Alaia: i giovani escono dalle scuole e vogliono essere subito grandi

da: http://www.corriere.it/moda/news/15_giugno_19/alaia-giovani-escono-scuole-vogliono-essere-subito-grandi-1bff62ce-16ac-11e5-9531-d169a57fe795.shtml

Azzedine Alaïa, tunisino di nascita, francese di vita, classe 1940, stilista fra i più venerati al mondo, restìo ad apparire, figurarsi a parlare, preferisce da sempre esprimersi con i suoi abiti che raccontano di curve e dolcezze, di materia e spazio, di rispetto e bellezza. E di tempo che non passa.
di Paola Pollo
Non è dunque strano se a luglio saranno alla Galleria Borghese, fra le meraviglie del Bernini e del Canova, 80 pezzi «adattati», come dice lui. «Saranno grandi come le statue. Ma mai invadenti e invasivi: la gente è li per vedere le opere d’arte, non i miei abiti!». Eppure quando attraversa corso Como, a Milano, qualche ora prima di presentare il suo nuovo profumo, più di una persona bisbiglia: «Guarda c’è Alaïa!».
Non si è mai pentito di aver scelto la strada della discrezione? Sfilate fuori dai circuiti, niente pubblicità e rare apparizioni?
«Non tornerei indietro».
Fare moda oggi è?
«Qualcosa di diverso da un tempo. I ritmi sono disumani, ci sono troppe collezioni. E personalmente non ne vedo l’utilità. E poi i prezzi sono esorbitanti. A volte vado nelle boutique e quando giro i cartellini non ci posso credere! Penso sempre a quella ragazza che compererà quell’abito e che dovrà avere un budget incredibile e uno stipendio altrettanto enorme».
Sta dicendo che la moda è tutta un bluff?
«No, quello no. Semplicemente ha un ritmo inutilmente frenetico a causa delle esigenze industriali. Io ho un po’ di libertà, io rispetto gli altri e le esigenze, ma contesto questo sistemo e ne sono uscito».
Spesso a Parigi la si vede in prima fila dai colleghi: ci sono artisti, le star, i business man...Le piacciono insomma i nuovi designer?
Ride. «Non va forse così il mondo? la gente si adatta. Io preferisco il mio studio, che credo sia il più piccolo al mondo, con due soli assistenti».
La sua giornata?
«Dormo poco, 4-5 ore. E lavoro sempre. Non è una corvè per me. Io mi diverto. E ho incontrato e incontro sempre gente meravigliosa».
Lei dice sempre che il mondo è «troppo» pieno di vestiti
«Tutti i giorni, ovunque, si aprono boutique: le pasticcerie diventano boutique, le panetterie diventano boutique, i fioristi diventano boutique, ma è anche vero che ci sono tanti stoccheristi! D’altronde non si lascia neppure il tempo alla gente di scegliere e acquistare. Dopo una collezione, subito un’altra. E cosa succede? Che una camicia che ho disegnato nel 2005 e che allora nessun acquistò, quest’anno è stata venduta e venduta. Lasciamo il tempo alle donne di scegliere e alla moda di essere scelta. Non si può spingere la gente a consumare».
All’orizzonte che c’è?
«È difficile per un giovane, da solo, andare avanti. Ma escono dalle scuole e vogliono essere subito grandi».
Colpa dei maestri?
«Non credo. Sono le industrie che spingono perché diventino subito delle star... ma senza passione. Ma capisco e non voglio dare consigli né tantomeno invitare i giovani a seguire il mio cammino».
Perché no? Diventare Azzedine Alaïa è il sogno di tanti.
«Quando ho cominciato non mi sentivo un immortale. Avevo la mia maison, vestivo le donne ed ero contento. Adesso nessuno ha voglia di aspettare, arrivano in un atelier e dopo poco pretendono il ruolo principale: è pericoloso e poi i posti sono pochi».
Una maison deve sempre sopravvivere al fondatore?
«Io penso che sarebbe meglio si fermasse. E che i giovani cominciassero altre storie, con il proprio nome. Credo oltretutto che sia anche meno caro e più stimolante. Ora per esempio ho sentito dire che qualcuno vuole riprendere il nome di Poiret: ma che bêtise! Non devono».
Lei non ha allievi?
«Vengono. Ma non credo sia bene insegnare la moda, più giusto però imparare a vivere».
Lei sembra odiare il business, però è un uomo di business!
«Per forza, seguo tutto. Dal profumo agli accessori: non mi piace che la gente metta il mio nome su ciò che non conosco».
Moda e tecnologia?
«Fantastica, ma non guardo Internet per ispirarmi mi basta la mia amica-sorella Carla Sozzani».

Quelle leggi mai attuate simbolo di malgoverno


da: http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2015/06/15/news/palazzo_europa-116952815/
Ogni Paese ha i suoi paradossi. Un paradosso tutto italiano è contenuto nel rapporto della Commissione europea sul nostro Paese per il 2015.
 Esso recita così: l'inefficienza della pubblica amministrazione italiana è una delle principali cause della bassa produttività e della bassa crescita del Paese, ma è anche il principale ostacolo ai numerosi tentativi fatti da governi successivi di riformare la pubblica amministrazione. 
Secondo il rapporto, «a metà febbraio 2015, 348 provvedimenti esecutivi che derivano da norme adottate dai governi Monti e Letta sono ancora in attesa di adozione.
 Inoltre 401 misure che derivano dalla legislazione del governo Renzi già pubblicata sulla Gazzetta ufficiale sono ancora in attesa di essere messe in pratica». 
La Commissione europea punta il dito su molti fattori di penalizzazione dell'inefficienza amministrativa: dalla lunghezza degli adempimenti burocratici per aprire un'azienda, alla difficoltà di pagare le tasse; dallo scarsissimo uso di Internet da parte della pubblica amministrazione, alla lentezza della giustizia civile oberata da una mole di arretrati. 
Ma forse, in tempi di Mafia Capitale, la cosa più interessante è la parte dedicata al malgoverno pubblico. «La debolezza della pubblica amministrazione in Italia - è scritto nel rapporto - comprende mancato rispetto delle competenze, mancanza di trasparenza e clientelismo». E la Commissione rinvia allo «European Quality of Government Index», uno studio fatto da Bruxelles che nella sua ultima edizione, del 2013, offre un quadro desolante della qualità della governance pubblica in Italia.
 Dall'indagine risulta che sei regioni italiane, Lazio, Molise, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, hanno il più basso indice di qualità dell'amministrazione pubblica in Europa, a livelli condivisi solo dalle peggiori regioni di Romania, Bulgaria e Turchia.
 Liguria, Abruzzo, Basilicata e Sardegna sono molto al di sotto della media europea. Lombardia, Piemonte, Toscana, Umbria e Marche sono nettamente al di sotto. Veneto ed Emilia sono leggermente al di sotto. Solo Friuli, Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige registrano livelli di qualità della pubblica amministrazione che sono invece la norma in Francia, Germania, Gran Bretagna, Austria e Belgio mentre Olanda, Danimarca, Svezia e Finlandia hanno su tutto il loro territorio i massimi livelli di efficienza registrati in Europa. Difficile immaginare che, dal 2013, le cose siano significativamente migliorate. 

Once in Rome, do as the the Romans do!

Maybe you are visiting the eternal city.

And maybe you are really weary of traffic jam, of beautiful but tiring tourism.

And you just want to relax, to free your soul and breathe.

And maybe laugh too so that lots of energy returns in your body.

In the heart of Trastevere, in Via della Luce, 32, there's a Cultural Association, called Gioia Pura, that organizes lots of activities: from laughter yoga to Gibberish conversations, from workshops to free your soul to Reiki sessions and much more.

Just one hour of Laughter Yoga and you'll feel so good that you can climb mountains.