This is the fashion blog of Stilinga, a fashion designer who works from home. She is from Rome, Italy and she writes about trends, things she loves to do in Rome and art. Questo è il fashion blog, e non solo, di stilinga (una stilista che lavora da casa - è una stilista-casalinga) e che spesso tra una creazione di moda e l'altra, tra ricerche e fiere, si occupa anche del suo quotidiano e del contesto in cui vive.
Tor Marancia, Roma e i palazzinari
Tor Marancia, scatta il supersequestro
“400 mila metri cubi davanti al parco”
da: http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/02/11/news/tormarancia_scatta_il_supersequestro_400_mila_metri_cubi_davanti_al_parco-78244118/
L’VIII Municipio: “Alt ai lavori, distruggono verde e corsi d’acqua”
di PAOLO BOCCACCI
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Una lottizzazione di 400 mila metri cubi, in una zona pregiata, davanti al parco di Tormarancia, tra via di Grottaperfetta e viale Aldo Ballarin. Un cantiere firmato da un gruppo di re del mattone romani, una cordata in cui si sono alternati Ciribelli, Calabresi, Rebecchini, Mezzaroma, Marronaro e il Consorzio di cooperative Aic. Da questa mattina per una parte dei 23 ettari su cui dovrebbe sorgere il nuovo quartiere per 3.500 abitanti è stato disposto il sequestro, che verrà effettuato oggi, dal presidente dell'VIII municipio Catarci e dal suo assessore all'Urbanistica, Massimo Miglio, lo "sceriffo anti abusivismo" protagonista di decine di denunce e demolizioni, dall'Appia Antica al cuore del Centro Storico.
Erano da poco iniziati i lavori di urbanizzazione, fatti dai costruttori per conto del Comune, quando Miglio e i suoi tecnici hanno scoperto con un sopralluogo e con l'esame delle carte arrivate dal dipartimento "Programmazione e attuazione urbanistica" del Campidoglio, che la lottizzazione era stata progettata e in corso di realizzazione sopra il fosso delle Tre Fontane, un corso d'acqua vincolato e tutelato, con un assoluto divieto di edificazione per un'area estesa a 150 metri dal fosso stesso. E proprio su questa, invece, con il "nulla osta" del Comune, si stanno già realizzando sbancamenti e il riempimento dell'alveo del fosso tutelato per la costruzione di strade e parcheggi.
Non solo. Sempre sugli ettari vincolati è prevista la realizzazione di palazzine e spazi commerciali. L'intervento del Municipio è stato immediato. "Con i tecnici" spiega Miglio "abbiamo individuato il terreno dove si stavano già effettuando grossi reinterri, anche con materiale inquinante di risulta, e sbancamenti per tombare, ossia riempire di terra e rifiuti, il corso d'acqua, distruggendo inoltre tutta la vegetazione circostante". Ancora. "Dall'esame delle carte" prosegue Miglio "si è verificata una serie di inesattezze, tra cui anche quella di aver dichiarato che il fosso fosse già chiuso.
Inoltre, nonostante il Municipio avesse negato l'autorizzazione a riempire di terreno di risulta una caratteristica vallata, si stava invece facendo il contrario, alterando così luoghi di particolare pregio naturalistico anche per la vicinanza con il Parco di Tormarancia". Era da novembre che il presidente e l'assessore del Municipio avevano lamentato l'irregolarità del cantiere, con lettere protocollate inviate all'assessorato all'Urbanistica del Campidoglio, alla Asl e alla Direzione provinciale del Lavoro. E sempre da novembre con altre lettere all'assessorato e al Capo di Gabinetto del sindaco era stato sollevato il caso del fosso e della zona intorno, tutelati, sottolineando i rischi idrogeologici che sarebbero venuti interrompendo il deflusso naturale dell'acqua. E adesso?
Con il sequestro e il provvedimento di sospensione dei lavori, tutta la convenzione, appartamenti per 87.500 metri quadrati e negozi per 37.500, per un totale di 125 mila metri quadrati, rischia di essere messa in discussione, perché una serie di opere di urbanizzazione e molte palazzine non potranno più essere realizzati. "Questa operazione" conclude il minisindaco Catarci "ha messo in luce tre rilevanti irregolarità: la distruzione del fosso e della vegetazione, la conseguente compromissione delle funzioni idrogeologiche del fosso e l'alterazione delle quote orografiche naturali del terreno. Tutta la convenzione va accuratamente rianalizzata con un drastico abbattimento delle cubature previste nell'area".
LA MANCIA DA LUPI PER IL CEMENTO (Antonello Caporale).
LA MANCIA DA LUPI PER IL CEMENTO (Antonello Caporale).
Non sono sette ma quasi diciassette. Beneficiari di una proroga di una norma sepolta dagli anni e oramai defunta. Ma quella norma – risalente a prima di Tangentopoli – conteneva un mucchietto di soldi, cento milioni di euro. Soldi riacciuffati in extremis e affidati a costruttori di buona stazza e di ottime conoscenze. I nostri campioni s’aggireranno per campagne e città e busseranno alla porta di sindaci e presidenti di Regionii. Hanno da costruire case per i poliziotti. Aggiungeranno a quelle case delle altre, mattoncini per l’edilizia residenziale privata, e centri commerciali e ogni ben di Dio. É il corrispettivo che lo Stato concede loro per l’impegno. Sceglieranno i luoghi più ospitali e procederanno con il cemento.
IN EFFETTI avevano vent’anni di tempo per portare a compimento l’affare, ma in vent’anni e più non hanno costruito niente. Colpa mia? Colpa tua? Vattelapesca. La legge che decreta il via al programma di edilizia convenzionata, sovvenzionata o totalmente finanziata risale infatti a a prima di Tangentopoli. Era il 1992. C’erano ancora le lire e si decise di varare programmi di edilizia straordinari, i cosiddetti “articoli 18”, per consentire ai dipendenti della polizia di ottenere una abitazione e al contempo offrire ai costruttori di questa edilizia finanziata margini di espansione produttiva nelle adiacenze di quelle aree. Fu emanato un bando, stilata una graduatoria di imprese adeguate alla prova da sforzo, e iniziati a spendere i soldi. Un battaglione di privati cooperanti con lo Stato avrebbe proceduto a ridurre i tempi della localizzazione delle opere, curare la progettazione e la realizzazione. C’è stato chi si è sbrigato prima e chi non ha fatto in tempo. Il governo Monti, nel famigerato decreto Crescita, decise di ripulire il bilancio dello Stato dai capitali mai investiti. Decise dunque di darci un taglio anche con questo programma e, visti i ritardi, offrì ai costruttori ritardatari un’ultima chance: entro il 31 dicembre del 2013 chi aveva perso tempo doveva essere considerato out. I soldi risparmiati sarebbero stati riallocati (una possibile destinazione quella della manutenzione degli immobili degradati). Un po’ di soldini in più e nuove energie liberate. Allora tutti d’accordo? Tutti d’accordo: al 31 dicembre chi è dentro è dentro e chi è fuori rimarrà fuori…
Invece no. E la storia qui prende le sembianze miracolose dell’intercessione divina. Incredibilmente qualche giorno fa si è formata una fantastica schiera di parlamentari supporters dei costruttori ritardatari. Un gruppetto di senatori di ogni razza e colore, di larghe e coincidenti intese, è riuscito a spingere dentro uno dei decreti omnibus in votazione al Parlamento l’emendamento d’oro che risistema il timing e dà altri tre anni di tempo ai ritardatari per mettersi in regola.
È DAVVERO un bel regalo, un grande pacco che una serie di imprese, tra cui la Grassetto del gruppo Ligresti, si è vista consegnare oltre i tempi supplementari. E di chi è il merito? Innanzitutto della straordinaria, come vogliamo chiamarla: abnegazione? amicizia? vicinanza?, dei rappresentanti del Pd, di Forza Italia e del Ncd (sta per Nuovo centrodestra), capeggiati da Piero Aiello (gruppo Angelino Alfano), un campione delle preferenze nella sua natia Calabria incidentalmente incappato alcune settimane fa in una inchiesta della direzione distrettuale antimafia che lo ha incriminato per voto di scambio richiedendo per lui addirittura e per ben due volte l’arresto (ambedue le richieste sono state però rigettate).
Il gruppo si è battuto testar-demente contro il principio di gravità e la stessa lingua italiana insistendo nella considerazione che un decreto, emanato per motivi d’urgenza, potesse ospitare una proroga di norme oramai afflitte dalla vecchiaia e sepolte dall’inerzia.. L’emendamento sottoposto al presidente della commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro, alla guida dell’organismo che deve fare osservare le regole, è passato senza un filo di dubbio. É perfetto e molto chiaro. Trascriviamo: “Al comma 7 dell’articolo 12 del decreto legge n.83 convertito… le parole “31 dicembre 2013 sono sostituite dalle seguenti : “31 dicembre 2016”. E oplà… La commissione, compresa l’urgenza di far felici i costruttori, ha approvato e mandato alla Camera. Che stamane, dopo ampia discussione (due giorni) certamente confermerà il sì.
L’urgenza è un concetto ad uso variabile e scorrendo gli articoli del decreto legge (è il numero 150) si ha ampia prova che la lingua italiana è una costruzione progressiva di orientamenti eventuali. Un’urgenza tira l’altra, e quest’ultima proroga annuncia già la prossima. Se gli amici non dovessero farcela per il 2016 ci sarà modo di sostituire la parola e con un emendamentino aggiungere: “31 dicembre 2021”.
Da Il Fatto Quotidiano del 06/02/2014.
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