Allarme Confcommercio: "In Italia la pressione fiscale record, 53,2% del Pil". Le tasse uccidono la crescita.


 - L'Italia detiene il record della pressione fiscale effettiva. Secondo i calcoli dell'Ufficio studi di Confcommercio la pressione è pari al 53,2% del Pil, al netto dell'economia sommersa che è intorno al 17,3% del Pil. Si tratta di una percentuale che supera quella di tutti i maggiori paesi nel mondo. La pressione fiscale apparente è pari al 44,1% del Pil.

'LE TASSE UCCIDONO LA CRESCITA' -  È l'allarme lanciato da Confcommercio che ha condotto uno studio da cui emerge che a fronte di un auemento della pressione fiscale in Italia del 5% dal 2000 al 2013, il Pil procapite è sceso del 7%.
In Germania nello stesso periodo la pressione fiscale è diminuita del 6% mentre il Pil reale procapite è aumentato del 15%.
In Svezia, paese fuori dall'Ue ad esempio, la pressione fiscale nello stesso periodo è scesa del 14% e il Pil reale procapite è aumentato del 21%. "Per favore - ha detto il presidente Carlo Sangalli - abbandoniamo l'idea di nuove tasse e di ulteriori eventuali prelievi: le tasse sono oggi la mortificazione della crescita. Le performance del 2014 sono compromesse, non distruggiamo le basi per la ripresa del 2015". "L'Italia - ha evidenziato Sangalli - è ferma".

Dal 2008 al 2013 l'Italia ha perso in termini di Pil reale procapite l'11,6%. Peggio ha fatto solo la Grecia con un -23,2%.
La Germania ad esmpio nello stesso periodo ha visto crescere il Pil reale procapite di 4,4 punti percentuali. La Francia ha perso 2,3 punti.

GIU' LE STIME DI CRESCITA - Anche Confcommercio - dopo Confindustria e FMI - rivede le stime sul Pil del 2014 portando la crescita del Prodotto interno lordo a +0,3% rispetto al +0,5% di due mesi fa. Per i consumi la crescita stimata è dello 0,2% in aumento di un decimo di punto rispetto alla precedente previsione. Nella seconda parte dell'anno viene stimata una ripresa dei consumi per effetto del bonus Irpef con gli 80 euro.
Per il 2015 Confcommercio stima una crescita del Pil allo 0,9% con i consumi in ripresa dello 0,7%. Per qaunto riguarda gli investimenti, il Centro studi di Confcommercio stima una flessione dello 0,9% del Pil in ulteriore ribasso rispetto al -0,3% precedente con una ripresa dell'1,9% nel 2015.

MERCATO ITALIA. CONSUMI DELLE FAMIGLIE: ANCORA NESSUN SEGNO DI RIPRESA IN AVVIO 2014...

da: http://www.assocalzaturifici.it/anci/main.nsf/all/19294071979E507AC1257B8100442716?opendocument
MERCATO ITALIA


CONSUMI DELLE FAMIGLIE: ANCORA NESSUN SEGNO DI RIPRESA IN AVVIO 2014...

Ulteriore arretramento per gli acquisti di calzature in Italia, scesi nei primi 4 mesi 2014 – secondo i dati elaborati per Assocalzaturifici dal Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca – del 2,8% in quantità e del 5,4% in spesa, con prezzi medi in ribasso del 2,6%.


Unico (debole) recupero per gli acquisti di “sportive e sneakers”: +1,2% in quantità, a fronte però di un calo dell’1,8% in valore. Forti diminuzioni per il segmento “bambini/ragazzi” (-8,2% in volume e -13,2% in spesa) e per le scarpe per donna (-5,7% e -7,2%).
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... DOPO LA GELATA DEL 2013
Il 2013 è stato, per il mercato domestico, un anno di grande sofferenza: frenata dalla ristrettezza del reddito disponibile e dal clima di incertezza che ha fortemente condizionato gli acquisti rimandabili, la spesa delle famiglie per le calzature ha subìto una marcata contrazione (-5,8% sul 2012), scendendo a 6,9 miliardi di euro.
Analogo l’arretramento in termini di volume, dove si è accentuata l’erosione già in atto da un quinquennio.
Fonte: elaborazioni Assocalzaturifici su dati Sita Ricerca *


I 185,2 milioni di paia acquistati nel 2000 si sono ridotti, nel 2013, a 162,6 milioni, con un calo di ben il 12,2% rispetto ad allora. Depurando dall’inflazione intervenuta nel decennio, la flessione in valore tra 2000 e 2013 risulta superiore al 20%.


CONTINUA A SOFFRIRE IL DETTAGLIO TRADIZIONALE
L’analisi condotta da Assocalzaturifici sui dati Sita Ricerca mostra la forte difficoltà del dettaglio indipendente multimarca – sia negozi specializzati in calzature che negozi di abbigliamento trattanti calzature – che hanno evidenziato flessioni attorno al 15% in quantità e addirittura tra il 15% e il 20% a valore rispetto al 2012.
Confermano il trend di crescita gli acquisti online, con incrementi tendenziali attorno al 55%, che però rappresentano ancora solo il 3,6% sul totale spesa (erano il 2,2% nel 2012).
Fonte: SITA Ricerca, elaborazioni Assocalzaturifici


Nonostante il trend penalizzante, i negozi specializzati sono risultati nel 2013, assieme alle catene di negozi, il principale canale di vendita nazionale (con oltre 2 miliardi di euro, pari al 29% del totale spesa).




AUMENTA IL PESO DELLE SVENDITE SUL TOTALE
Già a consuntivo 2012 sconti/svendite/saldi avevano superato la metà delle vendite complessive, in seguito al notevole aumento delle promozioni durante tutto il corso dell’anno e non solo nel canonico periodo dei saldi; nel 2013 hanno rappresentato il 56,9% delle vendite totali annue in volume e il 52,5% in valore.
COLPITE TUTTE LE FASCE DI PREZZO
Se il 2012 aveva registrato, nonostante il trend asfittico generale degli acquisti, un incremento nelle fasce top oltre i 200 euro, lo stesso non può dirsi del 2013: le fasce prezzo superiori ai 200 euro al paio sono anzi risultate, percentualmente, le più colpite. E’ cresciuta, invece, la fascia prezzo medio-alta subito inferiore (quella da 150 a 200 euro/paio).
Ma, nonostante questo isolato segno positivo, l’andamento rimane sfavorevole con riferimento a tutte le quattro macro-classi prezzo analizzate.

Fonte: elaborazioni Assocalzaturifici su dati Sita Ricerca
L'ITALIA: UN MERCATO TUTT'ALTRO CHE TRASCURABILE
Sebbene la produzione Made in Italy resti fortemente orientata verso i mercati esteri (nel 2013 è stato esportato l’85% di quanto realizzato) il mercato nazionale rappresenta per le aziende italiane – con circa 30 milioni di paia ad esso destinate nel 2013 – il 3° mercato di sbocco più importante in volume, dopo Francia e Germania.
Fonte: SITA Ricerca, elaborazioni Assocalzaturifici
* Nota: in seguito alla riparametrazione dei tassi di copertura sui consumi è stata creata da Sita Ricerca una nuova serie di dati a partire dall’anno 2000.