno alle aziende. E che si ripercuoterà anche sui mercati finanziari. Nello scenario disegnato la Harris suggerisce a imprese e investitori di porsi una domanda: "Chi saranno i miei clienti tra un decennio?". Lei, a quanto pare, ha iniziato a farsela.









E Stilinga pensa che se i produttori sostituiranno i lavoratori con i robot forse produrranno merci che non venderanno proprio, ma che ammasseranno nei vituperati magazzini, andando falliti in quanto non è saggio sottrarre lavoro e guadagni ai lavoratori che di fatto sono i veri big spenders. Non certo i pochissimi ricchi che hanno già tutto.

Del resto la globalizzazione, concetto che ha fatto da livellatore mentale in ogni economista mondiale, per cui non si immagina nessuna alternativa, e concetto che ha determinato la cancellazione della classe media, l'impoverimento dei paesi occidentali, la mancanza di qualità in ogni prodotto, l'invasione di merci che attraversano oceani sulle 60.000 navi degli armatori (veri vincitori del teorema Global) per distruggere la produzione autoctona, è stata concepita per schiavizzare gli animi prima e i corpi dopo e per realizzare un balzo indietro verso l'800, bruciando ogni diritto umano e creando le diseguaglianze per cui 1% del mondo si erge su miliardi di poveri. Una mentalità nazista.

Stilinga si augura che il deliro di onnipotenza dell'1% del mondo gli torni indietro come un boomerang e che  i ricchissimi paghino il 99% di tasse in ogni paese dove cerchano di approdare per eludere il fisco.



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