Ulteriori casi mentali

CASO MENTALE 5 (i 4 casi mentali sono nei post precedenti)

Il quinto caso mentale di cui tratto oggi, non è una persona, ma un intero sistema che è un caso mentale grave: parlo del sistema idiota e pazzo della delocalizzazione produttiva che è figlio di un altro sistema altrettanto idiota: la Globalizzazione (ma poi cosa vuol dire? da sempre siamo tutti sullo stesso globo... ).

Allora moltissime aziende in Europa e in Usa (ora a noi interessa però solo casa nostra), hanno pensato bene di abbattere i costi del lavoro e di produzione e di lasciare la maggior parte delle nazioni europee occidentali, smantellando le loro fabbriche e volando in zone più vantaggiose per i loro bilanci,  però mantenendo il mercato di riferimento in Europa.

E qui cascano orde di asini: queste aziende lasciano dietro le loro spalle migliaia di disoccupati e quindi devastano il territorio europeo occidentale, perchè sono proprio quei disoccupati che non potranno avere potere d'acquisto e sono proprio loro che decreteranno il congelamento del mercato europeo se non trovano subito altre opportunità lavorative remunerative.

Inoltre, il vantaggio di ridurre i costi del lavoro e della produzione, vantaggio acquisito trasferendosi in Europa dell'Est o in Asia, nella testolina bacata di molti manager che lavorano in queste ditte dipartite, si abbinerebbe ad un prezzo finale del prodotto non diminuito rispetto a quando lo stesso era fabbricato in Europa.

Quindi queste teste matte pensano: "BINGO! riduco il costo del prodotto, della forza lavoro andando all'estero, ma il prodotto lo vendo allo stesso prezzo di prima come se lo produco in Europa, sai quanti soldi così incasso?".

E infatti hanno preso per i fondelli i consumatori (parola odiosa) europei per anni, quando la delocalizzazione era ancora in sordina e molti europei ancora lavoravano ed erano ben retribuiti.

Ora che la maggior parte delle aziende ha preso il largo, non ci venissero a dire e non si lamentassero del fatto che il mercato europeo è fermo e che qui non si vendono per esempio le auto (magari prodotte in Polonia), le scarpe di marca (prodotte in Asia), l'abito griffato (che di italiano ha ormai solo il nome), i telefonini del marchio leader di mercato.

Insomma, non si può andare ad ingrassare l'oriente e l'Europa orientale, depauperando l'occidente di lavoro e di produzione, sventrandolo e devastandolo fino al midollo, però sperando che l'occidente rimanga sempre il mercato felice dove vendere tutti i prodotti fatti all'estero, dove produrre tutto costa meno.

Qui c'è una puzza di bruciato da fare paura.

A breve, l'Europa come dice Prodi, diventa un museo e i suoi abitanti dei figuranti.

Quindi, care aziende che avete delocalizzato o che lo farete molto presto, è meglio che iniziate a vendere i vostri prodotti a chi li potrà comprare, cioè i vostri stessi nuovi operai ed impiegati.

E provate a spiegare loro perchè dovrebbero comprare auto a 25.000 euro, scarpe a 250.00 euro, pullover a 400.00 euro e telefonini a 359.00 euro visto che li hanno prodotti loro!

Porto Porto nel cuore

Calem, la cantina a Villa Nueva de Gaia
Porto vista da Villa Nueva de Gaia.

Castello do Quejio e surfisti sull'Atlantico.

Surfista, oceano e cargo all'orizzonte.

Caffè Majestic a Rua Santa Catarina
Lello Y Irmao

O Porto! Oporto

la famosa scala laccata della ancora più famosa libreria storica di Porto: Lello Y Irmao
Oceano Atlantico, vicino Castello do Quejio, di inverno, coi surfisti.

Il ponte Eiffel che unisce Porto a Villa Nueva de Gaia.
 Porto sul Douro con i tifosi dell'Arsenal che alle 10 di mattina già bevono pinte di birra, nella città del porto!

Lisboa, Lisboa

Alcune foto fatte a Lisboa, iniziamo con la torre di Belem, in una giornata di vento e freddo
Lisboa vista dall'Alfama
Lisboa vista dall'interno della funicolare Bica, salendo verso il Chiado
tocca sempre fare una pausa alla Ginjinha!

Invitati ad un matrimonio? mai in abito lungo!

Stilinga davvero non vede di buon occhio le invitate ai matrimoni che si addobbano con abiti lunghi pieni di lustrini, manco fossero alberi di Natale andati a male, per partecipare a matrimoni, che si svolgono, di solito, ma anche no, nel tardo pomeriggio.

E tanto meno considera positivamente tali abiti e il fatto che siccome è inverno, essi siano coperti da paltò che naturalmente sono molto più corti e da cui fanno occhiolino (occhiolone!) intere bande di tessuto degli abiti stessi.

Beh, lo voglio proprio sottolineare: l'abito lungo al matrimonio, se si è ospiti, è proprio da CAFONI! Da matrimonio iper provincialotto, magari di origine paesana e tale scelta (idiota) connota subito malissimo coloro che l'hanno abbracciata.

E proprio coloro che indossano tali scempi, poi si credono (davvero ce se credono!) superiori alla media, elette (sì, dal Signore?!) e massimamente eleganti e di bon ton (assurda pretesa!).

Insomma CAFONAL LOOK che si manifesta anche in scenari semi alti, scenari che si abbassano subito verso le profondità degli abissi quando si proprongono tale schifezze.

Augurandomi che il popolo femminile si tenga alla larga da tale zappa sui piedi e che scelga abiti maggiormente eleganti e consoni per partecipare al rito del matrimonio altrui, concludo dicendo che sacche di tale poltiglia sono ancora, ahimè, presenti tra noi e dure a morire anche tra le donne sotto i trenta!

Davvero non è ammissibile!

sanremo, sanscemo, sanremo, sanvero

Due concetti mi turbano, a proposito del festival: che la Clerici sia stata pagata la metà di Bonolis, avendo lavorato il doppio e che il televoto, che dovrebbe rappresentare il voto del popolo è tutta una manfrina pilotata dai soliti noti (Costanzo/De Filippi?).



Il primo concetto ha sottolineato la disparità di trattamento tra uomini e donne e l'ha conclamata.


Allora perchè non lo si ammette?

In Italia le donne sono pagate meno dei maschi, ma lo si scrivesse nero su bianco, in modo che le donne non siano prese pure in giro.
Non è un paese in cui noi siamo alla pari, ma semmai siamo costrette a lavorare 2, 3 volte di più per avere il minimo dei diritti, dato in vece "a gratis" ai maschi (ma pure loro avranno madri, sorelle, fidanzate e mogli che soffrono o no?).

Paese iniquo, che considera la metà della popolazione da sfruttare ad uso e consumo dell'altra metà, felice, servita e riverita e che non ha mura da scalare, almeno non quante ne hanno le donne. E siamo nel 2010!
Il secondo concetto, del televoto, ha messo in luce tutte le criticità del Paese.

Ci dicono che è il voto del popolo e poi si ha la netta sensazione che non sia così, che tutto sia pilotato dall'alto e fa poi piacere sentire le versioni delle canzoni di Pupo/Emanule e di Scanu rifatte e ridicolizzate.
Ed il fenomeno della presa in giro è dilagante.
Insomma si può pure truccare il voto e far vincere i peggio assortiti, senza talento e senza canzone, ma gli Italiani mica sono completamente fessi, anzi la moltitudine copiosa di presa in giro delle stesse canzoni ne è la prova. Evviva l'ironia.
Alla fine il pensiero vero del popolo esce sempre a galla e costoro che sono stati definitivi vincitori di Sanremo dovrebbero iniziarsi a preoccupare, in quanto vincere così significa darsi delle zappate sui piedi e rimanerci secchi.

la Scuola di moda frequentata da Stilinga a Roma

Oggi Stilinga ha fatto un salto nel tempo, è tornata nella scuola di moda, in riva al Tevere, che ha frequentato tanti anni fa, ormai e l'impatto è stato strano: aria di debacle, di progetti vetusti, di visioni passate e purtroppo per nulla innovative.

Ad un certo punto, Stilinga ha incontrato la sua ex docente di moda, distante, arroccata nel suo prestigioso posto (?), solo la falsità ipocrita è rimasta intatta.

L'aria dell'ambiente trasudava ancora l'alterigia, l'aristocrazia inutile, la voglia di mettere a disagio le persone umane, tutte sensazioni che Stilinga ha sopportato silentemente e soffrendone, durante il corso accademico, pur di arrivare in fondo.
Poi, una volta uscita, c'era la vita vera che l'aspettava, l'umanità, il lavoro e meno primedonne e infatti tutte le nebbie sono svanite.
Rientrare in quel luogo, anche per poco le ha chiuso lo stomaco.
Stilinga decisamente non rimpiange la competizione e il dolore disumano che lì si respira, invece, pensa "poveri studenti, dovranno imparare a scrollarsi di dosso questa polvere scintillante e corrosiva, la polvere della moda cattivissima e atroce, che ti fa credere di essere un padre eterno e invece sei come tutti gli esseri, la presunzione annebbia le menti...per fortuna esistono tante altre realtà nella moda, per fortuna!"