Da Il Fatto Quotidiano:
"La domanda completa, che sembra sia stata posta dal nostro presidente del Consiglio, è piuttosto una domanda retorica oltre che spaventosamente primitiva:
perché dovremmo pagare uno scienziato quando facciamo le migliori scarpe del mondo? Per quanto questa domanda suoni insensata ed invero piuttosto gretta, pare che ci si debba fare i conti oggi in Italia in quanto sembra essere un pensiero comune di tanti. Infatti, è indubbio che vi sia un problema culturale in Italia, che porta a vedere la ricerca come un lusso inutile ed è proprio da questa sciagurata domanda che bisogna partire per un rinnovamento del sistema dell’università e della ricerca.
Per rispondere, potrei citare Feynman (uno dei più grandi fisici del 900) quando dice che “Tra molto tempo – per esempio tra diecimila anni – non c’è dubbio che la scoperta delle equazioni di Maxwell [ndr, che descrivono le onde elettromagnetiche] sarà giudicato l’evento più significativo del XIX secolo. La guerra civile americana apparirà insignificante e provinciale se paragonata a questo importante evento scientifico avvenuto nel medesimo decennio (Lectures on Physics, vol. II) ” .
Ma non c’è solo un motivo culturale, quello che bisogna ricordare è che la ricerca, quella fondamentale, ha anche un’importanza economica e sociale. Per rispondere a questa domanda vorrei dunque riportare alcuni brani di un articolo di Sheldon Glashow, Premio Nobel per la fisica 1979, presentato a Parigi alcuni anni fa (ringrazio il Prof. Guido Martinelli per avermelo dato, è tanto efficace quanto introvabile):
“Molti politici, ma anche molti rappresentanti dell’industria e del mondo accademico, sono convinti che la società dovrebbe investire esclusivamente in ricerche che abbiano buone probabilità di generare benefici diretti e specifici, nella forma di creazione di ricchezza e di miglioramenti della qualità della vita. In particolare essi ritengono che le ricerche nella Fisica delle Alte Energie e dell’Astrofisica siano lussi inutili e dispendiosi, che queste discipline consumino risorse piuttosto che promuovere crescita economica e benessere per l’uomo. Per esempio, fatemi citare una recente lettera all’Economist: ‘I fisici che lavorano nella ricerca fondamentale si sentirebbero vessati se dovessero indicare qualcosa d’utile che possa derivare dalle loro elaborazioni teoriche … E’ molto più importante incoraggiare i nostri ‘migliori cervelli’ a risolvere problemi reali e lasciare la teologia ai professionisti della religione’. Io credo invece che queste persone si sbaglino completamente, e che la politica che essi invocano è molto poco saggia e controproducente.
Se Faraday, Roentgen e Hertz si fossero concentrati sui ‘problemi reali’ dei loro tempi, non avremmo mai sviluppato i motori elettrici, i raggi X e la radio. E’ vero che i fisici che lavorano nella ricerca fondamentale si occupano di fenomeni ‘esotici’ che non sono in se stessi particolarmente utili. E’ anche vero che questo tipo di ricerca è costoso. Ciò nonostante, io sostengo che il loro lavoro continua ad avere un enorme impatto sulla nostra vita. In verità, la ricerca delle conoscenze fondamentali, guidata dalla curiosità umana, è altrettanto importante che la ricerca di soluzioni a specifici problemi pratici. Dieci esempi dovrebbero essere sufficienti per provare questo punto.”
In breve i dieci esempi sono: il world-wide-web sviluppato all’interno delle ricerche della fisica delle alte energie, i computer, la crittografia moderna (alla base delle transizioni finanziarie a distanza), i sistemi di posizionamento globale GPS, la terapia con i fasci di particelle (per curare ad esempio il tumore al seno, l’AIDS, ecc.), il medical imaging (risonanza magnetica nucleare, tomografia ad emissione di positroni, ecc.) la superconduttività (generazione, trasporto ed immagazzinamento di energia elettrica), i radioisotopi (di nuovo applicazioni nel campo della fisica medica, ma anche in archeologia, geologia, ecc.), le sorgenti di luce di sincrotrone (scienza dei materiali, scienze della terra, ecc.), le sorgenti di neutroni (scienze di base ed ingegneria).
Il Prof. Glashow conclude dunque che“Ho descritto come le discipline scientifiche fondamentali ed apparentemente inutili abbiano contribuito enormemente alla crescita economica ed al benessere dell’uomo. Molto tempo fa ci si mise in guardia che la pressione per ottenere risultati immediati avrebbe distrutto la ricerca pura, a meno di perseguire delle politiche consapevoli per evitare che questo accada. Questo avvertimento è ancora più pertinente al giorno d’oggi. Tuttavia il perseguimento della fisica delle particelle e dell’astrofisica non è motivato dalla loro potenziale importanza economica, non importa quanto grande questa possa essere. Noi studiamo queste discipline perché crediamo che sia nostro dovere capire quanto meglio possibile il mondo in cui siamo nati. La Scienza fornisce la possibilità di comprendere razionalmente il nostro ruolo nell’Universo e può rimpiazzare le superstizioni che tanti distruzioni hanno prodotto nel passato. In conclusione, dovremmo notare che il grande successo dello spirito di iniziativa degli scienziati di tutto il mondo dovrebbe servire da modello per una più ampia collaborazione internazionale. Speriamo che la scienza e gli scienziati ci conducano verso un secolo più giusto e meno violento di quello che lo ha preceduto. ”
A margine di queste considerazioni il Prof. Glashow mette in risalto altri due punti importanti:
“Ma ci sono molte altre ragioni per le quali i governi dovrebbero continuare a finanziare ricerche apparentemente inutili e non indirizzate a scopi pratici:
Qui adatto una considerazione di Sir Chris Llewellyn-Smith, ex-direttore del CERN . Se la ricerca guidata dalla curiosità scientifica è economicamente importante, perché dovrebbe essere finanziata da fondi pubblici piuttosto che privati? La ragione è che ci sono delle scienze che portano benefici di carattere generale, piuttosto che vantaggi specifici a prodotti individuali. L’eventuale ritorno economico di queste ricerche non può essere ascritto ad una singola impresa o imprenditore. Questa è la ragione per la quale la ricerca pura è finanziata dai governi senza tener conto dell’immediato interesse commerciale dei risultati. Il finanziamento governativo della ricerca di base, non indirizzata a finalità immediate, deve continuare se si vogliono ottenere ulteriori progressi.
I fisici delle particelle e coloro che si occupano di cosmologia spendono molti anni sviluppando competenze tecniche o metodi per risolvere problemi che possono (e spesso sono) reindirizzati verso scopi più pratici. Molte delle industrie della Silicon Valley e dell’area di Boston sono state create da fisici, informatici e ingegneri degli acceleratori di particelle che devono le loro capacità all’esperienza conseguita nei laboratori di fisica delle alte energie.”
Che poi la discussione in Italia, sia ridotta al livello di confrontare la scienza con la fabbricazione di scarpe dà un’idea dell’imbarbarimento di chi dovrebbe, in un modo o nell’altro, guidare il paese."
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/20/perche-dovremmo-pagare-uno-scienziato/72702/
ed ecco il commento di Stilinga alla domanda retorica del Premier Berlusconi:
"Caro Berlusconi,
in Italia FACEVAMO le più belle scarpe, siamo stati superati, ormai da un bel pezzo, strano, non se n’è accorto? anche da chi non le sapeva fare (Asia e Sud America) che però con grossi investimenti economici e di ricerca, hanno acquistato, e purtroppo tocca dirlo, dall’Italia, i macchinari tecnologicamente più avanzati e ora le scarpe più belle le fanno loro! Anche perchè assieme a questi macchinari, le aziende italiane hanno esportato fior di tecnici calzaturieri e ora gli addetti ai lavori nostrani non riescono a distinguere un paio di scarpe cinesi, brasiliane, etc. da quelle italiane!
E la ricerca nel nostro martoriato Paese serve e pure moltissimo, altrimenti quei distretti calzaturieri italiani che si sono svuotati e languono ma ancora provano a resistere nonostante tutto, come, Presidente Berlusconi, pensa che possano innovare? Non solo non capisce nulla di economia, ma non è immerso nella realtà!
Si svegli!"
Per approfondire sulla vendita di macchinari calzaturieri all'estero, da
trendcalzaturiero:
"Più 65% l’export italiano di macchine utensili per calzaturifici
Vento di poppa per l’export nazionale di macchine utensili per la fabbricazione di calzature. Nel primo semestre 2010 il fatturato oltre confine ha fatto segnare una crescita del 65%, spingendosi a quota 41 milioni e mezzo di euro. Quasi quadruplicato il giro d’affari in India, che resta il primo sbocco commerciale, con crescita a tre cifre anche in Turchia e ottimi sviluppi in Tunisia e Romania.
Aumenti si segnalano inoltre in Spagna, Brasile e Messico, mentre è apparsa decisamente più modesta la performance sul mercato cinese dove il fatturato è cresciuto di soli 2 punti percentuali.
Export italiano di macchine e apprecchi per la fabbricazione di calzature
(euro - dati riferiti al I semestre)
2009 2010 Var. %
Mondo 25.052.931 41.477.954 65,6%
Ue-27 8.375.906 9.817.656 17,2%
Extra Ue 16.677.025 31.660.298 89,8%
India 2.522.190 9.573.017 279,6%
Turchia 511.025 2.270.159 344,2%
Tunisia 1.561.450 2.248.010 44,0%
Romania 1.381.520 2.012.598 45,7%
Spagna 752.285 1.940.990 158,0%
Brasile 1.008.734 1.448.517 43,6%
Messico 362.478 1.303.680 259,7%
Cina 1.211.320 1.237.727 2,2%
Albania 494.179 1.127.375 128,1%
Francia 1.001.482 1.087.286 8,6%
Germania 1.380.013 1.038.098 -24,8%
Venezuela 251.182 983.230 291,4%
Russia 606.758 863.176 42,3%
Hong Kong 1.691.302 847.134 -49,9%
Bangladesh 618.483 828.882 34,0%
Portogallo 1.236.966 772.105 -37,6%
Ceca, Repubblica 294.690 650.558 120,8%
Polonia 736.719 630.447 -14,4%
Ucraina 94.047 588.314 525,6%
Fonte: Elaborazioni Trend Calzaturiero su dati Istat
Per approfondire la crisi del settore calzaturiero, ecco un post interessante, da Trendcalzaturiero:
"Calzaturiero, freno tirato per produzione e fatturato nel 2009
Un calo della produzione, in termini fisici, valutato attorno al 16% rispetto al 2008. Associato a un
ridimensionamento del fatturato, ai prezzi “ex fabrica”, del 15%, che incorpora un meno 11% sul mercato domestico e una flessione ancora più robusta, nell’ordine del 16,5%, oltre confine.
Sono le stime elaborate da Trend Calzaturiero sugli sviluppi congiunturali del 2009 riferiti al sistema calzaturiero italiano.
Un comparto tradizionalmente pro ciclico costituito in Italia da una solida realtà di matrice industriale e artigianale, che negli ultimi dodici mesi ha subito gli effetti del forte deterioramento del contesto macro di riferimento, manifestando comunque una migliore tenuta, in termini relativi, rispetto all’intero settore manifatturiero.
Le risultanze positive dei principali indicatori anticipatori emersi dalle indagini sul clima di fiducia non sembrano ancora concretizzarsi in una ripresa, se non graduale, dell’attività produttiva con il rischio di
dilatare i tempi di recupero anche per il settore calzaturiero, in termini di potenziale riaggancio dei livelli pre crisi.
Le proiezioni per il 2010 - rileva Trend Calzaturiero - delineano il protrarsi della fragilità del quadro economico di riferimento, seppure in previsione di una ripresa dei livelli di produzione e soprattutto degli scambi internazionali. Sviluppi che, per il sistema calzaturiero, assumono una maggiore rilevanza, data la forte propensione all’export, avvalorando la tesi, più incoraggiante, di una migliore capacità di reazione alla crisi.
Le evidenze statistiche, ancora incomplete, portano a stimare in un meno 2,5% la flessione finale delle vendite retail dell’intero segmento dell’area pelle sul mercato domestico. Con una riduzione leggermente più accentuata in termini di volumi, a fronte di un aumento dei prezzi al consumo che nel caso delle calzature è quantificabile, nel 2009, nell’intorno dell’1%. Leggermente positiva anche la dinamica dei prezzi alla produzione industriale, con le previsioni di Trend Calzaturiero che attestano la crescita del 2009 in un frazionale più 0,7%. Sugli sviluppi dei consumi interni è prevedibile un proseguimento della stagnazione nel corso del 2010, considerando una probabile accentuazione dei risvolti negativi della crisi sul versante occupazionale.
Quanto all’export, in valore le vendite all’estero dovrebbero sperimentare un meno 16% abbondante, incorporando in aggiunta a un calo fisico delle spedizioni, una flessione dei prezzi oltre confine misurata attorno all’1%. Sul fronte delle importazioni è atteso un meno 1,5% in valore, con i prezzi delle scarpe importate, in prevalenza di marca cinese e vietnamita, rincarati mediamente del 12%, anche per effetto dei dazi antidumping, prorogati nella Ue per altri 15 mesi. In forte deterioramento i conti con l’estero del settore con il saldo, strutturalmente in attivo, che ha accumulato in tre trimestri una riduzione del 30%.
Nel 2009 le imprese del segmento pelli e calzature hanno aumentato di oltre tre volte il ricorso alla cassa integrazione guadagni, in termini di ore autorizzate dall’Inps. Più marcato in fenomeno nelle regioni del Sud, dove gli esiti congiunturali - conclude la nota - mostrano nella dimensione statistica degli sviluppi occupazionali elementi di maggiore criticità rispetto al resto d’Italia."