This is the fashion blog of Stilinga, a fashion designer who works from home. She is from Rome, Italy and she writes about trends, things she loves to do in Rome and art. Questo è il fashion blog, e non solo, di stilinga (una stilista che lavora da casa - è una stilista-casalinga) e che spesso tra una creazione di moda e l'altra, tra ricerche e fiere, si occupa anche del suo quotidiano e del contesto in cui vive.
Il laureato emigrante: un capitale umano costato 23 miliardi che l'Italia regala all'estero
da: http://www.repubblica.it/economia/2015/03/23/news/il_laureato_emigrante_un_capitale_umano_costato_23_miliardi_che_l_italia_regala_all_estero-110242042/?ref=HREC1-13
L'inchiesta. I nostri giovani studiano nelle scuole pubbliche fin dalle elementari. Poi trovano un posto in Germania, Regno Unito, Brasile. Uno spreco enorme nell'indifferenza
di FEDERICO FUBINIROMA - L'Italia ha costruito centinaia di chilometri di rete ferroviaria ad alta velocità e ne ha fatto dono alla Gran Bretagna. Ha investito in due enormi reti Internet a fibra ottica, perché siano installate in Germania e in Svizzera. Naturalmente non è vero. Se lo fosse, la tivù mostrerebbe zuffe a Montecitorio, sindacati in piazza e forse il governo dovrebbe dimettersi. Eppure, nell'indifferenza generale, sta succedendo qualcosa del genere. Ogni giorno un'emorragia verso l'estero di risorse (anche) finanziarie di simile entità si consuma sull'infrastruttura di base di ogni Paese: i suoi abitanti.Alla più cauta della stime, dal 2008 al 2014 è emigrato all'estero un gruppo di italiani la cui istruzione nel complesso è costata allo Stato 23 miliardi di euro. Sono 23 miliardi dei contribuenti regalati ad altre economie. È una cifra pari al doppio di quanto occorre per stendere la rete Internet ad alta velocità che in questo Paese continua a mancare. È una somma pari a un terzo del costo dell'intera rete ferroviaria ad alta velocità italiana, che al chilometro è la più cara al mondo. Ma quando si tratta di laureati, diplomati o anche solo di titolari di una licenza media che se ne vanno portando con sé le proprie competenze e l'investimento che è stato fatto su di loro dagli asili d'infanzia alle aule universitarie, nessuno protesta. Di rado se ne parla. Non è uno scandalo: sembra normale, anche se nella storia dell'Italia unita non era mai successo.
Certo le migrazioni fra fine '800 e il secondo dopoguerra erano state più intense nei numeri, ma infinitamente di meno per il capitale versato nelle persone che poi se ne andavano. Molti di quei migranti erano analfabeti, non troppi avevano finito le elementari. Giorni fa invece Alberto Alemanno, 40 anni, laureato all'Università di Torino, docente di Diritto della Haute École Commerciale di Parigi e della New York University, è stato designato come Young Global Leader del World Economic Forum. Nel frattempo Alberto Quaranta (nome modificato su sua richiesta), 43 anni, laureato a Pescara, già architetto in una città pugliese, ha terminato il suo inserimento come impiegato nei magazzini dell'aeroporto di Monaco di Baviera. Il primo è riuscito ad arrivare al posto per il quale aveva studiato, il secondo no. Ma i due hanno lo stesso qualcosa in comune: entrambi sono stati oggetto di un investimento di (almeno) 163 mila euro da parte della collettività italiana per il loro percorso formativo, dall'età di tre anni fino alla laurea.
Nel rapporto "Education at a Glance 2014", l'Ocse di Parigi stima che, solo per la gestione dei luoghi d'insegnamento e gli stipendi degli insegnanti, chi si istruisce in Italia costi 6.000 dollari l'anno quando frequenta una scuola materna pubblica, 8.000 l'anno alle elementari, 9.000 alle medie e alle superiori e 10.000 all'università. Per i contribuenti il costo (di base) di produzione di un laureato in Italia è di centinaia di migliaia di euro. Ogni volta che una di queste persone lascia l'Italia, quell'investimento in sapere se ne va con lui o con lei. Negli ultimi anni le destinazioni preferite sono Gran Bretagna, Germania e Svizzera. Si tratta di un colossale sussidio implicito versato dall'Italia ad altri Paesi ogni volta che un migrante fa le valigie. Ed è ormai un fenomeno macroeconomico. Nel solo 2013 il trasferimento silente di investimenti dall'Italia al Regno Unito attraverso l'istruzione dei migranti è stato, quantomeno, di 1,5 miliardi. Quello versato alla Germania è di 650 milioni e persino un Paese lontano come il Brasile è beneficiario per oltre cento milioni. Nell'ultimo secolo un export su questa scala di investimenti pubblici in "infrastrutture" si è visto solo quando un Paese sconfitto in guerra doveva pagare riparazioni. Questo invece è auto-inflitto.
La novità negli ultimi anni è infatti duplice. La meno nota è che la quota di migranti laureati sta crescendo, e con essa il sussidio implicito dell'Italia ai Paesi dove essi vanno. Secondo l'Istat, i laureati erano il 19% degli italiani trasferitisi all'estero nel 2009, ma sono già saliti al 24% nel 2013. Il peso di coloro che se ne vanno avendo solo una licenza media è invece in calo.
L'altra caratteristica di questi anni è che l'armata degli emigranti è sempre più vasta, ma non c'è accordo fra governi europei sul loro numero. I dati dell'Istat sono probabilmente sottostimati. In base all'anagrafe italiana, come riportato dall'istituto statistico, dal 2008 al 2013 c'è stato un deflusso netto di 150 mila persone: è il saldo fra gli italiani che escono e quelli che rientrano. Il ritmo delle uscite peraltro sta accelerando. Solo due anni fa, al netto dei rientri in patria, sono state 53 mila. Alla cifra pubblica dei 150 mila, la Repubblica aggiunge altre 63 mila uscite nette nel 2014 sulla base dei dati dei primi 9 mesi ed è una stima cauta, perché presuppone una frenata delle tendenze in atto negli ultimi anni. Al valore di 23 miliardi di investimenti in istruzione "esportati" si arriva così. Negli ultimi sei anni il 48% dei migranti aveva terminato le scuole medie, il 30% le superiori e il 22% l'università: i costi sono stimati su questa base.
Il problema è che gli oneri reali sono più alti, perché i dati Istat non colgono tutta la realtà. Molti se ne vanno, ma non lo comunicano all'anagrafe. Gli italiani che nel 2013 hanno preso il "National Insurance Number" (codice fiscale) per lavorare in Gran Bretagna sono quattro volte più di quelli che ufficialmente hanno lasciato l'Italia, secondo l'Istat, per andare Oltremanica. Per il governo tedesco, gli italiani arrivati in Germania solo nella prima metà del 2014 sono più di quelli che, secondo l'Istat, lo hanno fatto in tutto il 2013. Alberto, l'architetto pugliese, non ha mai abbandonato la residenza nel Comune di origine e dunque per l'Italia è ancora qui. Intanto però ha preso domicilio vicino a Monaco per potersi appoggiare al centro per l'impiego locale, che gli ha trovato un posto.
Così l'Italia manda via qualcosa che costa e vale più delle sue autostrade o ferrovie. Lo fa nell'indifferenza dei ministri che raccomandano un figlio, degli universitari che sbarrano la strada ai bravi per favorire i servili. Giorni fa "Pensare Politico", un'associazione di Rimini, in un incontro con 150 studenti di quarta superiori ha chiesto quanti volessero migrare "dopo la laurea". Un terzo della sala ha alzato la mano. È un investimento perduto di 8 milioni, è stato detto. Nessuno degli studenti ha fiatato: a loro sembrava perfettamente logico.E Stilinga urla: smettiamo di farci del male Italiani! Svegliatevi! Stiamo regalando la ripresa alle nazioni di emigrazione dei nostri preziosissimi laureati! E qua cosa accade? crisi economica fissa???? Nooooo!
GRECIA: PRESENTATORE TV CONFESSA, TRUCCATO IL VIDEO DI VAROUFAKIS =
Berlino, 19 mar. (AdnKronos) -
Il video con il dito medio del ministro
delle Finanze greco Yanis Varoufakis alla Germania è un falso.
delle Finanze greco Yanis Varoufakis alla Germania è un falso.
A confessarlo pubblicamente è stato il presentatore del talkshow
satirico dell'emittente tedesca Zdf Neo Magazine Royale, con tanto di
scuse al diretto interessato: "Non lo faremo più".
satirico dell'emittente tedesca Zdf Neo Magazine Royale, con tanto di
scuse al diretto interessato: "Non lo faremo più".
Il presentatore Jon Böhmermann ha postato un video in cui spiega come
con il suo team siano riusciti a procurarsi le immagini e quindi a
manipolarle.
con il suo team siano riusciti a procurarsi le immagini e quindi a
manipolarle.
Il video era stato trasmesso da un altro presentatore,
Guenther Jauch, della ARD, durante un'intervista domenica sera allo
stesso Varoufakis che rispondeva alle domande da Atene.
Guenther Jauch, della ARD, durante un'intervista domenica sera allo
stesso Varoufakis che rispondeva alle domande da Atene.
Dopo lavisione del filmato il ministro aveva immediatamente preso le distanze
e denunciato che si trattava di un falso.
e denunciato che si trattava di un falso.
Ma 'sti tedeschi? no words!Ormai io non credo più ai mass media: tutto è fatto ad arte e del resto per il rispetto che porto al mio intelletto ora pretendo di non farmi sfiorare dalla pressione mediatica ma di pensare col mio cervello e di affidarmi al santissimo intuito. Questa consapevolezza della manipolazione mediatica mi allontana da sconvolgimenti inutili.
E la chiamano austerity: ma è solo per la popolazione!
da: http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamentoeuropeo/2015/03/scontri-allinauguraz.html
Scene da guerriglia a Francoforte.
Attivisti anti-austerity e forze dell'ordine si sono scontrati ripetutamente durante una manifestazione di protesta contro la nuova Eurotower.
La Bce non conosce #austerity, quella la impone solo ai cittadini.
Nonostante la crisi e i tagli imposti agli Stati europei, la Bce si è concessa una nuova faraonica sede. E' stata inaugurata oggi nell'area dei vecchi mercati generali di Francoforte, il nuovo grattacielo costato ai contribuenti europei ben 1,2 miliardi di euro.
Il grattacielo si estende per 185 metri di altezza e consiste in due edifici poligonali di 43 e 45 piani rispettivamente, dove si trovano gli uffici.
Rispetto al 2005 quando il progetto è stato approvato, il costo di realizzazione è aumentato del 41%. Da iniziali 850 milioni di euro, Mister Draghi ha speso1,2 miliardi.
Alla faccia dell'austerity.
Oggi a Francoforte la protesta del movimento Blockupy con scene da guerriglia. Sono stati incendiati alcuni cassonetti, poi si sono verificati scontri fra polizia e manifestanti con lanci di pietre, gas lacrimogeni, sit-in, sette auto della polizia bruciate e otto agenti feriti.
Fonti della Bbc dicono che la polizia tedesca avrebbe arrestato 350 manifestanti.
Per il portavoce Marco Valli, membro della Commissione per i problemi economici e finanziari, "non bisogna meravigliarsi, che la gente sia arrabbiata e protesti contro l'inaugurazione della nuova sede BCE. L'esorbitante costo dell'Eurotower è solo l'ultimo dei problemi...non bisogna dimenticare che la BCE ha erogato migliaia di miliardi di euro negli ultimi 5 anni alle banche private per stimolare l'economia, eppure di questi soldi pochissimi sono arrivati all'economia reale. I bonus dei manager son tornati alti, come i dividendi in borsa eppure non ci son mai stati tanti disoccupati in Europa. Solo con la separazione bancaria proposta dal Movimento 5 Stelle si potrà mettere fine alla speculazione".
E Stilinga è convinta che siamo solo all'inizio delle rivolte.
E' inammissibile che si siano spesi 1 miliardo e rotti di euro per una torre fallica a Francoforte, frequentata per lo più da maschi cretini.
Inoltre, il costo è aumentato del 41%: corruzione ci cova, speriamo che i magistrati indaghino.
E poi era necessaria una torre nuova per tanti economisti pazzi che fanno solo gli affari delle lobbies e non degli europei?
A chi serve 'sta specie di Europa? di fatto una Europeuccia.
A chi serve massacrare economicamente le popolazioni? Ai soliti capitalisti.
E meno male che qualcuno si è svegliato e speriamo che la sveglia sia una doccia gelata per chi ha costruito questo sistema economico basato solo sulle diseguaglianze. Sistema che deve cambiare sostanzialmente.
Così non è più possibile andare avanti (infatti siamo in recessione).
Mario Draghi dice che bisogna ascoltare la popolazione: no, la popolazione è sovrana, voi economisti della Bce, dovete servirla, non ascoltarla.
Se siete arrivati a quei livelli di altezza, evidentemente ora vi gira la testa, mentre dovreste essere ancorati al basso e lavorare alacremente per soddisfare i vostri padroni cioè LA POPOLAZIONE EUROPEA.
Quindi ben vengano le rivolte e speriamo che gli economisti della Bce si siano spaventati ben bene. Se lo meritano!
Non possono e non devono giocare con i destini degli Europei.
Questo non è potere è abominio e poi puoi pure vestire "professional" e frequentare "chi conta" ma sempre malfattore rimani e la gente lo capisce che le belle forme e le riforme e le leggi astruse sono fatte per incasinare (e fregare) la popolazione, quindi che stima si può avere per giacca e cravatta? Nessuna!
Quindi ben vengano le rivolte e speriamo che gli economisti della Bce si siano spaventati ben bene. Se lo meritano!
Non possono e non devono giocare con i destini degli Europei.
Questo non è potere è abominio e poi puoi pure vestire "professional" e frequentare "chi conta" ma sempre malfattore rimani e la gente lo capisce che le belle forme e le riforme e le leggi astruse sono fatte per incasinare (e fregare) la popolazione, quindi che stima si può avere per giacca e cravatta? Nessuna!
“Abbiamo già detto no, ci disprezzano”
Intervista di Silvia Truzzi a Lorenza Carlassare
da Il Fatto Quotidiano tramite Libertà e Giustizia
“Proviamo a essere ottimisti: nel 2005 ci fu un tentativo di riforma costituzionale: si ricorda Calderoli? Ecco, la Costituzione riscritta da un dentista fu respinta al mittente dai cittadini con il referendum dell’anno successivo. Potrebbe succedere anche questa volta”, spiega Lorenza Carlassare, professore emerito di Diritto costituzionale a Padova.
Perché ricorda oggi la riforma di Berlusconi?
In qualunque Paese – non dico civile, ma appena appena decente – non si riproporrebbero riforme che vanno nella stessa direzione di altre bocciate qualche anno prima. La cosa che mi allarma di più è l’assenza di considerazione, per non dire il disprezzo, verso l’opinione dei cittadini. Il popolo ha già detto no a una riforma che rafforzi i poteri del governo a scapito delle istituzioni rappresentative e li concentri in un unico vertice: la legge attuale diminuisce più dell’altra il peso della volontà popolare, abbassa ancora il livello di democrazia.
Il governo esulta, il dado è tratto. O quasi.
Al premier esultante vorrei dire che la democrazia non ha bisogno di capi, ha bisogno di partecipazione. Comunque, da un punto di vista procedurale sottolineo che non è la Costituzione che impone al Senato di soffermarsi solo sulle parti emendate dalla Camera, in prima lettura. Sono i regolamenti parlamentari. In un caso così grave, dove in realtà non c’è stato un dibattito serio e approfondito, ma il testo è stato approvato – a mio avviso illegittimamente – utilizzando ‘canguri’ per eliminare dalla discussione emendamenti sgraditi e i tempi sono stati forzati con sedute notturne, impensabili in una democrazia normale, la possibilità di riconsiderare alcune norme, le più discutibili, sarebbe indispensabile. È davvero un’occasione perduta. Si poteva fare una riforma utile, invece di questo sgorbio con un Senato non elettivo cui si attribuisce il potere di decidere su materie costituzionali. Non credo che Renzi, l’innovatore, si sia reso conto del carattere profondamente conservatore di questa riforma.
Perché conservatore?
Il nuovo Senato tanto mal concepito avrà competenza in materia costituzionale e dunque anche in un eventuale iter correttivo della riforma. Il suo voto è determinante, allo stesso modo di quello della Camera dei deputati. Se domani qualcuno avesse l’idea di mettere ordine in questa riforma strampalata del Senato, magari modificandone la composizione e le modalità di elezione, i nuovi ‘senatori’ (consiglieri regionali e sindaci che si nominano fra loro!) potrebbero bloccare qualunque modifica contraria ai loro interessi. Così , anziché rinnovarsi, questo ceto politico non fa altro che auto conservarsi.
Lei ha detto più volte che il carattere non elettivo è fortemente antidemocratico.
Ma certo: una repubblica democratica non può avere una Camera alta non elettiva che esercita funzioni costituzionali! Se uniamo questa riforma alla eliminazione delle Province – che in realtà ci sono ancora, ma senza alcun organo eletto dal popolo – e una legge elettorale dove l’esito del voto è completamente alterato, si vede bene che il popolo, anziché il sovrano, è considerato un fastidio da tacitare.
Che pensa dei deputati divisi, quelli che volevano votare no e hanno votato sì per fedeltà alla ditta e viceversa?
È stato un gioco delle parti, sia in Forza Italia che nel Pd, una buffonata, come se si trattasse di una decisione di poco conto e non del delicatissimo equilibrio dei poteri che sta alla base della nostra architettura costituzionale.
C’è ancora la partita della legge elettorale.
La famosa legge truffa del 1953 che scatenò tante battaglie in Parlamento e fuori, era più democratica dell’Italicum perché il premio di maggioranza veniva attribuito alla coalizione che otteneva il 50 per cento, ossia a chi la maggioranza l’aveva già. E poi, se nessuno raggiungeva questa soglia, il premio non scattava; e infatti non scattò! Nell’Italicum invece – che ricorda la legge Acerbo del 1923 – se nessuno raggiunge il 40 per cento, il premio viene comunque attribuito dopo il ballottaggio tra le due liste più votate qualunque sia la percentuale ottenuta! Si prende tutto anche con un seguito popolare assai modesto: la minoranza governa indisturbata.
Il Fatto Quotidiano – 13 Marzo 2015
E Stilinga pensa che questi residui politici che ci governano senza essere stati legittimati dalle elezioni farebbero bene a collassare e a sparire dall'agone politico visto il male che fanno al Paese. Inoltre, non pasaran! Ci credo proprio gonzi! Ma sottovalutare il popolo è la loro fine!
IL COMUNE DI ROMA REGALA 400 MILA METRI CUBI AI SOLITI COSTRUTTORI
Una colata di cemento con vista Appia Antica
IL COMUNE DI ROMA REGALA 400 MILA METRI CUBI AI SOLITI
COSTRUTTORI PERSINO UNA NECROPOLI DEL I SECOLO D.C. SOTTO 32 EDIFICI E UNA
TANGENZIALE
di Silvia D’Onghia, "Il Fatto Quotidiano", 11 mar.
2015
Dicono che a Roma, ovunque si faccia
un buco nel terreno, si trovi qualcosa di antico. Forse è per questo che, con
una frequenza impressionante, la Soprintendenza decide di ricoprire qualsiasi
cosa venga alla luce al di fuori dal centro storico (anche perché lì è tutto
già scavato). Non ci sono i soldi, si dice ancora, per mantenere aperti i nuovi
siti. È vero. Ma forse nel caso dei ritrovamenti di Grottaperfetta, a pochi
passi dall’Appia Antica, i soldi per una volta sarebbero entrati nelle casse
del Comune e in misura molto maggiore rispetto alle uscite.
Una necropoli risalente al I-II
secolo dopo Cristo, completa di piccoli mausolei e recinti funerari, cospicue
quantità di frammenti ceramici di età medio repubblicana, una fattoria
evolutasi in villa suburbana, un lungo tratto di strada romana con rivestimento
basolato ben conservato, un tratto di acquedotto e un’antica cava. Almeno per
quello che si è scavato. Il tutto non solo beatamente ceduto al consorzio di
costruttori Grottaperfetta, perché all’interno di un’area ceduta dal Comune di
Roma in convenzione, ma altrettanto beatamente ricoperto da abbondanti strati
di terra. Né i romani né i turisti potranno mai visitare quella necropoli. In
compenso gli acquirenti dei lussuosi appartamenti nei mega-palazzoni che
sorgeranno a partire dal 2016 potranno dire di camminare sulla storia.
La vicenda dell’intervento
urbanistico n. 60 comincia nel lontano 1962, quando – nell’allora Piano
regolatore – venivano destinati 180 mila metri cubi all’edilizia, in una zona
ancora poco abitata. Siamo a pochi metri dal parco dell’Appia Antica, c’è
soltanto una strada che divide le due aree. Ed è proprio l’Appia Antica, nello
specifico la Tenuta di Tor Marancia, che determina 40 anni dopo l’ampliamento
del regalo ai “palazzinari”: non potendosi costruire in zona vincolata, il
Comune, anzi che dire “scusate, ci siamo sbagliati”, decide di “compensare”. E
così i metri cubi di Grottaperfetta passano da 180 mila a 400 mila all’inizio
del 2000. Il gruppo che si aggiudica il premio è formato da una cordata in cui
si sono alternati la famiglia Mezzaroma, Ciribelli, Calabresi, Rebecchini,
Marronaro e il Consorzio di cooperative Aic. Nomi che i romani, ma non solo
loro, conoscono bene. La convenzione con il Campidoglio viene siglata il 5
ottobre 2011 e integrata il 18 giugno 2012. I 400 mila metri cubi si traducono
in altri numeri, che danno ancora di più la dimensione dell’affare: sull’area,
che si estende per 23 ettari, si dovranno costruire 32 edifici a uso abitativo,
un centro polifunzionale, due asili, una piazza, strade interne per la
viabilità locale, parcheggi, una pista ciclabile, un sovrappasso in legno e,
tanto per non farsi mancare nulla, una tangenziale di collegamento con la via
Laurentina. L’hanno chiamata “Nuovo Rinascimento” , forse perché la popolazione
aumenterebbe di 5.000 unità. E del resto come dire di no a “piacevoli linee
architettoniche”, “ampie terrazze” e “lussuosi appartamenti” che partono dalla
modica cifra di 230 mila euro (box escluso, naturalmente)? Le vendite sono già
in corso e pullulano le inserzioni sui giornali locali, a firma Immobildream di
Roberto Carlino, quello che “non vende sogni ma solide realtà”.
Gli unici che stanno tentando di
opporsi a quest’immensa colata di cemento – in una città in cui Legambiente
stima la presenza di 250 mila alloggi sfitti – sono i cittadini e il Municipio
VIII. I primi si sono costituiti in un comitato, “Stop I-60” (che ha un proprio
sito e una pagina Facebook), e da tempo cercano con ricorsi e manifestazioni di
bloccare le ruspe. Il Municipio ha messo in campo tutte le iniziative legali
possibili. “Nel febbraio dello scorso anno – racconta il presidente Andrea
Catarci – abbiamo fermato le opere abusive di reinterro dello storico Fosso
delle Tre Fontane, intorno al quale esiste un doppio vincolo: idraulico, sul
quale abbiamo già vinto, e paesaggistico. A luglio 2014, il Gip di Roma ha
disposto il sequestro preventivo dell’area, già sottoposta a sequestro
probatorio dalla polizia giudiziaria di Roma Capitale, per consentire il
ripristino del Fosso. La legge dice, oltre tutto, che si deve costruire a 150
metri dai corsi d’acqua”.
Ma come sempre, quando ci sono di
mezzo carte e pareri (e soprattutto cemento), la soluzione non è semplice. La
giunta regionale del Lazio, su sollecitazione del Consorzio, ha approvato una
delibera che toglie il vincolo esistente al Fosso delle Tre Fontane. Contro la
giunta Zingaretti, si è espresso per ben due volte (l’ultima, a dicembre 2014)
il ministero per i Beni culturali: “Si sottolinea – ha scritto – che la
rettifica deliberata dalla Regione è motivata su un dichiarato errore di
graficizzazione. Si conferma la rilevanza paesaggistica del corso d’acqua”.
Anche l’Autorità di bacino del Tevere richiede che il Fosso venga “tutelato e
valorizzato”. Come se non bastasse, la Procura di Roma sta indagando per capire
se il re-interro del Fosso sia avvenuto attraverso “false” autorizzazioni e –
scrive il Gip – il Corpo forestale ritiene il cantiere “‘abusivo, poiché la
convenzione, e con essa i progetti delle opere di urbanizzazione ed
edificazione sono stati adottati su un presupposto falso, quale la
dichiarazione di tombinamento del fosso”.
“C’è un’altra anomalia, che se non
fosse tragica sarebbe addirittura ridicola – prosegue Catarci –: due estati fa
i sei antichi casali presenti sull’area della lottizzazione hanno deciso di
suicidarsi tutti insieme. Sono crollati, si sono auto-demoliti, così ci è stato
detto. Esiste, però, un vincolo della Soprintendenza per cui si può costruire a
50 metri dalle pre-esistenze”.
Che sarà mai, sostiene Barbara
Mezzaroma, che in una lettera alla cittadinanza parla di “argomentazioni
pretestuose e prive di fondamento”. Quisquilie, insomma. E, se proprio volete
ammirare i resti antichi, potete sempre fare un buco nel giardino di casa
(nostra).
I vescovi contro Berlusconi, Galantino: "La legge arriva fino ad un certo punto, dato morale è altro"
da: http://www.repubblica.it/politica/2015/03/12/news/i_vescovi_contro_berlusconi_-109344295/?ref=HREA-1
Il segretario della Cei è tornato sulle motivazioni della sentenza che ha visto l'assoluzione dell'ex Cav e ha sottolineato: "Tutte le volte in cui c'è un'assoluzione bisogna andare a leggere le motivazioni, se un fatto è legale non è detto che sia morale"
ROMA - Il segretario della Cei mons. Nunzio Galantino si schiera con il quotidiano dei vescovi Avvenire nella vicenda processuale che ha visto l'assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby: "Avvenire ha preso una posizione coraggiosa che va sostenuta e confermata" ha detto Galantino, che poi ha aggiunto: "La legge arriva fino a un certo punto ma il discorso morale è un altro".
Il direttore del quotidiano dei vescovi Marco Tarquinio ha scritto in un editoriale che "l'esito penale favorevole a Berlusconi non cancella il rilievo istituzionale e morale" e aggiunge che "un'assoluzione con le motivazioni sinora conosciute non coincide con un diploma di benemerenza politica e di approvazione morale". Non è la prima volta che la Cei prende posizione contro alcuni comportamenti dell'ex premier. Nel settembre 2011 l'allora segretario della Cei Angelo Bagnasco aveva parlato di "comportamenti contrari al pubblico costume e alla sobrietà richiesta dalla stessa Costituzione", riferendosi all'art. 54 della Carta che impone ai funzionari pubblici di "adempiere con disciplina e onore" a ogni pubblico ufficio. E aveva definito tali stili di vita come "difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica".
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Il segretario della Cei è tornato sulle motivazioni della sentenza che ha visto l'assoluzione dell'ex Cav e ha sottolineato: "Tutte le volte in cui c'è un'assoluzione bisogna andare a leggere le motivazioni, se un fatto è legale non è detto che sia morale"
ROMA - Il segretario della Cei mons. Nunzio Galantino si schiera con il quotidiano dei vescovi Avvenire nella vicenda processuale che ha visto l'assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby: "Avvenire ha preso una posizione coraggiosa che va sostenuta e confermata" ha detto Galantino, che poi ha aggiunto: "La legge arriva fino a un certo punto ma il discorso morale è un altro".
Il direttore del quotidiano dei vescovi Marco Tarquinio ha scritto in un editoriale che "l'esito penale favorevole a Berlusconi non cancella il rilievo istituzionale e morale" e aggiunge che "un'assoluzione con le motivazioni sinora conosciute non coincide con un diploma di benemerenza politica e di approvazione morale". Non è la prima volta che la Cei prende posizione contro alcuni comportamenti dell'ex premier. Nel settembre 2011 l'allora segretario della Cei Angelo Bagnasco aveva parlato di "comportamenti contrari al pubblico costume e alla sobrietà richiesta dalla stessa Costituzione", riferendosi all'art. 54 della Carta che impone ai funzionari pubblici di "adempiere con disciplina e onore" a ogni pubblico ufficio. E aveva definito tali stili di vita come "difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica".
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