Allarme demografico in Italia: nascite restano al minimo dall'Unità d'Italia. Picco dei decessi dal dopoguerra

da: http://www.repubblica.it/cronaca/2016/02/19/news/istat_crollano_le_nascite_minimo_storico_da_unita_d_italia_9_1_decessi_picco_piu_alto_da_dopoguerra-133758996/?ref=HREC1-3

I dati dell'Istat. La popolazione residente in Italia si riduce di 139 mila unità. Al 1 gennaio 2016 i residenti erano 60 milioni 656 mila. Centomila italiani (+12,4%) hanno lasciato Paese
 
E' ancora allarme demografico in Italia con nascite in caduta libera e un amento dei decessi. Nel 2015 sono nati 488mila bambini, 8 per mille residenti, quindicimila in meno rispetto al 2014, toccando il minimo storico dalla nascita dello Stato Italiano. Lo dice l'Istat che ha diffuso gli indici demografici.Il numero dei figli medi per donna,è di 1,35 al 2015 che si conferma il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità. L'eta media delle donne al momento del parto è salita a 31,6 anni.

Mentre nascono sempre meno bambini aumenta il numero delle morti. Nel 2015 si è toccato il picco più alto di decessi dal secondo dopoguerra: i morti, secondo gli indicatori dell'Istat, sono stati 653 mila, 54 mila in più dell'anno precedente (+9,1%). L'aumento di mortalità risulta concentrato nelle classi di età molto anziane (75-95 anni).

Il tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, è il più alto tra quelli misurati dal secondo dopoguerra in poi. Dal punto di vista demografico, il picco di mortalità del 2015 è in parte dovuto a effetti strutturali connessi all'invecchiamento e in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014, più favorevole per la sopravvivenza. Diminuisce la speranza di vita alla nascita. Per gli uomini si attesta a 80,1 anni (da 80,3 del 2014), per le donne a 84,7 anni (da 85).


E' ancora allarme demografico quindi nel nostro paese. Nel 2015, secondo i dati del Report Istat, la popolazione residente in Italia si riduce di 139 mila unità (-2,3 per mille). Al 1 gennaio 2016 la popolazione totale è di 60 milioni 656 mila residenti. Gli stranieri residenti in Italia al 1 gennaio 2016 sono 5 milioni 54 mila e rappresentano l'8,3% della popolazione totale. Rispetto a un anno prima si riscontra un incremento di 39 mila unità. La popolazione di cittadinanza italiana scende a 55,6 milioni, conseguendo una perdita di 179 mila residenti. Nel 2015 centomila cittadini italiani si sono cancellati dall'anagrafe per trasferirsi all'estero. Un dato in aumento (+12,4%) rispetto al 2014. L'anno scorso, le iscrizioni anagrafiche dall'estero di stranieri sono state 245 mila; 28 mila, invece, i rientri in patria degli italiani. Le cancellazioni per l'estero hanno riguardato 45 mila stranieri (-4,8% sul 2014) e centomila italiani.

E Stilinga pensa: ma che siamo kamikaze a mettere al mondo figli senza entrate economiche stabili, senza prospettive più che rosee per il futuro, senza servizi efficaci e per tutti, senza un welfare degno di questo nome, in un paese ingessato da burocrazia che serve solo a se stessa, baroni, massoni, camorristi, 'ndranghetusi, mafiosi, appartenenti alla Scu, etc. etc.? No, ecco perchè non ci sono figli italiani. E i politici se beccassero lo schifo che ci rifilano ogni giorno dai tg e dai super summit anche europei, utili solo a farsi le foto in coro. Ma cosa si fotografano? Sono personaggi inutili anzi dannosi!

IL PROFESSOR PADOAN HA CONFESSATO CHE IL MINISTRO NON CAPISCE NIENTE

di Alberto Bagnai 
da Il Fatto Quotidiano, 10 febbraio 2016

Ho iniziato la mia carriera nel dipartimento fondato da Federico Caffè alla Sapienza, dal quale provengono tanti personaggi illustri. Voglio parlarvi di un paio di loro, cominciando dal più giovane, Pier Carlo Padoan. Lo ricordo negli anni ’80 salire a piedi le scale della facoltà, severo, assorto, il corpo sbilanciato dal peso di una borsa stracolma di libri e tabulati (erano i tempi delle stampanti a catena). Per me, giovane laureando, Padoan era una figura autorevole, carismatica. Per un po’ scomparve: era al Fmi. Poi tornò. Lo ricordo, sempre per le scale, sopraffatto da una quantità esorbitante di compiti da correggere. Nel frattempo io, diventato ricercatore, ironizzavo sul regalo che gli avevano fatto i suoi colleghi, assegnandogli un affollatissimo corso del primo anno. Lui, burbero ma spiritoso, stava al gioco. Partì per Parigi, e io, più modestamente, per Pescara.
L’ho poi rivisto, come voi, in televisione, dove gli ho sentito dire cose che il suo ruolo istituzionale gli imponeva di dire, ma della cui assurdità, ne sono certo, era lui stesso, per primo, dolorosamente consapevole: annunciare nel 2014 una ripresa che non era nei numeri, difendere nel 2015 riforme dell’offerta (come il jobs act) che non avevano alcuna logica in una crisi di domanda. Poi, all’improvviso, nel 2016, forse provato dalla Caporetto bancaria, Padoan, in un attimo di cedimento, ha confessato. È successo il 26 gennaio, e se ne sono accorti in pochi. Parlando a Bruxelles, Padoan ha detto che occorre un sussidio di disoccupazione europeo,perché in assenza dell’aggiustamento del cambio, la risposta alle crisi avviene “con la compressione del mercato del lavoro”. Quest’idea “risale agli anni ‘70”, e la misura deve essere “di natura temporanea”, perché “sarebbe controproducente se ci fosse un trasferimento permanente di risorse da un Paese all’altro”.
L’espressione “compressione del mercato” è pudica al limite del criptico. Ve la traduco. Se il resto del mondo va in crisi, compra di meno da noi. Visto che il cambio non può flettersi, per rilanciare le esportazioni dobbiamo far calare i prezzi dei nostri prodotti, e quindi i rispettivi costi, primo fra tutti quello del lavoro. Ma siccome nessuno accetta volentieri un taglio del salario, ecco che con austerità e jobs act si crea un po’ di disoccupazione, sperando che chi si trova a spasso accetti di farsi pagare di meno, e che ciò renda più “competitivi” (cioè più convenienti per l’estero) i nostri prodotti. Unico neo: senza lavoro non si campa. Per rimediare a questo effetto collaterale, mamma Europa dovrebbe raccogliere risorse dai paesi in crescita, e ridistribuirle via sussidio di disoccupazione a quelli in crisi. Chiaro? Padoan ha confessato che quando l’aggiustamento non si fa col cambio, lo si fa con la disoccupazione, e che questa cosa è nota fin dagli anni ’70. In effetti, a quei tempi Luciano Barca ammoniva che l’integrazione monetaria europea era “una politica di recessione e di deflazione antioperaia”, e Padoan oggi, a danno fatto, ce lo conferma. Allo studioso fattosi politico mi viene da porre una sola domanda: caro Pier Carlo, visto che tutti sapevano che questo sussidio era necessario, secondo te perché nessuno ha imposto che lo si allestisse prima di entrare nella moneta unica? Forse per lo stesso motivo per il quale i nostri governi hanno accettato il Fiscal compact primache si approvassero gli eurobond, o l’Unione bancaria prima che si creasse un’assicurazione europea sui depositi bancari.
Mi umilia questo comportamento dei nostri governi, che prima accettano patti penalizzanti per noi, e poi mendicano pietà; e mi scottano le parole di Wolfgang Munchau, che ha definito questa prassi “un miscuglio di codardia e incompetenza”: se dicono Nein i tedeschi, in effetti, potremmo dirlo anche noi. Certo, da loro abbiamo molto da imparare: come truccare un motore Diesel, come imbottire di subprime Deutsche Bank, come salvare con 16 miliardi di denaro pubblico Nordbank, e così via… Ma non mi sentirei troppo in soggezione per questo. Aggiungo due parole su un altro preclaro personaggio proveniente dallo stesso dipartimento: Mario Draghi. Di lui non posso avere alcun ricordo personale: ci separano anagrafe e carriera. Però, in qualche modo, gli sono affezionato: gli devo la più azzeccata delle mie previsioni, quella emessa il 30 luglio 2012, quando specificai sul mio blog che non sarebbe riuscito a far nulla di risolutivo per la crisi dell’Eurozona. Infatti non c’è riuscito, e l’ha ammesso: il 4 febbraio ha detto che forze globali congiurano a mantenere bassa l’inflazione. Abbiamo così appreso due cose: che l’inflazione bassa è un problema (ma non era un vantaggio?), e che creare un impero europeo per contrastare i mercati globali non serve a nulla. Prevederlo era facile, anche perché, se ci fate caso, le forze globali c’entrano ben poco: la colpa è nostra.
Abbiamo fatto l’euro per comprimere i salari, e ora ci lamentiamo che i prezzi non crescano abbastanza. Recriminazioni che, se la gente non crepasse di fame, farebbero crepare dalle risate.

E Stilinga propone di svalutare l'euro, altro che il lavoro che ormai è sotto i piedi per chi lo ha ed è una chimera per chi lo cerca. A questo siamo arrivati e coi robot la situazione sarà pure peggio, si deve ridare valore al lavoro e alle persone e si deve ossigenare il bacino del Mediterraneo, puntando sul local. 
Col global non è che le cose siano andate bene, solo  pochi si sono arricchiti e  però se la disuguaglianza permane o si aggrava, a breve questi pochi vivranno anche loro in un mondo in guerra totale.

Ecco le dieci città più felici d'Europa I più infelici sono gli italiani

da: http://www.corriere.it/cronache/cards/ecco-dieci-citta-piu-felici-d-europai-piu-infelici-sono-italiani/i-piu-insoddisfatti-noi-italiani.shtml


La felicità non alberga nelle città mediterranee del Vecchio Continente. Lo rivela l'ultimo sondaggio di Eurobarometro sulla «percezione della qualità della vita in Europa» per il quale sono state consultate oltre 40 mila persone che vivono in 83 differenti città. Dalla ricerca il sito Business Insider ha ricavato due classifiche: la prima mette in fila le città più felici d'Europa, la seconda quelle in cui i cittadini si dichiarano più soddisfatti del proprio lavoro. Entrambe le graduatorie confermano la crisi dell'Europa meridionale e l'insoddisfazione dei suoi residenti. 

I cittadini meno soddisfatti delle proprie città vivono prevalentemente nell'Europa meridionale. Il più basso tasso di benessere si registra a Istanbul (65%), Palermo (67%), Atene (67%), Napoli (75%) and Miskolc in Ungheria (79%).Stesso discorso per quanto riguarda il lavoro. I cittadini più scontenti del proprio impiego vivono principalmente nelle metropoli dell'Europa meridionale. Tra i tassi di insoddisfazione più alti spiccano quelli di Atene (45%), Torino (36%), Madrid (34%), Palermo (33%), Napoli (32%) Roma e Bologna (30%). Anche la ricerca di un nuovo lavoro appare davvero problematica ai cittadini dell'Europa meridionale. I più scoraggiati appaiono i residenti delle città italiane e vivono a Palermo (96%), Napoli (93%) e Torino (85%). 

E Stilinga sottolinea che la Dolce Vita sullo Stivale è ormai amara, e questi cretinetti di politici italiani si devono scervellare per renderci la vita più easy e piacevole, visto che lo scontento del popolo sovrano a breve li "catafotterà" fuori dall'agone politico, e buona notte al secchio!

Europarlamient: the lobby place, not the Europeans one. Smog, l'europarlamento raddoppia i limiti di emissioni per le auto

Con pochi voti di scarto, approvata la modifica del regolamento sugli ossidi di azoto, i precursori delle polveri sottili. Socialisti e verdi si sono opposti ma hanno perso

ROMA – Largo alle polveri sottili, quelle che corrodono i nostri polmoni, quelle che fanno scattare la febbre da smog contro la quale ci limitiamo a prendere l’aspirina dei blocchi del traffico. Misure vere no. O, almeno, no se entrano in conflitto con le industrie che contano. Oggi l’europarlamento ha votato a strettissima maggioranza l’approvazione di una modifica del regolamento che stabilisce il tetto delle emissioni di NOx, gli ossidi di azoto che sono precursori delle polveri sottili. La dose ammessa per legge è stata generosamente raddoppiata. Le auto potranno inquinare, per gli NOx, il 110% in più di quello che era stato stabilito prima del dieselgate.

Una volta scoppiato lo scandalo sono emersi infatti i trucchi di serie, il fatto che i laboratori di omologazione dei nuovi modelli, finanziati dalle case automobilistiche, ricorrevano a ogni sorta di stratagemmi (gomme super gonfie, lubrificanti speciali, aerodinamica modificata) per far sì che dalle prove in questi ambienti ovattati, dalle caratteristiche lunari, emergessero dati ben lontani da quelli misurabili sulle strade terrestri. E naturalmente molto più confortanti.

Ora che bisogna fare sul serio, con test veri che mostrano quanto inquina realmente ogni auto, cambiano le norme. Il tetto si alza. Il regolamento europeo 715 del 2007 aveva stabilito che per i veicoli euro 6 il limite di emissione per gli ossidi di azoto (NOx) fosse di 80 milligrammi a chilometro. Il voto del Parlamento ha fatto passare la norma proposta dalla Commissione che alza i limiti per gli NOx del 110% nel periodo che va dal settembre 2017 al 31 dicembre 2018 e del 50% nel periodo successivo. Invece di respirare 80 milligrammi di NOX per ogni chilometro per ogni macchina in circolazione, l’anno prossimo ne respireremo 168.

 “La maggioranza degli europarlamentari ha fatto il gioco della parte più retriva dell’industria automobilistica, senza curarsi della salute dei cittadini che dovranno subire livelli di inquinamento sempre più alti e pericolosi”, accusa Monica Frassoni, copresidente dei Verdi europei. “È sorprendente che nella lista dei votanti a favore ci sia anche il presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo, la cui maggioranza si era schierata contro l’indebolimento dei limiti stabiliti”.

In aula ha prevalso il voto suggerito dai gruppi, con i popolari che hanno guidato la battaglia per alzare i limiti, mentre verdi e socialisti, con qualche eccezione, si sono opposti. “È certamente uno schiaffo all’ambiente e alla salute dei cittadini, ma è anche uno schiaffo all’idea di un’Europa vicina alle persone, capace di difendere interessi concreti e non solo percentuali sul debito”, commenta Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club. “Per restituire dignità alla politica e speranza a tutti bisogna cambiare rotta”.

Una "scelta assurda e insensata che va contro la salute dei cittadini e l'ambiente. Un vero e proprio condono che premia i furbi e non l'innovazione e la qualità". Così ha commentato il direttore generale di Legambiente, Stefano Ciafani. "In piena emergenza smog e con i livelli di inquinamento alle stelle", continua, "quello che è avvenuto è veramente assurdo, ed è solo a favore delle lobby automobilistiche".

E Stilinga pensa che un'arma fondamentale è fare sentire economicamente la voce dei consumatori: boicottare Volkswagen, Renault e chi ha truccato i test è la via da seguire.

Quali alibi di Daniele Silvestri

Shut up
Shut the fuck up

zitto zitto fa
zitto zitto fa
zitto zitto fa
zitto zitto

Si scusa ma
Mi era sembrato di vedere qualcosa di strano
tipo un esercito nemico in uno Stato sovrano
tipo un'aperta violazione degli accordi che abbiamo
io te lo dico e tu mi dici di parlare piú piano

mi era sembrato di notare un fatto poco chiaro
come una specie di governo ma di terza mano
con un programma mai approvato che però seguiamo
e neanche posso non votare
perché non votiamo.

zitto zitto fa' finta di niente
che tanto il mondo gira ancora come sempre
finché c'è vita, beh, c'è la corrente
meno problemi avrà chi meno si sente

ché per esempio ho conosciuto questo parlamentare
-no?- dice: a me che me ne frega finché è legale
passare ad una nuova appartenenza e restare
senza neanche andare che c'ho l'influenza e mi sale

Su quali alibi calibri la validità
Quali ali di colibrì libri nell'aria
e quali macabri crimini tragici o comici
mi dici che c'è chi ti recriminerà
per quali metodi meriti la tua indennità
quali labili crediti credi di avere quà
per quali taciti traffici illeciti eviti di dire che c'è chi ti
recriminerà

abbassa la cresta e smetti di chiedere
la busta l'hai vista non farmi ricredere
poi bacco tabacco ma soprattutto venere
vedrai che conviene che smetti di chiedere

non basta una busta per farmi recedere
l'ho vista ma adesso ne resterà cenere
ma intanto che aspetti che arrivi la celere
c'è giusto lo spazio per potermi rispondere

Su quali alibi calibri la validità
Quali ali di colibrì libri nell'aria
e quali macabri crimini tragici o comici
mi dici che c'è chi ti recriminerà

zitto zitto fa' finta di niente
che tanto il mondo gira ancora come sempre
finché c'è vita, beh, c'è la corrente
meno problemi avrà chi meno si sente

Se la vicina Cina ci nasconde
cose cos'é meglio dire di restare
statici ti ci dovevi abituare prima
ti ci dovevi abituare molto prima

Se caleranno i droni come calabroni
come dei ladroni, come dei re magi
che calando doni giungono alla meta
allora quella sarà l'ultima cometa.

Su quali alibi calibri la validità
Quali ali di colibrì libri nell'aria
e quali macabri crimini tragici o comici
mi dici che c'è chi ti recriminerà
per quali metodi meriti la tua indennità
quali labili crediti credi di avere quà
per quali taciti traffici illeciti eviti di dire che c'è chi ti
recriminerà

Zitto zitto fa
Zitto zitto fa

W l'Italia: 'Ndrangheta, arrestati superlatitanti Ferraro e Crea: erano nascosti in un bunker

Il covo, costruito con strutture in metallo in un costone nel territorio tra Melicucco e Rizziconi, era dotato di ogni confort. All'interno un arsenale di armi con pistole, fucili mitragliatori e a pompa

Danimarca, Ai Weiwei sospende mostra contro legge confisca beni rifugiati

da: http://www.repubblica.it/speciali/arte/gallerie/2016/01/28/foto/danimarca_ai_weiwei_sospende_mostra_contro_legge_confica_beni_rifugiati-132193513/1/?ref=HRESS-2#1

L'annuncio sul profilo Instagram dell'artista L'artista cinese Ai Weiwei ha deciso di chiudere la sua mostra "Ruptures" in Danimarca, in segno di protesta per la decisione di Copenaghen di confiscare beni di valore ai richiedenti asilo per la loro permanenza nel Paese. Dopo l'annuncio dell'artista su Instagram, anche il personale della Fondazione Faurschou nella capitale danese, si legge sulla Bbc, ha confermato la chiusura della mostra. In base al provvedimento approvato il 25 gennaio dal Parlamento, la polizia danese potrà confiscare ai rifugiati beni dal valore superiore alle 10mila corone, pari a 1340 euro, così da coprire le spese di vitto e alloggio. Con le nuove misure è previsto anche l'allungamento dei tempi del ricongiungimento familiare, e Ai ha espresso la sua contrarietà anche per questo.
L'esposizione era stata aperta nel marzo del 2015 e avrebbe dovuto chiudere il prossimo aprile. Il proprietario della galleria, Jens Faurschou, ha detto di sostenere la scelta dell'artista, esprimendo inoltre la propria delusione per la decisione del governo. "Dà un'immagine terribile della Danimarca e dei danesi", ha detto Faurschou alla Bbc, raccontando che Ai era scioccato quando lo ha chiamato dall'isola greca di Lesbos, dove ha aperto uno studio, con l'obiettivo di accrescere la consapevolezza sulla condizione dei rifugiati attraverso l'arte

E Stilinga approva in pieno A Wei Wei. Se questa è l'Europa, allora Stilinga non è più europea!

Ci sono situazioni che per negligenza e menefreghismo i capitalisti europei che hanno purtroppo colorato di razzismo (e austerità per tutti ma non per loro) questa pseudo Comunità, che sono esplose e stanno deflagrando e rapinare dei pochi soldi rimasti i profughi significa essere come gli scafisti ma con il vestito buono della legge. 
Una schifezza disumana. 
Quasi ai livelli nazi. 

Tra assassini pazzi drogati dell'isis e Europa i profughi davvero non sanno cosa scegliere! 
VERGOGNA DANIMARCA! VERGOGNA EUROPA!

W l'Italia! Torna in Sicilia anche la Testa di Ade. Il Paul Getty Museum restituisce il reperto trafugato a Morgantina

Dopo la Venere, il Museo di Aidone (Enna) ospiterà la splendida testa policroma "riconosciuta" grazie al lavoro degli archeologi siciliani
 

Statue nude coperte in Campidoglio: è polemica „Statue nude coperte in Campidoglio: "Scelta che offende la cultura occidentale"“ Potrebbe interessarti: http://www.romatoday.it/politica/statue-nude-coperte-campidoglio-polemiche.html Seguici su Facebook: http://www.facebook.com/pages/RomaToday/41916963809


Da ieri dei pannelli bianchi circondano da tutti i lati alcune statue nude conservate nei Musei Capitolini. Un espediente tecnico messo in campo per la visita del presidente iraniano Hassan Rohani in Campidoglio, una forma di rispetto per la cultura e la sensibilità del capo di Stato, confermata dall'assenza del vino dalla tavola della cena di gala servita in suo onore sulla terrazza Caffarelli.

Contro la misura insorgono le destre: "La scelta di oscurare le nudità di alcune statue ai musei Capitolini - dichiara in una nota il capogruppo di Fratelli d'Italia -Alleanza nazionale Fabio Rampelli è degna del peggiore terrorista islamico. E' stata una decisione che offende la cultura occidentale, la supremazia dell'arte come veicolo di cultura e di libertà. È una vergogna sulla quale il ministro Franceschini dovrà dare chiarimenti. Chi deve sparire sono i dirigenti che hanno deciso di coprire le nostre opere d'arte che vanno immediatamente liberate di ogni ingombro".

"Una scena già vista a Firenze, quando una statua di nudo esposta a Palazzo Vecchio è stata coperta per non infastidire lo sceicco principe ereditario degli Emirati Arabi" scrive indignata su Facebook la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. "Il livello di sudditanza culturale di Renzi e della sinistra ha superato ogni limite di decenza. A questo punto ci chiediamo che cosa avrà in mente Renzi per l’arrivo in Italia dell’emiro del Qatar previsto in settimana: coprire la Basilica di San Pietro con un enorme scatolone?".

Ancora dal Parlamento gli fa eco il deputato di Forza Italia Luca Squeri: "La copertura delle statue dei musei capitolini per la visita di Rohani è una prova di zelo eccessivo e, per questo, non condivisibile. Il rispetto per le altre culture non può e non deve equivalere alla negazione della nostra. Questo non è rispetto, è annullamento delle differenze o addirittura sottomissione. Ed è la conferma che quando Renzi parla di identità e di integrazione lo fa a vanvera. Perché l'identità non si nasconde, e senza valorizzazione della nostra identità non ci può essere vera integrazione", conclude Squeri.
E non ci si indigna solo a destra. "Chiediamo al Presidente del Consiglio Matteo Renzi spiegazioni immediate e ufficiali su una scelta che consideriamo una vergogna e una mortificazione per l'arte e la cultura intese come concetti universali - dichiara l'ex capogruppo capitolino di Sel, Gianluca Peciola - inoltre riteniamo che siano stati gravemente violati e compromessi i principi di laicità dello Stato e di sovranità nazionale".





Rouhani, la visita al Colle e quelle statue “non gradite” alla delegazione

da: http://www.corriere.it/esteri/16_gennaio_26/rohuani-visita-colle-quelle-statue-non-gradite-delegazione-f213e32c-c40c-11e5-8e0c-7baf441d5d56.shtml


Alcuni capolavori dei Musei Capitolini come la Venere coperte in occasione della visita del presidente iraniano. Problemi anche per la statua equestre di Marco Aurelio
di Viviana Mazza

ROMA - Le Veneri capitoline “velate”, o meglio racchiuse dentro pannelli bianchi sui quattro lati. Apparivano così ieri pomeriggio i corridoi che in Campidoglio conducono alla Sala Esedra, dove si è tenuta la conferenza stampa tra il presidente iraniano Hassan Rouhani e il premier italiano Matteo Renzi. Fonti della delegazione iraniana confermano che, durante un sopralluogo, i nudi femminili erano stati considerati inappropriati per la visita del leader e religioso iraniano. Una giusta forma di rispetto per la sensibilità dell’ospite? Sui social media i commenti sono divisi.

Di certo la linea italiana è diversa da quella francese: da noi si è evitato anche il vino durante la cena tra i due leader, i francesi invece hanno preferito piuttosto rinunciare ad ospitare all’Eliseo un banchetto.
Coperte le forme femminili, a parte qualche testa senza busto, l’indiscusso protagonista è stato il monumento equestre di Marco Aurelio - quello vero, nella sala Esedra dei Musei Capitolini - che appare in decine di selfie scattati dalla delegazione iraniana nelle lunghe ore di attesa prima della conferenza stampa. Anche questa scultura comunque aveva sollevato qualche perplessità durante il sopralluogo degli ospiti. 
Il quotidiano “Il Messaggero” non ha dubbio che il problema fossero gli attributi del cavallo, gli iraniani si limitano a dire che non volevano che premier e presidente parlassero immediatamente davanti alla statua, come inizialmente previsto. “Meglio accanto”. Differenze di gusto di questo genere non sono certo inedite. A Doha un paio d’anni fa alcune sculture della mostra “Olimpia” sulla storia dei Giochi Olimpici erano state coperte da chador neri. Non erano stati i nudi femminili a imbarazzare di più bensì i genitali di due atleti greci. Di fronte alla “mancanza di rispetto per le statue” il viceministro della Cultura greco decise di riportarseli ad Atene. D’altra parte anche il David di Michelangelo che, nell’Inghilterra vittoriana fu reso presentabile da una foglia di fico di mezzo metro, non smette di turbare alcuni ai giorni nostri: in una puntata dei Simpson viene vestito con i jeans dagli abitanti più impressionabili e conservatori di Springfield, mentre nel paesino giapponese di Okuizumo c’è una copia alla quale si è discusso se mettere le mutande.


E Stilinga pensa che Matteo Renzi e i suoi sodali si potevano pure presentare con il cappello in mano e magari potevano pure portare a cavacecio la delegazione iraniana! Noi, se andiamo là, ci copriamo e seguiamo l'etichetta del luogo che ci ospita, giustamente,loro vengono da noi e però noi ci adeguiamo ai loro usi, per piaggeria. Follia! Follia ! Follia! Ma quanti soldi giravano sotto questo meeting? quanti miliardi erano in ballo? E Matteo li voleva proprio tutti questi soldi e affari, così tanto che poteva pure trasformarsi in scendiletto di Rouhani, magari indossando un Rolex regalato dall'Arabia Saudita... Che servo!

“FREDDO E GELO, ECCO LA BUONA SCUOLA DI RENZI”



da: http://www.retescuole.net/senza-categoria/freddo-e-gelo-ecco-la-buona-scuola-di-renzi


Problema forse trascurato o sopportato da tutti: presidi, docenti, ata, rsu, famiglie, studenti, sindacati. Basta cercare un po’ in rete per avere una panoramica sicuramente parziale


“FREDDO E GELO, ECCO LA BUONA SCUOLA DI RENZI”



A Rosolini (Sr) scuole senza riscaldamento – 22 gennaio 2016


http://www.tecnicadellascuola.it/item/17342-a-rosolini-sr-scuole-senza-riscaldamento.html



«Mia figlia con i geloni per colpa del freddo a scuola», e mostra la foto su Facebook – 22 gennaio 2016


http://www.lavocedimanduria.it/wp/92565.html



Scuole al freddo, protestano i genitori a Palermo – Video – 21 gennaio 2016


http://www.hercole.it/index.php?option=com_content&task=view&id=56779&Itemid=111



Scuole al freddo, più controlli Lunedì mattina c’è l’ispezione – 21 gennaio 2016


http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2016/01/21/news/scuole-al-freddo-piu-controlli-lunedi-mattina-c-e-l-ispezione-1.12819984



Nautico, freddo in classe studenti fuori dalla scuola – 21 gennaio 2016


http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2016/01/21/news/nautico-freddo-in-classe-studenti-fuori-dalla-scuola-1.12820261



Termosifoni ko alla Busoni. Alunni gelati, genitori in rivolta – 21 gennaio 2016


http://www.lanazione.it/empoli/termosifoni-spenti-busoni-1.1662340



300 bambini a casa: riscaldamenti guasti – 21 gennaio 2016


http://www.tecnicadellascuola.it/item/17284-300-bambini-a-casa-riscaldamenti-guasti.html



Istituto d’arte al gelo, gli alunni protestano con coperte e tè caldo – 21 gennaio 2016


http://iltirreno.gelocal.it/massa/cronaca/2016/01/21/news/istituto-d-arte-al-gelo-gli-alunni-protestano-con-coperte-e-te-caldo-1.12817709



Riscaldamenti spenti, scuole al gelo: protestano studenti e genitori – 21 gennaio 2016


http://www.palermotoday.it/cronaca/scuole-senza-riscaldamento-freddo-2016.html



Freddo a scuola, i bambini pagano 3 euro per il riscaldamento. – 20 gennaio 2016


http://www.ragusanews.com/2016/01/20/attualita/freddo-a-scuola-i-bambini-pagano-3-euro-per-il-riscaldamento-replica/61406



Torre Annunziata, scuola Alfieri: bambini al freddo e senza bagni – 20 gennaio 2016


http://www.lostrillone.tv/torre-annunziata-scuola-alfieri-bambini-al-freddo-e-senza-bagni/6746.html



Tagliacozzo: alunni al freddo e al gelo – 19 gennaio 2016


http://www.rete8.it/cronaca/1234tagliacozzo-alunni-al-freddo-e-al-gelo/



‘Al Polo si sta meglio’. Scuole al freddo: la protesta corre sui post-it – 19 gennaio 2016


http://www.ragusah24.it/la-foto-del-giorno/al-polo-si-sta-meglio-scuole-al-freddo-la-protesta-corre-sui-post-it/



Cinque scuole al freddo a Grugliasco: chiuso un nido e una materna – 18 gennaio 2016


http://www.lastampa.it/2016/01/18/cronaca/cinque-scuole-al-freddo-a-grugliasco-chiuso-un-nido-e-una-materna-dtbIY33jU3QWcVisGEzyeO/pagina.html


Boccadifalco, scuole al freddo: i bambini fanno lezione al gelo – 17 gennaio 2016


http://www.palermotoday.it/cronaca/boccadifalco-scuola-senza-riscaldamento.html



Striscioni provocatori contro il governo: “Freddo e gelo, ecco la buona scuola di Renzi” – 15 gennaio 2016


http://www.lecceprima.it/politica/striscioni-provocatori-contro-il-governo-freddo-e-gelo-ecco-la-buona-scuola-di-renzi.html



Scuola elementare via San Giacomo: non funziona il riscaldamento, alunni al freddo – 14 gennaio 2016


http://vigentino.milanotoday.it/scuola-via-san-giacomo-freddo-caldaia-rotta.html



Troppo freddo e gli studenti se ne vanno – 13 gennaio 2016


http://www.corriereromagna.it/news/imola/17147/Troppo-freddo-e-gli-studenti-se.html



Tutti gli articoli che riguardano ‘Freddo Nelle Scuole’ ordinati dal più recente al più … Gelo nelle scuole lecces – 19 dicembre 2015


http://www.leccenews24.it/tag/freddo-nelle-scuole/



Scuola : Bambini al freddo e al gelo, monta la protesta – 10 dicembre 2015


http://www.ildispariquotidiano.it/it/scuola-bambini-al-freddo-e-al-gelo-monta-la-protesta/#.VqM43vnhDIU



Somma. L’ “E. Majorana” al freddo e al gelo, scatta la protesta. Il preside: “Scuola inagibile” – 2 dicembre 2015


http://ilmediano.com/somma-l-e-majorana-al-freddo-e-al-gelo-scatta-la-protesta-il-preside-scuola-inagibile/

I narcodollari del Chapo erano riciclati in Svizzera

Il faccendiere Renaldo Negele faceva arrivare i soldi a Zurigo dove li cambiava in franchi con una commissione del 25%: una volta "ripuliti" i proventi ripuliti finivano in Liechtenstein

IL COSTITUZIONALISTA: “NON È UN PLEBISCITO SU RENZI. IN GIOCO C’È LA DEMOCRAZIA”

di Silvia Truzzi
tempi: “L’11 gennaio le riforme saranno votate dalla Camera, ragionevolmente si andrà a stretto giro al Senato. Immaginiamo il referendum a ottobre 2016”. E i modi: “Se perdo il referendum costituzionale considero fallita la mia esperienza in politica”. Nella conferenza stampa di fine anno, Matteo Renzi ha dettato le condizioni. Più della sicumera, a preoccupare è la volontà di legare il proprio destino al cambiamento della Carta: se il referendum diventa un plebiscito a favore o contro il premier, il contenuto delle riforme passerà in secondo piano. Per questo il comitato dei No alla riforma è già in piena attività: lunedì ci sarà un primo confronto, nella sala della Regina alla Camera dei Deputati, proprio mentre a Montecitorio i deputati voteranno il ddl Boschi: tra i relatori ci sarà anche Gaetano Azzariti, ordinario di Diritto costituzionale alla Sapienza.
Professore, quali sono i rischi della personalizzazione del Referendum?
Renzi ha ragione: il referendum costituzionale è più importante delle amministrative. Sbaglia però, per egocentrismo, pensando che la rilevanza della sfida sia legata alla sua persona. La posta in gioco è ben più importante, concerne la qualità del nostro sistema democratico. Con questo referendum si deve stabilire se si deve porre il suggello ad un ventennio di regresso o se è possibile immaginare una ripartenza per una riqualificazione della democrazia. Il pericolo che vedo è che il dibattito pubblico non sia incentrato sul contenuto delle riforme, bensì solo sulla figura del presidente del Consiglio.
Per come l’ha messa il premier sembra che il referendum sia una gentile concessione. O una regalia.
I miei studenti vengono bocciati su questa domanda: basta leggere l’articolo 138. C’è scritto che in seconda votazione è necessaria la maggioranza dei due terzi. Tutto si può immaginare salvo che questa maggioranza qualificata venga raggiunta. Quindi il referendum potrà essere richiesto da quei soggetti elencati nell’articolo richiamato: tra questi non figura il governo.
I sostenitori del ddl Boschi puntano sui futuri risparmi del Senato dimezzato.
Vogliamo risparmiare? Chiudiamo il Parlamento. Vuol mettere il risparmio? Battute a parte, l’argomento è poco nobile. Per tagliare le spese basterebbe una diminuzione del numero dei nostri rappresentanti e degli emolumenti che percepiscono. Mille parlamentari sono troppi, ridurre però solo il numero dei senatori è un sintomo di falsa coscienza.
Cosa vi proponete di fare con i Comitati del No?
Bisogna in tutti i modi evitare di farsi trascinare nella rissa mediatica a base di slogan per concentrarsi sulle effettive ragioni di contrasto. Il primo punto riguarda la crisi della rappresentanza: la riforma e la nuova legge elettorale cercano di definire una democrazia senza popolo. Questa tendenza va contrastata proponendo un rilancio della rappresentanza politica: senza popolo non si governa democraticamente. L’altro elemento di crisi riguarda il sistema parlamentare. Il dibattito di questa riforma è stato dominato dalle tecnicalità del bicameralismo perfetto, perdendo di vista la crisi in cui versa il Parlamento. Io credo che sarebbe necessario riformare le istituzioni per dare più potere al Parlamento e meno al governo: l’opposto di quanto la maggioranza sostiene ora. I veri conservatori sono coloro che sono al governo: la riforma Boschi è in stretta linea di continuità con il ventennio precedente, caratterizzato dalla conservazione.
Avete parlato di nuovo di “torsione autoritaria”.
Mi stupisce la finta ingenuità della politica: negli studi di Diritto costituzionale se ne parla da vent’anni. Bisogna chiedersi se Italicum e ddl Boschi favoriscono o contrastano la tendenza verso la verticalizzazione del potere. Mi pare evidente che la risposta è affermativa.
Può chiarire la questione del referendum con funzione oppositiva?
L’articolo 138 prevede che possano fare domanda di referendum “un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali”. È uno strumento pensato per le minoranze che si vogliano opporre alla decisione del Parlamento. Il referendum del 2006 contro la riforma del centrodestra ne è un esempio: il corpo elettorale ha cancellato la decisione assunta dal Parlamento. Nel 2001 fu invece la maggioranza di centro sinistra a chiedere un’inutile conferma della riforma del Titolo V, snaturando la natura del referendum che da oppositivo si è fatto plebiscitario. Mi pare che Renzi abbia intenzione di riproporre questa formula: ma il referendum o è oppositivo o non è.
il Fatto Quotidiano, 6 gennaio 2016