Il faccendiere Renaldo Negele faceva arrivare i soldi a Zurigo dove li cambiava in franchi con una commissione del 25%: una volta "ripuliti" i proventi ripuliti finivano in Liechtenstein
di FRANCO ZANTONELLILUGANO - Montagne di narcodollari da cambiare in franchi svizzeri, per poi depositarli in una banca di Vaduz, nel Liechtenstein. Per il Dipartimento della Giustizia statunitense avevano preso anche quella via i giganteschi proventi del cartello messicano di Sinaloa e del suo boss, El Chapo, di recente tornato dietro le sbarre, complici i begli occhi della starlette Kate del Castillo e un'intervista dell'attore Sean Penn.Il contatto elvetico degli uomini di El Chapo, secondo gli americani, era il 50enne Renaldo Negele che si presentava pomposamente come Ceo della Swissloans Financial Services Ag, una società finanziaria con sede nel villaggio di Quarten, nel Canton San Gallo. Un luogo suggestivo, adagiato sul lago di Walenstadt, meta di escursioni turistiche soprattutto in estate. Il fatto è che la Swissloans Financial Services Ag, come hanno potuto accertare due giornali elvetici, Handelszeitung e Le Temps, altro non é se non "una società bucalettere, la cui sede é oggi un appartamento vuoto che dà su un’officina in cui si riparano auto".
Il titolare della quale era il socio di Negele, nella società finanziaria. "Ci conosciamo sin da ragazzi, mi ha coinvolto in quell’affare, adesso spero di non rivederlo mai più", risponde quasi terrorizzato, una volta appreso con chi intratteneva rapporti l'amico d'infanzia. A quanto pare l'intuizione di potere diventare ricco, riciclando i soldi della droga, Negele la ebbe nel 2013. Allora effettuò diversi viaggi in California, in particolare a Los Angeles, dove entrò in contatto con "Oncle Bill", al secolo Tu Chau Lu, uomo d’affari di origine vietnamita il quale, tramite una modesta banca dal nome altisonante, la Saigon National Bank, era il riciclatore di riferimento del cartello di Sinaloa.
Grazie ad "Oncle Bill", convinto di trovarsi di fronte ad un abile faccendiere svizzero, Negele organizzò una decina di trasferimenti di narcodollari all’aeroporto di Zurigo. L’impegno era di cambiarli in franchi, trattenendo per sé una commissione del 25 per cento. I franchi sarebbero poi stati depositati su di un conto della Bank Frick& Co, nel Principato del Liechtenstein. "Dopo attente verifiche - ha replicato l’istituto - escludiamo di avere mai intrattenuto relazioni d’affari con il signor Rinando Negele".
Non è neppure escluso, e questa è un'altra pista che pare gli inquirenti stiano seguendo, che con i soldi dei narcos messicani il faccendiere svizzero abbia finanziato un traffico d’armi dalla Nigeria. L’unica cosa certa è che, dal 10 dicembre, gli americani lo ricercano, con le accuse di riciclaggio e di associazione criminale. E che, da allora, Renaldo Negele, terrorizzato dalla prospettiva di una lunga condanna detentiva, negli Stati Uniti, è letteralmente sparito dalla circolazione. O magari teme la vendetta del Chapo, furioso per essersi fidato di uno spregiudicato millantatore.