Governo Italiano: un bel Tre...Monti!

Dei buoni propositi iniziali non è rimasta traccia alcuna

Personalmente non ho mai creduto nei ''salvatori della patria'' e nel professor Monti non avevo riposto soverchie speranze, anche se ritenevo che difficilmente avrebbe potuto fare peggio di chi lo aveva preceduto.

Ma i più realisti, tra i quali mi annoveravo, lo indicavano come l'uomo delle banche, come appartenente a quel sistema di interessi e di poteri forti che avevano determinato la crisi mondiale e quindi era come affidare le ''pecore al lupo''.

Ebbene, anche se era difficile crederlo, è riuscito a far peggio, decisamente peggio del Governo precedente.

Dei buoni propositi iniziali non è rimasta traccia alcuna.

Ha parlato di equità, ma la sua manovra economica è stata la più iniqua della storia repubblicana.

Ha colpito da subito le pensioni che erano state oggetto di penalizzanti riforme nel recentissimo passato.

Ma i privilegi della casta sono rimasti intonsi ed i nostri parlamentari continuano ad essere strapagati rispetto al resto d'Europa e non solo.

Della imposta patrimoniale non c'è più traccia. Ci riferiamo a quella seria, quella che avrebbe dovuto essere applicata a quel 10% di italiani che posseggono il 45% di tutta la ricchezza esistente in Italia.

La riforma agraria attuata negli anni 50 nel nostro paese costituisce un precedente importante. La legge 841/50 contro il latifondo cosa era se non una patrimoniale?

Anche grazie ad essa si avviò la ricostruzione morale, civile ed economica della giovane repubblica italiana.

In compenso, però, il professore Monti ha colpito il patrimonio di tutti con l'IMU, l'imposta municipale unica, che poi municipale non è.

Tutti pagheranno questa imposta con una sola aliquota, indipendentemente dal fatto che si abbia un appartamento, caso mai ereditato, o che si abbiano cento appartamenti.

L'art. 53 della Costituzione Italiana così recita: ''Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.''

La progressività dell'imposizione fiscale è un principio tributario fondato sulla solidarietà ed equità.

Le liberalizzazioni poi sono andate a finire così come sono andate.

I tassisti alla fine non sono stati toccati ma in fondo è un non problema).

I notai nemmeno (figura professionale istituita nel medioevo e che resiste pervicacemente solo in Italia). Anche questa volta sono passati indenni alla paventata liberalizzazione.

E' andata bene anche alle farmacie, che continueranno ad essere tramandate di padre in figlio così come avveniva una volta per i titoli nobiliari.

Ovviamente di far pagare le frequenze televisive che il precedente Capo del Governo, in un improvviso ed imprevedibile impeto di generosità verso il prossimo, aveva assegnato a se stesso, non se ne parla nemmeno (attenzione .. chi tocca i fili muore).

I centotrentuno caccia F 35 Jsf (Joint Strike Fighter) verranno acquistati lo stesso alla modica spesa di 16 miliardi di euro (volendo essere ottimistici). Ma come dicevano i latini''pacta servanda sunt''.

D' altronde hanno anche detto che pagare i caccia agli americani ed agli inglesi creerà lavoro in Italia, circa 600 posti. Ma quanti posti potremmo creare se li spendessimo tutti in Italia?

Con le banche il professor Monti è stato insuperabile. Ma come si dice dalle nostre parti ''al cuore non si comanda .....'' .

E' riuscito ad imporre ''ope legis'' l'apertura di un conto corrente o di una carta di credito anche a coloro che hanno entrate superiori ai mille euro mensili Praticamente alla stragrande maggioranza degli italiani. Ma è stato fatto solo con il nobile intento di combattere l'evasione fiscale, anche dell'accordo con la Svizzera per la tassazione dei capitali esportati colà illegalmente, non se ne sa più nulla alla Germania questo accordo frutterà ben 6 miliardi di euro).

Della Tobintax (tassa sulle transazioni finanziarie a breve termine e quindi derrente nei confronti delle speculazioni sui titoli di stato) nessuna traccia.

Per contro le banche continueranno ad imporre assicurazioni sulla vita ai richiedenti mutui e prestiti personali (mi domando: ma cosa sarà mai il rischio imprenditoriale?).

Per finire ad ottobre incombe l'ulteriore incremento dell'IVA al 23%.

Anche questa è una misura iniqua e fortemente recessiva. Iniqua perchè è un prelievo fiscale indiretto che colpirà tutti allo stesso modo (pensionati, disoccupati, indigenti), recessiva perchè deprimerà ulteriormente i consumi.

Comunque, il professor Monti ha recentemente dichiarato che ora è giunto il momento di pensare alla crescita.

In che modo pensa di farlo? Abolendo l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (Legge 300/70), a suo parere madre di tutti i problemi italiani (anche se mi permetto umilmente di far notare che i problemi ci sono anche nei paesi dove l'articolo 18 non esiste, negli USA per esempio).

Della cosa se ne occuperà il ministro Fornero (quella che piange dopo che vara i provvedimenti; a lei le lacrime a noi il sangue).

Che si rilanci l'economia ed i consumi interni, consentendo licenziamenti più facile, è un arcano. Il primo articolo della nostra Costituzione dice ''L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro''. Non sulle banche o sulle imprese. Sul lavoro.

Quindi, una eventuale abrogazione è un passo indietro in termini di civiltà giuridica ed un grosso passo nel processo di trasformazione del nostro ordinamento da stato liberale in stato liberista.

Vorrei sbagliare, ma sicuramente questo coacervo di vecchie imposte, di nuove imposte, di minori diritti, di maggiore incertezza sul futuro, non aumenterà la produzione, ma solo la recessione.

Con un decremento del PIL e quindi delle entrate complessive, anche senza l'art. 18, i conti pubblici saranno nuovamente a rischio, con la necessità di una nuova manovra fatta di tagli e sacrifici, in una spirale senza fine (Fornero piangerà sicuramente).

Per concludere un tre ... a Monti è anche troppo.

05 Maggio 2012




di Raffaele Salomone Megna





http://www.gildacentrostudi.it/news/dettaglio.php?id=33

Dica 33%...NO, grazie!

"Dica 33%..." No, grazie!

“DICA 33% …” NO GRAZIE!


I LAVORATORI AUTONOMI VOGLIONO VIVERE CON DIGNITÀ.

NO ALL’AUMENTO AL 33% DEI CONTRIBUTI ALLA GESTIONE SEPARATA DELL’INPS.

Il DDL di riforma del mercato del lavoro ha introdotto nell’articolo 36 un aumento graduale dei contributi

di 1 punto percentuale all’anno per gli iscritti alla Gestione Separata a partire dal 2013 e fino al 2018, quando raggiungeranno il 33%. La relazione tecnica al DDL, abbastanza doviziosa di particolari

sugli obiettivi e i benefici delle norme, non formula alcuna spiegazione sul perché di questa misura.

Tale piano pensione non offre alcun vantaggio agli iscritti alla Gestione Separata, obbligandoli a una

spesa annuale di migliaia di euro in più e rendendo loro economicamente impossibile il ricorso a

forme di previdenza integrativa privata, a fronte della certezza di una pensione pubblica irrisoria dopo

40 anni di contributi. Il montante contributivo – il complesso dei versamenti effettuati – si rivaluta

infatti a un tasso inferiore a quello offerto da investimenti alternativi, anche a causa delle agevolazioni

fiscali concesse a questi ultimi.

Noi chiediamo perciò la decontribuzione e la possibilità di orientarci verso schemi previdenziali

integrativi, perché è nostro diritto provare ad assicurarci una pensione dignitosa quando non potremo

più lavorare. (art. 38.2 Cost.: I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria).

SÌ ALLA SEPARAZIONE TRA CO.CO.PRO E P.IVA NELLA GS


Chiediamo che venga operata una distinzione fra co.co.pro. e professionisti indipendenti perché le esigenze

dei due gruppi sono diverse. I primi sono il più delle volte collaboratori legati da un rapporto di

parasubordinazione a un committente che versa nella Gestione Separata 2/3 dei contributi previdenziali.

Per loro si profila semmai la necessità di tutela dagli abusi nell’utilizzo del contratto a progetto,

dietro il quale molto spesso si cela un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato non tutelato.

I lavoratori autonomi con P. IVA sono invece integralmente responsabili del versamento dei propri

contributi previdenziali e si avvalgono unicamente di una rivalsa minima del 4% sul committente, alla

quale generalmente si rinuncia in caso di clientela estera per l’imbarazzo di dover spiegare la farraginosità

del sistema previdenziale italiano.

QUANDO “INDIPENDENZA” PUÒ FAR RIMA CON “MONOCOMMITTENZA”

Il DDL di riforma del mercato del lavoro si propone di combattere l’abuso dei rapporti di lavoro in regime

di partita IVA introducendo norme rigorose per scoraggiare la monocommittenza. Queste norme,

pur essendo state formulate con il lodevole intento di proteggere i lavoratori ricattabili, nella realtà

finiscono per penalizzare quei lavoratori autonomi che, pur derivando la maggior parte del proprio

fatturato da un singolo committente, operano in maniera pienamente indipendente da quest’ultimo.

Queste norme sono il portato di una distinzione forzata tra “finte” e “vere” partite IVA che, a nostro

avviso, non aiuta in alcun modo a trovare una soluzione che protegga i lavoratori più deboli ed esposti

al rischio di sfruttamento.

Una vera riforma del mercato del lavoro dovrebbe invece tutelare e valorizzare il lavoro in tutte le sue

forme, indipendente e dipendente, subordinato e autonomo.

A nostro avviso, piuttosto che insistere sulla distinzione tra “finti” e “veri” autonomi, che non può essere

risolta facilmente in via teorica e men che mai per via legislativa, ci si dovrebbe porre l’obiettivo

di individuare i lavoratori “economicamente vulnerabili” (a prescindere dall’inquadramento giuridico

del rapporto di lavoro) e predisporre adeguate forme di tutela per aiutarli a uscire dalla condizione di

vulnerabilità, lasciando gli altri liberi di lavorare e di produrre secondo le modalità che ritengono più

opportune.

SÌ ALL’EQUITÀ DI TRATTAMENTO PREVIDENZIALE TRA I LAVORATORI AUTONOMI

È auspicabile l’equiparazione previdenziale dei professionisti indipendenti con Partita IVA a quella

degli altri professionisti ordinisti che versano fino a un massimo del 15% o 20% di contributi previdenziali

nelle casse dei loro ordini.

Tale bassa contribuzione consente loro di usufruire delle agevolazioni fiscali offerte da altri schemi

previdenziali o comunque di impiegare in maniera più proficua i loro risparmi.

NO ALL’USO DELLA GESTIONE SEPARATA COME BANCOMAT DI STATO!

Come dichiarato negli stessi documenti programmatici del governo, l’aumento dei contributi a carico

dei lavoratori indipendenti iscritti alla Gestione Separata ha come principale obiettivo quello di reperire

risorse per fare fronte ai nuovi impegni previdenziali emersi a causa della crisi.

I liberi professionisti non ordinisti, pur essendo del tutto esclusi da qualsiasi forma di welfare, non

possono contare sul sostegno di potenti lobby di natura sindacale né socioeconomica: e quindi rappresentano

la categoria ideale alla quale attingere nuove risorse finanziarie.

La Gestione Separata è infatti ancora troppo giovane come cassa per erogare pensioni direttamente ai

suoi contribuenti, e viene nel frattempo utilizzata come fondo cui attingere per la Cassa Integrazione

Straordinaria delle imprese o per pagare le pensioni estremamente generose che venivano garantite dal

sistema retributivo.

Tutto questo è iniquo e alimenta un sistema malato in cui i lavoratori di oggi pagano i debiti, i privilegi

e gli errori di ieri con i soldi che in teoria dovrebbero essere la loro garanzia per il domani.

Assemblea dei lavoratori autonomi del 5 maggio a Roma, Porta Futuro

Gruppo Facebook “Contro l’aumento annunciato di 7% INPS Gestione separata”

No all'aumento dell'aliquota della gestione separata

Lettera aperta
Petizione

Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Ministero dell'Economia e delle Finanze 
Al Ministro dello Sviluppo Economico
Al Ministro del Lavoro

Abbiamo appreso dalla stampa la proposta di aumentare l’aliquota della Gestione Separata dell’INPS al 27,72%, aliquota che ha già registrato l’aumento di quasi 17 punti percentuali dal 1996 ad oggi .

Alla detta Gestione non sono però iscritti solo i co.co.pro. menzionati dai media, ma anche noi professionisti autonomi senza albo.

A differenza dei collaboratori, l’incremento dell’aliquota graverebbe esclusivamente sul nostro reddito, già messo a dura prova dalla difficile situazione economica che stiamo affrontando senza alcun sostegno da parte pubblica (né ammortizzatori in deroga, né incentivi).

Inoltre in questo modo il peso dei contributi previdenziali sarebbe doppio rispetto ai professionisti ordinisti con cassa privata e di fatto supererebbe anche quello dei lavoratori dipendenti (utilizzando la stessa base di computo, come dimostrato da una analisi del CERM di Roma (fonte: http://bit.ly/s0zD9K).

Chiediamo pertanto con forza che questa proposta di aumento venga ritirata.



Per firmare la petizione prego cliccare il seguente link:
http://www.petizionionline.it/petizione/no-allaumento-dellaliquota-della-gestione-separata-dellinps-al-2772/5460

news from Lineapelle

 News from Lineapelle, April 2012:

empty halls, few Italian buyers, lots of Asian ones...
Stilinga has never seen such a situation in her whole career!

pare che oltre 17 milioni siano disoccupati...

http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201204030914-ipp-rt10021-dramma_disoccupazione_in_italia_a_spasso_un_giovane_su_tre

 Roma, 3 apr. 

Un giovane su tre e' senza un lavoro e il tasso di disoccupazione a febbraio vola al 9,3%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto a gennaio e di 1,2 punti su base annua. Si tratta, informa l'Istat del livello piu' alto dal gennaio 2004, inizio delle serie storiche.

Il tasso di disoccupazione tra i giovani (15-24enni) si attesta al 31,9% a febbraio, con un aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a gennaio e di 4,1 punti su base annua. Anche in questo caso si tratta del dato piu' elevato da gennaio 2004.

E sempre a febbraio il numero di disoccupati aumenta su base annua del 16,6%, ovvero di 335mila unita'.

In totale i disoccupati sono 2.354 mila, 45mila in piu' rispetto a gennaio. Nel quarto trimestre 2011 il tasso di disoccupazione si attesta al 9,6%, nove decimi di punto in piu' rispetto a un anno prima e ai massimi dal quarto trimestre del 1999. In totale si sono registrate 44mila donne occupate in meno rispetto a gennaio.



Tra i giovani la disoccupazione sale al 32,6% dal 29,8% del quarto trimestre 2010), con un picco del 49,2% per le giovani donne del Mezzogiorno.

Anche nell'Eurozona la disoccupazione sale al 10,8% a febbraio, raggiungendo il massimo da quasi 15 anni. A gennaio era al 10,7%. Nella Ue a 27 paesi la disoccupazione avanza dal 10,1% al 10,2%: al 23,6% in Spagna e al 21% in Grecia. Secondo Eurostat,il numero dei disoccupati a febbraio sale di 1,48 milioni di unita' rispetto a un anno fa a 17,1 milioni di unita'.

Il numero degli occupati cresce di 1,87 milioni di unita' a quota 24,55 milioni. I paesi con i tassi di disoccupazione piu' bassa sono Austria (4,2%), Olanda (4,9%), Lussemburgo (5,2%) e Germania (5,7%).

In questa situazione "e' sempre piu' importante portare avanti riforme strutturali," ha sottolineato Amadeu Altafaj, portavoce del commissario Ue per gli affari economici Olli Rehn. In Italia l'allarme sulle prospettive di lavoro resta a livelli di guardia: secondo un sondaggio Confsercenti-Ispo il 99% degli italiani, praticamente tutti, si dice preoccupato e due famiglie su dieci sono state colpite dai licenziamenti.

 La Cgil metta in guardia sulla "valanga di disoccupazione" e chiede di "fermare i licenziamenti". I dati, secondo la Cisl, "danno conto di una situazione ancora molto difficile per il mercato del lavoro".


E Stilinga chiede al governo Monti, al parlamento, al senato, al capo dello stato e all'Europa:
 
-VOLETE OCCUPARVI DI CRESCITA E DI AUMENTARE IL LAVORO A TEMPO INDETERMINATO IN EUROLANDIA?
 
-VOLETE FARE UN PIANO DI RILANCIO INDUSTRIALE E PRODUTTIVO DELL'EUROPA UNITA?
 
OPPURE PREFERITE LA RIVOLUZIONE, CHE DA QUESTI DATI, E' ORMAI DIETRO L'ANGOLO?

L'Italia è collassata...come l'Argentina nel 2011

Stilinga ha notato che
  • il negozio di calzature sotto casa ha chiuso
  • la tintoria sotto casa ha chiuso
  • il rivenditore di pc sotto casa ha chiuso
  • il negozio di elettrodomestici del centro commerciale e quello del centro di Roma hanno chiuso
  • il riparatore di pc sotto casa ha chiuso
  • il grande concept store di moda e altro a via del Babuino a Roma ha chiuso
  • il negozio di moda fast di via del Corso ha chiuso
  • i negozi di via del Tritone a Roma hanno chiuso, etc. etc.
Domanda: ma l' Italia sta chiudendo?

E però gli italiani pagano più tasse che in Svezia e ricevono i servizi da terzo mondo e non hanno protezione sociale alcuna se non la famiglia, non trovano lavoro se non da schiavi e adesso manco quello, sono allo sbando, ma il governo e il parlamento ed il senato molto più di loro sbandano e sbagliano per non parlare dell'Europa, che invece di rilanciare la produzione industriale europea e di conseguenza l'occupazione, favorisce l'invasione di merci a basso costo... ma dove andiamo di questo passo?
Bel periodo, vero?