Non si capisce chi abbia pensato il parking e la viabilità di Fiumicino (aeroporto): da 30 minuti di sosta gratuita si è passati a 20 e ora a 15.
Infatti il parking è proprio usatissimo!
Tutte le macchine dei privati che debbono aspettare i passeggeri puntualmente intasano le uniche due scarse corsie che sono state loro riservate (un casino totale!) e non ci sono bussolotti di cemento che tengano per fermarli perchè giustamente appena scattano i 15 minuti il costo del parcheggio è un salasso!
Ancora una volta i servizi sono contro la popolazione e la popolazione ormai non ce la fa più a prendere botte in faccia.
Possibile che un sistema umano, civile e non per forza costoso non sia immaginabile?
E poi ma per quale ragione si deve per forza andare in macchina a Fiumicino?
Se ci fossero autobus, metro e treni che funzionano e che fossero solleciti ma chi andrebbe in auto?
Forse sarebbe il caso che all'aeroporto di Roma si ricordassero che siamo nel 2014 e che è un diritto arrivare con tutti i mezzi e arrivare serenamente e non avere lo shock culturale di essere un paese sprovveduto e impreparato a tutto.
Ecco è proprio la serenità che manca sempre a Roma: ogni cosa da prendere il bus a fare una passeggiata in centro, da andare a Termini o a Fiumicino è un'avventura. Non dovrebbe esserlo.
E poi ma che figura del cacchio!
This is the fashion blog of Stilinga, a fashion designer who works from home. She is from Rome, Italy and she writes about trends, things she loves to do in Rome and art. Questo è il fashion blog, e non solo, di stilinga (una stilista che lavora da casa - è una stilista-casalinga) e che spesso tra una creazione di moda e l'altra, tra ricerche e fiere, si occupa anche del suo quotidiano e del contesto in cui vive.
Mafia, Totò Riina: "Ogni sei mesi Berlusconi ci pagava 250 milioni"
da:http://www.repubblica.it/cronaca/2014/08/30/news/mafia_riina_berlusconi-94686226/?ref=HREC1-4
Nuove rivelazioni del boss intercettato in carcere a Opera sul "patto di protezione". E su Dell'Utri: "Una persona seria"
di SALVO PALAZZOLO
PALERMO - Salvatore Riina in carcere fa una battuta dietro l'altra sui "festini in Sardegna e in Puglia" di Silvio Berlusconi. "Mubarak Mubarak", ride durante la consueta passeggiata pomeridiana, riferendosi alla versione data dall'ex premier su Ruby, nipote del presidente dell'Egitto. "Che disgraziato, è un figlio di puttana che non ce n'è". E giù con altre risatine. Ma il tono della voce si fa serio quando inizia il racconto degli anni Ottanta e Novanta su Berlusconi: "A noialtri ci dava 250 milioni ogni sei mesi", spiega il capo di Cosa nostra al compagno di ora d'aria, il pugliese Alberto Lorusso. E anche questa frase è finita nelle intercettazioni disposte dai pm di Palermo nel processo "trattativa".
Per la prima volta, Riina rivela come si articolò quel "patto di protezione" che la Cassazione ha accertato definitivamente, mandando l'ex senatore Marcello Dell'Utri in carcere. Perché Dell'Utri sarebbe stato l'intermediario fra i vertici della mafia e Berlusconi, che prima temeva un sequestro, poi attentati ai suoi ripetitori in Sicilia. È la storia di una lunga stagione, che Riina racconta così, il 22 agosto dell'anno scorso: "È venuto, ha mandato là sotto ad uno, si è messo d'accordo, ha mandato i soldi a colpo, a colpo, ci siamo accordati con i soldi e a colpo li ho incassati". Diversamente, come è emerso dai processi, andò a Catania. Conferma Riina: "Gli hanno dato fuoco alla Standa ed i catanesi dicono: ma vedi di.... Non ha le Stande? gli ho detto: da noi qui ha pagato... così li ho messi sotto. Gli hanno dato fuoco alla Standa... minchia aveva tutte le Stande della Sicilia. Gli ho detto: bruciagli la Standa".
Ed ecco il passaggio che per i pm vale più di tutti i racconti dei pentiti al processo Dell'Utri: "A noialtri ci dava 250 milioni ogni sei mesi", rivela il capo di Cosa nostra dopo 47 minuti di passeggiata nell'atrio del carcere milanese di Opera. E spiega come iniziò tutto: "Quello... è venuto il palermitano... mandò a lui, è sceso il palermitano ha parlato con uno... si è messo d'accordo... Dice vi mando i soldi con un altro palermitano. Ha preso un altro palermitano, c'era quello a Milano. Là c'era questo e gli dava i soldi ogni sei mesi a questo palermitano. Era amico di quello... il senatore". Ovvero, Dell'Utri, che Riina definisce "una persona seria". Il "palermitano" dovrebbe essere invece il boss Tanino Cinà, che negli anni Settanta suggerì a Dell'Utri di mandare Vittorio Mangano come stalliere ad Arcore quando Berlusconi cercava "protezione".
Adesso, questo monologo di Riina è agli atti del processo Stato-mafia: per i pm Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi è una conferma del ruolo di intermediario svolto da Dell'Utri nella seconda fase della trattativa. Oggi, però, Riina esprime giudizi pesanti sull'ex premier, anche se precisa di non averlo mai incontrato ("Non era così famoso ai miei tempi, altrimenti l'avrei cercato"): "Noi su Berlusconi abbiamo un diritto, sapete quando? Quando siamo fuori lo ammazziamo". Precisa: "Non lo ammazziamo però perché noi stessi non abbiamo il coraggio di prenderci il diritto". Alla fine, riprende a scherzare attorno al "buffone", al "disgraziato", così lo chiama. Scherza sui soldi che Berlusconi deve all'ex moglie. E sul calciatore brasiliano Pato, fidanzato con la figlia dell'ex premier: "Sta Barbarella è potentosa come suo padre, si è messa sotto quello lì, lui era un potente giocatore e non ha potuto giocare più". Prima di rientrare in cella, Riina dà del "disgraziato" al ministro Angelino Alfano. E Lorusso concorda: "Il più cattivo ministro di sempre, si sta impegnando per i sequestri di beni".
Per la prima volta, Riina rivela come si articolò quel "patto di protezione" che la Cassazione ha accertato definitivamente, mandando l'ex senatore Marcello Dell'Utri in carcere. Perché Dell'Utri sarebbe stato l'intermediario fra i vertici della mafia e Berlusconi, che prima temeva un sequestro, poi attentati ai suoi ripetitori in Sicilia. È la storia di una lunga stagione, che Riina racconta così, il 22 agosto dell'anno scorso: "È venuto, ha mandato là sotto ad uno, si è messo d'accordo, ha mandato i soldi a colpo, a colpo, ci siamo accordati con i soldi e a colpo li ho incassati". Diversamente, come è emerso dai processi, andò a Catania. Conferma Riina: "Gli hanno dato fuoco alla Standa ed i catanesi dicono: ma vedi di.... Non ha le Stande? gli ho detto: da noi qui ha pagato... così li ho messi sotto. Gli hanno dato fuoco alla Standa... minchia aveva tutte le Stande della Sicilia. Gli ho detto: bruciagli la Standa".
Ed ecco il passaggio che per i pm vale più di tutti i racconti dei pentiti al processo Dell'Utri: "A noialtri ci dava 250 milioni ogni sei mesi", rivela il capo di Cosa nostra dopo 47 minuti di passeggiata nell'atrio del carcere milanese di Opera. E spiega come iniziò tutto: "Quello... è venuto il palermitano... mandò a lui, è sceso il palermitano ha parlato con uno... si è messo d'accordo... Dice vi mando i soldi con un altro palermitano. Ha preso un altro palermitano, c'era quello a Milano. Là c'era questo e gli dava i soldi ogni sei mesi a questo palermitano. Era amico di quello... il senatore". Ovvero, Dell'Utri, che Riina definisce "una persona seria". Il "palermitano" dovrebbe essere invece il boss Tanino Cinà, che negli anni Settanta suggerì a Dell'Utri di mandare Vittorio Mangano come stalliere ad Arcore quando Berlusconi cercava "protezione".
Adesso, questo monologo di Riina è agli atti del processo Stato-mafia: per i pm Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi è una conferma del ruolo di intermediario svolto da Dell'Utri nella seconda fase della trattativa. Oggi, però, Riina esprime giudizi pesanti sull'ex premier, anche se precisa di non averlo mai incontrato ("Non era così famoso ai miei tempi, altrimenti l'avrei cercato"): "Noi su Berlusconi abbiamo un diritto, sapete quando? Quando siamo fuori lo ammazziamo". Precisa: "Non lo ammazziamo però perché noi stessi non abbiamo il coraggio di prenderci il diritto". Alla fine, riprende a scherzare attorno al "buffone", al "disgraziato", così lo chiama. Scherza sui soldi che Berlusconi deve all'ex moglie. E sul calciatore brasiliano Pato, fidanzato con la figlia dell'ex premier: "Sta Barbarella è potentosa come suo padre, si è messa sotto quello lì, lui era un potente giocatore e non ha potuto giocare più". Prima di rientrare in cella, Riina dà del "disgraziato" al ministro Angelino Alfano. E Lorusso concorda: "Il più cattivo ministro di sempre, si sta impegnando per i sequestri di beni".
Ma insomma, nulla di nuovo sul fronte cronaca...
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