Aethon Ulyse Debuts Goddess-Worthy Footwear At FFANY



Aethon Ulyse Debuts Goddess-Worthy Footwear At FFANY

November 14, 2016
Aethon Ulyse Logo
Affordable luxury continues to make strides in the footwear industry, as seen in Aethon Ulyse, a new brand showing in the Emerging Designers area at FFANY Nov. 30-Dec. 2.
Scorpion zipper pulls and a hammered gold motif are just a few of the signature designs featured in Aethon Ulyse’s Spring ’17 collection, which glistens with ancient Greek influences.
The women’s footwear brand takes the roots of its ancient Greek name to heart. ‘Aethon’ is an ancient Greek word meaning ‘blazing’ or ‘shining,’ which is the feeling founder and CEO Payden Sewell says he want clients to feel as soon as they put on the brand’s shoes.
Other Greek influences can be found throughout the line, including architectural shapes, the use of metallic color and delicate handcrafted embroidery. Even the brand’s initials, AU, symbolize gold on the periodic table.
The collection spans stilettos draped with chains, mesh shoeties, metallic and mesh pumps and wedges with cork heels. Standout styles include the Selene cutout sandal and the Erato lace-up bootie, which Sewell says clients have been going crazy over.
Aethon Ulyse was founded in 2012 as a custom shoe brand. The spring line marks the brand’s first full ready-to-wear collection—a move Sewell says was edged on from feedback from the industry.
“Also, my private clients were ready to get their hands on the collection,” he quipped.
Sewell’s clients expressed frustration over the lack of high quality footwear that was edgy and below the $1,000 threshold. The Spring ’17 collection wholesales for $160-$360.
“Through our Italian factory partnerships, we can produce a unique and high quality product at a price point that is more accessible,” he said.
The brand currently sells direct to consumers online, however, Sewell is hoping to find the right buyer mix for the brand at FFANY.
“We are looking to receive additional buyer feedback as well as expose the brand to those who are not yet familiar.”
Exhibiting at FFANY Nov 30 – Dec 2:  Booth 1125, Americas Hall I, Hilton
LEARN MORE AT : AETHONULYSE.COM

Se questo è un autobus...

Roma, 27.11.16 Cronache da Marte

Oggi che la metro B era chiusa e si sapeva quindi che bisognava rinforzare la frequenza degli autobus, è accaduto il finimondo che solo a Roma i dirigenti Atac sanno realizzare: autobus latitanti da 45/50 minuti che quando arrivano sono naturalmente presi d'assalto dalle  tantissime persone che li aspettavano inferociti, trasformandosi in carri bestiami.

Il disservizio è stato ben servito. 

L'Atac dovrebbe definirsi: azienda per l'immobilità delle cittadine e dei cittadini!

La questione è  alquanto pericolosa perchè la popolazione è invecchiata e si è rischiato di avere malesseri, anche perchè nella scatola da sardine non circolava aria e la pressione dei corpi uno sull'altro non favoriva affatto il minimo di igiene. 

Roba da protezione civile.

Inoltre, il bus (preso da Stilinga) alle fermate apriva le porte solo per consuetudine, in quanto nessuno poteva scendere e quindi nessuno poteva accedere. 

Tale bus imbottito di esseri umani, stanchi di combattere contro le inefficienze della Azienda dei Non Trasporti, è stato pure fotografato dagli astanti che alle fermate non sono potuti salire. 

L'Atac non solo pregiudica la città e l'incolumità dei cittadini e delle cittadine, ma è un disservizio vero e proprio che i romani e le romane non meritano.

La contro-riforma putiniana di Renzi, Boschi e Verdini

di Paolo Flores d'Arcais, da Repubblica
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-contro-riforma-putiniana-di-renzi-boschi-e-verdini/
Amici lettori, pensate davvero che la “riforma” costituzionale Renzi-Boschi-Verdini non costituisca un pericolo per le vostre libertà? Provate a ragionare su questi ineludibili dati di fatto.

Oggi in Italia vi sono tre schieramenti che ottengono grosso modo il 25/30% dei voti (il resto si disperde tra forze minori). Poiché ormai un terzo degli italiani non va a votare (e il fenomeno è in crescita), con la “riforma” suddetta e la concomitante nuova legge elettorale (sia nella versione Italicum che, forse ancora peggio, in quella “corretta Cuperlo”), chi rappresenta solo il 17/20% dei cittadini otterrà una schiacciante maggioranza assoluta in Parlamento (di nominati, dunque fedeli al Capo “perinde ac cadaver”), il controllo della Corte Costituzionale, del Consiglio Superiore della Magistratura (da cui dipendono tutte le nomine ai vertici di Procure Tribunali e Cassazione), la scelta del Presidente della Repubblica (e la possibilità di facile impeachment nel caso non piacesse più e non si “allineasse”), il controllo della Rai, tutte le nomine delle Authority di “garanzia” (Consob, Privacy, ecc.), oltre ovviamente al governo.

Potrebbe vincere Renzi, potrebbe vincere Grillo, potrebbe vincere la destra-destra (in declinazione Berlusconi/Salvini o Berlusconi/Parisi, a seconda degli umori di Arcore). Io voterò M5s, come faccio già da tempo, ma avrei paura se a questa forza andassero i poteri previsti dalla contro-riforma (chiamiamola col suo nome, vivaddio!) Renzi-Boschi-Verdini. E ne avrebbero anche i “cinquestelle”, responsabilmente, visto che hanno proposto una legge elettorale “proporzionale corretta” (tipo Spagna e in parte Germania) e sono impegnati per il No.

Perché con la contro-riforma costituzional-elettorale (le due cose sono inscindibilmente intrecciate proprio nel disegno dei promotori), un leader da 17/20% di consenso dei cittadini avrebbe un potere che sfiora quello di Putin e di Erdogan, senza necessità di ricorrere alla galera e alla violenza. E, ripeto, chi sia questo leader dipenderebbe da spostamenti minimi di voti (nel caso del turno unico saremmo addirittura alla roulette). Davvero questa prospettiva non vi gela il sangue?

Se non vi fa paura vuol dire che avete superato in atarassica serenità zen il più “disincarnato” dei monaci orientali, il che sarà magari ottimo per la vostra psiche e le vostre future reincarnazioni, ma per il funzionamento di una democrazia è micidiale. In ogni democrazia fondamentale è il rispetto delle minoranze, le garanzie per i bastian-contrari, i diritti civili e gli spazi di comunicazione reale di quella minoranza delle minoranze che è il singolo dissidente. Niente di tutto questo resta in piedi con le contro-riforme Renzi-Boschi-Verdini.

Vi flautano nelle orecchie: ma è il prezzo da pagare per l’efficienza, per la velocità del processo legislativo. Davvero ci siete cascati? Non l’avete ancora letto l’articolo 70 controriformato? Claudio Santamaria lo ha recitato in pubblico, alla manifestazione indetta da MicroMega con Maltese, Rodotà, Zagrebelsky, Carlassare, Ovadia e tanti altri, lo ha letto come si conviene a un grande attore e come esige la punteggiatura di quella pagina e mezzo (attualmente l’articolo 70 è di una riga): un incomprensibile labirinto mozzafiato di commi e sottocommi, su cui i giuristi hanno già dato una dozzina di interpretazioni diverse, una sbobba procedurale che garantirà ricorsi su ricorsi fino alla Corte Costituzionale. Santamaria ha detto che sembrava scritta da Gigi Proietti in uno dei suoi momenti satirici di grazia. Forse, ma certamente con la collaborazione del notissimo e manzoniano dottor Azzeccagarbugli.

Vi sventolano davanti agli occhi lo specchietto per le allodole dei costi della politica che diminuiscono, davvero ve la siete bevuta? Qualche decina di milioni in meno: costa assai di più ogni settimana semplicemente tener in vita l’ipotesi del Ponte sullo Stretto (se poi, con il Sì nelle vele, lo costruiranno davvero, saremmo a una tragedia da piangere per generazioni). E se i senatori saranno un pochino di meno, in compenso i politici regionali e comunali che andranno in quegli scranni godranno del premio più ambito per i troppi politicanti che della politica fanno mercimonio e profitto: l’amatissima immunità. I costi della politica si tagliano in radici riducendo a zero le migliaia e migliaia di consigli di amministrazioni delle “partecipate”, le migliaia e migliaia di consulenze di nomina politica, il groviglio ciclopico di enti inutili, e insomma i milioni di persone che “vivono di politica”, e lautamente, per meriti che con il merito hanno ben poco a che fare.

Millantano che con il Sì combatterete la Casta, ma la Casta sono loro, ormai, il giglio magico e le sue infinite propaggini, l’indotto di nuovi piccoli satrapi messo in moto dalle Leopolde, le incredibili mediocrità assurte a posizioni apicali, le imbarazzanti nullità innalzate nell’Olimpo dell’intreccio affaristico-politico, che ormai fanno apparire uno statista perfino Cirino Pomicino.

Col No, il No che conta, vince invece la società civile di questo quarto di secolo di lotte. Che ha come programma l’unica grande riforma necessaria: realizzare la Costituzione, che i conservatori di sempre hanno bloccato, edulcorato, sfigurato, avvilendola nella camicia di forza della “Costituzione materiale”, democristiana prima, del Caf (Craxi Andreotti Forlani) poi, infine di Berlusconi (che con le sue televisioni ammicca al Sì e a chiacchiere sta col No, il solito piede in due scarpe), e oggi del suo nipotino Renzi.

Se col tuo voto vincerà il No, amico lettore, non ci sarà nessuna instabilità, semplicemente diventerà inevitabile un governo di coerenza costituzionale, e si aprirà la strada per l’unico rinnovamento di cui l’Italia ha bisogno, quello che porta scritto “giustizia e libertà” e come stella polare ha l’eguaglianza incisa nella Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza.

(21 novembre 2016)