Diario del Saccheggio: Argentina? o Italia?

Argentina 2001 - Il Diario Del Saccheggio ITA (Integrale)
Pubblicato il 01 lug 2015
Non fatevi ingannare dalla latitudine, i progetti del F.M.I. riguardano ora più che mai tutte le democrazie, messe in pericolo da personaggi discutibili che si arrogano il diritto di decidere chi deve vivere e chi deve morire, in nome del solito noiosissimo Dio denaro. In Argentina, nei primi anni 2000, qualcuno ha detto chiaro e forte "NO!". Questa è una testimonianza di come il popolo possa pacificamente riprendersi ciò che gli appartiene di diritto e vivere una vita degna di questo nome, con la speranza che un giorno non troppo lontano anche noi italiani potremmo tornare protagonisti del nostro tempo. Liberarsi di un giogo così insensato è un dovere per noi ed una promessa che dobbiamo fare a chi verrà dopo di noi, altrimenti cosa penseranno di noi e della nostra ignavia? Buona visione.

da: https://youtu.be/xN4a2zsuHW0

https://www.youtube.com/watch?v=xN4a2zsuHW0

El pueblo no se va

Il Senato della Boschi è disastroso ed illegittimo

Di Silvia Truzzi dal www.fattoquotidiano.it del 11.08.15

Il timore è quello di ripetersi. Eppure sembra che le numerose, accorate, obiezioni dei (tantissimi) costituzionalisti sulla riforma del Senato, non siano state ascoltate nemmeno in parte.

 Lorenza Carlassare, professore emerito di Diritto costituzionale a Padova, comincia così: “La composizione del Senato non è solo incerta. È disastrosa:un piccolo gruppo di persone si autonomina. Oltre al caos provocato da senatori part-time che provengono dai consigli regionali, c’è un’anomalia anti democratica. Un meccanismo che non ha nulla a che vedere con quanto accade in qualunque altra democrazia”. 

Indietro non si torna, dicono. 

Perfino il presidente Mattarella,pur mantenendo quella posizione di “sereno distacco” che il suo ruolo esige, ha trovato il modo di dire che nel nostro sistema non è ammissibile un uomo solo al comando. Non si riferiva a nessuno, però l’ha voluto sottolineare.
E invece io credo sia proprio questo l’obiettivo cui tendono tutte le riforme: si sta neutralizzando il popolo, cioè la fonte che legittima il potere. Con la democrazia, poi, va a farsi benedire anche il costituzionalismo,che prevede poteri che reciprocamente si controllano e si bilanciano. Qui tutto mira a indebolire la forza degli altri poteri in favore dell’esecutivo.

Il governo che governa. 

Il governo che domina:il Senato, così com’è costruito, sarebbe controllato dalla maggioranza di governo. La Camera naturalmente lo è, grazie a quel meccanismo i-per-maggioritario, contenuto nell’Italicum, con il premio che va alla lista e non alla coalizione. 

Non votiamo più per niente: per i consigli provinciali, per il Senato… Senza dire del sistema elettorale della Camera. 

Si vuol togliere voce ai cittadini. L’ho detto tante volte, ma ripeterlo non fa male, vista l’ostinazione di questa maggioranza. Che poi, a ben guardare, è una maggioranza trovata di volta in volta, una maggioranza numerica, casuale. Non una maggioranza politica. Nelle due Camere, gli allegri transfughi sono in aumento: deputati e senatori che si fanno trovare sull’attenti quando il potere chiama. Naturalmente per avere in cambio ricompense di varia natura. 

Parlamento che poi è anche minato dalla sentenza che dichiara incostituzionale il Porcellum. 

Ecco: abbiamo non solo una maggioranza casuale, ma una maggioranza che si è formata attraverso un meccanismo dichiarato illegittimo. Dunque, la maggioranza esiste in base a un’illegittimità. È inutile che continuino a dire che“hanno i numeri”. Se non esisteva quel premio previsto dal Porcellum, la maggioranza non c’era proprio. È assolutamente paradossale che pretendano di restare al governo e pure di scassinare l’architettura costituzionale! 

Secondo lei perché il governo insiste tanto? Si può fare una prova di forza politica sulla Costituzione? 

Il presidente del Consiglio sa benissimo che se va alle elezioni perde. E poi certamente no, non si può fare una prova di forza sulla legge fondamentale. Il procedimento di revisione costituzionale è costruito sulla doppia deliberazione e su maggioranze più ampie. Perché? La finalità è non consentire che ogni maggioranza cambi a proprio piacimento la Costituzione, lo scopo è dare alla Carta una stabilità nel tempo. Il meccanismo è pensato per ottenere un consenso più ampio possibile, in modo chesiprocedaconponderazione. Che è completamente mancata, perché i tempi della discussione sono stati contingentati a suon di sedute notturne. Ma in materia costituzionale non si possono forzare i tempi: è tutto contro l’articolo 138. 

La necessità di tornarci sopra è evidente, moltissimi sono d’accordo soprattutto riguardo al nodo dell’elettività dei senatori. A parte Renzi: ma è tecnicamente possibile apportare variazioni al testo?

È assolutamente necessario che il discorso si riapra.E si arrivi a qualcosa di conforme alla Costituzione, anche nei procedimenti. Il senso dell’articolo 138 è proprio che una maggioranza – anche legittima, e questa non lo è – non possa arrivare da sola a modificare la Carta.

Ma è possibile che la Corte dichiari illegittimo anche l’Italicum?

Assolutamente sì. Ha gli stessi difetti del Porcellum. È una prova di forza pericolosa in tutti i sensi: non possiamo continuare ad avere un Parlamento eletto in base a leggi illegittime. Non dimentichiamo che nella sentenza numero 1 del 2014 la Corte è stata chiara: in tutti i suoi richiami si fa riferimento al principio di continuità dello Stato per un breve periodo. La Corte costituzionale dice che il Parlamento può continuare a lavorare fino a nuove elezioni, ma di certo non pensava – e ribadisco: è chiarissimo in più punti della sentenza – a una legislatura intera.

Sblocca Italia, nel decreto del governo 12 nuovi inceneritori in 10 regioni

da: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/11/sblocca-italia-nel-decreto-del-governo-12-nuovi-inceneritori-in-10-regioni/1950788/
Si aggiungono ai 42 già in funzione e ai sei già autorizzati ma in via di costruzione. Il testo inviato ai governatori in bozza svela le intenzioni dell’esecutivo dal Piemonte alla Sicilia: verranno bruciate 2,5 milioni di tonnellate di spazzatura in più, +37% rispetto a oggi. Il ministro Galletti ha convocato una riunione tecnica per il 9 settembre: "Bisogna fare presto"
Di Marco Palombi
Forse qualcuno ha dimenticato il decreto Sblocca Italia, ma il governo no. E infatti il 29 luglio è arrivata alle Regioni la bozza didecreto legislativo che attua una delle previsioni del testo divenuto legge a novembre scorso: quella sugli inceneritori, cioè quegli impianti che bruciano immondizia e producono (a carissimo prezzo) energia. Il testo – che il Fatto Quotidiano ha letto – prevede l’autorizzazione di 12 nuovi inceneritori in dieci regioni: due in Toscana e Sicilia, uno a testa in Piemonte, Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Campania, Abruzzo, e Puglia. Impianti che vanno ad aggiungersi ai 42 già in funzione e ai sei già autorizzati ma ancora in via di costruzione.
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“Fate presto”: il ministro ha perso la pazienza
Il dlgs partito da Palazzo Chigi è ormai alla terza riscrittura e effettivamente in ritardo rispetto ai tempi previsti dalla Sblocca Italia (entro 100 giorni dall’approvazione della legge), ma ora il governo non vuole più aspettare: la bozza è accompagnata dal caldo invito del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, a fare in fretta (“la necessità che su tale documento la Conferenza esprima il proprio parere nella prima seduta utile”) e dalla convocazione di una riunione tecnica il 9 settembre. Non sia mai che la Corte costituzionale accolga i ricorsi che le regioni hanno avanzato su questo punto e si blocchi l’iter dei nuovi impianti.
Addio differenziata, l’importante è bruciareGli inceneritori peraltro – proprio grazie allo Sblocca Italia – ora “costituiscono infrastrutture e insediamenti strategici di interesse nazionale”. In soldoni, autorizzazioni più veloci, meno potere alle regioni, protezione rafforzata dei siti scelti contro le proteste dei cittadini: lo stesso schema già adottato per ilTav Torino-Lione e, nello stesso decreto, per le trivellazioni petrolifere e gli impianti di stoccaggio dei gas.
Curioso che per il governo non sia “strategico” incentivare laraccolta differenziata, ma – in barba a costi, rischi ambientali e indicazioni europee – costruire più inceneritori. A oggi, ci informa il “censimento” che l’esecutivo allega alla bozza di decreto, sono attivi in Italia 42 impianti per complessive 82 linee di “produzione”: 52 al Nord, le altre divise a metà tra Centro e Sud. La parte del leone la fanno Lombardia e Emilia Romagna, in cui lavorano grosse multiutility come A2AHera e Iren.
In tutto, nel 2014, sono finite in fumo circa 6 milioni di tonnellate di rifiuti, capacità a cui aggiungere le 730 mila teoriche dei sei impianti già autorizzati (uno a Firenze, uno in Puglia, uno in Calabria e tre nel Lazio). Secondo il governo, però, non bastano: bisogna bruciare altri due milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti l’anno (+37%) e per farlo servono 12 nuovi impianti (i due in Sicilia avranno capienza da 350mila tonnellate l’uno).
Una scelta irrazionale e anti-economica
Intorno agli inceneritori, peraltro, la partita è iniziata da tempo: una settimana fa a Forlì, sempre grazie allo Sblocca Italia, l’impianto già esistente è stato autorizzato ad aumentare la sua capacità di utilizzo di diverse migliaia di tonnellate e riclassificato come “di recupero energetico”, dunque sovvenzionato come produttore di energia rinnovabile. Il Comune era contrario (l’assessore all’Ambiente Bellini si è dimesso), mentre la regione aveva appena annunciato la chiusura di un paio di inceneritori sugli otto attivi in Emilia Romagna.
Il bello è che il governo si giustifica tirando in ballo la direttiva Ue del 2008, che invece propone tutt’altro: riduzione dei rifiuti, raccolta differenziata, riuso, riciclaggio e impianti Tmb (un trattamento “a freddo” che riduce ulteriormente la parte di rifiuti non riciclabile). Solo alla fine, dunque, e come “male necessario”, arrivano inceneritori e discariche, scelte più inquinanti.
Il governo Renzi, invece, ha reso l’inceneritore “strategico”: oggi autorizza impianti che saranno pronti fra 5 anni e rimarranno in funzione per 30. La scelta di bruciare i rifiuti, peraltro, è incomprensibile anche a livello economico: ai comuni, mediamente, la differenziata costa 198 euro a tonnellata, bruciarli circa 150. Solo che, aggiungendo gli incentivi energetici in bolletta, il costo è simile se non superiore: 220 euro nel 2012. Gli inceneritori, peraltro, creano poca occupazione: per il think tank Waste Strategy, incentivando separazione, compostaggio etc. si passerebbe dalle 68.300 persone impiegate oggi a 195.000 in pochi anni. Non solo: almeno il 25% del peso dell’immondizia bruciata – a non tener conto di diossine, furani e Pcb che finiscono nell’aria – si ripresenta poi sotto forma di cenere da smaltire come rifiuto speciale. Ma Renzi vuole i suoi 12 inceneritori: avrà i suoi buoni motivi.