Inps salvato dai precari senza pensione, e che c***o!




Da: http://ilmanifesto.it/linps-salvato-dai-precari-senza-pensione/


Dopo l’Ocse anche la Corte dei Conti denun­cia l’iniquità del Wel­fare ita­liano.

A ripia­nare le ingenti per­dite dell’Istituto nazio­nale della pre­vi­denza sociale (Inps)

sono le lavo­ra­trici e i lavo­ra­tori «para­su­bor­di­nati», le par­tite Iva, tutti coloro che sono impie­gati a tempo e in maniera inter­mit­tente.

Que­sta è una delle prin­ci­pali con­clu­sioni dell’esame del bilan­cio 2012 dell’Inps con­te­nuto nel report reso noto ieri dalla magi­stra­tura con­ta­bile. Per con­te­nere la gra­vosa per­dita cau­sata dall’incorporazione dell’Enpals e dell’Inpdap, l’Inps si avvale del «mas­sic­cio saldo posi­tivo di eser­ci­zio dei “para­su­bor­di­nati” e quello delle pre­sta­zioni tem­po­ra­nee, i cui netti patri­mo­niali con­sen­tono ancora la coper­tura di quelli nega­tivi delle altre prin­ci­pali gestioni e il man­te­ni­mento di un attivo nel bilan­cio gene­rale, espo­sto peral­tro ad un rapido azze­ra­mento». In altre parole, per la Corte dei conti, in un con­te­sto come quello ita­liano in cui i pen­sio­nati con­ti­nue­ranno a cre­scere, anche il capi­tale garan­tito dai lavo­ra­tori auto­nomi e dai pre­cari non basterà a «ripia­nare lo squi­li­brio» tra le gestioni in defi­cit. La con­se­guenza sarà «la dila­ta­zione dei saldi nega­tivi e dell’indebitamento, aggra­vati dal fondo dei dipen­denti pub­blici, in pro­gres­sivo e cre­scente dissesto».


La Corte avverte inol­tre che i lavo­ra­tori indi­pen­denti (appunto: pre­cari, par­tite Iva, inter­mit­tenti) saranno pena­liz­zati mag­gior­mente dal metodo con­tri­bu­tivo. Il loro trat­ta­mento pen­sio­ni­stico, sem­pre che rie­scano a tota­liz­zarlo, rischia di essere molto lon­tano da quello riser­vato a chi è andato, o andrà, in pen­sione con il metodo retri­bu­tivo. La Corte chiede «un costante moni­to­rag­gio degli effetti delle riforme del lavoro e della pre­vi­denza sulla spesa pen­sio­ni­stica e una cre­scente atten­zione al pro­filo di ade­gua­tezza delle pre­sta­zioni col­le­gate al metodo con­tri­bu­tivo e degli ecces­sivi divari nei trat­ta­menti con­nessi a quello retri­bu­tivo, uni­ta­mente all’urgenza di rilan­ciare la pre­vi­denza com­ple­men­tare». Una tesi molto simile a quella soste­nuta dall’Ocse. Resta tut­ta­via il mistero su come i lavo­ra­tori indi­pen­denti, ad esem­pio le par­tite Iva che ver­sano i con­tri­buti nella gestione sepa­rata dell’Inps con un red­dito medio men­sile pari a 753 euro pos­sano finan­ziarsi un fondo pri­vato. Per loro si pre­para un futuro senza pen­sione. L’Inps, con­clude la Corte, ha biso­gno di «indi­la­zio­na­bili misure di risanamento».