E possibilmente vegana? e magari mischiandola anche con la farina di semola?
Usando solo ingredienti di qualità? con olio evo?
Ecco quando anche a Roma faranno la pizza vegan integrale (si può spaziare dalla farina integrale d'avena a quella di riso integrale, a quella di semi di lino, di farro,etc. etc.) al taglio condita con semplice pomodoro, olive, acciughe, verdura (non stracotta!) e basta, allora ci sarà un'impennata di vendite!
Ogni consumatore deve poter scegliere il tipo di impasto, oltre alla copertura della pizza!
La farina 0 e 00 sono out, non contengono nulla di valido dal punto di vista nutrizionale e quindi non servono ad un fico secco.
Inoltre, ci sono vantaggi enormi nella pizza di farina integrale con lievito madre: dura di più, fa benissimo alla salute e c'è molta più varietà di sapori.
La vera dieta mediterranea dovrebbe essere diffusa anche dalle pizzerie a taglio, possibile che nessuno ci abbia pensato?
E svegliateve!
This is the fashion blog of Stilinga, a fashion designer who works from home. She is from Rome, Italy and she writes about trends, things she loves to do in Rome and art. Questo è il fashion blog, e non solo, di stilinga (una stilista che lavora da casa - è una stilista-casalinga) e che spesso tra una creazione di moda e l'altra, tra ricerche e fiere, si occupa anche del suo quotidiano e del contesto in cui vive.
La piazza più cretina di Roma
Mentre è impossibile aspettare l'autobus alla fermata, solo pochi coraggiosi eroi riescono, gli altri sono tutti rintanati là dove c'è uno straccio di ombra.
Possibile che a piazza San Silvestro non abbiano non dico piantato alberi, ma nemmeno previsto i teli come da secoli fanno in Spagna? Per dire, lo facevano anche gli antichi romani, ma forse i moderni romani non ci arrivano, bah!
E che dire di Atac che cor cavolo pensa ad aiutare la clientela con una pensilina?
Al solito la fermata più cretina degli autobus è quella vicina alla piazza più cretina di Roma!
Lotta di classe da McDonald's
di Marc Augè da wwww.ilfattoquotidiano.it
Mai il mondo è stato più ineguale. Esistono grandi differenze tra le diverse regioni del pianeta, ma gli scarti di reddito sono enormi anche all’interno di ciascuna di esse, all’interno dei paesi emergenti e dei paesi sviluppati.
Assistiamo all’affermazione di una società divisa in tre classi: i possidenti, i consumatori e gli esclusi.
Nel campo dell’alimentazione la traduzione di questo fenomeno è sbalorditiva.
Mai il mondo è stato più ineguale. Esistono grandi differenze tra le diverse regioni del pianeta, ma gli scarti di reddito sono enormi anche all’interno di ciascuna di esse, all’interno dei paesi emergenti e dei paesi sviluppati.
Assistiamo all’affermazione di una società divisa in tre classi: i possidenti, i consumatori e gli esclusi.
Nel campo dell’alimentazione la traduzione di questo fenomeno è sbalorditiva.
Da una parte si assiste alla moltiplicazione delle forme di assistenza internazionale ai più poveri, a coloro che la guerra, la siccità o le epidemie minacciano di morte; si assiste nei Paesi più sviluppati a un ritorno delle attività caritative, la grande povertà ritorna a farsi vedere; disoccupati o precari non riescono più a sfamarsi o a sfamare le proprie famiglie.
Incrociamo nelle strade delle Capitali europee mendicanti che portano un cartello sul quale è scritto “Ho fame”. Dall’altra parte, l’agricoltura si trasforma per soddisfare i bisogni di un numero sempre più grande di persone. Molti specialisti stimano oggi che solo produzioni locali sufficienti potrebbero risolvere in modo durevole il problema della fame nel mondo. La Grande distribuzione delle catene alimentari riguarda una clientela che dispone di scarse risorse e propone un’alimentazione non equilibrata. L’obesità si sviluppa in Europa, in provenienza dagli Stati Uniti. Contrasto sbalorditivo: si tratta della stessa società che esalta la bellezza delle modelle filiformi, incoraggia diverse forme di rimodellamento del corpo e condanna una parte della sua gioventù all’obesità grazie ai Fast-food.
Il diffondersi del Fast food, come McDonald's, Burger King, Quick, ecc… rappresenta l’opposto del ristorante tradizionale: parlare dei loro menu, come fa la pubblicità, è una battuta di cattivo gusto. Non si servono alcolici, ma bevande zuccherine. Solo la scelta del posto dove sedere caratterizza la libertà del cliente. Tutti uguali, questi distributori di cibo rapido si situano per definizione fuori da qualsiasi colore e contesto locale.
Ho assistito nel lontano 1990 a Mosca, in piazza Puškin, qualche mese dopo la caduta del Muro di Berlino, all’inaugurazione del primo McDonald’s in URSS. Le autorità erano presenti e, nelle ore successive, chilometri di coda si formarono in piazza. All’ora di sera erano stati forniti 30.000 pasti. La perestoijka aveva l’odore di hamburger e di patatine fritte.
Il 30 gennaio un reportage di Antenne 2 celebrava con entusiasmo l’avvenimento: anche i russi finalmente potevano mangiare come gli altri! Era un entusiasmo rivelatore. Si potevano in fondo comprendere i moscoviti. Avevano l’abitudine di fare la coda e di mangiare male. Ma cosa dire del fatto che Parigi e la Francia si mostrassero altrettanto vulnerabili agli assalti della mcmondializzazione? A Parigi ci sono più di 60 McDonald's.
Il 30 gennaio un reportage di Antenne 2 celebrava con entusiasmo l’avvenimento: anche i russi finalmente potevano mangiare come gli altri! Era un entusiasmo rivelatore. Si potevano in fondo comprendere i moscoviti. Avevano l’abitudine di fare la coda e di mangiare male. Ma cosa dire del fatto che Parigi e la Francia si mostrassero altrettanto vulnerabili agli assalti della mcmondializzazione? A Parigi ci sono più di 60 McDonald's.
La Francia è il secondo mercato al mondo di McDonald’s dopo gli Stati Uniti! McDonald’s acquista francese in Francia come tedesco in Germania, è un buono sbocco per la produzione locale, e fornisce posti di lavoro a gioventù poco qualificata. Tutto questo val bene qualche obeso in più.
L’Europa e la Francia avevano inventato i loro ristoranti, i loro caffè, i loro bistrot, un modello culturale oggi minacciato dall’esterno e dall’interno. Cosa ci porta il fast food? Nessun prodotto, nessuna professionalità particolare, ma uno stile di vita, precisamente, ciò che, oltre a qualche vino e qualche ricetta, un certo numero di paesi europei aveva la pretesa di proporre al resto del mondo.
Di converso, di fronte alla carestia e alla malnutrizione, noi vediamo comparire sugli schermi televisivi e sulla stampa la moda della gastronomia. Una gastronomia elaborata che promuove un’alimentazione sana. E raffinata. Un’alimentazione che si trova nei ristoranti di lusso. La sua affermazione dipende da quella che gli etnologi hanno chiamato “rituali d’inversione”. I costumi popolari di ieri divengono le raffinatezze di oggi.
Non è certo perché si può morire di fame nel nostro mondo che bisogna condannare l’umanità a mangiare qualunque cosa. Le iniziative locali (penso a Slow Food in Italia) devono essere incoraggiate. Non bisogna ignorare, da una parte, che la questione dell’alimentazione (della sua produzione, della sua distribuzione e del suo consumo) è al cuore della questione sociale. Le considerazioni tecniche sulla produttività, sui modi di conservazione, di distribuzione, sono importanti ma non porteranno a risultati che il giorno in cui delle soluzioni politiche avranno aperto la porta alla democrazia globale.
Si può fare un parallelo tra l’alimentazione del corpo e l’alimentazione dello spirito. Ciò che si rafforza oggi nel mondo è il divario tra coloro che sono, a un titolo o a un altro, vicini al mondo della conoscenza e della scienza e coloro che ne sono definitivamente esclusi.
La società globale è divisa tra l’oligarchia dei possidenti, i consumatori e gli esclusi; questa tripartizione si ritrova nel campo della conoscenza e dell’educazione.
Si può fare un parallelo tra l’alimentazione del corpo e l’alimentazione dello spirito. Ciò che si rafforza oggi nel mondo è il divario tra coloro che sono, a un titolo o a un altro, vicini al mondo della conoscenza e della scienza e coloro che ne sono definitivamente esclusi.
La società globale è divisa tra l’oligarchia dei possidenti, i consumatori e gli esclusi; questa tripartizione si ritrova nel campo della conoscenza e dell’educazione.
Non c’è bisogno di avere statistiche raffinate per stabilire che le differenze di alimentazione sono parallele alle differenze di cultura, d’istruzione, di educazione.
Detto altrimenti, l’abuso di zuccheri è un fenomeno di classe, come l’obesità, come la crisi economica o l’analfabetismo.
Se ne deduce che, se campagne pubblicitarie per una corretta e sana alimentazione sono auspicabili, l’obiettivo dell’educazione per tutti, che non si limiti solo ai temi dell’alimentazione, dovrebbe essere la priorità di tutti i governi. Questa è la sfida dell’intero pianeta.
Istat: cala la fiducia dei consumatori a giugno
Istat: cala la fiducia dei consumatori a giugno
da: http://it.fashionmag.com/news/Istat-cala-la-fiducia-dei-consumatori-a-giugno,414668.html#utm_source=newsletter&utm_medium=email
La fiducia dei consumatori è scesa nel mese di giugno a 105,7 dal 106,2 di maggio, rivisto da 106,3, rende noto l'Istat. La dinamica dell'indice segna la prima diminuzione dal mese di marzo e contraddice le attese degli analisti, che puntavano su una sostanziale stabilità a 106,3.
Gli economisti avevano associato il miglioramento delle aspettative all'insediamento del governo di Matteo Renzi e al taglio dell'Irpef sui redditi medi e bassi, scattato a maggio.
La componente economica diminuisce a 116,4 da 118. Peggiora anche il clima corrente, a 104,5 da 104,6, così come quello relativo al futuro, che passa da 108,7 a 107,2.
Sale il giudizio sulla situazione economica del Paese, il cui saldo passa a -77 da -81.
Gli economisti avevano associato il miglioramento delle aspettative all'insediamento del governo di Matteo Renzi e al taglio dell'Irpef sui redditi medi e bassi, scattato a maggio.
La componente economica diminuisce a 116,4 da 118. Peggiora anche il clima corrente, a 104,5 da 104,6, così come quello relativo al futuro, che passa da 108,7 a 107,2.
Sale il giudizio sulla situazione economica del Paese, il cui saldo passa a -77 da -81.
E Stilinga pensa che con questo scenario l'Europa deve darsi una mossa per fare ripartire non solo l'Italia ma anche la Spagna, la Grecia e magari riportare un po' di equilibrio economico, visto che fino ad oggi solo la Germania può essere soddisfatta di come gira (male per noi e bene per lei) l'economia.
E' ora di fare provare un brivido di crisi economica ai tedeschi! Magari mettendosi nei nostri laceri panni anche loro iniziano a capire sulla loro pelle cosa significa la parola austerità!
Manca lavoro a 7,7 mln di persone. Italia fragile
Confindustria: "Manca lavoro a 7,7 mln di persone. Italia fragile"
da: http://it.fashionmag.com/news/Confindustria-Manca-lavoro-a-7-7-mln-di-persone-Italia-fragile-,414722.html#utm_source=newsletter&utm_medium=email
Il mercato del lavoro, in Italia, resta debole. Sono 7,7 milioni le persone a cui manca il lavoro, totalmente o parzialmente e dall'inizio della crisi sono stati persi due milioni di posti di lavoro. A lanciare l'allarme è il Centro Studi di Confindustria negli ultimi Scenari economici.
Inoltre la salute dell'economia italiana resta "fragile " e peggiorano le previsioni economiche per l'economia italiana. Il CSC ha tagliato le stime del Pil per il 2014 e per il 2015. Nel nuovo scenario è previsto un aumento del Pil dello 0,2% quest'anno contro il +0,7% calcolato a dicembre scorso e un incremento del Pil dell'1% l'anno prossimo dal +1,2% precedentemente stimato. "La maggior parte del ribasso per quest'anno si deve a quanto già avvenuto", hanno spiegato gli economisti di Confindustria.
Nei calcoli del CSC, oltre alla forza lavoro non utilizzata, due gruppi vanno inclusi tra i senza lavoro, totali o parziali: gli occupati part-time involontari (2 milioni e 574 mila nel primo trimestre 2014, +101,9% rispetto a sei anni prima) e i non-occupati che sarebbero disponibili a lavorare ma non hanno compiuto azioni di ricerca attiva perché scoraggiati (1 milione e 590 mila individui, +59%) oppure perché stanno aspettando l'esito di passate azioni di ricerca (605 mila, +87,3%).
La salute dell'economia italiana "rimane fragile". Ci sono miglioramenti, evidenti in particolare in alcune aree del Paese. Ma "la malattia della lenta crescita non è stata debellata e il paziente è debole e fatica a riprendersi e a reagire alle cure". Secondo gli economisti di viale dell'Astronomia, "sono in atto emorragie di capitale umano e perdita di opportunità di business". Per la guarigione "è necessario ripartire dagli investimenti, aumentando la redditività con nuovi meccanismi di determinazione della dinamica salariale, riducendo e semplificando la tassazione sul reddito di impresa, facilitando il fare impresa, sbloccando il credito e sfruttando appieno gli importanti fondi della precedente e attuale programmazione europea". Misure opportune, è la conclusione del CSC, "sono state varate e altre sono in corso di studio". Ma "il tempo è una variabile decisiva".
Dal 2007, sono andati persi 1 milione e 968 mila Ula (Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno). Ma dall'autunno il numero degli occupati comincerà ad aumentare. Tuttavia, il biennio 2014-2015 si chiuderà con 1 milione e 815mila Ula occupate in meno rispetto a fine 2007 (-7,2%).
Quanto al tasso di disoccupazione inizia a scendere dai massimi toccati nel primo trimestre di quest'anno, ma non cala sotto il 12,5% nel 2015 (al 12,6% nel 2014). Compresa la Cig sarà ancora pari al 13,5% alla fine del periodo Le retribuzioni di fatto nell'intera economia aumentano il potere d'acquisto: +2,4% cumulato nel 2014-2015 contro il +1,4% dei prezzi al consumo.
Inoltre la salute dell'economia italiana resta "fragile " e peggiorano le previsioni economiche per l'economia italiana. Il CSC ha tagliato le stime del Pil per il 2014 e per il 2015. Nel nuovo scenario è previsto un aumento del Pil dello 0,2% quest'anno contro il +0,7% calcolato a dicembre scorso e un incremento del Pil dell'1% l'anno prossimo dal +1,2% precedentemente stimato. "La maggior parte del ribasso per quest'anno si deve a quanto già avvenuto", hanno spiegato gli economisti di Confindustria.
Nei calcoli del CSC, oltre alla forza lavoro non utilizzata, due gruppi vanno inclusi tra i senza lavoro, totali o parziali: gli occupati part-time involontari (2 milioni e 574 mila nel primo trimestre 2014, +101,9% rispetto a sei anni prima) e i non-occupati che sarebbero disponibili a lavorare ma non hanno compiuto azioni di ricerca attiva perché scoraggiati (1 milione e 590 mila individui, +59%) oppure perché stanno aspettando l'esito di passate azioni di ricerca (605 mila, +87,3%).
La salute dell'economia italiana "rimane fragile". Ci sono miglioramenti, evidenti in particolare in alcune aree del Paese. Ma "la malattia della lenta crescita non è stata debellata e il paziente è debole e fatica a riprendersi e a reagire alle cure". Secondo gli economisti di viale dell'Astronomia, "sono in atto emorragie di capitale umano e perdita di opportunità di business". Per la guarigione "è necessario ripartire dagli investimenti, aumentando la redditività con nuovi meccanismi di determinazione della dinamica salariale, riducendo e semplificando la tassazione sul reddito di impresa, facilitando il fare impresa, sbloccando il credito e sfruttando appieno gli importanti fondi della precedente e attuale programmazione europea". Misure opportune, è la conclusione del CSC, "sono state varate e altre sono in corso di studio". Ma "il tempo è una variabile decisiva".
Dal 2007, sono andati persi 1 milione e 968 mila Ula (Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno). Ma dall'autunno il numero degli occupati comincerà ad aumentare. Tuttavia, il biennio 2014-2015 si chiuderà con 1 milione e 815mila Ula occupate in meno rispetto a fine 2007 (-7,2%).
Quanto al tasso di disoccupazione inizia a scendere dai massimi toccati nel primo trimestre di quest'anno, ma non cala sotto il 12,5% nel 2015 (al 12,6% nel 2014). Compresa la Cig sarà ancora pari al 13,5% alla fine del periodo Le retribuzioni di fatto nell'intera economia aumentano il potere d'acquisto: +2,4% cumulato nel 2014-2015 contro il +1,4% dei prezzi al consumo.
Tossina nel latte, arresti e migliaia di forme sequestrate!
Tossina nel latte, arresti e migliaia di forme sequestrate
da: http://parma.repubblica.it/cronaca/2014/06/19/news/tossine_nel_latte_arrestato_direttore_centro_servizi_agrolimentare-89396480/
Modificate le analisi su una partita di 2.402 forme di Parmigiano Reggiano. Associazione a delinquere finalizzata al falso in atto pubblico e alla commercializzazione di sostanze alimentari nocive. Ai domiciliari il direttore del Centro servizi per l'Agroalimentare e tre imprenditori agricoli. Ministro Lorenzin: limitati i casi di contaminazione
Falsificavano sistematicamente i valori di aflatossina M1, una micotossina cancerogena pericolosa per la salute umana, registrati nelle analisi del latte destinato alla produzione di Parmigiano Reggiano.
Al termine di un'indagine del Nas di Parma quattro persone nella giornata di mercoledì sono state poste agli arresti domiciliari per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di falso in atto pubblico, alla commercializzazione di sostanze alimentari nocive e di prodotti non genuini come genuini e per tentata truffa aggravata finalizzata alla ricezione di erogazioni pubbliche della Regione per il latte qualità. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin commenta: limitati i casi di forme contaminate.
Tra gli arrestati c'è Sandro Sandri, direttore del Centro servizi per l'Agroalimentare di via Torelli, ente accreditato a livello nazionale per l'autocertificazione della salubrità del latte. Colpiti da ordinanza di custodia cautelare su richiesta del pm Fabrizio Pensa anche i due contitolari di un'azienda agricola di Montechiarugolo, che avrebbe immesso nel ciclo di produzione il latte contaminato, e il presidente del caseificio Margherita di Santa Maria del Piano (Lesignano Bagni).
I carabinieri del Nucleo Antisofisticazione hanno posto sotto sequestro tutte le forme in stagionatura prodotte con le partite di latte contaminato: complessivamente 2.402 forme di Parmigiano Reggiano sono bloccate in 13 caseifici del parmense e saranno destinate alla distruzione. Le posizioni di altri 63 indagati sono al vaglio degli inquirenti.
Le indagini sono state condotte per dieci mesi, dal febbraio a novembre 2013. Come riferito dalla Procura, tutto il formaggio contaminato prodotto lo scorso anno è stato sequestrato e non vi è pericolo che finisca sulle tavole dei consumatori.
Dalle indagini è comunque emerso che i quattro arrestati, nel periodo preso in esame dall'inchiesta, abbiano condotto sistematicamente la pratica delle falsificazioni dei risultati delle analisi del Centro servizi per l'Agroalimentare. Per legge avrebbero invece dovuto avvisare l'Ausl degli sforamenti di aflatossine nel latte, che in alcuni casi hanno raggiunto il doppio del limite imposto dall'Unione Europea.
La presenza della tossina sarebbe derivata da un periodo di siccità che ha colpito le colture di mais, facendo proliferare il fungo nel granoturco usato poi come mangime per le mucche. La sostanza tossica finisce così nella catena alimentare, fino a contaminare il latte e quindi i prodotti lattiero caseari. Invece di rispettare i rigidi parametri europei sulla presenza dell'aflatossina (massimo 0,05 milligrammi per chilogrammo), le persone arrestate falsificavano le analisi consentendo al latte di entrare nella produzione del Parmigiano Reggiano.
Lorenzin: limitati i casi di Parmigiano Reggiano contaminato - "L'operazione della Procura di Parma, a seguito dell'indagine NAS - afferma il ministro in una nota - dimostra l'efficacia dei controlli sulla sicurezza alimentare nel Paese, priorità assoluta del nostro Governo e del Ministero della Salute. I risultati dell'indagine ci rassicurano sulla limitatezza dei casi, che riguardano solo una parte della produzione. Per questo possiamo tranquillizzare i consumatori italiani e stranieri".
Lorenzin sottolinea che "proseguiremo nei controlli con il massimo del rigore a garanzia del Consorzio Parmigiano Reggiano, che è parte lesa".
"Ringrazio - conclude il ministro - la procura di Parma e i nostri Carabinieri del Nas, che come sempre affiancano il Ministero della Salute nella tutela del benessere dei cittadini e dell'eccellenza dei prodotti italiani".
Il Consorzio del Parmigiano Reggiano parte innanzitutto da "un sentito ringraziamento ai ministri Beatrice Lorenzin e Maurizio Martina, alla Procura di Parma e ai carabinieri del Nas per l'azione repressiva portata a termine e per la solidarietà espressa nei confronti del nostro sistema produttivo".
"Non conosciamo i presupposti dell'indagine, ma sottolineiamo l'importanza del tempestivo delle autorità pubbliche. Se verranno confermate le responsabilità di questa vicenda - prosegue il Consorzio - auspichiamo che gli interessati siano perseguiti con la massima severità".
"In questa azione - conclude l'Ente di tutela - il Consorzio farà fino in fondo la propria parte, rappresentando un sistema produttivo serio che subisce un'azione lesiva degli interessi di tutti i produttori".
"L'operazione della Procura di Parma dei Nas a tutela della salute dei consumatori e del Parmigiano Reggiano è la conferma che il nostro sistema di controlli funziona". Così il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestaliMaurizio Martina.
"Abbiamo gli anticorpi giusti - ha aggiunto Martina - per contrastare con efficacia chi viola le regole, creando danni enormi alla reputazione dei nostri prodotti. Dobbiamo anche ribadire che non c'è al mondo un sistema di verifiche come quello previsto per i prodotti di qualità italiani. Solo nel 2013 abbiamo condotto più di 130mila controlli e tra i prodotti DOP e IGP il tasso di contraffazione mostra percentuali molto basse".
"Il Governo - ha concluso Martina - è totalmente impegnato al fianco dei produttori che rispettano la legge e sono protagonisti di quel grande successo che è il Made in Italy agroalimentare, che vale oltre 33 miliardi di euro solo di export. Allo stesso tempo l'obiettivo primario resta quello di garantire la salute e la fiducia dei consumatori italiani ed internazionali".
Secondo la Coldiretti "l'attività di controllo è una garanzia per le tre famiglie italiane su quattro (75,6 per cento) che acquistano Parmigiano Reggiano ma anche per i tanti consumatori stranieri che lo apprezzano nel mondo dove è il simbolo del Made in Italy".
"Un' azione a difesa dei 3500 allevatori - aggiunge Coldiretti - che forniscono latte per la produzione di 3,25 milioni di forme per il 2014, ovvero 29.000 in meno rispetto al 2013".
"Nel primo trimestre dell'anno - continua Coldiretti - sono aumentate del 4,8 per cento le esportazioni del Parmigiano Reggiano che è anche il formaggio italiano più apprezzato ed imitato all'estero dove le brutte copie si chiamano Parmesan, Parmesao o Regianito".
"Sul mercato interno gli acquisti nella moderna distribuzione e nel dettaglio tradizionale si sono ridotti del 4,1 per cento - conclude Coldiretti - anche a causa della concorrenza sleale dei cosiddetti similgrana ottenuti con latte straniero che non devono rispettare i controlli dei rigidi disciplinari di produzione dell'Unione europea".
Ferrari: "Fiducia nei nostri produttori" - Il vicepresidente della Provincia di Parma: "Abbiamo fiducia nei nostri produttori, nella loro correttezza e onestà" afferma Pier Luigi Ferrari. "Il Parmigiano Reggiano è uno dei nostri fiori all'occhiello, un'eccellenza italiana nel mondo che deve essere tutelata e garantita, così come devono essere garantiti i consumatori: per questo l'attività di controllo è fondamentale ed è giusto che chi ha compiuto irregolarità
accertate ne paghi le conseguenze.
La Provincia ha da sempre seguito con attenzione il mondo agricolo, compresa la filiera lattiero casearia: un comparto che costituisce un elemento identitario del nostro territorio, anche in chiave economica".
Al termine di un'indagine del Nas di Parma quattro persone nella giornata di mercoledì sono state poste agli arresti domiciliari per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di falso in atto pubblico, alla commercializzazione di sostanze alimentari nocive e di prodotti non genuini come genuini e per tentata truffa aggravata finalizzata alla ricezione di erogazioni pubbliche della Regione per il latte qualità. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin commenta: limitati i casi di forme contaminate.
Tra gli arrestati c'è Sandro Sandri, direttore del Centro servizi per l'Agroalimentare di via Torelli, ente accreditato a livello nazionale per l'autocertificazione della salubrità del latte. Colpiti da ordinanza di custodia cautelare su richiesta del pm Fabrizio Pensa anche i due contitolari di un'azienda agricola di Montechiarugolo, che avrebbe immesso nel ciclo di produzione il latte contaminato, e il presidente del caseificio Margherita di Santa Maria del Piano (Lesignano Bagni).
I carabinieri del Nucleo Antisofisticazione hanno posto sotto sequestro tutte le forme in stagionatura prodotte con le partite di latte contaminato: complessivamente 2.402 forme di Parmigiano Reggiano sono bloccate in 13 caseifici del parmense e saranno destinate alla distruzione. Le posizioni di altri 63 indagati sono al vaglio degli inquirenti.
Le indagini sono state condotte per dieci mesi, dal febbraio a novembre 2013. Come riferito dalla Procura, tutto il formaggio contaminato prodotto lo scorso anno è stato sequestrato e non vi è pericolo che finisca sulle tavole dei consumatori.
Dalle indagini è comunque emerso che i quattro arrestati, nel periodo preso in esame dall'inchiesta, abbiano condotto sistematicamente la pratica delle falsificazioni dei risultati delle analisi del Centro servizi per l'Agroalimentare. Per legge avrebbero invece dovuto avvisare l'Ausl degli sforamenti di aflatossine nel latte, che in alcuni casi hanno raggiunto il doppio del limite imposto dall'Unione Europea.
La presenza della tossina sarebbe derivata da un periodo di siccità che ha colpito le colture di mais, facendo proliferare il fungo nel granoturco usato poi come mangime per le mucche. La sostanza tossica finisce così nella catena alimentare, fino a contaminare il latte e quindi i prodotti lattiero caseari. Invece di rispettare i rigidi parametri europei sulla presenza dell'aflatossina (massimo 0,05 milligrammi per chilogrammo), le persone arrestate falsificavano le analisi consentendo al latte di entrare nella produzione del Parmigiano Reggiano.
Lorenzin: limitati i casi di Parmigiano Reggiano contaminato - "L'operazione della Procura di Parma, a seguito dell'indagine NAS - afferma il ministro in una nota - dimostra l'efficacia dei controlli sulla sicurezza alimentare nel Paese, priorità assoluta del nostro Governo e del Ministero della Salute. I risultati dell'indagine ci rassicurano sulla limitatezza dei casi, che riguardano solo una parte della produzione. Per questo possiamo tranquillizzare i consumatori italiani e stranieri".
Lorenzin sottolinea che "proseguiremo nei controlli con il massimo del rigore a garanzia del Consorzio Parmigiano Reggiano, che è parte lesa".
"Ringrazio - conclude il ministro - la procura di Parma e i nostri Carabinieri del Nas, che come sempre affiancano il Ministero della Salute nella tutela del benessere dei cittadini e dell'eccellenza dei prodotti italiani".
Il Consorzio del Parmigiano Reggiano parte innanzitutto da "un sentito ringraziamento ai ministri Beatrice Lorenzin e Maurizio Martina, alla Procura di Parma e ai carabinieri del Nas per l'azione repressiva portata a termine e per la solidarietà espressa nei confronti del nostro sistema produttivo".
"Non conosciamo i presupposti dell'indagine, ma sottolineiamo l'importanza del tempestivo delle autorità pubbliche. Se verranno confermate le responsabilità di questa vicenda - prosegue il Consorzio - auspichiamo che gli interessati siano perseguiti con la massima severità".
"In questa azione - conclude l'Ente di tutela - il Consorzio farà fino in fondo la propria parte, rappresentando un sistema produttivo serio che subisce un'azione lesiva degli interessi di tutti i produttori".
"L'operazione della Procura di Parma dei Nas a tutela della salute dei consumatori e del Parmigiano Reggiano è la conferma che il nostro sistema di controlli funziona". Così il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestaliMaurizio Martina.
"Abbiamo gli anticorpi giusti - ha aggiunto Martina - per contrastare con efficacia chi viola le regole, creando danni enormi alla reputazione dei nostri prodotti. Dobbiamo anche ribadire che non c'è al mondo un sistema di verifiche come quello previsto per i prodotti di qualità italiani. Solo nel 2013 abbiamo condotto più di 130mila controlli e tra i prodotti DOP e IGP il tasso di contraffazione mostra percentuali molto basse".
"Il Governo - ha concluso Martina - è totalmente impegnato al fianco dei produttori che rispettano la legge e sono protagonisti di quel grande successo che è il Made in Italy agroalimentare, che vale oltre 33 miliardi di euro solo di export. Allo stesso tempo l'obiettivo primario resta quello di garantire la salute e la fiducia dei consumatori italiani ed internazionali".
Secondo la Coldiretti "l'attività di controllo è una garanzia per le tre famiglie italiane su quattro (75,6 per cento) che acquistano Parmigiano Reggiano ma anche per i tanti consumatori stranieri che lo apprezzano nel mondo dove è il simbolo del Made in Italy".
"Un' azione a difesa dei 3500 allevatori - aggiunge Coldiretti - che forniscono latte per la produzione di 3,25 milioni di forme per il 2014, ovvero 29.000 in meno rispetto al 2013".
"Nel primo trimestre dell'anno - continua Coldiretti - sono aumentate del 4,8 per cento le esportazioni del Parmigiano Reggiano che è anche il formaggio italiano più apprezzato ed imitato all'estero dove le brutte copie si chiamano Parmesan, Parmesao o Regianito".
"Sul mercato interno gli acquisti nella moderna distribuzione e nel dettaglio tradizionale si sono ridotti del 4,1 per cento - conclude Coldiretti - anche a causa della concorrenza sleale dei cosiddetti similgrana ottenuti con latte straniero che non devono rispettare i controlli dei rigidi disciplinari di produzione dell'Unione europea".
Ferrari: "Fiducia nei nostri produttori" - Il vicepresidente della Provincia di Parma: "Abbiamo fiducia nei nostri produttori, nella loro correttezza e onestà" afferma Pier Luigi Ferrari. "Il Parmigiano Reggiano è uno dei nostri fiori all'occhiello, un'eccellenza italiana nel mondo che deve essere tutelata e garantita, così come devono essere garantiti i consumatori: per questo l'attività di controllo è fondamentale ed è giusto che chi ha compiuto irregolarità
accertate ne paghi le conseguenze.
La Provincia ha da sempre seguito con attenzione il mondo agricolo, compresa la filiera lattiero casearia: un comparto che costituisce un elemento identitario del nostro territorio, anche in chiave economica".
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