“Sento l’eco della riforma piduista di Gelli” (Silvia Truzzi).

Il giurista Paolo Maddalena.
Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Consulta, non è l’unico giurista ad avere più di una perplessità sulla riforma costituzionale. E vuol precisare subito una circostanza dirimente: “La riforma costituzionale va letta in un quadro più ampio, cioè quello della politica internazionale. Qualora andasse in porto, costituirebbe un’ulteriore facilitazione per i poteri finanziari, perché si toglierebbe rappresentatività al popolo. Ho l’impressione che il potere finanziario orienti la politica italiana, che va a scatafascio. Ogni giorno aumenta il debito pubblico, ogni giorno cresce la disoccupazione. Le istituzioni europee e internazionali – mi riferisco alla Bce, al Fondo monetario internazionale – mi pare siano state occupate dalle banche e dagli speculatori.
E dunque le politiche di cui siamo destinatari, fanno gli interessi delle banche e non dei cittadini italiani. Nel Paese va avanti una politica recessiva: le responsabilità sono dei governi che hanno sottoscritto e dato esecuzione al fiscal compact. 
Siamo divenuti schiavi della speculazione finanziaria.
In tutto questo, ci stiamo gingillando su modifiche costituzionali che a mio avviso sarebbe molto meglio lasciar perdere”.   
Il premier continua a ripetere che intende andare fino in fondo…   Il nuovo esecutivo mi pare abbia ansia di dimostrare all’opinione pubblica di essere “il governo del fare”.
 Il guaio è che fanno delle cose, ma trascurandone il contenuto: non è per nulla detto che il nuovo sia meglio del vecchio. Soprattutto quando si tocca la legge fondamentale della Repubblica. È un documento che molti c’invidiano e che moltissimi ci hanno copiato. È pericoloso toccare l’ordine costituzionale in questo momento. La riforma, che si lega inscindibilmente alla legge elettorale, non mi convince affatto: una minoranza di maggioranza potrà incidere anche sugli organismi di garanzia.   
Perché?   
La Costituzione italiana si fonda sull’equilibrio dei poteri, che viene infranto da questa pseudo-riforma costituzionale. Vorrei fare una semplice constatazione, che parte dal 37 per cento del premio di maggioranza previsto dagli accordi del Nazareno, che potrebbe essere portato al 40, ma poco conta. Considerando che votano in media metà degli italiani, la percentuale scende al 18,5. Cioè il 18,5, se va bene il 20 per cento degli italiani decide tutto. 
Ma la democrazia dove va a finire? 
Dove va a finire il bilanciamento dei poteri? 
La cosa mi pare grave: sento l’eco del piduismo, della riforma di Gelli. 
Noi diamo un potere enorme al capo del governo che poi potrà fare tutto ciò che vuole. E sarà l’esecutore delle prescrizioni delle banche internazionali, che governano la politica monetaria. Non dimentichiamo poi che il premio di maggioranza consente al governo di incidere sulla composizione della Corte costituzionale e sul Colle.   
Cosa pensa del Senato dei cento?  
 Ritengo che il Senato debba essere elettivo, per un principio di democraticità. Sono d’accordo con la riduzione del numero dei senatori, ma non sulla modalità di scelta: penso che si debba lasciare al popolo la possibilità di eleggere i propri rappresentanti. Sarebbe auspicabile che la scelta avvenisse tra persone che abbiano dato prova di alta cultura istituzionale, che abbiano agito nell’interesse esclusivo della nazione, che non abbiano conflitti d’interesse né mai abbiano avuto a che fare con la giustizia. Per quanto riguarda le competenze, sarebbe opportuno limitarle a questioni di grande rilevanza e di spessore costituzionale. In tal modo si abbrevierebbero i tempi per l’approvazione delle leggi.  
 Proprio questo Parlamento, delegittimato dalla sentenza della Consulta, doveva fare le riforme?   No, certo: è un parlamento di nominati. Ci vorrebbe una Costituente . Io ho 78 anni, ho memoria della prima Assemblea, ma quella Costituente non era composta da persone a caso, magari di bell’aspetto ma non si sa quanto di cultura. Allora avevamo grandi uomini, di altissimo profilo scientifico, etico, culturale. 
Ora io nell’agone politico non vedo persone in grado di fare una riforma costituzionale: sarebbe davvero meglio che lasciassero la Carta così com’è.  
 C’è stato un grande dibattito   sull’immunità.   I rappresentanti del popolo non hanno bisogno dell’immunità: anzi penso che l’unico punto in cui la Carta dovrebbe essere modificata, visti i tempi, è quello che mantiene l’immunità. Dovrebbe valere per tutti quanto afferma la Costituzione all’articolo 54: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”.
Da Il Fatto Quotidiano del 25/07/2014.

Olio 'taroccato' e dalla Spagna spacciato per biologico Made in Italy: 16 arresti in Puglia, chiuse le aziende

da: http://bari.repubblica.it/cronaca/2014/07/24/news/olio_taroccato_16_arresti_in_puglia_e_15_aziende_chiuse-92261886/?ref=HREC1-9

Smantellato un traffico illecito da 30 miloni di euro, sequestrate 400 tonnellate di prodotto contaminato anche da oli esausti della ristorazione. Il ministro Martina: "Controlli efficaci, per proteggere il valore della nostra filiera" 

ANDRIA - Altro che 'olio 100% italiano biologico': un'indagine della Guardia di Finanza di Adria ha portato oggi allo smantellamento di tre associazioni per delinquere che gestivano un giro d'affari illecito stimato in 30 milioni di euro. Sono state arrestate 16 imprenditori pugliesi, ma nell'inchiesta ci sono anche altri indagati. La magistratura di Trani ha ordinato anche il sequestro preventivo di 16 imprese coinvolte.

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L'olio veniva etichettato come '100% italiano biologico' quando la provenienza era in realtà comunitaria e sfruttava sul mercato il valore aggiunto delle menzioni riservate ai prodotti 'Made in Italy' e biologico. L'indagine ha permesso anche di apporre i sigilli a circa 400 tonnellate di olio dalle qualità organolettiche scadenti o contaminate. L'olio sequestrato era miscelato con grassi di diversa natura, contenenti fondami ed impurezze imputabili al circuito della raccolta degli oli esausti della ristorazione, nonché di provenienza furtiva, oppure scortati da documenti di accompagnamento indicanti natura e qualità diversi da quelli reali.

Le tre associazione per delinquere smantellate erano - secondo la procura - capeggiate due dall'imprenditore andriese Nicola Di Palma (dell'azienda olearia San Vincenzo), la terza da Antonio Cassetta (gestore di fatto della Sago srl di Andria).
Entrambi sono stati arrestati. 
Di Palma avrebbe capeggiato due gruppi criminali: il primo aveva rapporti con aziende calabresi di Cassano allo Ionio (Cosenza) e di Petitia Policastro (Crotone), l'altro con aziende di Copertino (Lecce); Cassetta invece gestiva un'altro gruppo criminale: nella sua azienda di Andria, la Sago, è stata riscontrata la presenza di oli di oliva lampanti adulterati con oli di semi e/o grassi estranei all'olio d'oliva.

L'inchiesta ha accertato che le tre presunte organizzazioni criminali pugliesi - due delle quali facevano capo ad uno stesso imprenditore andriese - si sono avvalse della complicità di imprese che commercializzano olio di oliva in Puglia e in diverse città della Calabria. A queste imprese era affidato il compito - secondo il procuratore di Trani, Carlo Maria Capristo, e il pm inquirente Antonio Savasta - di fornire false fatture attestanti fittizi approvvigionamenti di olio extravergine di oliva prodotto in Italia necessari 'cartolarmente' a legittimare ingenti acquisti di olio proveniente, in realtà, dalla Spagna. 

All'indagine della Gdf hanno partecipato uomini dell'ispettorato repressione frodi di Roma e Bari del ministero delle politiche agricole e dell'Agenzia delle Dogane. Grande la soddisfazione del ministro Maurizio Martina. "Voglio ringraziare – ha detto 
– tutto l'Ispettorato anti frode per il grande lavoro fatto a protezione di un prodotto simbolo del Made in Italy come l'olio d'oliva. L'operazione di oggi dimostra l'efficacia del sistema dei controlli e il concreto rafforzamento del coordinamento che abbiamo voluto con decisione. Azioni di contrasto come quella di oggi si inseriscono in un piano di azione contro l'illegalità, a tutela della sicurezza degli alimenti, della fiducia del consumatore e dei tantissimi produttori che con fatica e passione portano avanti il proprio lavoro rispettando le regole. Proprio sul settore dell'olio
 – ha concluso Martina – stiamo portando avanti un lavoro importante di controlli e di analisi, tanto nella fase d'ingresso dall'estero quanto negli stabilimenti di lavorazione in Italia, per proteggere una filiera che vale quasi un miliardo e mezzo di euro solo di export"


 I delinquenti se credono sempre i più furbi! e  perseverano nella strada sbagliata... che li porta direttamente in galera!