Lavoro 2012: abolizione art. 18 e nuovo schiavismo

In Italia il lavoro manca, sono circa 35 anni che Stilinga se lo sente ripetere, non solo per tutto questo tempo codesto motivetto è stato ripetuto a cantilena, ma anche è diventato la base per promuovere il lavoro nero, il lavoro precario, quello non tutelato, etc. etc..

Ora, Elsa Fornero deve (le è stato imposto dai burocrati europei) eliminare e/o modificare l'art. 18.
E lo fa giustificando tale azione in nome della crescita italiana.

Cioè: il lavoro non c'è e allora per farlo ripartire, si tagliano le tutele? e non ci si pone la seguente semplice domanda: come mai il lavoro in Italia latita? e come mai latita pure in Europa (almeno in quella meridionale)?

La risposta è altrettanto ovvia: il lavoro non latita, nè in Italia nè in Europa, latita la voglia di pagare contributi, stipendi degni di questo nome, tasse, etc. anche perchè oggi i capitalisti senza cuore e senza senno auspicano di attuare il metodo cinese in Europa: lo schiavismo.

Allora i capi Europei invece di riportare tutti i loro concittadini indietro di secoli, in nome della falsa produttività, farebbero bene ad associarsi tra loro per fare pressioni su chi invece ha distrutto il nostro mercato: i capitalisti sfruttatori e gli speculatori di borsa che vogliono tagliare welfare, diritti e prospettive in nome del loro profitto. A breve, medio e lungo termine questa ideologia pazza porta alla rivolta e poi alla rivoluzione.

Ne saranno consci costoro? o è meglio buttare il tutto in "caciara" e ci si culla sull'art.18? è questo articolo la causa della recessione? davvero? Ma alzare i dazi ai prodotti extraeuropei? e lottare contro lo sfruttamento dei popoli? e fare pagare in solido chi ha martoriato le finanze di paesi come la Grecia? no?

Merkel e Sarkozy stanno uccidendo la Grecia!

 Spese militari. Il bilancio della Difesa ellenico a livelli record


Fregate, sottomarini e caccia. Quelle pressioni di Merkel e Sarkò per ottenere commesse militari



I greci sono alla fame, ma hanno gli arsenali bellici pieni. E continuano a comprare armi.

Quest' anno bruceranno il tre per cento del Pil (prodotto interno lordo) in spese militari.
Solo gli Stati Uniti, in proporzione, si possono permettere tanto.
Ma cosa spinge Atene a sperperare montagne di soldi? La paura dei turchi?
No, è l' ingordigia della Merkel e di Sarkozy.

I due leader europei mettono da mesi il governo greco con le spalle al muro: se volete gli aiuti, se volete rimanere nell' euro, dovete comprare i nostri carri armati e le nostre belle navi da guerra.

Le pressioni di Berlino sul governo di Atene per vendere armi sono state denunciate nei giorni scorsi da una stampa tedesca allibita per il cinismo della Merkel, che impone tagli e sacrifici ai cittadini ellenici e poi pretende di favorire l' industria bellica della Germania.

Fino al 2009 i rapporti fra Atene e Berlino andavano a gonfie vele, il governo greco era presieduto da Kostas Karamanlis (centrodestra), grande amico della Merkel. Gli anni di Karamanlis sono stati una vera manna per la Germania. «In quel periodo - ha calcolato una rivista specializzata - i produttori di armi tedeschi hanno guadagnato una fortuna».

Una delle commesse di Atene riguardò 170 panzer Leopard, costati 1,7 miliardi di euro, e 223 cannoni dismessi dalla Bundeswehr, la Difesa tedesca.

Nel 2008 i capi della Nato osservavano meravigliati le pazze spese in armamenti che facevano balzare la Grecia al quinto posto nel mondo come nazione importatrice di strumenti bellici.

Prima di concludere il suo mandato di premier, Karamanlis fece un ultimo regalo ai tedeschi, ordinò 4 sottomarini prodotti dalla ThyssenKrupp.

Il successore, George Papandreou, socialista, si è sempre rifiutato di farseli consegnare. Voleva risparmiare una spesa mostruosa. Ma Berlino insisteva. Allora il leader greco ha trovato una scusa per dire no. Ha fatto svolgere una perizia tecnica dai suoi ufficiali della Marina, i quali hanno sentenziato che quei sottomarini non reggono il mare.

Ma la verità, ha tuonato il vice di Papandreou, Teodor Pangalos, è che «ci vogliono imporre altre armi, ma noi non ne abbiamo bisogno».

Gli ha dato ragione il ministro turco Egemen Bagis che, in un' intervista allo Herald Tribune , ha detto chiaro e tondo: «I sottomarini della Germania e della Francia non servono né ad Atene né ad Ankara».

Tuttavia, Papandreou, alla disperata ricerca di fondi internazionali, non ha potuto dire di no a tutto.

L' estate scorsa il Wall Street Journal rivelava che Berlino e Parigi avevano preteso l' acquisto di armamenti come condizione per approvare il piano di salvataggio della Grecia.

E così il leader di Atene si è dovuto piegare. A marzo scorso dalla Germania ha ottenuto uno sconto, invece dei 4 sottomarini ne ha acquistati 2 al prezzo di 1,3 miliardi di euro.

Ha dovuto prendere anche 223 carri armati Leopard II per 403 milioni di euro, arricchendo l' industria tedesca a spese dei poveri greci.

Un guadagno immorale, secondo il leader dei Verdi tedeschi Daniel Cohn-Bendit.

Papandreou ha dovuto pagare pegno anche a Sarkozy.

Durante una visita a Parigi nel maggio scorso ha firmato un accordo per la fornitura di 6 fregate e 15 elicotteri. Costo: 4 miliardi di euro. Più motovedette per 400 milioni di euro.

Alla fine la Merkel è riuscita a liberarsi di Papandreou, sostituito dal più docile Papademos.

E i programmi militari ripartono: si progetta di acquisire 60 caccia intercettori. I budget sono subito lievitati.

Per il 2012 la Grecia prevede una spesa militare superiore ai 7 miliardi di euro, il 18,2 per cento in più rispetto al 2011, il tre per cento del Pil. L' Italia è ferma a meno dello 0,9 per cento del Pil.

Siccome i pagamenti sono diluiti negli anni, se la Grecia fallisce, addio soldi.

Ma un portavoce della Merkel è sicuro che «il governo Papademos rispetterà gli impegni».

Chissà se li rispetterà anche il Portogallo, altro Paese con l' acqua alla gola e al quale Germania e Francia stanno imponendo la stessa ricetta: acquisto di armi in cambio di aiuti.

I produttori di armamenti hanno bisogno del forte sostegno dei governi dei propri Paesi per vendere la loro merce. E i governi fanno pressione sui possibili acquirenti. Così nel mondo le spese militari crescono paurosamente: nel 2011 hanno raggiunto i 1800 miliardi di dollari, il 50 per cento in più rispetto al 2001.

7Miliardi di euro: la spesa militare della Grecia prevista per il 2012, il 18,2% in più rispetto al 2011


di Nese Marco 

da http://archiviostorico.corriere.it/2012/febbraio/13/Fregate_sottomarini_caccia_Quelle_pressioni_co_8_120213025.shtml

Whitney Houston and the Grammy awards Event

R.I.P. WHITNEY HOUSTON!

Stilinga believes that since Whitney Houston, a great voice, a great actress too and a sophisticated lady of the music world, died the day before the event of the Grammy Awards, it would have been more appropriate not to make the event at all.

It was horrible to see Whitney Houston's former fans and now turned into music stars themselves make her the tribute she reallly deserved and shedding warm and true beloved tears for the loss of such an artist and human being.

Stilinga saw cynism in such a fact: would these music stars remember and understand the moment they lived at the Grammy Awards?

A star of their world died and the music business machine was just fine and playing the old, ruined song of "business is business". 

These music stars are just like Whiteny Houston: a piece in the game, a little brick in the wall, a not lasting hero in the music business fairy tale.

Today you are the brightest star, the number one, and tomorrow you are past, gone and no one will really understand what it is all about: business against lives.

Tollerating all the media pressure, putting all your efforts, all your life in the job, fighting against all the competitors, reaching all the hits, remaining on top of the charts, but for what?

Your life is considered important as long as it is economically useful for the music Ceos and managers.
But you are the most precious person to yourself and after the show ends, you are always there, on the personal stage of your life.

And as human beings once a person dies it is not good at all to have such ceremonies the day after the loss, nor to sing in tears and then to receive awards.

Something is wrong and sick in such things.

Business is business, but life, birth and death, is more important.

Italians wish Chinese people will make the revolution in China for their rights

Italians wish Chinese people will make the revolution in their country for their rights.

It is normal and really necessary that exploited workers, who have no rights, who work for more than 12 hours a day, 6 days a week, how live in barraks of the factories, who live for working and are paid nothing, stand up and make a big change: they will fight for their rights, for fair work, for quality of air, of water, of food and for becoming what they all are: human beings, not machines!

This revolution for sure will happen for the reality is not balanced in the world.

The so called globalization  actually turned to be a Chinese-zation of the world: less rights, less wages, no welfare state, no respect of any rules.

Do we want the world to be made of a group of happy and rich fews surrouned by billions of poor persons? Capitalism and mass consuption will immediately end.

So Chinese make this normal event a reality asap!

Roma, la notte fredda dei clochard

Monti ed il Bilderberg Club

Monti e gli italiani nei "salotti buoni" del mondo
Il premier è uno dei pochi ammessi in questi circoli esclusivi, ha lasciato la carica quando è stato nominato senatore.

di Marco Dolcetta, da il Fatto Quotidiano del 29 gennaio 2012:

http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=1A0GC8

Ecco come si spiega la volontà di tirare una riga sul WELFARE STATE italiano ed europeo.

Ma se i capitalisti non capiscono che la disoccupazione e la mancanza di diritti, faticosamente acquisiti dai lavorati nel corso degli anni (mancanza che ora i professoroni d'economia vogliono proporre anche alla popolazione europea in nome dello spread impazzito e della crisi speculativa, mettendo in carestia popolazioni come quelle greche e portando quelle spagnole, portoghesi, italiane ed irlandesi all'emigrazione) distruggono il consumismo di massa e i mercati reali dell'economia, allora stiamo assistendo davvero alla fine stessa del capitalismo.

L'Europa come mercato economico ha arricchito la Cina, fino a quando il Welfare State e il lavoro erano concetti e realtà diffuse nel suo seno.

Se questi due pilastri sociali ed economici sono distrutti, non c'è fabbrica del mondo che regga: la Cina potrà continuare a produrre di tutto ed in quantità elevate, ma gli europei non assorbiranno la loro mercanzia e questa rimarrà invenduta nei magazzini.

Piuttosto, sarebbe necessario che i concetti di Welfare State e di lavoro con diritti siano ampliamente incoraggiati e diffusi proprio nei paesi asiatici dove sono ancora chimere. E sarebbe il caso di rendere l'euro competitivo e l'Europa una e solidale, altrimenti a che serve?

Ad Aledanno può solo risponne ALBERTO SORDI - Te c'hanno mai mannato



IL SENSO DI ALEDANNO PER LA NEVE

Nevica a Roma, a febbraio 2012 e il Sindaco de 'sta città, Aledanno dice: "Romani! Spalate!"



Stilinga al sindaco Aledanno: te c'hanno mai mannato?


Ma vedi de annà a...