A terra tutti gli F35 in USA ed in Italia li compriamo?????



A terra tutti gli F35: per il Pentagono sono a rischio dopo incidente


da: http://www.repubblica.it/esteri/2014/07/04/news/a_terra_tutti_gli_f35_per_il_pentagono_sono_a_rishio-90645630/?ref=HREA-1






E' un 4 luglio amaro per l'aviazione militare americana: la Marina e l'Aeronautica Usa hanno bloccato tutti i voli degli F35, l'avveniristico aereo militare multiruolo costruito dalla Lockheed Martin e orgoglio dell'industria americana. Non sono state ancora chiarite le cause dell'incidente a uno degli F35 in una base in Florida e per precauzione le autorità hanno deciso di sospendere tutti i voli. In un comunicato il Pentagono afferma che dopo le prime investigazioni si sono rese necessarie ulteriori ispezioni e indagini. Il 23 giugno durante il decollo erascoppiato un incendio a bordo di un F35 dopo aver perso alcuni pezzi sulla pista. L'incidente non ha provocato vittime.




Sospesa anche la trasvolata dell'Atlantico di alcuni esemplari dell'aereo che avrebbero dovuto partecipare nel Regno Unito al Farnborough International Airshow e al Royal International Air Tattoo, due importanti eventi per l'industria militare mondiale. Il Dipartimento alla Difesa ha comunicato di star ancora provvedendo ai preparativi, ma una decisione finale sarà presa solo all'inizio della settimana.




Non è il primo problema riscontrato sugli aerei del controverso programma americano. Secondo il Washington Post, si tratta del secondo problema in poche settimane allo stesso modello di F-35: a metà giugno, un pilota aveva riscontrato una perdita d'olio e l'Aeronautica aveva sospeso temporaneamente gli addestramenti per effettuare verifiche. L'Italia ha in programma di acquistare fino a 60 esemplari del modello A (a decollo orizzontale convenzionale) e 30 del modello B (a decollo verticale, per la portaerei Cavour).


Di recente il ministro della Difesa Pinotti ha ribadito che il programma di acquisto degli F-35 resta sospeso fino a quando non sara' messo a punto il Libro Bianco della Difesa. Per ora resta confermato solo l'ordine di sei velivoli per i quali è già stato perfezionato l'acquisto.
E noi in Italia li compriamo???? 
ma che siamo fessi????

La Germania paghi i debiti di guerra alla Grecia e all'Italia!

da:http://scenarieconomici.it/nel-1953-e-nel-1990-la-germania-venne-graziata-con-enormi-cancellazioni-di-debiti-dal-resto-deuropa/


Nel 1953 e nel 1990 la Germania venne “graziata” con enormi cancellazioni di debiti dal resto d’Europa.

Troppi mitizzano o pontificano la Germania, scordando completamente la Storia degli ultimi 150 anni, in cui la Germania e’ stata il maggior protagonista planetario in tema di aggressivita’ coi vicini, con 2 guerre costate decine di milioni di vittime, danni economici ed immateriali incalcolabili, ma anche di numerosi default.
Nonostante cio’ il resto del mondo ha riaccolto questo operoso (ma aggressivo) popolo nel circuito plantario, nelle istituzioni finanziarie, nelle alleanze internazionali, nell’Unione Europea; inoltre l’occidente ha anche graziato varie volte la Germania, dando loro aiuti economici e graziandoli dei debiti.
Cio’ aiuta a comprendere quanto l’atteggiamento tedesco recente della Germania sia fortemente scorretto col resto d’Europa (piena di difetti, per carita’): da una politica di “fotti il vicino” deflazionando i salari in regime Euro, dal ritiro massivo di capitali dai paesi periferici durante la crisi, mandando gli stessi all’aria, all’imposizione di politiche di austerity degli ultimi 3 anni, che sostanzialmente hanno distrutto l’Europa, ad un atteggiamento denigratorio verso i “fannulloni” del mediterraneo, fino ad un certo cinismo nella risoluzione in particolare della crisi greca. Il Popolo tedesco e’ un grande operoso popolo, ma la storia insegna che e’ una popolazione incapace di esercitare una leadership intelligente, fortemente aggressivo ed assolutamente non lungimirante nelle relazioni coi vicini, per cui e’ bene “rispettarli”, ma anche star loro alla larga.
Nel 1953 venne firmato un accordo sui debiti tedeschi decisamente magnanino per la Germania, e nel 1990 alla ricca Germania vennero cancellati ulteriori debiti (anche dalla Grecia e dall’Italia, e da nazioni povere) per consentire alla Germania di gestire la riunificazione senza rischiare il default. Sappiamo bene come la Germania ha restituito il favore.
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 Pubblichiamo questo articolo di Informare per Resistere.
La Germania, che fa tanto la moralizzatrice con gli altri Paesi europei, è andata in default due volte in un secolo e le sono stati condonati i debiti di due guerre mondiali per consentirle di riprendersi. Fra i Paesi che le hanno condonato i debiti, la Grecia, prima di tutto, che pure era molto povera, e l’Italia. 
Dopo la Grande Guerra, John Maynard Keynes sostenne che il conto salato chiesto dai Paesi vincitori agli sconfitti avrebbe reso impossibile alla Germania di avviare la rinascita. L’ammontare del debito di guerra equivaleva, in effetti, al 100% del Pil tedesco. Fatalmemte, nel 1923 si arrivò al grande default tedesco, con l’iperinflazione che distrusse la repubblica di Weimar. Adolf Hitler si rifiutò di onorare i debiti, i marchi risparmiati furono investiti per la rinascita economica e il riarmo, concluso, come si sa, con una seconda guerra, ben peggiore, in seguito alla quale a Berlino si richiese un secondo, enorme quantitativo di denaro da parte di numerosi Paesi. L’ammontare complessivo aveva raggiunto i 23 miliardi di dollari (di allora!)
La Germania sconfitta non avrebbe mai potuto pagare i debiti accumulati in due guerre, peraltro da essa stessa provocate.
Mentre i sovietici pretesero e ottennero il pagamento della somma loro spettante, fino all’ultimo centesimo, ottenuta anche facendo lavorare a costo zero migliaia di civili e prigionieri, il 24 agosto 1953 ben 21 Paesi, Belgio, Canada, Ceylon, Danimarca, Grecia, Iran, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Pakistan, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Repubblica francese, Spagna, Stati Uniti d’America, Svezia, Svizzera, Unione Sudafricana e Jugoslavia, con un trattato firmato a Londra le consentirono di dimezzare il debito del 50%, da 23 a 11,5 miliardi di dollari, dilazionato in 30 anni. In questo modo, la Germania poté evitare il default, che c’era di fatto. L’altro 50% avrebbe dovuto essere rimborsato dopo l’eventuale riunificazione delle due Germanie, ma nel 1990 l’allora cancelliere Kohl si oppose alla rinegoziazione dell’accordo, che avrebbe procurato un terzo default alla Germania.

Italia e Grecia acconsentirono di non esigere il dovuto.

Nell’ottobre 2010 la Germania ha finito di rimborsare i debiti imposti dal trattato del 1953 con il pagamento dell’ultimo debito per un importo di 69,9 milioni di euro.

Senza l’accordo di Londra che l’ha favorita come pochi, la Germania dovrebbe rimborsare debiti per altri 50 anni.

E non ci sarebbe stata la forte crescita del secondo dopoguerra dell’economia tedesca, né Berlino avrebbe potuto entrare nella Banca Mondiale, nel Fondo Monetario Internazionale e nell’Organizzazione Mondiale del Commercio.
Quindi: che cos’ha da lamentare la Merkel, dal momento che il suo Paese ha subito e procurato difficoltà ben maggiori e che proprio dall’Italia e dalla Grecia ha ottenuto il dimezzamento delle somme dovute per i disastri provocati con la prima e la seconda guerra mondiale? La Grecia nel 1953 era molto povera, aveva un grande bisogno di quei soldi, e ne aveva sicuramente diritto, perché aggredita dalla Germania. Eppure… Perché nessun politico italiano ricorda ai tedeschi il debito non esigito?

L’Europa è stata creata dalle ceneri di una distruzione di massa e del genocidio delle guerre in Europa. “Il mai più” della Prima Guerra Mondiale non si è mai materializzato per l’ascesa dei nazionalismi, derivanti dalle crisi economiche e dal desiderio corrotto delle nazioni di imputare somme impossibili da onorare. Commento di Xavier Lépine – Chairman of the Board of Directors di La Française AM.
Il trattato di Lisbona del 1997 che ha istituito la comunità europea non avrebbe mai dovuto essere firmato senza l’adozione di una forma di governance politica più solida. E’ importante ricordare la Storia dell’Europa, le difficoltà e gli sforzi sostenuti nell’affrontare i problemi, nel rispetto dell’umanità e della continuità della Storia, un atteggiamento che dovrebbe ispirare i politici europei, a partire dai partner tedeschi. Oltre alle varie guerre che hanno devastato l’Europa per diversi secoli, quelle combattute all’inizio della seconda era industriale ben illustrano le difficoltà economiche e finanziarie … compreso i problemi sottostanti della gestione del debito pubblico estero.
La guerra franco-prussiana scoppiò sotto Bismarck (regno di Prussia) per l’ambizione di dominare tutta la Germania, che a quel tempo era un mosaico di Stati indipendenti. Iniziò proponendo il principe tedesco Leopold come candidato per il trono di Spagna, vacante dalla rivoluzione del 1868, provocando quindi la Francia. I francesi persero la guerra e il paese dovette tornare ai confini del 1681! Perse l’Alsazia e la Lorena e quindi circa il 4% della popolazione francese e un po’ di più in termini di pil. La Francia pagò un’indennità di guerra pari a circa 5 miliardi di franchi o l’equivalente del 20% del suo pil (che al tempo era uguale a quello della Germania); i tedeschi occuparono parte della Francia sino a che non venne effettuato l’intero pagamento nel 1873. La Germania di Bismarck dominò l’Europa continentale per quasi 30 anni, alimentando il nazionalismo francese, che crebbe di intensità sino al 1914. Dominata in Europa dalla Germania, la Francia sviluppò il proprio impero coloniale per accedere alle materie prime, che la Germania, essendo più industriale, fu obbligata a comprare a prezzi elevati. Il nazionalismo aumentò in entrambi i paesi; la Germania tentò di appropriarsi delle materie prime conquistando i Balcani mentre la Francia rimase a bocca asciutta con il trattato del 1870. Il cambiamento delle alleanze per le guerre del diciannovesimo secolo fece il resto.
Il pagamento dei danni (la “grande “ guerra venne combattuta solo sul suolo francese e le infrastrutture in Germania rimasero intatte), una delle cause dell’ascesa del nazionalismo tedesco e della Seconda Guerra Mondiale, venne stabilito nel 1921 a 132 miliardi di marchi, vale a dire 2,8 volte il pil della Germania nel 1913 (47 miliardi di marchi) e cinque volte il pil della Francia. Un debito insormontabile e come per la Grecia nel 2012, il 60% del debito tedesco venne rapidamente cancellato e i pagamenti annuali vennero ridotti a due miliardi di marchi, poco più del 4% del pilQuesta somma venne pagata solo per un anno, perché nel 1923 venne dichiarata una moratoria. L’ingegneria finanziaria applicata a quel tempo per salvare la Germania ricorda il piano della Grecia (che ha trovato però nella Germania un fiero oppositore negli ultimi due anni): Charles Dawes propose l’abbassamento degli acconti annuali, con il pagamento annuale da effettuarsi attraverso una serie di pagamenti emessi dalla Germania con una scadenza di 25 anni e un tasso di interesse del 7%. Così la Germania pagò una piccola parte del debito emettendo un nuovo debito (si passò da 132 miliardi a 50 miliardi). Di nuovo questa somma si rivelò troppo onerosa per la Germania quando la crisi del 1929 con il crollo di Wall Street si diffuse in tutta Europa. Fu necessaria un’altra ristrutturazione con il piano di Owen Young (CEO di General Electric).L’ammontare dovuto fu ridotto di nuovo di un terzo e il pagamento diluito in 59 anni. Insieme ai nuovi bond, il debito di Young venne emesso per 1,2 miliardi di marchi al 5,5% di interesse, con una scadenza di 35 anni per sorreggere il Tesoro della Banca Centrale Tedesca. Infine venne creata la prima “Banca Centrale Europea”, sotto la guida di un francese, Pierre Quesnay, predecessore di Jean-Claude Trichet, al fine di tenere sotto controllo queste problematiche – la Banca dei Regolamenti Internazionali. La Germania comunque non riuscì a pagare e nel 1932 la Francia non ricevette più alcun pagamento. Entro quella data aveva riscosso il 17% dell’ammontare totale stabilito. I debiti di Dawes e Young comunque rimasero ancora insoluti e nel 1934 l’ascesa di Hitler al potere, congiuntamente alle difficoltà economiche, misero la parola fine ai pagamenti dei bond.
Diciannove anni più tardi, nel 1953, venne firmato un nuovo trattato con i tedeschi, e le obbligazioni di Dawes e Young vennero scambiate con nuove obbligazioni; il 40% del debito venne cancellato e i debiti di Dawes vennero estinti nel 1969 mentre i bond di Young vennero sanati nel 1980, ovvero cinquant’anni dopo la loro emissione e con un tasso di interesse ridotto (circa il 5% con un’inflazione del 10%).Con la riunificazione della Germania nel 1990 il paese riprese i pagamenti, corrispondendo gli interessi non pagati, con l’emissione di nuovi certificati a un tasso del 3% (i tassi di interesse erano più del 10% a quel tempo). La somma è stata ripagata il 3 ottobre del 2010, quasi 100 anni dopo la guerra e il debito è stato accollato ad alcuni dei precedenti creditori della Germania (non più solo alla Germania dunque), che nel frattempo si erano pesantemente indebitati.
A complicare ulteriormente la situazione anche i rapporti tra Grecia e Germania, tutt’altro che semplici. La conferenza internazionale del 1946 ha sentenziato un pagamento della Germania di sette miliardi di dollari come risarcimento dei danni causati dall’occupazione tedesca dal 1941 al 1944. La Germania non ha mai pagato questa somma per tre ragioni ufficiali: la creazione della Repubblica federale tedesca nel 1949 e quindi la dissoluzione dello Stato; la riunificazione della Germania nel 1990 è stata riconosciuta dalla Grecia ed ha il valore di “trattato di pace”; dopo la guerra Atene ha ricevuto donazioni in natura sotto forma di macchinari e attrezzature della Germania nazista e pare che la Grecia abbia contraccambiato con il pagamento del soggiorno sull’isola e con l’olio di oliva! Con l’aumento del tasso di inflazione, i sette miliardi di dollari del 1946 ora corrispondono a 80 miliardi di dollari…Lo scopo di Xavier Lépine è di mostrare come l’Europa sia stata creata dalle ceneri di una distruzione di massa e del genocidio delle guerre europee. “Il mai più” della Prima Guerra Mondiale non si è mai materializzato per l’ascesa dei nazionalismi, derivanti a loro volta dalle crisi economiche e dal desiderio corrotto delle nazioni di imputare somme impossibili da onorare. I paesi che hanno firmato il Trattato di Lisbona non avevano una pistola puntata alla tempia e hanno agito per il dovere della memoria e il desiderio di una pace duratura in un’Europa Unita. Sembra evidente (a posteriori) che le differenze di competitività tra i paesi non consentano la creazione di una moneta unica, in assenza di un processo di correzione sia fiscale sia sociale. Se all’inizio i paesi più deboli sembravano aver tratto un beneficio maggiore dall’unione, quegli stessi paesi ora stanno pagando il prezzo di una costruzione dell’Europa resa necessaria dai conflitti che hanno continuato a contrapporre le due più grandi nazioni europee. I tedeschi hanno naturalmente dimostrato una grande disciplina in questo processo ma oggi ci sono persone che stanno soffrendo della malattia peggiore, la disoccupazione. Quando François Mitterand e Helmut Kohl visitarono nel 1984 il cimitero ed ossario di Douaumont per commemorare i caduti delle guerre mondiali, pensando all’Europa che stavano costruendo, non immaginavano certamente di creare un sistema che avrebbe portato a un tasso di disoccupazione del 25% nei paesi più deboli di quell’Europa. I successori sembrano essere stati colpiti da amnesia e la competenza della classe politica di oggi forse è più biasimevole rispetto a quella dell’élite di ieri. 100 milioni di persone, o l’equivalente di un terzo degli europei di oggi – sono morte nelle due guerre mondiali. La costruzione dell’Europa costerebbe un trilione di dollari o 10.000 euro per ogni vita perduta. Non è un prezzo alto da pagare per vivere in pace in una nuova trovata prosperità comune che collocherebbe l’Europa nelle stesse fila di Stati Uniti e Cina.

By GPG Imperatrice

Ma quando faranno la pizza al taglio integrale con lievito madre?

E possibilmente vegana? e magari mischiandola anche con la farina di semola?
Usando solo ingredienti di qualità? con olio evo? 

Ecco quando anche a Roma faranno la pizza vegan integrale (si può spaziare dalla farina integrale d'avena a quella di riso integrale, a quella di semi di lino, di farro,etc. etc.) al taglio condita con semplice pomodoro, olive, acciughe, verdura (non stracotta!) e basta, allora ci sarà un'impennata di vendite!

Ogni consumatore deve poter scegliere il tipo di impasto, oltre alla copertura della pizza!

La farina 0 e 00 sono out, non contengono nulla di valido dal punto di vista nutrizionale e quindi non servono ad un fico secco.

Inoltre, ci sono vantaggi enormi nella pizza di farina integrale con lievito madre: dura di più, fa benissimo alla salute e c'è molta più varietà di sapori.

La vera dieta mediterranea dovrebbe essere diffusa anche dalle pizzerie a taglio, possibile che nessuno ci abbia pensato?

E svegliateve!

La piazza più cretina di Roma




Quando batte il sole e picchia duro, la piazza più cretina di Roma si rivela utile per fare il BBQ sulle panchine di marmo!

Mentre è impossibile aspettare l'autobus alla fermata, solo pochi coraggiosi eroi riescono, gli altri sono tutti rintanati là dove c'è uno straccio di ombra.

Possibile che a piazza San Silvestro non abbiano non dico piantato alberi, ma nemmeno previsto i teli come da secoli fanno in Spagna? Per dire, lo facevano anche gli antichi romani, ma forse i moderni romani non ci arrivano, bah!

E che dire di Atac che cor cavolo pensa ad aiutare la clientela con una pensilina?
Al solito la fermata più cretina degli autobus è quella vicina alla piazza più cretina di Roma!

La grande Bellezza a Roma, dal vivo: Villa Celimontana


Il tritone del Bernini

Obelisco di Ramsete II



Lotta di classe da McDonald's

di Marc Augè da wwww.ilfattoquotidiano.it

Mai il mondo è stato più ineguale. Esistono grandi differenze tra le diverse regioni del pianeta, ma gli scarti di reddito sono enormi anche all’interno di ciascuna di esse, all’interno dei paesi emergenti e dei paesi sviluppati.

Assistiamo all’affermazione di una società divisa in tre classi: i possidenti, i consumatori e gli esclusi.

Nel campo dell’alimentazione la traduzione di questo fenomeno è sbalorditiva.


Da una parte si assiste alla moltiplicazione delle forme di assistenza internazionale ai più poveri, a coloro che la guerra, la siccità o le epidemie minacciano di morte; si assiste nei Paesi più sviluppati a un ritorno delle attività caritative, la grande povertà ritorna a farsi vedere; disoccupati o precari non riescono più a sfamarsi o a sfamare le proprie famiglie.

Incrociamo nelle strade delle Capitali europee mendicanti che portano un cartello sul quale è scritto “Ho fame”. Dall’altra parte, l’agricoltura si trasforma per soddisfare i bisogni di un numero sempre più grande di persone. Molti specialisti stimano oggi che solo produzioni locali sufficienti potrebbero risolvere in modo durevole il problema della fame nel mondo. La Grande distribuzione delle catene alimentari riguarda una clientela che dispone di scarse risorse e propone un’alimentazione non equilibrata. L’obesità si sviluppa in Europa, in provenienza dagli Stati Uniti. Contrasto sbalorditivo: si tratta della stessa società che esalta la bellezza delle modelle filiformi, incoraggia diverse forme di rimodellamento del corpo e condanna una parte della sua gioventù all’obesità grazie ai Fast-food.


Il diffondersi del Fast food, come McDonald's, Burger King, Quick, ecc… rappresenta l’opposto del ristorante tradizionale: parlare dei loro menu, come fa la pubblicità, è una battuta di cattivo gusto. Non si servono alcolici, ma bevande zuccherine. Solo la scelta del posto dove sedere caratterizza la libertà del cliente. Tutti uguali, questi distributori di cibo rapido si situano per definizione fuori da qualsiasi colore e contesto locale.


Ho assistito nel lontano 1990 a Mosca, in piazza Puškin, qualche mese dopo la caduta del Muro di Berlino, all’inaugurazione del primo McDonald’s in URSS. Le autorità erano presenti e, nelle ore successive, chilometri di coda si formarono in piazza. All’ora di sera erano stati forniti 30.000 pasti. La perestoijka aveva l’odore di hamburger e di patatine fritte.
Il 30 gennaio un reportage di Antenne 2 celebrava con entusiasmo l’avvenimento: anche i russi finalmente potevano mangiare come gli altri! Era un entusiasmo rivelatore. Si potevano in fondo comprendere i moscoviti. Avevano l’abitudine di fare la coda e di mangiare male. Ma cosa dire del fatto che Parigi e la Francia si mostrassero altrettanto vulnerabili agli assalti della mcmondializzazione? A Parigi ci sono più di 60 McDonald's.

La Francia è il secondo mercato al mondo di McDonald’s dopo gli Stati Uniti! McDonald’s acquista francese in Francia come tedesco in Germania, è un buono sbocco per la produzione locale, e fornisce posti di lavoro a gioventù poco qualificata. Tutto questo val bene qualche obeso in più.

L’Europa e la Francia avevano inventato i loro ristoranti, i loro caffè, i loro bistrot, un modello culturale oggi minacciato dall’esterno e dall’interno. Cosa ci porta il fast food? Nessun prodotto, nessuna professionalità particolare, ma uno stile di vita, precisamente, ciò che, oltre a qualche vino e qualche ricetta, un certo numero di paesi europei aveva la pretesa di proporre al resto del mondo.


Di converso, di fronte alla carestia e alla malnutrizione, noi vediamo comparire sugli schermi televisivi e sulla stampa la moda della gastronomia. Una gastronomia elaborata che promuove un’alimentazione sana. E raffinata. Un’alimentazione che si trova nei ristoranti di lusso. La sua affermazione dipende da quella che gli etnologi hanno chiamato “rituali d’inversione”. I costumi popolari di ieri divengono le raffinatezze di oggi.

Non è certo perché si può morire di fame nel nostro mondo che bisogna condannare l’umanità a mangiare qualunque cosa. Le iniziative locali (penso a Slow Food in Italia) devono essere incoraggiate. Non bisogna ignorare, da una parte, che la questione dell’alimentazione (della sua produzione, della sua distribuzione e del suo consumo) è al cuore della questione sociale. Le considerazioni tecniche sulla produttività, sui modi di conservazione, di distribuzione, sono importanti ma non porteranno a risultati che il giorno in cui delle soluzioni politiche avranno aperto la porta alla democrazia globale.
Si può fare un parallelo tra l’alimentazione del corpo e l’alimentazione dello spirito. Ciò che si rafforza oggi nel mondo è il divario tra coloro che sono, a un titolo o a un altro, vicini al mondo della conoscenza e della scienza e coloro che ne sono definitivamente esclusi. 

La società globale è divisa tra l’oligarchia dei possidenti, i consumatori e gli esclusi; questa tripartizione si ritrova nel campo della conoscenza e dell’educazione.

Non c’è bisogno di avere statistiche raffinate per stabilire che le differenze di alimentazione sono parallele alle differenze di cultura, d’istruzione, di educazione. 

Detto altrimenti, l’abuso di zuccheri è un fenomeno di classe, come l’obesità, come la crisi economica o l’analfabetismo. 

Se ne deduce che, se campagne pubblicitarie per una corretta e sana alimentazione sono auspicabili, l’obiettivo dell’educazione per tutti, che non si limiti solo ai temi dell’alimentazione, dovrebbe essere la priorità di tutti i governi. Questa è la sfida dell’intero pianeta.

Istat: cala la fiducia dei consumatori a giugno

Istat: cala la fiducia dei consumatori a giugno

da: http://it.fashionmag.com/news/Istat-cala-la-fiducia-dei-consumatori-a-giugno,414668.html#utm_source=newsletter&utm_medium=email

La fiducia dei consumatori è scesa nel mese di giugno a 105,7 dal 106,2 di maggio, rivisto da 106,3, rende noto l'Istat. La dinamica dell'indice segna la prima diminuzione dal mese di marzo e contraddice le attese degli analisti, che puntavano su una sostanziale stabilità a 106,3.

Foto: Reuters

Gli economisti avevano associato il miglioramento delle aspettative all'insediamento del governo di Matteo Renzi e al taglio dell'Irpef sui redditi medi e bassi, scattato a maggio.

La componente economica diminuisce a 116,4 da 118. Peggiora anche il clima corrente, a 104,5 da 104,6, così come quello relativo al futuro, che passa da 108,7 a 107,2.

Sale il giudizio sulla situazione economica del Paese, il cui saldo passa a -77 da -81.

E Stilinga pensa che con questo scenario l'Europa deve darsi una mossa per fare ripartire non solo l'Italia ma anche la Spagna, la Grecia e magari riportare un po' di equilibrio economico, visto che fino ad oggi solo la Germania può essere soddisfatta di come gira (male per noi e bene per lei) l'economia.

E' ora di fare provare un brivido di crisi economica ai tedeschi! Magari mettendosi nei nostri laceri panni anche loro iniziano a capire sulla loro pelle cosa significa la parola austerità!