Fallimento Valleverde, in manette il fondatore Armando Arcangeli

da: http://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/15_dicembre_03/fallimento-valleverde-arrestato-armando-arcangeli-brescia-rimini-0768a4a4-99b2-11e5-a8aa-552a5791f1fe.shtml

Con il fallimento del noto brand di calzature si sarebbe appropriato indebitamente di nove milioni di euro. Sequestrati 19 milioni. In manette anche un consulente bresciano



Dai fasti degli anni ‘90 ai debiti milionari, dagli spot con Kevin Kostner alle indagini per bancarotta fraudolenta. Giovedì mattina sono scattate le manette, sipario sulla triste caduta di uno dei più famosi imprenditori del centro Italia. Armando Arcangeli, fondatore del noto brand di calzature Valleverde, «non cammina più»: è agli arresti domiciliari. Per la Guardia di Finanza di Rimini, che si è avvalsa della collaborazione dei colleghi di Pesaro, Brescia e Mantova, si sarebbe appropriato indebitamente 9 milioni di euro con il fallimento della Spes spa, società in cui l’indebitata Valleverde spa si era trasformata nel 2011 cedendo in affitto l’azienda alla Valleverde srl, newco creata ad hoc da un gruppo di imprenditori bresciani . Una storia di intrecci, falsi contenziosi e omessi versamenti a Erario e creditori.


La scoperta è stata fatta nell’ambito dell’ operazione «Broken shoes», che ha portato anche al sequestro di beni per 19 milioni di euro.Ai domiciliari anche David Beruffi, 58enne ex assessore di Castiglione, Antonio Gentili, 48enne di Novafeltria, direttore generale e poi liquidatore della Valleverde spa, Enrico Visconti, 50enne di Desenzano presidente del cda di Valleverde srl, Ernesto Bertola, 61enne bresciano, amministratore di fatto della Valleverde srl e Anna Maria Soncina, 51 anni di Desenzano , consulente esterno. La struttura aziendale, attualmente, è di proprietà della Silver 1 srl di Lugo di Romagna guidata da Elvio Silvagni che ha rilevato la Valleverde a gennaio 2015 per 9 milioni di euro e che risulta estranea alla vicenda.

La prima operazione nel 2013

Le perquisizioni a catena scattano nel 2013 nelle abitazioni e negli uffici dei vertici (vecchi e nuovi) del calzaturificio. Motivo: il fallimento della Spes spa, per la quale è dichiarato il fallimento dopo la revoca del concordato preventivo. Secondo i finanzieri, attraverso un intreccio societario e l’utilizzo strumentale di un concordato preventivo nella pratica fittizio sono stati sottratti all’azienda almeno 9 milioni di euro. La Spes spa era infatti la società in cui si era trasformata cambiando nome e ragione sociale alla vecchia Valleverde spa di Arcangeli, indebitata per 45 milioni, e che avrebbe dovuto traghettare lo storico calzaturificio di Rimini verso il concordato preventivo. I debiti contratti dalla Spes per far fronte all’affitto d’azienda, alla gestione del calzaturificio da 130 dipendenti e alla produzione sarebbero dovuti essere pagati dalla newco Valleverde srl, costituita da un pool di imprenditori bresciani che avevano preso in affitto marchi, produzione e vendita impegnandosi a versare alla Spes le risorse necessarie per ripianare i debiti. Arcangeli pensava però che i fasti degli anni ‘90 non si sarebbero ripetuti e ha stretto un patto segreto con gli imprenditori bresciani: i soldi alla Spes non dovevano arrivare.



Dal concordato al fallimento

Ammessa al concordato preventivo, omologato nel 2012, la Spes (espressione della vecchia società) non ha fatto fronte agli impegni assunti verso i 2mila creditori di Valleverde spa sparsi per l’Italia. Anche alla luce delle contese (giudicate artificiose dalla Finanza) tra vecchia e nuova società il concordato era stato revocato dal Tribunale e la Spes ha fatto crac il 6 giugno 2013: dalla newco Valleverde srl, i soldi non sono mai arrivati. Per la Finanza era tutto programmato tanto che una denuncia di truffa della nuova gestione contro la vecchia, accusata di aver fatto sparire parte del magazzino, era stata considerata «artificiosa». Sette gli imprenditori e manager che il pm Luca Bertuzzi aveva iscritto nel registro degli indagati per bancarotta. Tra questi Armando Arcangeli, fondatore dell’originaria Valleverde Spa e ideatore dello slogan «Camminerete in una Valleverde», il direttore generale Antonio Gentile che poi ha assunto l’incarico di liquidatore della Spes, l’amministratore della srl Enrico Visconti, residente a Desenzano del Garda, Ernesto Bertola, bresciano e David Beruffi, di Castiglione delle Stiviere, responsabile finanziario.



Sequestri preventivi per l’equivalente dei reati

L’attività di polizia giudiziaria, coordinata da Luca Bertuzzi, sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Rimini, e svolta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Rimini, ha permesso di individuare operazioni e fatti aziendali connotati dall’obiettivo comune di depauperare il patrimonio aziendale della fallita Valleverde. Tutto in pregiudizio dei creditori e dell’Erario attraverso la commissione di bancarotta e di omessi versamenti di imposte per importi milionari. Le condotte per le quali gli indagati sono accusati riguardano sia la vecchia proprietà che la governance della newco bresciana appositamente costituita per garantire la continuità aziendale nella fase del concordato preventivo omologato dal Tribunale di Rimini. Sono stati eseguiti sequestri preventivi per «equivalente», con riferimento a reati tributari, fino alla concorrenza di 12,2 mln di euro e sequestri preventivi, con riferimento ai reati fallimentari, di somme pari a 6,8 mln di euro, oltre a quote societarie di cinque società, di cui una immobiliare con sede a Rimini e quattro nella Repubblica di San Marino, nonché ai saldi attivi di conti correnti sia nazionali che esteri, avvalendosi anche di una rogatoria internazionale accolta dall’Autorità Giudiziaria della Repubblica di San Marino.

Adesso lo dice l’OCSE: i giovani italiani avranno pensioni da fame!!!! (la nostra Vendetta? No siamo solo degli “scemi”!)...

da:https://www.facebook.com/idv2.0lazio/?fref=nf
 2 Dicembre 2015
Adesso lo dice l’OCSE: i giovani italiani avranno pensioni da fame!!!! 
(la nostra Vendetta? No siamo solo degli “scemi”!)
Sono almeno 3 anni che corriamo dietro alla questione pensionistica per porla al centro del dibattito politico, avvertendo conti alla mano, che nel futuro prossimo le pensioni dei giovani saranno “povere” e che bisogna intervenire con forza adesso, non domani, ora! Sono 3 anni che cerchiamo sponde per discuterne seriamente, sono anni che chiediamo di affrontare l’argomento di “petto” senza ricevere risposte, sono anni di “solitudine” a volte! Ovunque siamo andati per parlarne siamo stati guardati con sospetto, siamo stati presi per “allarmisti”, siamo stati identificati come “quelli che ce l’hanno con l’INPS”, siamo stati definiti “come dei temerari o liberisti o più semplicemente come ….. degli scemi!”, però ieri l’OCSE ha detto e sentenziato che “gli scemi” non siamo noi ma, forse quelli che non vogliono ascoltare a cominciare dalle forze politiche, dal Governo e dall’opposizione, dai giovani di questo Paese che ignorano o vogliono ignorare il piatto che gli stanno preparando, insomma nessuno vuol sentire parlare di “future pensione povere”!!

Si sono messi a discutere per mesi se consentire di andare in pensione con qualche anno di anticipo, penalizzando l’assegno, senza comprendere che la questione è più profonda e seria: è l’assegno pensionistico che è basso, questo è il problema, è il sistema contributivo così com’è che non funziona!

L’Ocse semplicemente dunque ha preso atto che il sistema pensionistico italiano è assolutamente iniquo, e comporterà un danno pesantissimo alle nuove generazioni (i trentenni di oggi e quelli 
che verranno!) che sono oggi e nei prossimi anni costrette a mantenere i privilegi degli attuali pensionati e dei futuri pensionandi per avere solo le briciole, si parla di assegni di pensioni inferiori di almeno 25/30% di quelli attuali (il conto secondo noi è ottimistico, ma ricordate “noi siamo scemi!”) e soprattutto l’OCSE prevede che tale penalizzazione colpirà anche le donne….che saranno mamme! 

E l’OCSE parla in fondo dei lavoratori dipendenti, tralascia quei poveri disgraziati degli autonomi, delle Partite Iva, quelli che sinora sono stati il bancomat dell’INPS versando nell’unica cassa attiva della Gestione Separata!!

Un paese che oggi poggia su un concetto stranissimo e certamente poco romantico : si prende al povero per dare al ricco, un Robin Hood al contrario! Infatti chi tiene in piede la baracca dell’INPS e le attuali pensioni? Semplice i più sfigati, le partite Iva, gli stranieri, i cococo, i lavoratori con i voucher, i lavoratori a termine……questi versano montagne di soldi per non avere nulla in futuro ma solo per mantenere le pensioni d’oro, i baby pensionati, i sindacalisti in pensione ecc.

Dunque il futuro sarà POVERO! Cari giovani il messaggio dei vostri Padri è semplice : vi lasciamo un bel debito pubblico, ed inoltre mi raccomando lavorate……. perché dovete mantenerci!!!
Che bella prospettiva! Giovani e mamme con le pensioni da fame!!
D’altronde agire seriamente sulle pensioni vuol dire affrontare il problema alla radice, partendo da i difetti del sistema contributivo, dal mondo del lavoro cambiato, dalle aliquote altissime di contributi, dalle rivalutazioni del montante pari allo 0, dal mancato sviluppo delle previdenze private ecc. Ma chi ha il coraggio di affrontare questi argomenti? Al momento nessuno, solo qualche “scemo” come noi, che poniamo il problema da anni per farci ridere dietro!
Mi sembra però stamani di sentire nell’aria e nei bar qualche ………..risata di meno!!!

Befana a piazza Navona, tornano i banchi dei Tredicine. È polemica

 da: http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_novembre_21/befana-piazza-navona-tornano-tredicine-polemica-c5d2240c-907e-11e5-ac55-c4604cf0fb92.shtml

Tredicine Alfiero... Tredicine Dino... Tredicine Elio... Tredicine Tania Donatella... Ecco alcuni dei nomi che hanno vinto il bando per la Festa della Befana in piazza Navona. E con concessione decennale. L’elenco di coloro che dal 6 dicembre allestiranno il nuovo banco «tipo» per vendere dolciumi, statuine del presepe o giocattoli nella più caratteristica fiera natalizia della capitale, vede un ritorno alla «tradizione» anche negli assegnatari. Il nuovo bando che doveva portare sulla piazza banchi perfino di operatori stranieri non ha così raggiunto i risultati sperati. «Avevamo ragione quando, dopo il primo momento di contentezza, ci siamo resi conto che il bando avrebbe portato la sopravvivenza ai soliti noti fino al 2024 - afferma Viviana Piccirilli Di Capua, dell’Associazione abitanti centro storico - per questo mi auguro che coloro che possono, compreso il Commissario, rivedano questa situazione che non ha nulla di trasparente e va sicuramente a decremento di quanto era stato espresso dal I Municipio».

«L’assessore Sabella - aggiunge - ha detto che chi scrive le delibere o è ignorante o le fa pretestuosamente: qualcuno faccia tesoro di queste parole e prenda un serio provvedimento». Misurando molto le parole non nascondono del resto la loro poca soddisfazione anche la presidente del I municipio, Sabrina Alfonsi, e l’assessore municipale al Commercio, Jacopo Pescetelli: «Sicuramente - dicono - possiamo affermare di non essere soddisfatti del risultato ottenuto sotto il profilo delle garanzie per la qualità della merce in vendita. A quanto emerge da una prima lettura delle diverse graduatorie in alcuni settori, come i dolciumi, i punteggi per la certificazione della qualità della merce sembrano non essere stati assegnati, il che ha aumentato in modo preponderante il peso del requisito di anzianità. Faremo ovviamente tutte le verifiche amministrative del caso sull’esito del lavoro della Commissione per essere certi che sia stato rispettato in pieno il principio di legalità».

Ma intanto niente novità, e niente «biologico» come invece richiesto. E ai primi due posti per la vendita di dolci c’è Alfiero Tredicine: «C’è stata una riduzione del 50 per cento dei banchi di dolciumi - spiega Pescetelli - che due siano dei Tredicine è normale, vige un criterio di anzianità. Non siamo soddisfatti». Neppure per le novità nei presepi o giocattoli: per 20 postazioni ci sono state solo 16 domande e due sono stati esclusi. Ci saranno quindi solo 14 banchi. Gli altri sei? «Li rimetteremo in gara l’anno prossimo», spiega l’assessore. Per di più nella graduatoria del commercio dei giocattoli appare al numero due il «Food Store di Tredicine Alfiero». E per altre postazioni c’è chi dice che si tratti, in alcuni casi, di loro parenti.

E Stilinga pensa: ARIDATECE MARINO!
l'alternativa è boicottare piazza Navona, evitarla per tutto il periodo natalizio e asciugare economicamente il settore, monopolio dei soliti noti, in modo che la botta sui denti sia forte e chiara!

Pinotti: "Inviamo armi in Medio Oriente nel rispetto della legge''

da: http://video.repubblica.it/politica/pinotti-inviamo-armi-in-medio-oriente-nel-rispetto-della-legge/219154?ref=HREC1-3


A margine di un convegno sulla difesa a Roma, l'ad di Finmeccanica Mauro Moretti risponde alle polemiche sulla vendita di armamenti e i commerci dell'Italia con Paesi come Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, dal cui interno provengono - secondo molti analisti - finanziamenti e supporto all'Is. Dal palco dello stesso convegno, il ministro della Difesa Pinotti sottolinea che: "All'interno dei Paesi Arabi ci sono fondazioni private che finanziano i terroristi e vanno estirpate, ma dire di non fare più affari con quei Paesi è come dire che non bisognava più avere rapporti con l'Italia perchè c'era la mafia". Pinotti replica anche alle critiche per l'autorizzazione concessa alle recenti spedizioni da Cagliari verso l'Arabia Saudita di carichi di bombe assemblate in Italia, nonostante le evidenze che ordigni dello stesso tipo siano stati usati dai sauditi nei bombardamenti dello Yemen. Infine al cardinal Bagnasco, che aveva proposto un embargo planetario verso i Paesi che fanno affari e finanzano il terrore, Moretti ribatte caustico ricordando i passati da ordinario militare del cardinale.

(video di Marco Billeci e Francesco Giovannetti)



L’Africa all’Ue: smettete di sfruttarci e si fermerà l’emigrazione

da: http://www.eunews.it/2015/11/12/africa-ue-migranti-valletta/45003

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Al vertice di Valletta i Paesi africani fanno presente che se le risorse naturali venissero pagate al giusto prezzo e le multinazionali straniere non evadessero il fisco, non ci sarebbe più bisogno di aiuti allo sviluppo
Bruxelles – L’intera discussione, nemmeno ci sarebbe: se le risorse naturali dell’Africa venissero pagate al giusto prezzo e se le multinazionali che operano nel Paese non evadessero sistematicamente le tasse, molte di quelle persone che oggi tentano di raggiungere l’Europa per fuggire alla povertà, non avrebbero motivo di partire. A criticare apertamente il neo-colonialismo dell’Occidente, inclusa la stessa Europa che si presenta al summit della Valletta tra Ue e Africa nei panni del donatore buono, ci pensa il presidente del Senegal, Macky Sall. “Fino a che l’Africa non vedrà la giusta remunerazione per le sue risorse naturali sarà più o meno dipendente”, avverte durante la conferenza stampa finale del vertice, chiedendo: “È giunta l’ora di restaurare il giusto ordine delle cose”, non solo con prezzi equi per le materie prime africane ma anche spostando “la trasformazione delle risorse sul continente per creare lavoro”. Inoltre l’occidente dovrebbe impegnarsi nella “lotta contro l’evasione fiscale perché è noto che certe multinazionali che operano in Africa trovano sempre attraverso i meccanismi dei contratti che firmano con gli Stati un mezzo di scappare alla fiscalità”, denuncia ancora Sall.
Certo l’Africa non è indenne da colpe: anche “malgoverno e corruzione sono cause di povertà assoluta”, ammette il leader senegalese. Ma “l’evasione fiscale e il trasferimento fraudolento di risorse dall’Africa sono valutati più di 60 miliardi di dollari l’anno” dunque “il solo 10% di questo patrimonio permetterebbe all’Africa di essere indipendente, di fare a meno degli aiuti pubblici allo sviluppo e anche di rimborsare totalmente il suo debito”. Insomma l’Occidente che ora si lamenta dei migranti africani, dovrebbe preoccuparsi di non contribuire all’impoverimento del continente. “Questa battaglia l’abbiamo portata ovunque: al G7, al G20, alle Nazioni Unite e anche qui” al vertice con l’Europa, spiega Sall.
In ogni caso, secondo il rappresentante africano, l’Ue dovrebbe “sdrammatizzare” il suo approccio alla questione migratoria: “Da sempre quando ci sono differenze di sviluppo, le persone migrano verso i Paesi più sviluppati”, sottolinea Sall, ricordando che “fino a uno o due secoli fa era l’Europa che in massa migrava verso l’America”. Si tratta “di un fenomeno naturale, che va sdrammatizzato”, concentrandosi sulla “organizzazione della mobilità regolare e sulla lotta contro i traffici che sfruttano la povertà della popolazione africana per alimentare questo commercio ignobile che è l’immigrazione clandestina”.
Proprio questi sono due dei punti del piano di azione concordato oggi da Paesi africani e Unione europea. Una tabella di marcia ambiziosa che contiene “una serie di azioni molto concrete” da mettere in atto entro la fine del 2016, sottolinea il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. Punto centrale è l’accelerazione sui rimpatri e sull’aiuto ai Paesi africani per il reinserimento delle persone rimpatriate. L’Ue si impegna anche ad aprire alcune vie di accesso legale per l’ingresso dei cittadini africani, anche se l’impegno concreto si limita per il momento a borse di studio per gli studenti e a progetti pilota per ricerca o formazione.
Nel corso della due giorni l’Ue ha anche firmato l’atto che lancia ufficialmente il trust fund (fondo fiduciario) per combattere le cause dell’immigrazione irregolare dall’Africa. Un passaggio formale che non aumenta però gli impegni concreti degli Stati, che restano limitatissimi rispetto alle attese. La Commissione europea ha messo sul piatto 1,8 miliardi di finanziamenti e altrettanto si erano impegnati a fare i Paesi Ue che per il momento, però, hanno tirato fuori soltanto 81,3 milioni di euro.

"I bambini atei sono più altruisti di quelli religiosi"

da:http://www.repubblica.it/scienze/2015/11/06/news/bambini_atei_piu_altruisti_dei_religiosi-126763069/?ref=HREC1-25

LA GENEROSITA' e l'altruismo non si imparano grazie alla fede e alla religione. Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology, condotto su un campione di 1.170 bambini, d'età compresa tra i cinque e i 12 anni, di sei Paesi (Canada, Cina, Giordania, Stati Uniti, Turchia, Sudafrica). Scopo della ricerca, guidata da Jean Decety del Dipartimento di psicologia dell'Università di Chicago, era quello di misurare se e come la religione incidesse sui comportamenti cosiddetti "prosociali", ossia volti al bene degli altri senza attendersi una ricompensa.

Probabilmente la Fondazione americana John Templeton, di ispirazione cristiana, che ha finanziato lo studio, non sia aspettava un risultato del genere, che rimettesse in discussione il concetto di moralità basata sulla religione. "I dati rimettono in discussione il fatto che la religione sarebbe vitale per lo sviluppo morale" concludono i ricercatori "e supportano l'idea che la secolarizzazione del discorso morale non diminuirà il livello di  bontà umana, anzi, sarà tutto il contrario".

I bambini sono stati divisi in tre gruppi, scegliendo le due religioni dominanti nei Paesi in cui è stata condotta l'indagine: cristiani, musulmani e non credenti. Ai genitori è stato chiesto di valutare la capacità di empatia e la sensibilità all'ingiustizia dei propri figli: per i genitori cristiani e musulmani erano più alte rispetto a quanto dichiarato da quelli atei.

I ricercatori hanno poi testato questa "sensibilità" con delle prove pratiche, facendo vedere ai bambini dei video di piccola "violenza" quotidiana, con scene di coetanei che si sgambettano o si spintonano - sia intenzionalmente che involontariamente - chiedendo loro di valutare il livello di cattiveria e la relativa punizione da infliggere al "colpevole". Ebbene, i piccoli religiosi si sono dimostrati più inflessibili dei non credenti, scegliendo punizioni più pesanti. I più intransigenti sono risultati i musulmani.

L'altro aspetto analizzato dall'indagine è stato quello della generosità. Il test è stato molto semplice, basato sul "gioco del dittatore": a ognuno dei bambini è stato chiesto di scegliere dieci figurine adesive in un mazzetto di trenta, precisando che non ci sarebbe stato il tempo per distriburle a tutti gli altri. I ricercatori hanno poi chiesto loro se sarebbero stati disposti a cederne alcune ai compagni meno fortunati. Un primo dato interessante e già emerso da precedenti ricerche, è stati che il numero delle figurine regalate aumentava con l'età. L'altro è stato che i piccoli atei sono risultati i più generosi. Non solo, sono stati proprio quelli più credenti a dimostrarsi meno propensi a staccarsi dalle proprie figurine, indipendentemente dalla loro collocazione geografica.

Jean Decety, francese di nascita e americano d'adozione, sottolinea come, specialmente negli Stati Uniti, sia praticamente impossibile per chi si dichiara non credente accedere a cariche di potere, soprattutto se elettive "perché immediatamente nasce il sospetto di essere immorali o amorali". Ma stando ai risultati di questa ricerca sarebbe proprio il contrario. E cerca di dare, insieme ai colleghi, una spiegazione ai comportamenti riscontrati: è come se si creasse una sorta di alibi, una "licenza morale", per cui già il fatto di seguire i dettami di una religione sia in sé indice di bontà, autorizzando così inconsciamente i "fedeli" a un maggiore egoismo nella vita di tutti i giorni, nei piccoli gesti quotidiani, in cui il piccolo gesto di generosità e bontà non viene riconosciuto, se non dalla persona che lo riceve.

Allarme Renzi: ha il verme solitario? In 14 mesi solo per i pasti ha bruciato 481 mila euro (ovviamente a spese dei fessi Italioti) !!

DA DAGOSPIA

CHE MAGNA MAGNA! DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI RENZI HA GIA’ SPESO 1,6 MILIONI IN VIAGGI, PRANZI E CERIMONIALE – IN 14 MESI SOLO PER I PASTI CON I COLLABORATORI SONO VOLATI VIA 481 MILA EURO, OVVERO POCO PIÙ DI MILLE EURO AL GIORNO

Metà di questa somma è dovuta alle spese di cerimoniale per i suoi incontri istituzionali (877mila euro, e cioè 58.477 euro al mese dal marzo 2014), l’altra metà è dovuta alle spese base per i suoi viaggi istituzionali in Italia e all’estero – Nel conto per altro non viene considerata alcuna spesa di personale o di benzina…
Da quando è presidente del Consiglio Matteo Renzi ha messo in conto agli italiani 1,6 milioni di euro. Metà di questa somma è dovuta alle spese di cerimoniale per i suoi incontri istituzionali (877mila euro, e cioè 58.477 euro al mese dal marzo 2014), l’altra metà è dovuta alle spese base per i suoi viaggi istituzionali in Italia e all’estero.
 Nel conto per altro non viene considerata alcuna spesa di personale, e nemmeno quella della benzina utilizzata con la sua auto blu e la scorta che lo segue quando si muove sul territorio nazionale.
Ma il dato forse più impressionante che si ricava dal sito Trasparenza della presidenza del Consiglio dei ministri, è quello delle abbuffate di missione. Dal marzo 2014 al mese di maggio 2015 (è l’ultimo per cui esistono dati ufficiali), il presidente del Consiglio italiano ha speso per mangiare insieme ai suoi collaboratori la bellezza di 481.070 euro, pari a 1.068 euro al giorno, considerate anche domeniche e festivi, da quando è in carica.
È una media da pollo di Trilussa, perchè nella cifra vengono conteggiati solo i pasti consumati durante missioni internazionali o nazionali, e la maggiore parte del tempo Renzi lo dovrebbe passare a Roma (in questo caso il conto è top secret), e qualche festività o fine settimana dovrebbe essere in famiglia non più a spese dello Stato.
FORCHETTA D’ORO
Gli oltre mille euro al giorno, quindi più di 30mila euro al mese per i pasti di «missione » sono così divisi: 403,04 euro per quelli consumati sull’aereo blu di Stato, e 665 euro per quelli consumati in loco quando giunge a destinazione in Italia o all’estero. Ovvio che sulla somma astronomica conta il numero dei collaboratori che il presidente del Consiglio si porta dietro: lo staff personale e spesso qualche funzionario che gli è utile una volta a destinazione.
Sui voli aerei di Stato, dove il numero dei commensali è dichiarato, il costo a persona di quei pasti oscilla fra 70 e addirittura 150 euro a seconda dei mesi e delle forniture di catering previste. Sono prezzi da ristorante pluristellato, e quindi il servizio è molto caro e il menù dovrebbe accarezzare il palato del premier e dei suoi collaboratori.
Non è possibile quel conto a persona invece con i dati che si hanno a disposizione per le visite in Italia e all’estero, dove per altro accadrà pure qualche volta che il premier sia ospitato a pranzo o a cena a spese altrui (capi di Stato esteri, autorità istituzionali, presidenti di Regione, sindaci di comuni etc..).
Con quella media da oltre mille euro al giorno per il solo cibo però c’è da pensare che il presidente del Consiglio italiano sia piuttosto generoso anche quando si reca in case altrui: mette mano al portafoglio, e forse offre a tutti. Naturalmente coni fondi pubblici di Palazzo Chigi. I pasti non vengono compresi invece nei costi del cerimoniale del capo del governo italiano.
Da quando Renzi è in carica ha speso 39.741 euro per organizzare l’accoglienza a Palazzo Chigi, altri 233mila euro per eventi della presidenza del Consiglio sul territorio nazionale e mezzo milione di euro per quelli che si sono tenuti all’estero. Sempre esclusi i costi del personale impegnato nelle varie missioni. Ad aprile e maggio 2015 per la prima volta nella storia del cerimoniale sono spuntati anche dei costi di «conduzione dell’alloggio di palazzo Chigi» dove abita quando è a Roma il presidente del Consiglio.
 Difficile capire quali possano essere: la sicurezza del premier è a carico di altro capitolo di spesa, la manutenzione spicciola è inserita fra le commesse ordinarie della presidenza del Consiglio dei ministri, dove era già saltata all’occhio la fattura per il rinfresco delle pareti dell’appartamento alla vigilia della elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica. Sono spese misteriose, ma se ne conosce l’importo: 6.880 euro nei due mesi, di cui 2.259euro nell’aprile scorso e 4.621 euro nel mese successivo di maggio.
ESEQUIE DI STATO
Dopo molti anni purtroppo nel bilancio complessivo del cerimoniale di palazzo Chigi è spuntata una voce di cui si sarebbe fatto volentieri ameno: quella delle esequie di Stato. Sono relative al mese di aprile 2015 ed è il costo del funerale celebrato a Milano per il giudice Fernando Ciampi e l’avvocato Lorenzo Claris Appiani, assassinati da Claudio Giardiello nella folle sparatoria dentro il tribunale.
Ci fu anche un’altra vittima, la cui famiglia però preferì esequie private lontane dai riflettori. La fattura arrivata a palazzo Chigi per quella doppia cerimonia funebre ammonta a 18.332 euro, regolarmente registrati in uscita ilmese stesso (che non significa sia stata ancora saldata, ma solo contabilizzata).

FONTE: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/che-magna-magna-quando-palazzo-chigi-renzi-ha-gia-speso-milioni-104048.htm