Tremonti alla prima di Trump: "È la fine della globalizzazione"

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http://www.ilgiornale.it/news/mondo/tremonti-trump-fine-globalizzazione-1351920.html


Tremonti è l'unico italiano ad essere stato invitato all'Inauguration Day. "Questa data ha una portata storica simile alla caduta del comunismo"
Sergio Rame - Lun, 16/01/2017 - 09:54



"È la fine di un’epoca. È la fine dell’utopia della globalizzazione". Giulio Tremonti guarda al 20 gennaio, il giorno dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.



"Seppur in modo soft - spiega l'ex ministro dell'Economia al Corriere della Sera - questa data ha una portata storica simile alla caduta del comunismo".

Tremonti è probabilmente l'unico italiano ad essere stato invitato alla cerimonia a Washington. "C’ero nel 2001 all’insediamento di George W. Bush – ricorda - e ci sarò anche stavolta, invitato da esponenti del partito repubblicano e del Congresso americano". La svolta che Trump imporrà agli Stati Uniti e, probabilmente, al mondo intero è, però, epocale. "Qualche giorno dopo le elezioni americane, Obama disse a Berlino che la vittoria di Trump non sarebbe stata la fine del mondo - spiega Tremonti al Corriere della Sera - non è stata la fine del mondo ma sarà la fine di 'un' mondo. La giovane talpa populista ha via via scavato il terreno su cui la globalizzazione aveva costruito nell’ultimo ventennio la sua cattedrale".

Per Tremonti la presidenza Trump potrebbe portare con sé la fine dell'utopia della globalizzazione. 

"Un'utopia che era stata costruita sulla base di due formule chiare e interconnesse: 'politically correct' e 'responsibility to protect' - argomenta l'ex titolare del Tesoro - è durata vent’anni esatti. Lanciata nel gennaio del 1996 col secondo mandato alla Casa Bianca di Bill Clinton, immaginata come l’anno zero dell’umanità, articolata come progetto di creazione dell’uomo nuovo e di un mondo nuovo
L’uomo nuovo è il consumatore ideale, l’uomo a taglia unica, a cui vanno cancellate radici e tradizioni, in tutto e per tutto conforme allo schema ideale del consumo e del comportamento politicamente corretto - continua - uno degli ultimi atti di questa presidenza è stato l’adattamento in logica gender delle toilette degli edifici federali...".

Dopo averne parlato tanto e averlo passato a lungo allo scanner, Trump inizierà a fare quanro annunciato in campagna elettorale. "Farà le cose sul serio anche se non alla lettera - mette in guardia Tremonti - non altererà la globalizzazione economica a vantaggio del protezionismo ma introdurrà i dazi e si occuperà della manutenzione dei trattati commerciali. Così come non cancellerà del tutto la riforma sanitaria di Obama ma la riformerà pesantemente". Insomma, non resta che aspettare. E vedere.

E Stilinga pensa che 'sti imbecilli che hanno ideato la globalizzazione volendo "(...) il consumatore ideale, l'uomo a taglia unica, a cui vanno cancellate radici e tradizioni (...)", come dice Tremonti,  non hanno in mente che l'uomo e le donne sono molto di più di questa visione parziale, miope, da marketing becero, quasi nazista, e che le radici e le tradizioni sono il sale della vita; la differenza tra le culture è la bellezza del vivere, è il diletto che arricchisce l'esistenza di ognuno. 

Le creazioni culturali, pregne di tradizioni e di radici e di fiabe e di arte in senso lato e di visioni e di sfumature e differenze sono il vero divertimento che manda avanti la vita, che rende l'umanità ricca, diversa, sfaccettata e che UDITE, UDITE, manda avanti pure l'economia! 

Per quale motivo faresti turismo in un posto uguale a tutti gli altri? 

Che vantaggio ci sarebbe? 
Sarebbe piacevole? no! Sarebbe di una noia insostenibile!

Perchè dovresti comprare vestiti e accessori che vanno bene a tutti? o per la maggiore? che sei un soldatino? con l' uniforme?

Perchè dovresti alimentarti con le cose che mangiano tutti? Che hai uno stomaco unico? un dna unico? No!

Perchè dovresti abitare case uguali, arredate uguali e che "normalizzano" la tua esistenza?

 Che sei così insicuro da non esprimere i tuoi desideri? la tua visione? manco in casa tua?

Mica siamo automi? Mica siamo privi di volontà, mica agiamo in modo meccanico, senza coscienza e  senza consapevolezza!

Ognuno è diverso, ognuno ha esigenze proprie e ognuno ha necessità multiformi, curiose, bizzarre ed è proprio questa caratteristica dell'essere umano che porta avanti il mondo e che lo rende bello.

Gli imbecillissimi creatori della nefasta globalizzazione forse hanno sbagliato target, il loro consumatore è solo il Robot, visto che si prospetta che sarà poi l'impiegato del futuro! 

Cretinetti provate a vendergli la vostra mercanzia e vediamo se l'economia poi gira e se ci sara prosperità! 

Ricordiamo cose scrisse Charlotte Bronte in "Shirley": "(...) La miseria genera l'odio: l'indigente odiava le macchine che, a suo avviso, gli toglievano il pane; odiava gli stabilimenti che le ospitavano; odiava i proprietari di quegli stabilimenti.(...)".

I fautori e i seguaci della globalizzazione stanno preparando un futuro apocalittico, ci sono già quasi riusciti, ma ognuno di noi ha il dovere di remare contro per favorire l'umanità e generare alternative forti al conformismo suicida. Iniziamo subito!

Italia peggio di Spagna, Danimarca e Regno Unito per il lavoro non retribuito

da: http://www.repubblica.it/economia/2017/01/18/news/donne-156282675/?ref=HRLV-6

A Davos record di presenze femminili, ma sul lavoro ancora disparità di generedi BARBARA ARDU'

18 gennaio 2017

ROMA - Più volte accusato di essere un meeting per soli uomini, quest'anno, al Forum di Davos la percentuale di presenze femminili è salita, toccando un record: le donne che partecipano al Forum sono il 20%, più di quanto non siano mai state. Un piccolo passo in avanti che però è una goccia nel mare delle disparità di genere che ancora permane in tutto il mondo, dove la possibilità per le donne di entrare nel mondo del lavoro è inferiore di circa il 27% rispetto a quella degli uomini. E l'italia non fa certo eccezione. Altro che quote rosa. Altro che parità. Perché c'è anche dell'altro: le donne italiane che lavorano quando tornano a casa faticano molto più degli uomini, più di quanto facciano quelle di altri Paesi altrettanto sviluppati. Che sia per accompagnare i figli o per prendersi cura degli anziani, sono sempre le donne a sobbarcarsi il lavoro non retribuito. L'Italia è ultima nel confronto con Spagna, Danimarca, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito, Australia e Norvegia.

La quota di lavoro non retribuito che cade sulle spalle delle italiane è pari al 75%. 

Gli uomini contribuiscono solo con il 25%. 

Sono i dati che emergono da una tabella elaborata nel Rapporto di Oxfam presentato a Davos, che analizza le diseguaglianze di genere nel mondo. E se sui lavori di casa e di cura lo svantaggio rimane, le cose non cambiano, anzi forse peggiorano, se ci si sofferma sulla distribuzione del reddito prodotto in una nazione. Una classifica in cui le donne si trovano il più delle volte nella metà inferiore della distribuzione del reddito. Così come ancora più difficile per loro è accedere al mercato del lavoro.

Nei Paesi del Medio Oriente e in quelli del Nordafrica, solo un quarto delle donne è riuscito a trovare un lavoro, mentre in Asia mediorientale la percentuale sale a un terzo, anche se nelle stesse regioni la quota maschile è di tre quarti (è vero che in qui Paesi ci sono profondi condizionamenti culturali). Una volta entrate nel mercato del lavoro però le donne, occupano, molto più degli uomini, posti di lavoro che non sono tutelati. Niente maternità, niente contributi, niente garanzie. E stipendi più bassi. Nell'edizione 2016 del Rapporto del Forum economico mondiale, è stato calcolato come il divario nella partecipazione economica al lavoro da parte delle donne si sia ampliato nel corso dell'ultimo anno e stima che ci vorranno ben 170 anni (saremo tutti morti) affinché le donne vengano retribuite allo stesso livello degli uomini, a parità di lavoro.

Le ragioni di questo squilibrio, che pare insanabile, è dovuto in parte a una vera e propria discriminazione, soprattutto là dove a parità di mansioni uomini e donne vengono pagati in modo diverso, ma anche dal fatto che il sesso femminile o viene occupato in settori meno retribuiti o perché fa lavori part-time. Ma quanto guadagnano in meno le donne? La parità negata si colloca in una forchetta che va dal 31 al 75% in meno rispetto agli uomini, se si considerano insieme divario salariale e tutela previdenziale. Che fa sì che spesso le donne si trovino alla fine della vita lavorativa senza una tutela economica. Sul mercato del lavoro poi, di donne ai vertici, con alti stipendi se ne trovano sempre poche, anche nei Paesi più avanzati, nonostante nel tempo, le disparità di istruzione tra uomini e donne si siano appianate. E in un futuro non troppo lontano è previsto che le donne supereranno gli uomini sui livelli di istruzione.

E Stilinga pensa che appunto le donne sono più istruite e che quindi debbono necessariamente guadagnare molto più degli uomini, non c'è ragione perchè il mondo vada al contrario!