sanremo, sanscemo, sanremo, sanvero

Due concetti mi turbano, a proposito del festival: che la Clerici sia stata pagata la metà di Bonolis, avendo lavorato il doppio e che il televoto, che dovrebbe rappresentare il voto del popolo è tutta una manfrina pilotata dai soliti noti (Costanzo/De Filippi?).



Il primo concetto ha sottolineato la disparità di trattamento tra uomini e donne e l'ha conclamata.


Allora perchè non lo si ammette?

In Italia le donne sono pagate meno dei maschi, ma lo si scrivesse nero su bianco, in modo che le donne non siano prese pure in giro.
Non è un paese in cui noi siamo alla pari, ma semmai siamo costrette a lavorare 2, 3 volte di più per avere il minimo dei diritti, dato in vece "a gratis" ai maschi (ma pure loro avranno madri, sorelle, fidanzate e mogli che soffrono o no?).

Paese iniquo, che considera la metà della popolazione da sfruttare ad uso e consumo dell'altra metà, felice, servita e riverita e che non ha mura da scalare, almeno non quante ne hanno le donne. E siamo nel 2010!
Il secondo concetto, del televoto, ha messo in luce tutte le criticità del Paese.

Ci dicono che è il voto del popolo e poi si ha la netta sensazione che non sia così, che tutto sia pilotato dall'alto e fa poi piacere sentire le versioni delle canzoni di Pupo/Emanule e di Scanu rifatte e ridicolizzate.
Ed il fenomeno della presa in giro è dilagante.
Insomma si può pure truccare il voto e far vincere i peggio assortiti, senza talento e senza canzone, ma gli Italiani mica sono completamente fessi, anzi la moltitudine copiosa di presa in giro delle stesse canzoni ne è la prova. Evviva l'ironia.
Alla fine il pensiero vero del popolo esce sempre a galla e costoro che sono stati definitivi vincitori di Sanremo dovrebbero iniziarsi a preoccupare, in quanto vincere così significa darsi delle zappate sui piedi e rimanerci secchi.

la Scuola di moda frequentata da Stilinga a Roma

Oggi Stilinga ha fatto un salto nel tempo, è tornata nella scuola di moda, in riva al Tevere, che ha frequentato tanti anni fa, ormai e l'impatto è stato strano: aria di debacle, di progetti vetusti, di visioni passate e purtroppo per nulla innovative.

Ad un certo punto, Stilinga ha incontrato la sua ex docente di moda, distante, arroccata nel suo prestigioso posto (?), solo la falsità ipocrita è rimasta intatta.

L'aria dell'ambiente trasudava ancora l'alterigia, l'aristocrazia inutile, la voglia di mettere a disagio le persone umane, tutte sensazioni che Stilinga ha sopportato silentemente e soffrendone, durante il corso accademico, pur di arrivare in fondo.
Poi, una volta uscita, c'era la vita vera che l'aspettava, l'umanità, il lavoro e meno primedonne e infatti tutte le nebbie sono svanite.
Rientrare in quel luogo, anche per poco le ha chiuso lo stomaco.
Stilinga decisamente non rimpiange la competizione e il dolore disumano che lì si respira, invece, pensa "poveri studenti, dovranno imparare a scrollarsi di dosso questa polvere scintillante e corrosiva, la polvere della moda cattivissima e atroce, che ti fa credere di essere un padre eterno e invece sei come tutti gli esseri, la presunzione annebbia le menti...per fortuna esistono tante altre realtà nella moda, per fortuna!"

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I dati negativi sul settore moda sono impressionanti!

Moda '08-'09: - 1.900 imprese, saldo export -30%




Roma, 2 feb. (Apcom) - La crisi economica internazionale ha inciso pesantemente anche sul settore moda italiano. Tra il 2008 e il 2009, si è verificato infatti una riduzione del fatturato del saldo commerciale e degli ordinativi dell'ordine del 30-40%, c'è stato un forte ricorso alla cassa integrazione guadagni e sono state chiuse 1.900 imprese. Questi i dati emersi dal rapporto che fa parte del progetto 'M2 - Meridiano moda', presentato oggi da Italian Textile Fashion, Unioncamere e supporto operativo di The European House-Ambrosetti.



Il settore ha evidenziato un valore aggiunto nel 2008 di 27,4 miliardi di euro pari all'11% della ricchezza prodotta da tutta l'industria manifatturiera italiana. L'export è ammontato a 41,9 miliardi di euro, l'11,5% del totale, con un attivo della bilancia commerciale di 16,5 miliardi.



Il settore occupa un milione di lavoratori, il 61% dei quali è donna. In questo settore, nel quale operano quasi 70mila aziende nel tessile, abbigliamento, concia, pelletteria e calzature, l'Italia ha una posizione di leadership a livello internazionale. Il nostro paese, secondo il rapporto, ha il 44% del valore della produzione nei paesi dell'Europa a 12, il 39% del valore aggiunto e il 37% degli occupati.



Secondo il viceministro dello Sviluppo economico, Adolfo Urso, "nell'epicentro della crisi economica internazionale l'industria dell'eleganza Made in Italy ha continuato a contribuire sensibilmente alla crescita complessiva della ricchezza italiana: la bilancia commerciale del settore ha fatto registrare infatti un attivo di 16,5 miliardi.



Il sistema-moda nel suo complesso - ha aggiunto - seppure con qualche difficoltà ha giocato un ruolo fondamentale all'interno della bilancia commerciale del paese.

Per superare appieno la congiuntura mondiale occorre però uno sforzo comune". Il viceministro ha auspicato quindi che "le imprese della moda si aggreghino ed esaltino le loro strutture dimensionali anche attraverso il modello vincente dei distretti".



Per il vicepresidente di Unioncamere, Carlo Longo, "il potenziale espresso dalle imprese del Made in Italy è ancora molto elevato malgrado il forte impatto della crisi. Tuttavia per consentire alle aziende di intercettare la ripresa sono indispensabili interventi mirati ed urgenti in due direzioni: affermare e realizzare la tracciabilità delle origini e della qualità dei prodotti; rafforzare la capacità di fare rete sul territorio tra imprese, istituzioni, sistema della ricerca pubblica, offerta di manodopera qualificata, dotazione locale di servizi reali e finanziari".



"Con il progetto 'M2 - Meridiano moda' - ha affermato il presidente di Italian Textile Fashion, Luca Mantellassi - il sistema delle Camere di commercio ha voluto creare una piattaforma indipendente, apartitica e professionale di approfondimento dove gli operatori e le associazioni del settore, le istituzioni, il sistema bancario e finanziario, i sindacati e i consumatori possano interagire al fine di identificare le scelte strategiche e le azioni concrete più opportune per il futuro del settore. Al centro del progetto - ha aggiunto - un obiettivo comune: tutelare e valorizzare la filiera moda, vero e fondamentale driver del futuro competitivo del sistema-moda italiano".