“LA DISUGUAGLIANZA OLTRE I LIMITI PORTA VIOLENZE” (Antonello Caporale)

da www.ilfattoquotidiano.it

1Crateri improvvisi di povertà si aprono davanti a noi, proprio come le buche dei marciapiedi di Roma, tutti così dissestati da darci pensiero, da obbligarci alla fatidica domanda: ma siamo divenuti così?
Amalia Signorelli registra da antropologa il dissesto sociale, una umanità in continuo smottamento e la nazionalizzazione dei furori di Tor Sapienza.
La collera è figlia di una crisi che adesso inizia a spaventare perché incide così profondamente sul regime di vita da tracimare dai luoghi in cui la nostra esistenza è messa a dura prova. Non sono solo le periferie urbane a subìre i contraccolpi di una povertà che rasenta la fame. Il cerchio inizia a stringersi e dalle borgate prende la direzione del centro città dove vivono isole di disperazione, microperiferie umane. Le fiammate di violenza sono poi frutto di autocombustione. Ogni motivo è buono per mostrare la collera, e le occasioni non mancano purtroppo.
Siamo al contagio della collera?
È scontato che la sofferenza sociale condotta oltre i limiti fisiologici della diseguaglianza inizi a tracimare in atti individuali o collettivi di protesta. Sono violenze disseminate lungo i viali di un Paese che si sta sgangherando perché accanto agli ultimi (oggi facciamo il conto dei conflitti per l’occupazione abusiva delle case popolari a Milano e a Torino) iniziano a dare segni di cedimento anche i penultimi, quel popolo che campava modestamente ma con dignità. Invece dentro quel corpo così largo si aprono voragini di povertà , tanti singoli piccoli drammi umani e familiari, tanti cedimenti che scopriamo con sgomento dietro la porta accanto alla nostra.
Frana il costone di roccia, affondano intere città e andiamo sott’acqua anche noi?
Renzi aveva fatto balenare la speranza, distribuita in dosi massicce per scacciare le mille paure di chi ha perso il lavoro o teme di perderlo oppure non riesce neanche a trovarlo. Ma quella popolarità guadagnata così abilmente è stata poi sostenuta da un atteggiamento piuttosto dispendioso in termini di rigore istituzionale. Stiamo anche scoprendo che le sue magnifiche virtù hanno un carattere provvisorio, molto instabile.
Malgrado i propositi la realtà – cocciuta – si oppone a Renzi?
Avesse avuto più modestia avrebbe forse valutato meglio i limiti di una corsa a perdifiato verso il nulla. Mesi persi a illustrare opinioni che alla prova dei fatti si sono rivelati piuttosto inconsistenti. Analisi economiche sbagliate e strategie politiche nebulose. Il risultato è che, ad oggi, siamo messi peggio di prima malgrado la gioventù e la fierezza rottamatrice.
La gente è in strada e il Palazzo al chiuso che sigla il patto del Nazareno.
In Italia le classi dirigenti non hanno idea, nel senso tondo e assoluto del termine, di quel che accade nella pancia popolare . Non hanno contiguità con le classi meno abbienti né interessi che riescono a condividere. Non sanno, ecco. Altrimenti si accorgerebbero di urgenze che stentano a comprendere. La paura fa spaccare le vetrine, riduce la vita a una impresa solitaria e disperata.
Io odio te, tu odi l’altro.
Esatto: il nemico divieni tu che mi stai vicino. Sei immigrato? Fuori dalla mia casa. E domani accadrà con altri ceti e gruppi. I poveri contro i poverissimi in una lotta senza quartiere.

Non abbiamo speranza, dunque?
C’è una nuova generazione di giovanissimi che inizia a dare segni di vitalità, di partecipazione democratica e di interesse alla cosa pubblica. Esercitano il sacrosanto diritto all’interferenza. Domandano giustamente al sindaco di Carrara perché non abbia controllato i lavori che dovevano tutelare la città dalle piogge e dalle esondazioni e in qualche modo, dichiarato il fallimento delle Istituzioni, tentano di sostituirsi. È una azione primitiva di responsabilità sociale, ma è almeno un granello di speranza. Possiamo sognare anche un contagio positivo e confidare che finalmente non siano solo nuvole nere in cielo.

Gesù figlio di Giuseppe è morto perché...

Erri de Luca : " Il potere dichiara che il giovane arrestato di nome Gesù figlio di Giuseppe è morto perché aveva le mani bucate e i piedi pure, considerato che faceva il falegname e maneggiando chiodi si procurava spesso degli incidenti sul lavoro. Perché parlava in pubblico e per vizio si dissetava con l´aceto, perché perdeva al gioco e i suoi vestiti finivano divisi tra i vincenti a fine di partita. I colpi riportati sopra il corpo non dipendono da flagellazioni, ma da caduta riportata mentre saliva il monte Golgota appesantito da attrezzatura non idonea e la ferita al petto non proviene da lancia in dotazione alla gendarmeria, ma da tentativo di suicidio, che infine il detenuto è deceduto perché ostinatamente aveva smesso di respirare malgrado l’ambiente ben ventilato. Più morte naturale di così toccherà solo a tal Stefano Cucchi quasi coetaneo del su menzionato".