Se Monti dicesse: “Trovate quei soldi, cazzo” - Antonio Padellaro - Il Fatto Quotidiano

Se Monti dicesse: “Trovate quei soldi, cazzo” - Antonio Padellaro - Il Fatto Quotidiano




Gentile professor Monti, penso che a questa lettera non risponderà mai o forse neppure la leggerà. Non certo per mancanza di garbo. Lei è persona assai cortese e da quando gli italiani la frequentano non le hanno mai sentito pronunciare una parola men che levigata, anzi vien da pensare che la sera, prima del sonno del giusto, lei rifaccia la piega a sostantivi e avverbi con il ferro da stiro e una spruzzatina di amido. Siete tutti forbiti e irreprensibili, voi tecnici di governo.
Sere fa la tv mostrava una giornalista di “Servizio Pubblico” nel vano inseguimento di un ministro, credo fosse Profumo, per chiedergli qualcosa a proposito dei sacrifici richiesti sempre agli stessi mentre in troppi se la spassano. Domande che forse Sua Eccellenza neppure poteva percepire, immerso come sembrava in una felice condizione spirituale, del resto consona al suo cognome. E quel sorriso stampato che portava in processione, con al seguito trafelate salmerie di segretari e addetti, era già una risposta: io sono io e voi non siete niente.
Ho preferito, presidente Monti, evitare la celebre espressione del marchese Onofrio del Grillo a lei certamente nota, per uniformarmi allo stile della casa, anche se, le confesso, mi sento ribollire il sangue come, credo, tanti miei concittadini. Infatti, se sopravvive, come dicono, una certa fiduciaverso la sua persona (e a ciò concorre il ricordo ancora vivido del suo predecessore), la crescente iniquità delle misure adottate dal suo governo è ogni giorno di più intollerabile.
 C’è un limite tuttavia che non dovrebbe mai essere superato ed è il rispetto per la sofferenza degli altri, quando questa sofferenza è oltre ogni limite. Negare trecento milioni ai malati di Sla e alle loro infelici famiglie è un atto scellerato. 
Trecento milioni sono una goccia nel mare della finanza pubblica, un piccolo osso da sottrarre alle fauci della casta, la metà del tesoretto che a Montecitorio non sanno come sperperare.
E non veniteci a parlare di risorse da reperire a saldi invariati o di compatibilità di bilancio, perché di fronte alla tragedia di quelle persone è più onesto mostrare la faccia di un governo “maledetto” (lo ha detto lei) piuttosto che rifugiarsi in vomitevoli scuse. 
Se mi leggesse, gentile professore, le chiederei: è troppo sperare di vivere in un paese civile dove un premier possa sobriamente chiedere al signor ministro dell’Economia: “Trovate subito quei soldi, cazzo!”?
Il Fatto Quotidiano, 4 Novembre 2012
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Nicole Minetti sfila per Parah!


Stilinga è costernata: Nicole Minetti ha sfilato per il marchio Parah. Senza parole!
Che qualche barlume di buon senso scenda su questo stivale!

Sembra che la scia delle feste dei rampolli del PDL laziale sia risalita verso le sfilate milanesi, prego dare un'occhiata:

http://d.repubblica.it/rubriche/people-gossip/2012/09/23/foto/milano_moda_il_giorno_della_minetti-1273267/1/?ref=HRESS-1

Personalmente, Stilinga non comprerà mai un costume Parah!

L'economia cinese rallenta, finalmente!!!

 La Cina Rallenta e l’Europa si Blocca

Il rallentamento dell’economia cinese crea problemi maggiori di quelli creati dalla Grecia, soprattutto alla Germania le cui esportazioni sono fortemente dipendenti dall’andamento dell’economia orientale


20/09/2012 di Angelo Marelli da

http://www.professionefinanza.com/scheda.php?id=6824#.UFtAQKPYwX4.email


I MERCATI FINANZIARI e gli investitori continuano a monitorare lo sviluppo della crisi Europea e soprattutto l’evolversi della situazione economica dei paesi cosiddetti PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) che rimangono al centro dell’attenzione e dei timori degli investitori.


LA LINEA DI AUSTERITY che continua a mantenere la Germania è in netto disaccordo con quello di cui necessiterebbero questi Paesi. Ora però neppure la Merkel dorme sonni tranquilli, soprattutto a seguito del pronunciato rallentamento economico del Celeste Impero ovvero la Cina che mette in crisi il terzo più grande paese esportatore al mondo, la Germania appunto.

LA FORTE DIMINUZIONE nella domanda dei macchinari, auto e altre componentistiche specializzate di alta qualità, vanto dell’industria tedesca, potrebbe mettere seriamente in difficoltà la locomotiva tedesca.

ANGELA MERKEL ha un piano ben preciso per tentare di ottenere la vittoria al prossimo turno elettorale, cioè quello di mirare a far crescere l’economia tedesca, piuttosto che puntare su un piano politico. La crescita del Paese è in calo e secondo stime Ocse potrebbe addirittura attraversare una lieve fase di recessione.

CON IL RALLENTAMENTO in corso e la crisi, che continuano a ridurre la domanda di beni e servizi dai vicini europei, è dunque fondamentale che la Cina continui ad acquistare, e sopperisca a questa minore domanda, a rischio di causare un brutto colpo per il sistema produttivo teutonico, attualmente in moto all’84% della capacità.

INTANTO NELL’EUROZONA la situazione spagnola continua a tenere i mercati con il fiato sospeso. Infatti ora Madrid dovrà decidere se richiedere il salvataggio e far scattare l'intervento della Bce con gli acquisti di debito spagnolo, solo dopo aver analizzato tutti i dettagli del piano di aiuti. Lo ha detto la vicepremier e portavoce del governo Rajoy, Soraya Saenz de Santamaria durante il question time in Parlamento, secondo quanto riferisce Bloomberg facendo riferimento al nodo delle condizioni imposte dall'Europa a Madrid per accedere al programma Bce.

E INFINE SECONDO il portavoce ha riferito che non ci sono "differenze" tra il punto di vista del presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker e il commissario Ue agli affari economici Olli Rehn sul tipo di condizionalità da imporre alla Spagna qualora richiedesse l'attivazione dello scudo anti-spread

La scorta della Fornero entra con la pistola al GP di Monza


Da http://www.repubblica.it/politica/2012/09/14/news/fornero_gp-42510251/


"Fateci entrare in pista, siamo con la Fornero"
e al Gp di Monza spunta anche una pistola

Lite tra la scorta e gli addetti alla sicurezza. Protesta ufficiale di Ecclestone. Il direttore del circuito: è stato umiliante. E adesso si pensa allo stop per i politici. Il ministro: "Sempre comportati in modo ineccepibile" di MARCO MENSURATI


ROMA - Il punto di non ritorno è una pistola che spunta dalla fondina della guardia del corpo del ministro Elsa Fornero per intimorire l'addetto alla sicurezza dell'autodromo di Monza e permettere al codazzo al seguito dei politici di accedere alla griglia di partenza. "Quando ieri dall'Inghilterra mi hanno chiamato gli uomini di Bernie Ecclestone per lamentarsi dell'accaduto, ho provato un senso profondo di umiliazione", si sfoga il direttore del circuito, Enrico Ferrari. 

Che poi annuncia: "Non possiamo andare avanti così, ogni anno è sempre peggio. Ma la pistola è troppo. Per il futuro saremo costretti ad adottare il numero chiuso per i politici in griglia".

L'ultima vergogna del made in Italy va in scena domenica scorsa, pochi minuti prima dell'inizio del Gp. Quando gli ospiti della Fia (Federazione internazionale dell'automobilismo) si intruppano verso la griglia di partenza per la passeggiata di rito tra macchine pronte a scattare, meccanici intenti agli ultimi ritocchi, ragazze ombrello, fotografi e giornalisti di settore. Un momento topico, per il circus: molto glamour, sì, ma anche molta adrenalina e soprattutto nervi tesi. Per questo tutto deve funzionare alla perfezione, in quegli istanti. Per questo i pass per entrare sono pochissimi. Per dire: il governatore del Texas (il terzo uomo più potente d'America) non ha potuto portare con sé i due addetti alla sua sicurezza (si erano messi d'accordo il giorno prima con la security della pista per seguire a distanza 
il loro uomo). 

Lo stesso avrebbe dovuto accadere per gli accompagnatori (un gruppone che i testimoni quantificano in dieci-quindici persone) del ministro Elsa Fornero e del sottosegretario Staffan De Mistura. E invece no. 

Invece le cose sono andate molto diversamente. Stando a quanto contestato al direttore del circuito, due signori (descritti come addetti alla sicurezza) hanno provato a forzare il blocco con parole pesanti e spintoni. E di fronte alla gentile ma ferma opposizione degli uomini di Ecclestone, hanno mostrato la pistola, ottenendo così, immediatamente il via libera, del quale ha approfittato, lesto, l'intero gruppone. "Né la Fornero né De Mistura si sarebbero accorti di nulla - raccontano i testimoni alla scena - perché erano già avanti". 

"È stata la cosa più imbarazzante della mia vita" racconta un addetto del circuito trovando perfetta sintonia con le parole d'ira pronunciate ieri da Enrico Ferrari. "Ogni anno è sempre peggio. Nel 2010 sono stato minacciato io stesso, per un motivo identico. Sono scene da paese incivile. La Formula 1 fa il giro del mondo, e queste cose capitano solo in Italia".

La responsabilità di quanto accaduto, spiega Ferrari, è del circuito. "Perché il contratto è con noi. Ma io che ci posso fare se sono le forze dell'ordine le prime a non seguire le regole? Mi sono stufato di sentire le lamentele degli organizzatori e della Federazione". Successe lo stesso l'anno scorso, racconta Ferrari. "Identico. E ci fu pure un fuori programma. Per un "capriccetto" stavamo per fare una figura incredibile con il mondo intero. Il governo aveva incaricato il ministro Crimi di premiare il primo arrivato con la targa del "150° della Repubblica". Quando il ministro Romani ha saputo che avrebbe dovuto consegnare il secondo premio e non il primo, si è rifiutato di andare sul podio. E per poco non saltava la premiazione". 

Il fenomeno da debellare resta comunque quello dei "vip abusivi" in griglia: "Non ne posso più di tutta questa arroganza. Dal prossimo gran premio chiederò di limitare il numero di pass. È l'unica possibilità per evitarci questa umiliazione annuale". Dall'Inghilterra non infieriscono: "Sono episodi spiacevoli. Non vogliamo commentare pubblicamente", dicono gli uomini di Ecclestone con quella britannica eleganza che in certi casi suona come un insulto. 

Da parte sua, il ministro Fornero difende gli uomini della sua scorta, che a sui giudizio si sono sempre comportati in sua presenza in modo "ineccepibile". "Avevo accettato con piacere l'invito dell'Automobile Club d'Italia ad assistere al Gran Premio di Formula 1 nell'autodromo di Monza, per partecipare a una manifestazione che rappresenta un punto di eccellenza del nostro Paese. Le poche ore trascorse in un clima di entusiasmo alimentato dalla passione delle migliaia di tifosi presenti rischiano di essere rovinate da un episodio spiacevole. Un episodio riguardo al quale non posso far altro che esprimere il mio profondo rammarico, sebbene non sia stata né testimone né parte, come correttamente evidenziato dal cronista" dice il ministro in un comunicato. "Posso solo dire - aggiunge - che i militari che si occupano della sicurezza del Ministro del Lavoro non hanno mai tenuto, in mia presenza, comportamenti meno che ineccepibili e per parte mia ho sempre chiesto loro la massima correttezza e discrezione".
(14 settembre 2012)

Sacconi alla Fornero: fai qualcosa per i maestri di sci?



Non ci si crede! Sacconi si fa raccomandare in quanto il ddl Fornero forse colpisce la sua categoria di istruttore di sci!
Ed il resto dei comuni mortali che non ha occasione di incontrare la debilitata signora Fornero che poverina ha fatto poche vacanze??
Come dobbiamo fare noi italiani che non vogliamo subire il DDL Fornero? forse si deve divenire maestri di sci? e poi che gentaglia si aggira nella politica italiana? tutte personcine reclutate sui campi innevati?

Signora Fornero e signor Sacconi ma andate a vaff... in Cina! magari se vi esportiamo come ministri forse riuscite pure a farvi eleggere dai cinesi! altro giro altro parlamento! Insomma sparite dalla nostra vista!

Fuga dalla gestione separata

Fuga dalla gestione separata


Partecipa al primo seminario Acta per sapere
come uscire dalla gestione più onerosa di tutte.

A Milano il 2 ottobre o in streaming sul tuo pc: iscriviti subito.
Il 2 ottobre dalle ore 14 alle ore 18 a Milano in Via Santa Marta 18 ci sarà il primo seminario Acta “Fuga dalla gestione separata”.
Tutti noi vorremmo scappare dalla gestione pensionistica più iniqua della storia italiana.
Per alcune tipologie professionali è impossibile, in altre è possibile e può essere opportuno.
Nel seminario dapprima sarà spiegata la modalità di calcolo dei contributi e saranno fornite informazioni sui più recenti cambiamenti e prospettive relativamente alla gestione separata (aliquote, totalizzazione).
Il cuore del seminario sarà l’analisi delle opzioni alternative, con riferimento a Gestione Commercianti, Gestione Artigiana e Diritto d’autore, con alcuni cenni alla costituzione di una società.
Per ogni opzione saranno spiegate le condizioni professionali che le rendono coerenti/compatibili e saranno confrontati costi e benefici, rischi e vantaggi.
Docenti del seminario i commercialisti Alberto Acciaro Giuseppe Bonavia.
Il seminario è aperto a tutti: il contributo richiesto a copertura delle spese è di 30 euro per i soci e di 60 euro per i non soci. Se si volesse seguire il seminario via streaming il contributo è di 20 euro per i soci e 40 per i non soci.
Il versamento va fatto entro il 24 settembre 2012 per la partecipazione personale al seminario (sono disponibili 20 posti), entro il 30 settembre per la partecipazione via streaming.
Per iscriversi inviate una mail a amministrazione@actainrete.it, riceverete una mail di risposta che vi confermerà l’iscrizione e fornirà dettagli per il pagamento.
Se ci sarà richiesta adeguata, il seminario sarà replicato a Roma, Bologna e Venezia, oltre che a Milano

La previdenza è troppo onerosa per i senza albo

La previdenza è troppo onerosa per i senza Albo


“Ogni anno paghiamo quasi due miliardi di euro di contributi previdenziali all’Inps, molto di più di altri nostri colleghi professionisti. Il carico contributivo dei professionisti che non sono iscritti ad un Albo costituisce un tratto distintivo particolarmente oneroso che rischia di mettere fuori mercato moltissimi consulenti in un periodo caratterizzato da una gravissima crisi economica”.
La denuncia è dell’Ancot, associazione nazionale dei consulenti tributari, presieduta da Arvedo Marinelli. Sono tantissimi i professionisti italiani che non hanno un albo di riferimento e quindi devono ottemperare al pagamento dei contributi previdenziali alla Gestione Separata Inps. L’Ancot ha preso in esame i dati diffusi Coordinamento Generale Statistico Attuariale dell’Inps, relativo ai versamenti effettuati nel corso del 2010.
Dall’analisi emerge che in Italia sono 263.572 professionisti che versano i propri contributi alla Gestione Separata dell’Inps per un ammontare pari a 1.188.825.249. Stilando una graduatoria sulla base dei versamenti effettuati nelle diverse regioni emerge che al primo posto si colloca la Lombardia con 360.609.741 mentre la Campania arriva a 34.109.306.“In una fase caratterizzata da una gravissima crisi economica – dice il presidente nazionale dell’Ancot Arvedo Marinelli – appare sempre più difficile per tanti professionisti operare dovendo sostenere oneri contributivi così elevati”.
Proprio per analizzare l’attuale situazione dei professionisti che non hanno una propria cassa di riferimento il 19 Ottobre l’Ancot organizza una tavola rotonda dal titolo: “La Previdenza dei lavoratori autonomi nella Gestione Separata dell’Inps”.
I lavori saranno aperti dall’intervento del sindaco di Roma Gianni Alemanno e seguiranno le relazioni di Giuliano Cazzola (Pdl) – vice presidente della XI Commissione lavoro Camera; Tiziano Treu (Pd) – Vice Presidente XI Commissione lavoro Senato, giuslavorista ed ex Ministro del lavoro; Amedeo Ciccanti (parlamentare Udc): Francesca Perugini funzionaria Inps; Michele De Lucia, tesoriere dei Radicali Italiani e la vice presidente del Senato Emma Bonino. “In quella sede – conclude il presidente Ancot Arvedo Marinelli – saranno affrontati i problemi di fondo della nostra previdenza dei lavoratori autonomi dopo le recenti modifiche legislative che hanno introdotto nuove opportunità quali la totalizzazione, ma che hanno appesantito ulteriormente le aliquote contributive dal 27 per cento al 33 per cento.

Al Governo chiederemo una previdenza maggiormente equa perché è del tutto inaccettabile una situazione che vede professionisti che pagano il 33 per cento all’Inps, mentre altri versano alle loro Casse di Previdenza circa un 12 -15 per cento”.

I versamenti regionali
Lombardia 360.609.741
Lazio 142.750.353
Emilia Romagna 125.437.998
Veneto 109.557.385
Piemonte 93.384.295
Toscana 83.134.812
Liguria 37.795.670
Campania 34.109.306
Puglia 28.797.106
Friuli Venezia Giulia 28.487.784
Marche 27.324.528
Trentino Alto Adige 25.650.855
Sicilia 24.090.362
Sardegna 17.546.183
Umbria 16.426.670
Abruzzo 14.784.828
Calabria 7.023.407
Basilicata 4.661.390
Valle d’Aosta 4.520.373
Molise 2.732.205.
in Italia sono 263.572 i professionisti che versano contributi alla Gestione Separata dell’Inps

Monti: “Il governo ha aggravato la crisi per favorire una crescita duratura” - Il Fatto Quotidiano

Monti: “Il governo ha aggravato la crisi per favorire una crescita duratura” - Il Fatto Quotidiano

Un estratto del discorso del signor Monti all'inaugurazione della fiera tessile Milano Unica ha dell'incredibile e dell'increscioso per non dire scandaloso ed osceno:
(...) Monti ha detto che “casta siamo tutti noi cittadini italiani che ci siamo abituati a dare prevalenza al ‘particulare’ sul generale e poi ci lamentiamo se il generale funziona male”.

E Stilinga pensa che dire che la casta siamo tutti noi cittadini significa non aver capito nulla dell'Italia a livello storico, politico ed economico. 

La casta è lei Signor Monti e non generalizzi per sentirsi meno colpevole di far parte di una vera aristocrazia lontanissima dal popolo e dalla realtà che si vive oggi, come ieri, in Italia se non si è figli di..., sorelle di..., cugini di..., fratelli di..., amanti di...

Le dico che siamo stufi di un tecnico/teorico inconcludente come lei e siamo pure infastiditi al massimo dal suo governo!

Lei non è stato eletto, ma è stato calato dall'alto. 

Lei prima di questo incarico non viveva davvero in Italia e tanto meno pare che abbia mai girato in lungo e largo per il Paese se non per divertimento.

Ieri Signor Monti ha dichiarato di aver aggravato le condizioni economiche dello stivale, ma dica anche, e lo faccia chiaramente (e non chiedendo idee per aumentare la produttività ai sindacati con cui neanche voleva dialogare fino a ieri), dica che NON HA IDEA DI COME SI FA A CREARE RICCHEZZA!

Ormai è palese che non ha idea di come fare un piano industriale minimo e che non sa o forse non vuole, risolvere i veri problemi che affliggono i milioni di italiani che non fanno parte della casta: disoccupazione a tutte le età, costo della vita sempre più caro,  mancanze di prospettive per il presente e per il futuro.

Stilinga ha il fondato sospetto che lei sia stato mandato dall'alto e forse anche dalle sfere vaticane per massacrare quanto resta del povero Stato italiano dopo 150 anni, compiendo il disegno eversivo cattolico di ritorno al Papa Re.

Signor Monti se si sente un po' italiano ce lo dimostri!

Il caso Alcoa e i doveri di un governo - micromega-online - micromega

Il caso Alcoa e i doveri di un governo - micromega-online - micromega

Cara Signora Fornero,
torni sulla terra degli umani e abbandoni le posizioni da "cretinetti" e da alienata dall'umanità che evidentemente il Bilderberg Club le ha suggerito!

Monte dei Paschi in rosso per 1,61 miliardi, verso la “nazionalizzazione” - Il Fatto Quotidiano

Monte dei Paschi in rosso per 1,61 miliardi, verso la “nazionalizzazione” - Il Fatto Quotidiano

La gestione assurda di Mussari ha determinato il rosso di MPS e Mussari lo hanno pure premiato con il nuovo prestigioso incarico di presidente dell'ABI, ma che mondo al rovescio è???

Questa persona non è morta invano.


Da: http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2012/08/19/APlrTRED-davanti_camera_diede.shtml

Morto l’uomo che si diede fuoco davanti alla Camera

Due carabinieri sul luogo dove si era dato fuoco Angelo di Carlo
Roma - È morto all’alba Angelo di Carlo, 54 anni, originario di Roma ma da anni trasferitosi a Forlì, che l’11 agosto si era dato fuoco davanti a Montecitorio, per protesta contro il suo stato di disoccupazione visto che da anni lottava con la precarietà. L’uomo, ricoverato da allora all’ospedale Sant’Eugenio di Roma, era rimasto ustionato sull’85% del corpo. Era l’una di notte quando l’operaio arrivò in piazza Montecitorio, tirò fuori una bottiglia colma di liquido infiammabile e se lo versò addosso, poi con un accendino si diede fuoco.
Avvolto dalla fiamme si lancio verso l’ingresso dellaCamera dei Deputati. I carabinieri, sempre presenti nella piazza, intervennero con gli estintori riuscendo a spegnere quel corpo diventato una torcia. L’uomo venne ricoverato in prognosi riservata al Sant’Eugenio con ustioni di secondo e terzo grado sull’85 per cento del corpo. L’operaio, vedovo, aveva grosse difficoltà economiche a causa della perdita del lavoro, ed era impegnato in un contenzioso con i tre fratelli per un’eredità. Nello zainetto che aveva con sé c’erano, due lettere, una per il figlio, a cui ha lasciato 160 euro.

Luciano Gallino "Sulla crisi pesano i debiti delle banche"

SULLA CRISI PESANO I DEBITI DELLE BANCHE (Luciano Gallino).

Comporterà per l’Italia una riduzione del debito di una cinquantina di miliardi l’anno, dal 2013 al 2032. 
Una cifra mostruosa che lascia aperte due sole possibilità: o il patto non viene rispettato, o condanna il Paese a una generazione di povertà. 
Approvando senza un minimo di discussione il testo la maggioranza parlamentare ha però fatto anche di peggio. Ha impresso il sigillo della massima istituzione della democrazia a una interpretazione del tutto errata della crisi iniziata nel 2007. 
Quella della vulgata che vede le sue cause nell’eccesso di spesa dello Stato, soprattutto della spesa sociale. 
In realtà le cause della crisi sono da ricercarsi nel sistema finanziario, cosa di cui nessuno dubitava sino agli inizi del 2010. 
Da quel momento in poi ha avuto inizio l’operazione che un analista tedesco ha definito il più grande successo di relazioni pubbliche di tutti i tempi: la crisi nata dalle banche è stata mascherata da crisi del debito pubblico.
In sintesi la crisi è nata dal fatto che le banche Ue (come si continuano a chiamare, benché molte siano conglomerati finanziari formati da centinaia di società, tra le quali vi sono anche delle banche) sono gravate da una montagna di debiti e di crediti, di cui nessuno riesce a stabilire l’esatto ammontare né il rischio di insolvenza. 
Ciò avviene perché al pari delle consorelle Usa esse hanno creato, con l’aiuto dei governi e della legislazione, una gigantesca “finanza ombra”, un sistema finanziario parallelo i cui attivi e passivi non sono registrati in bilancio, per cui nessuno riesce a capire dove esattamente siano collocati né a misurarne il valore. 
La finanza ombra è formata da varie entità che operano come banche senza esserlo. Molti sono fondi: monetari, speculativi, di investimento, immobiliari. 
Il maggior pilastro di essa sono però le società di scopo create dalle banche stesse, chiamate Veicoli di investimento strutturato (acronimo Siv) o Veicoli per scopi speciali (Spv) e simili. 
Il nome di veicoli è quanto mai appropriato, perché essi servono anzitutto a trasportare fuori bilancio i crediti concessi da una banca, in modo che essa possa immediatamente concederne altri per ricavarne un utile. 
Infatti, quando una banca concede un prestito, deve versare una quota a titolo di riserva alla banca centrale (la Bce per i paesi Ue). 
Accade però che se continua a concedere prestiti, ad un certo punto le mancano i capitali da versare come riserva. 
Ecco allora la grande trovata: i crediti vengono trasformati in un titolo commerciale, venduti in tale forma a un Siv creato dalla stessa banca, e tolti dal bilancio. 
Con ciò la banca può ricominciare a concedere prestiti, oltre a incassare subito l’ammontare dei prestiti concessi, invece di aspettare anni come avviene ad esempio con un mutuo.
 Mediante tale dispositivo, riprodotto in centinaia di esemplari dalle maggiori banche Usa e Ue, spesso collocati in paradisi fiscali, esse hanno concesso a famiglie, imprese ed enti finanziari trilioni di dollari e di euro che le loro riserve, o il loro capitale proprio, non avrebbero mai permesso loro di concedere. 
Creando così rischi gravi per l’intero sistema finanziario. I Siv o Spv presentano infatti vari inconvenienti. 
Anzitutto, mentre gestiscono decine di miliardi, comprando crediti dalle banche e rivendendoli in forma strutturata a investitori istituzionali, hanno una consistenza economica ed organizzativa irrisoria. 
Come notavano già nel 2006 due economisti americani, G. B. Gorton e N. S. Souleles, «i Spv sono essenzialmente società robot che non hanno dipendenti, non prendono decisioni economiche di rilievo, né hanno una collocazione fisica».
 Uno dei casi esemplari citati nella letteratura sulla finanza ombra è il Rhineland Funding, un Spv creato dalla banca tedesca IKB, che nel 2007 aveva un capitale proprio di 500 (cinquecento) dollari e gestiva un portafoglio di crediti cartolarizzati di 13 miliardi di euro. 
L’esilità strutturale dei Siv o Spv comporta che la separazione categorica tra responsabilità della banca sponsor, che dovrebbe essere totale, sia in realtà insostenibile. 
A ciò si aggiunge il problema della disparità dei periodi di scadenza dei titoli comprati dalla banca sponsor e di quelli emessi dal veicolo per finanziare l’acquisto. Se i primi, per dire, hanno una scadenza media di 5 anni, ed i secondi una di 60 giorni, il veicolo interessato deve infallibilmente rinnovare i prestiti contratti, cioè i titoli emessi, per trenta volte di seguito. In gran numero di casi, dal 2007 in poi, tale acrobazia non è riuscita, ed i debiti di miliardi dei Siv sono risaliti con estrema rapidità alle banche sponsor. 
La finanza ombra è stata una delle cause determinanti della crisi finanziaria esplosa nel 2007. 
In Usa essa è discussa e studiata fin dall’estate di quell’anno.
Nella Ue sembrano essersi svegliati pochi mesi fa. Un rapporto del Financial Stability Board dell’ottobre 2011 stimava la sua consistenza nel 2010 in 60 trilioni di dollari, di cui circa 25 in Usa e altrettanti in cinque paesi europei: Francia, Germania, Italia, Olanda e Spagna.
 La cifra si suppone corrisponda alla metà di tutti gli attivi dell’eurozona. 
Il rapporto, arditamente, raccomandava di mappare i differenti tipi di intermediari finanziari che non sono banche. 
Un green paperdella Commissione europea del marzo 2012 precisa che si stanno esaminando regole di consolidamento delle entità della finanza ombra in modo da assoggettarle alle regole dell’accordo interbancario Basilea 3 (portare in bilancio i capitali delle banche che ora non vi figurano). 
A metà giugno il ministro italiano dell’Economia – cioè Mario Monti – commentava il green paper: «È importante condurre una riflessione sugli effetti generali dei vari tipi di regolazione attraverso settori e mercati e delle loro potenziali conseguenze inattese». 
Sono passati cinque anni dallo scoppio della crisi. 
Nella sua genesi le banche europee hanno avuto un ruolo di primissimo piano a causa delle acrobazie finanziarie in cui si sono impegnate, emulando e in certi casi superando quelle americane. 
Ogni tanto qualche acrobata cade rovinosamente a terra; tra gli ultimi, come noto, vi sono state grandi banche spagnole. 
Frattanto in pochi mesi i governi europei hanno tagliato pensioni, salari, fondi per l’istruzione e la sanità, personale della PA, adducendo a motivo l’inaridimento dei bilanci pubblici. 
Che è reale, ma è dovuto principalmente ai 4 trilioni di euro spesi o impegnati nella Ue al fine di salvare gli enti finanziari: parola di José Manuel Barroso. 
Per contro, in tema di riforma del sistema finanziario essi si limitano a raccomandare, esaminare e riflettere. Tra l’errore della diagnosi, i rimedi peggiori del male e l’inanità della politica, l’uscita dalla crisi rimane lontana.
Da La Repubblica del 30/07/2012.

Monti non ama la concertazione, ma da dove viene?

Ma emerito professore Mario Monti, Stilinga le chiede davvero dove ha vissuto finora:

forse sul pianeta delle istituzioni europee staccato dalla realtà? e sul quel pianeta ha incontrato altri alieni tipo Elsa Fornero?

Si renda conto che il liberismo, da cui lei proviene e di cui il suo immaginario e composto, è alle secche!

Ormai i disastri prodotti da questa visione nefasta li avrà pure lei sotto gli occhi, e se non ora lo capirà forse tra tre mesi, altrimenti glielo anticipiamo noi:

il liberismo sfrenato e il potere delle banche è arrivato a fine corsa, la sua arroganza gli ha impedito di capire che il mondo reale è composto da persone e queste unite fanno concetti come "popolo" e  concetti quali "popolo" a volte, proprio quando l'economia determina recessione, disoccupazione, austerità, si uniscono ad altri concetti quali "rivoluzione", ma anche purtroppo "dittature" e a volte (quasi sempre) sanguinarie.

Strano che fior fiori di economisti non abbiamo una conoscenza, almeno rozza, della storia contemporanea e di quella moderna!


Inoltre, dalla svalutazione del lavoro, determinata dagli stessi  liberisti,  sempre in cerca di lavoro low cost, forse siamo finalmente arrivati al concetto di dare nuovamente valore al lavoro e dare valore significa lavorare con creanza, con prospettive a lungo termine, con diritti assicurati, condivisi ed equi, con tempi umani che rendono i prodotti giusti e duraturi, visto che adesso qualsiasi prodotto è ricco di deficienze intrinseche dovute alla obsolescenza programmata e alla rapidità produttiva che può solo realizzare prodotti fessi.

E i prodotti fessi sono quelli creati da persone alienate dal carico di ore lavorate e alienate dalla mancanza di diritti.

E 'sti prodotti fessi chi li compra ora?
gli europei meridionali che non producono più e di conseguenza non guadagnano, non se li possono più comprare e allora?
E allora la domanda cala, anzi è già calata, e bisognerà ripensare il sistema stesso, che si è sfasciato (e ha pure inquinato il pianeta terra, per mobilitare in modo insensato i prodotti che girano per il mondo prima di essere completati).

Tale sistema idiota è intriso di nazismo e di totale cancellazione dei diritti umani.

Caro (si fa per dire) Mario Monti,

ma davvero lei non capisce come sbollire la pentola a pressione del paese Italia in questo momento? e si permette pure di asserire che la concertazione non serve!

Forse serve la concentrazione?
e allora si concentri!

E la smetta andare in giro per il mondo ai vuoti summit, dove l'unico obiettivo è quello di farsi fotografare con altri extraterrestri come lei! visto la penuria di risultati ottenuti e visto in che caos siamo e mi dispiace deluderla, in questo caos ci si trova pure lei che viene da un altro pianeta.

Berlusconi e le elezioni 2013

Pare che Berlusconi abbia deciso (ma per Stilinga era un dato di fatto) di riscendere in campo per le elezioni italiane 2013: Stilinga auspica che Berlusconi scenda sì in campo, ma per ZAPPARE!

E vediamo se almeno questa attività lo ritempri e soprattutto gli riesca, visto che come imprenditore è assai lacunoso, sempre intrigato, sempre a prendere i soldi di altre organizzazioni, sempre a salvare le sue televisioni con la "discesa" in campo...  e che noia!

Noi ci auguriamo, anzi, gli auguriamo davvero che questa sia la volta buona per il campo agricolo!

In fondo, se le sue televisioni vanno male, ci sarà una ragione: forse i programmi inguardabili? forse la  programmazione del cavolo (e riecco l'ambito agricolo)? forse la sottovalutazione del pubblico?

Ma invece di scendere in campo, se il cavaliere si occupasse direttamente di creare programmi, programmazioni, televisioni competitive in un mercato davvero libero e ci dimostrasse di esserne davvero capace, può darsi che allora Silviotto si sentirebbe davvero virile e non dovrebbe  mantenere l'orda delle Olgettine, sarebbe finalmente soddisfatto di sè! e tanto meno ce le rifilerebbe a destra e a manca, dalla politica ai media.

Dai Silvio impegnati! vai a lavorare!

Ior, la banca più amata da Monti

 Marco Politi in “il Fatto Quotidiano” del 6 luglio 2012.
Lo Ior non passa ancora l’esame delle autorita? finanziarie europee. Dietro gli annunci ottimisti del Vaticano, secondo cui si è “sulla buona strada”, rimane il fatto che su 16 requisiti cruciali elencati lo Ior rimane inadempiente per 7.

Dice il viceministro degli Esteri vaticano, mons. Ettore Ballestrero, recatosi personalmente a Strasburgo a dimostrazione del bruciante interesse della Santa Sede a far parte della “Lista bianca”
degli Stati affidabili in tema di riciclaggio, che entrare nel sistema Moneyval richiede la necessita? di “apprendere in breve tempo il linguaggio, le regole, le tecniche di un sistema complesso”.

Un prelato qual è mons. Ballestrero non ha bisogno per la sua missione di padroneggiare le sottigliezze del sistema bancario. Sarebbe ridicolo, invece, affermare che il direttore dello Ior, Paolo Cipriani, si sia trovato improvvisamente impreparato, come Alice nel paese delle meraviglie, dinanzi alle regole di trasparenza, che Moneyval esige. Cipriani proviene dal Banco di Santo Spirito e dalla Banca di Roma, è stato rappresentante di questi istituti a New York e a Londra: il massimo della finanza mondiale.

PUO' SPIEGARE allora perchè a un anno e mezzo dal decreto di Benedetto XVI – che impegnava lo Ior a una totale trasparenza – la banca vaticana non si è messa ancora al passo con le regole internazionali? 
Una settimana fa, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, si era sforzato di aprire una breccia nei misteri dello Ior, organizzando un briefing nella sede dell’istituto. Cipriani non ha avuto il coraggio di accettare il gioco delle libere domande dei giornalisti e fino a quando non lo farà, i discorsi più belli rimarranno a metà strada.
 Perchè nelle democrazie occidentali funziona così: si risponde senza rete all’opinione pubblica.

La cosa più sconcertante nelle ultime vicende riguardanti lo Ior riguarda tuttavia la notizia – pubblicata ieri dal solo Fatto Quotidiano – che il governo italiano ha imbavagliato la delegazione dei funzionari della squadra antiriciclaggio della Banca d’Italia, impedendo loro di esprimere le proprie valutazioni professionali sulla condotta tenuta sinora dalla banca vaticana.

Va detto in proposito che a tutt’oggi, i dirigenti dello Ior non hanno ancora fornito dati precisi su che fine abbiano fatto i celebri (e spesso opachi) conti correnti presso l’istituto dei cosiddetti “laici esterni”, cioè di quelle persone che non appartengono assolutamente alla lista rigorosa di persone abilitate ad averne uno. 
Conti esterni di cui il faccendiere Bisignani è figura simbolica, ma non l’unica.

Non importa qui indagare attraverso quali canali contorti si sia espresso il veto. Contano i fatti. Il direttore dell’Unità di Informazione Finanziaria (Uif) della Banca d’Italia, Giovanni Castaldi, ha ritirato i suoi due delegati dalla riunione di Strasburgo perchè impossibilitato a fare il proprio dovere.
 E' evidente che in un consesso internazionale – a una scadenza cruciale per Oltretevere – il governo Monti ha voluto fare un favore macroscopico alla Santa Sede, privo di qualsiasi motivazione (diciamo così) professionale. 
E' un episodio che fa cadere le braccia specialmente a coloro che hanno sempre provato stima per il “tecnico” Monti e il suo stile da gentiluomo. 
All’assemblea Moneyval di Strasburgo proprio il governo tecnico italiano si è comportato da politicante, impedendo ai “tecnici” della Banca d’Italia di dare il proprio giudizio su ciò che manca allo Ior per presentarsi pulito sulla scena europea. 
Da chi è stato commissario Ue per il mercato interno e per la concorrenza, da un liberale per il quale la pulizia e le regole del sistema finanziario dovrebbero essere la stella polare, questo “sopire… troncare… sopire” era lecito non aspettarselo.

L’INCIDENTE non è peraltro isolato. 
E' la terza volta che il governo Monti, abituato a usare il guanto ruvido con i ceti popolari, i pensionati e gli operai, fa dei favori incomprensibili e inaccettabili al Vaticano nel momento in cui tutti sono chiamati – e tanti cittadini ci credono anche – a stringere la cinghia per risollevare le sorti dell’Italia.

Implacabile nel chiedere a ogni padre di famiglia di pagare gli aumenti Imu sull’unghia nel 2012, Monti ha disposto che gli enti ecclesiastici (evasori da anni) la paghino soltanto nel 2013.
 
Non esiste uno straccio di ragione economica che giustifichi questo privilegio.
Ancora: mentre gli italiani redigevano la loro dichiarazione dei redditi, Monti si è rifiutato di indicare la destinazione della quota dell’8 per mille, che va allo Stato per “iniziative umanitarie”. Avrebbe potuto dire che andava ai terremotati dell’Emilia. Non lo ha fatto. Il governo ha taciuto, perchè è noto che il Vaticano esige che non vi sia pubblicità “concorrente” quando si tratta dell’8 per mille.

Lo scandalo di Strasburgo si inserisce in una linea di per sè inquietante.
Laicità non significa denigrare la religione. 
Laicità significa che nessuna confessione può imporre i propri interessi alla comunità nazionale. Laicità significa la regola aurea del costituzionalismo americano: nessun comportamento dello Stato per “ostacolare o favorire una religione”. 
Questa laicità gli italiani hanno il diritto di pretenderla dal liberale cattolico Monti.

E visto che si parla di spending review, gli italiani hanno il diritto di pretendere anche dal premier di attivare la commissione bilaterale italo-vaticana per rivedere il gettito dell’8 per mille, molto ma molto superiore a quelli che sono i bisogni reali della struttura della Chiesa in rapporto agli anni Ottanta (quando c’erano assai piu? preti).

Aledanno e Piazza San Silvestro...no words!

Piazza San Silvestro a Roma è impraticabile per i non vedenti:

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/07/06/percorso-vedenti-funziona-lunione-italiana-ciechi-passa-allincasso/200991/

e Stilinga si chiede: ma quando ne combinerà una giusta il sindaco de Roma Capitale dello scempio italico?

Riforma del lavoro, Ranci : "I veri perdenti sono ancora una volta le partite Iva"

Riforma del lavoro, Ranci : "I veri perdenti sono ancora una volta le partite Iva" di Michael Pontrelli.

Da  http://notizie.tiscali.it/articoli/interviste/12/06/intervista_ranci_partite_iva.html

Una indagine condotta da Costanzo Ranci, sociologo economico del Politecnico di Milano, ha messo in evidenza che in Italia il numero delle partite Iva individuali è pari a 5,7 milioni.

Un esercito di lavoratori di cui si parla relativamente poco se non per mettere in evidenza che si tratta di un’area caratterizzata da una forte evasione fiscale.

La realtà fatta emergere da Ranci nella sua analisi è invece molto più complessa.
Affianco ad un ristretto numero di imprenditori e liberi professionisti benestanti e privilegiati esiste un grandissimo numero di lavoratori che vivono sulla soglia della povertà e che soffrono più di qualsiasi altra categoria professionale gli effetti della crisi economica in corso.

La riforma del lavoro del governo Monti, nonostante le intenzioni sbandierate dal ministro al Welfare Elsa Fornero, anziché aiutare le partite Iva rende loro la vita ancora più difficile e stimola la tendenza al sommerso che paradossalmente lo Stato vuole combattere.

Abbiamo parlato di questi aspetti con l’autore dell’indagine.


Professore, iniziamo dalla composizione di questo esercito di lavoratori autonomi. Chi sono?

“La categoria è cambiata nel tempo. Mentre fino agli anni ’90 la metà delle partite Iva era costituita da commercianti e artigiani con bassa qualificazione oggi questa parte rappresenta solamente un terzo del totale mentre per il 50% dei casi si tratta di professionisti laureati”.
In quali settori professionali sono particolarmente diffuse?

“Si sono affermate nei servizi avanzati più recenti come il settore informatico, la grafica e la comunicazione, la consulenza, l'intermediazione finanziaria e immobiliare".

Sono persone che hanno deciso di aprire una partita Iva perché non sono riuscite a trovare un lavoro dipendente o perché hanno voluto fare questa scelta?

“Nella maggioranza dei casi si tratta di persone che hanno una vocazione precisa per il lavoro autonomo. Perciò direi che si tratta di una scelta voluta soprattutto tra le giovani generazioni. Inoltre, a differenza del passato, la crisi delle aziende non sta alimentando la nascita di nuovi lavoratori autonomi. Questo processo si è verificato in Italia nelle crisi economiche precedenti, soprattutto al Nord. L’esternalizzazione di processi da parte delle imprese ha favorito la nascita di nuove partite Iva. I dati a disposizione dimostrano invece che questo fenomeno non si sta verificando nella crisi odierna. Recentemente il numero di lavoratori autonomi si è ridotto maggiormente rispetto alla perdita di posti di lavoro dipendente, perciò questo universo produttivo non sta più svolgendo il ruolo di ammortizzatore sociale che ha svolto nel passato”.

Dal punto di vista economico come stanno?

“Si tratta di un universo polarizzato. Da un lato esiste una categoria di imprenditori e liberi professionisti benestanti e privilegiati. Si tratta, a dire il vero, di un gruppo numericamente limitato rispetto al totale complessivo. Dall'altro lato esiste poi un grandissimo numero di lavoratori autonomi che invece hanno un reddito molto vicino alla linea di povertà. I dati evidenziano che si tratta del 27% del totale. Per i lavoratori dipendenti il dato è pari invece al 14%. Inoltre all’interno delle partite Iva non tutte godono di un effettiva autonomia lavorativa. Molte di loro sono solo teoricamente indipendenti". Si riferisce a quelle che di fatto svolgono un lavoro subordinato?

“Non solo. Le false partite Iva, ovvero i lavoratori dipendenti non assunti regolarmente dai datori di lavoro, sono all’incirca 280 mila, poco meno del 5% del totale. E’ molto più diffuso invece il caso delle partite Iva mono committente. Questi lavoratori di fatto hanno vincoli e non godono di completa autonomia relativamente al luogo di lavoro e/o ai tempi di lavoro. Questa area grigia a cavallo tra il lavoro dipendente e quello autonomo è vastissima ed esclusi gli imprenditori rappresentano la metà delle restanti partite Iva, circa un terzo dei 5.7 milioni di lavoratori autonomi esistenti”.

Il ministro Fornero prima di varare la riforma del lavoro aveva promesso di migliorare il welfare dei lavoratori autonomi. Ormai la riforma è giunta al traguardo. Come sono cambiate le cose per le partite Iva?

Nonostante i proclami del ministro la verità è che sono cambiate in peggio. La riforma prevede un aumento della contribuzione previdenziale dal 27% al 33%. L’intento è quello di aumentare l'entità dell’assegno pensionistico ma per le partite Iva questo non si traduce in un vantaggio ma in un danno”.

Perché?

“Perché i maggiori contributi non sono pagati da un datore di lavoro ma direttamente dai lavoratori autonomi e questo comporta una perdita di reddito disponibile. Per le migliaia di partite Iva che vivono sul filo della sopravvivenza potrebbe essere un colpo mortale. Inoltre i lavoratori autonomi hanno un concetto diverso della pensione rispetto ai lavoratori dipendenti. Un autonomo non pensa di smettere di lavorare raggiunta una certa età ma spera di poter lasciare l’attività a un figlio e affiancare quest’ultimo fino a quando è in grado di lavorare. Perciò la riforma del welfare introdotta dalla Fornero per gli autonomi rappresenta un danno e non un vantaggio e rischia di far crescere enormemente il sommerso che paradossalmente lo Stato vuole ridurre. Per cui da un lato si annuncia una crociata contro l’evasione fiscale dall’altra invece si prendono provvedimenti che potenzialmente la incentivano”.

Ma di quale riforma del welfare avrebbero bisogno le partite Iva?

Il provvedimento più urgente sarebbe sicuramente l’introduzione di un reddito di cittadinanza che esiste in tutta Europa tranne che in Grecia. In Italia gli ammortizzatori sociali esistono solo per chi perde il lavoro dipendente. Una partita Iva costretta a chiudere la propria attività non gode di nessuna forma di aiuto. Il reddito di cittadinanza tutelerebbe anche i lavoratori autonomi che a causa di forza maggiore sono costretti a chiudere la loro attività”.

Una riforma del genere, pur se giustissima, avrebbe però dei costi che lo Stato italiano al momento non è in grado di sostenere.

“E’ vero. Servirebbe infatti un grande patto tra lo Stato e il mondo del lavoro autonomo. Da un lato le partite Iva dovrebbero ridurre il fenomeno dell’evasione fiscale che oggettivamente esiste, dall’altro lo Stato dovrebbe estendere anche a loro le forme di welfare oggi previste solo per il mondo del lavoro dipendente”.

"L'esodato innamurato" by Fiorello

Fiorello canta "L'esodato innamorato"


Andato in onda il: 21/06/2012



Registrato con un cellulare a un evento privato a Torino e caricato su YouTube: ecco il video di Fiorello sugli esodati e la Fornero.

Le parole:

STO LONTANO DAL LAVORO A ME PENSA LA FORNERO

NIENTE VOGLIO NIENTE SPERO MO' LAVORO TUTTO QUANTO A NERO

...LA CCHIU' BELLA 'E TUTTE E BELLE LA PENSIONE MIA DOV'E'

OHI VITA OHI VITA MIA DA QUANDO C'E' LA FORNERO

NON TENGO CCHIU' DINERO MO' SENZA SOLDI PROVA A STARCI TU

OHI VITA OHI VITA MIA DA QUANDO C'E' LA FORNERO

NON TENGO MANCO UN DINERO

MO' SENZA SOLDI PROVA A STARCI TU

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-6987dca6-42c2-4dd3-b69f-85d060645347-tg1.html

Ma l'Atac di Roma che problemi ha?

Sono giorni caldi quelli che viviamo a Roma e anche essere costretti a muoversi per la città, può diventare un trauma senza soluzione: poche corse di bus, nessun riparo dal sole, casini infiniti sulla metro B e B1 ed il tutto al prezzo di 1,50€ a biglietto per tratta di 100 minuti.

Si paga per essere trattati male e per essere umiliati.

Stilinga si chiede quanto sia grave la situazione all'Atac, altrimenti la gente non aspetterebbe oltre 40 minuti il bus e non ci metterebbe più di due ore, per esempio di domenica (giornata notoriamente abbandonata dal servizio pubblico) per coprire tratti ridicolmente vicini.

Ma è proprio vero, anche prendere l'autobus a Roma è un'avventura ricca di risvolti non proprio felici.

Allora Stilinga propone un referendum, una petizione: che tutti i politici italiani usino i mezzi pubblici, quindi solo autobus, tram e metro, per muoversi e vediamo se poi le cose funzionano!