IL PROFESSOR PADOAN HA CONFESSATO CHE IL MINISTRO NON CAPISCE NIENTE

di Alberto Bagnai 
da Il Fatto Quotidiano, 10 febbraio 2016

Ho iniziato la mia carriera nel dipartimento fondato da Federico Caffè alla Sapienza, dal quale provengono tanti personaggi illustri. Voglio parlarvi di un paio di loro, cominciando dal più giovane, Pier Carlo Padoan. Lo ricordo negli anni ’80 salire a piedi le scale della facoltà, severo, assorto, il corpo sbilanciato dal peso di una borsa stracolma di libri e tabulati (erano i tempi delle stampanti a catena). Per me, giovane laureando, Padoan era una figura autorevole, carismatica. Per un po’ scomparve: era al Fmi. Poi tornò. Lo ricordo, sempre per le scale, sopraffatto da una quantità esorbitante di compiti da correggere. Nel frattempo io, diventato ricercatore, ironizzavo sul regalo che gli avevano fatto i suoi colleghi, assegnandogli un affollatissimo corso del primo anno. Lui, burbero ma spiritoso, stava al gioco. Partì per Parigi, e io, più modestamente, per Pescara.
L’ho poi rivisto, come voi, in televisione, dove gli ho sentito dire cose che il suo ruolo istituzionale gli imponeva di dire, ma della cui assurdità, ne sono certo, era lui stesso, per primo, dolorosamente consapevole: annunciare nel 2014 una ripresa che non era nei numeri, difendere nel 2015 riforme dell’offerta (come il jobs act) che non avevano alcuna logica in una crisi di domanda. Poi, all’improvviso, nel 2016, forse provato dalla Caporetto bancaria, Padoan, in un attimo di cedimento, ha confessato. È successo il 26 gennaio, e se ne sono accorti in pochi. Parlando a Bruxelles, Padoan ha detto che occorre un sussidio di disoccupazione europeo,perché in assenza dell’aggiustamento del cambio, la risposta alle crisi avviene “con la compressione del mercato del lavoro”. Quest’idea “risale agli anni ‘70”, e la misura deve essere “di natura temporanea”, perché “sarebbe controproducente se ci fosse un trasferimento permanente di risorse da un Paese all’altro”.
L’espressione “compressione del mercato” è pudica al limite del criptico. Ve la traduco. Se il resto del mondo va in crisi, compra di meno da noi. Visto che il cambio non può flettersi, per rilanciare le esportazioni dobbiamo far calare i prezzi dei nostri prodotti, e quindi i rispettivi costi, primo fra tutti quello del lavoro. Ma siccome nessuno accetta volentieri un taglio del salario, ecco che con austerità e jobs act si crea un po’ di disoccupazione, sperando che chi si trova a spasso accetti di farsi pagare di meno, e che ciò renda più “competitivi” (cioè più convenienti per l’estero) i nostri prodotti. Unico neo: senza lavoro non si campa. Per rimediare a questo effetto collaterale, mamma Europa dovrebbe raccogliere risorse dai paesi in crescita, e ridistribuirle via sussidio di disoccupazione a quelli in crisi. Chiaro? Padoan ha confessato che quando l’aggiustamento non si fa col cambio, lo si fa con la disoccupazione, e che questa cosa è nota fin dagli anni ’70. In effetti, a quei tempi Luciano Barca ammoniva che l’integrazione monetaria europea era “una politica di recessione e di deflazione antioperaia”, e Padoan oggi, a danno fatto, ce lo conferma. Allo studioso fattosi politico mi viene da porre una sola domanda: caro Pier Carlo, visto che tutti sapevano che questo sussidio era necessario, secondo te perché nessuno ha imposto che lo si allestisse prima di entrare nella moneta unica? Forse per lo stesso motivo per il quale i nostri governi hanno accettato il Fiscal compact primache si approvassero gli eurobond, o l’Unione bancaria prima che si creasse un’assicurazione europea sui depositi bancari.
Mi umilia questo comportamento dei nostri governi, che prima accettano patti penalizzanti per noi, e poi mendicano pietà; e mi scottano le parole di Wolfgang Munchau, che ha definito questa prassi “un miscuglio di codardia e incompetenza”: se dicono Nein i tedeschi, in effetti, potremmo dirlo anche noi. Certo, da loro abbiamo molto da imparare: come truccare un motore Diesel, come imbottire di subprime Deutsche Bank, come salvare con 16 miliardi di denaro pubblico Nordbank, e così via… Ma non mi sentirei troppo in soggezione per questo. Aggiungo due parole su un altro preclaro personaggio proveniente dallo stesso dipartimento: Mario Draghi. Di lui non posso avere alcun ricordo personale: ci separano anagrafe e carriera. Però, in qualche modo, gli sono affezionato: gli devo la più azzeccata delle mie previsioni, quella emessa il 30 luglio 2012, quando specificai sul mio blog che non sarebbe riuscito a far nulla di risolutivo per la crisi dell’Eurozona. Infatti non c’è riuscito, e l’ha ammesso: il 4 febbraio ha detto che forze globali congiurano a mantenere bassa l’inflazione. Abbiamo così appreso due cose: che l’inflazione bassa è un problema (ma non era un vantaggio?), e che creare un impero europeo per contrastare i mercati globali non serve a nulla. Prevederlo era facile, anche perché, se ci fate caso, le forze globali c’entrano ben poco: la colpa è nostra.
Abbiamo fatto l’euro per comprimere i salari, e ora ci lamentiamo che i prezzi non crescano abbastanza. Recriminazioni che, se la gente non crepasse di fame, farebbero crepare dalle risate.

E Stilinga propone di svalutare l'euro, altro che il lavoro che ormai è sotto i piedi per chi lo ha ed è una chimera per chi lo cerca. A questo siamo arrivati e coi robot la situazione sarà pure peggio, si deve ridare valore al lavoro e alle persone e si deve ossigenare il bacino del Mediterraneo, puntando sul local. 
Col global non è che le cose siano andate bene, solo  pochi si sono arricchiti e  però se la disuguaglianza permane o si aggrava, a breve questi pochi vivranno anche loro in un mondo in guerra totale.

Ecco le dieci città più felici d'Europa I più infelici sono gli italiani

da: http://www.corriere.it/cronache/cards/ecco-dieci-citta-piu-felici-d-europai-piu-infelici-sono-italiani/i-piu-insoddisfatti-noi-italiani.shtml


La felicità non alberga nelle città mediterranee del Vecchio Continente. Lo rivela l'ultimo sondaggio di Eurobarometro sulla «percezione della qualità della vita in Europa» per il quale sono state consultate oltre 40 mila persone che vivono in 83 differenti città. Dalla ricerca il sito Business Insider ha ricavato due classifiche: la prima mette in fila le città più felici d'Europa, la seconda quelle in cui i cittadini si dichiarano più soddisfatti del proprio lavoro. Entrambe le graduatorie confermano la crisi dell'Europa meridionale e l'insoddisfazione dei suoi residenti. 

I cittadini meno soddisfatti delle proprie città vivono prevalentemente nell'Europa meridionale. Il più basso tasso di benessere si registra a Istanbul (65%), Palermo (67%), Atene (67%), Napoli (75%) and Miskolc in Ungheria (79%).Stesso discorso per quanto riguarda il lavoro. I cittadini più scontenti del proprio impiego vivono principalmente nelle metropoli dell'Europa meridionale. Tra i tassi di insoddisfazione più alti spiccano quelli di Atene (45%), Torino (36%), Madrid (34%), Palermo (33%), Napoli (32%) Roma e Bologna (30%). Anche la ricerca di un nuovo lavoro appare davvero problematica ai cittadini dell'Europa meridionale. I più scoraggiati appaiono i residenti delle città italiane e vivono a Palermo (96%), Napoli (93%) e Torino (85%). 

E Stilinga sottolinea che la Dolce Vita sullo Stivale è ormai amara, e questi cretinetti di politici italiani si devono scervellare per renderci la vita più easy e piacevole, visto che lo scontento del popolo sovrano a breve li "catafotterà" fuori dall'agone politico, e buona notte al secchio!

Europarlamient: the lobby place, not the Europeans one. Smog, l'europarlamento raddoppia i limiti di emissioni per le auto

Con pochi voti di scarto, approvata la modifica del regolamento sugli ossidi di azoto, i precursori delle polveri sottili. Socialisti e verdi si sono opposti ma hanno perso

ROMA – Largo alle polveri sottili, quelle che corrodono i nostri polmoni, quelle che fanno scattare la febbre da smog contro la quale ci limitiamo a prendere l’aspirina dei blocchi del traffico. Misure vere no. O, almeno, no se entrano in conflitto con le industrie che contano. Oggi l’europarlamento ha votato a strettissima maggioranza l’approvazione di una modifica del regolamento che stabilisce il tetto delle emissioni di NOx, gli ossidi di azoto che sono precursori delle polveri sottili. La dose ammessa per legge è stata generosamente raddoppiata. Le auto potranno inquinare, per gli NOx, il 110% in più di quello che era stato stabilito prima del dieselgate.

Una volta scoppiato lo scandalo sono emersi infatti i trucchi di serie, il fatto che i laboratori di omologazione dei nuovi modelli, finanziati dalle case automobilistiche, ricorrevano a ogni sorta di stratagemmi (gomme super gonfie, lubrificanti speciali, aerodinamica modificata) per far sì che dalle prove in questi ambienti ovattati, dalle caratteristiche lunari, emergessero dati ben lontani da quelli misurabili sulle strade terrestri. E naturalmente molto più confortanti.

Ora che bisogna fare sul serio, con test veri che mostrano quanto inquina realmente ogni auto, cambiano le norme. Il tetto si alza. Il regolamento europeo 715 del 2007 aveva stabilito che per i veicoli euro 6 il limite di emissione per gli ossidi di azoto (NOx) fosse di 80 milligrammi a chilometro. Il voto del Parlamento ha fatto passare la norma proposta dalla Commissione che alza i limiti per gli NOx del 110% nel periodo che va dal settembre 2017 al 31 dicembre 2018 e del 50% nel periodo successivo. Invece di respirare 80 milligrammi di NOX per ogni chilometro per ogni macchina in circolazione, l’anno prossimo ne respireremo 168.

 “La maggioranza degli europarlamentari ha fatto il gioco della parte più retriva dell’industria automobilistica, senza curarsi della salute dei cittadini che dovranno subire livelli di inquinamento sempre più alti e pericolosi”, accusa Monica Frassoni, copresidente dei Verdi europei. “È sorprendente che nella lista dei votanti a favore ci sia anche il presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo, la cui maggioranza si era schierata contro l’indebolimento dei limiti stabiliti”.

In aula ha prevalso il voto suggerito dai gruppi, con i popolari che hanno guidato la battaglia per alzare i limiti, mentre verdi e socialisti, con qualche eccezione, si sono opposti. “È certamente uno schiaffo all’ambiente e alla salute dei cittadini, ma è anche uno schiaffo all’idea di un’Europa vicina alle persone, capace di difendere interessi concreti e non solo percentuali sul debito”, commenta Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club. “Per restituire dignità alla politica e speranza a tutti bisogna cambiare rotta”.

Una "scelta assurda e insensata che va contro la salute dei cittadini e l'ambiente. Un vero e proprio condono che premia i furbi e non l'innovazione e la qualità". Così ha commentato il direttore generale di Legambiente, Stefano Ciafani. "In piena emergenza smog e con i livelli di inquinamento alle stelle", continua, "quello che è avvenuto è veramente assurdo, ed è solo a favore delle lobby automobilistiche".

E Stilinga pensa che un'arma fondamentale è fare sentire economicamente la voce dei consumatori: boicottare Volkswagen, Renault e chi ha truccato i test è la via da seguire.

Quali alibi di Daniele Silvestri

Shut up
Shut the fuck up

zitto zitto fa
zitto zitto fa
zitto zitto fa
zitto zitto

Si scusa ma
Mi era sembrato di vedere qualcosa di strano
tipo un esercito nemico in uno Stato sovrano
tipo un'aperta violazione degli accordi che abbiamo
io te lo dico e tu mi dici di parlare piú piano

mi era sembrato di notare un fatto poco chiaro
come una specie di governo ma di terza mano
con un programma mai approvato che però seguiamo
e neanche posso non votare
perché non votiamo.

zitto zitto fa' finta di niente
che tanto il mondo gira ancora come sempre
finché c'è vita, beh, c'è la corrente
meno problemi avrà chi meno si sente

ché per esempio ho conosciuto questo parlamentare
-no?- dice: a me che me ne frega finché è legale
passare ad una nuova appartenenza e restare
senza neanche andare che c'ho l'influenza e mi sale

Su quali alibi calibri la validità
Quali ali di colibrì libri nell'aria
e quali macabri crimini tragici o comici
mi dici che c'è chi ti recriminerà
per quali metodi meriti la tua indennità
quali labili crediti credi di avere quà
per quali taciti traffici illeciti eviti di dire che c'è chi ti
recriminerà

abbassa la cresta e smetti di chiedere
la busta l'hai vista non farmi ricredere
poi bacco tabacco ma soprattutto venere
vedrai che conviene che smetti di chiedere

non basta una busta per farmi recedere
l'ho vista ma adesso ne resterà cenere
ma intanto che aspetti che arrivi la celere
c'è giusto lo spazio per potermi rispondere

Su quali alibi calibri la validità
Quali ali di colibrì libri nell'aria
e quali macabri crimini tragici o comici
mi dici che c'è chi ti recriminerà

zitto zitto fa' finta di niente
che tanto il mondo gira ancora come sempre
finché c'è vita, beh, c'è la corrente
meno problemi avrà chi meno si sente

Se la vicina Cina ci nasconde
cose cos'é meglio dire di restare
statici ti ci dovevi abituare prima
ti ci dovevi abituare molto prima

Se caleranno i droni come calabroni
come dei ladroni, come dei re magi
che calando doni giungono alla meta
allora quella sarà l'ultima cometa.

Su quali alibi calibri la validità
Quali ali di colibrì libri nell'aria
e quali macabri crimini tragici o comici
mi dici che c'è chi ti recriminerà
per quali metodi meriti la tua indennità
quali labili crediti credi di avere quà
per quali taciti traffici illeciti eviti di dire che c'è chi ti
recriminerà

Zitto zitto fa
Zitto zitto fa

W l'Italia: 'Ndrangheta, arrestati superlatitanti Ferraro e Crea: erano nascosti in un bunker

Il covo, costruito con strutture in metallo in un costone nel territorio tra Melicucco e Rizziconi, era dotato di ogni confort. All'interno un arsenale di armi con pistole, fucili mitragliatori e a pompa

Danimarca, Ai Weiwei sospende mostra contro legge confisca beni rifugiati

da: http://www.repubblica.it/speciali/arte/gallerie/2016/01/28/foto/danimarca_ai_weiwei_sospende_mostra_contro_legge_confica_beni_rifugiati-132193513/1/?ref=HRESS-2#1

L'annuncio sul profilo Instagram dell'artista L'artista cinese Ai Weiwei ha deciso di chiudere la sua mostra "Ruptures" in Danimarca, in segno di protesta per la decisione di Copenaghen di confiscare beni di valore ai richiedenti asilo per la loro permanenza nel Paese. Dopo l'annuncio dell'artista su Instagram, anche il personale della Fondazione Faurschou nella capitale danese, si legge sulla Bbc, ha confermato la chiusura della mostra. In base al provvedimento approvato il 25 gennaio dal Parlamento, la polizia danese potrà confiscare ai rifugiati beni dal valore superiore alle 10mila corone, pari a 1340 euro, così da coprire le spese di vitto e alloggio. Con le nuove misure è previsto anche l'allungamento dei tempi del ricongiungimento familiare, e Ai ha espresso la sua contrarietà anche per questo.
L'esposizione era stata aperta nel marzo del 2015 e avrebbe dovuto chiudere il prossimo aprile. Il proprietario della galleria, Jens Faurschou, ha detto di sostenere la scelta dell'artista, esprimendo inoltre la propria delusione per la decisione del governo. "Dà un'immagine terribile della Danimarca e dei danesi", ha detto Faurschou alla Bbc, raccontando che Ai era scioccato quando lo ha chiamato dall'isola greca di Lesbos, dove ha aperto uno studio, con l'obiettivo di accrescere la consapevolezza sulla condizione dei rifugiati attraverso l'arte

E Stilinga approva in pieno A Wei Wei. Se questa è l'Europa, allora Stilinga non è più europea!

Ci sono situazioni che per negligenza e menefreghismo i capitalisti europei che hanno purtroppo colorato di razzismo (e austerità per tutti ma non per loro) questa pseudo Comunità, che sono esplose e stanno deflagrando e rapinare dei pochi soldi rimasti i profughi significa essere come gli scafisti ma con il vestito buono della legge. 
Una schifezza disumana. 
Quasi ai livelli nazi. 

Tra assassini pazzi drogati dell'isis e Europa i profughi davvero non sanno cosa scegliere! 
VERGOGNA DANIMARCA! VERGOGNA EUROPA!

W l'Italia! Torna in Sicilia anche la Testa di Ade. Il Paul Getty Museum restituisce il reperto trafugato a Morgantina

Dopo la Venere, il Museo di Aidone (Enna) ospiterà la splendida testa policroma "riconosciuta" grazie al lavoro degli archeologi siciliani