Ministro Fornero e l'ossessione del lavoro manuale

L’ossessione del lavoro manuale (di Francesca Coin) da www.ilfattoquotidiano.it del 06.06.2012

IL FALSO MITO
Si dice che, qualche giorno fa, in visita alla piazza dei Mestieri, a Torino, il ministro del Welfare Elsa Fornero abbia incontrato gli studenti della scuola professionale di via Durandi nei laboratori di panetteria e pasticceria. E che, con sensibilità e partecipazione, si sia intrattenuta nelle cucine colpita dall'intraprendenza culinaria delle studenti. Certo, magari non tutti (o tutte) gradiscono l'entusiasmo del tecnico Fornero per l'agilità delle ventenni in cambusa. Fatto sta che alla fine della visita, mentre la pasta lievitava e le frittate facevano le capriole, il ministro ha incoraggiato le studenti così: “Imparare un mestiere, una professione, oggi è importante”, ha detto. “Non è detto che tutti debbano avere una laurea, magari di malavoglia” [...]. “Questa è una scuola che recupera molto in questo senso, [...] e quindi tanto di cappello” .


Era da un po' che non ascoltavamo una frase così. Come è noto la scarsa commestibilità della cultura era uno dei principali crucci del vecchio governo. Basta con le lauree inutili, ripeteva Mariastella Gelmini. I giovani hanno “l'intelligenza nelle mani”, assicurava l'ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. “È meglio un carrozziere che un laureato in nulla”, continuava il sociologo Giuseppe De Rita.

“A che serve pagare uno scienziato quando facciamo le scarpe più belle del mondo?”, cantava sorridente l'ex presidente del Consiglio.

Se l'allergia all'istruzione era un tratto distintivo del vecchio governo, nessuno si sarebbe atteso dal governo dei professori la stessa freddezza.

E invece le parole del ministro Fornero esplicitano ciò che da mesi era chiaro: che vi è un'infelice continuità nelle politiche degli ultimi due governi in tema di istruzione e di investimento in ricerca e sviluppo, al punto che, a meno di un repentino cambio di rotta, il paese rischia di regredire in entrambi i settori a livello del Sud del mondo.

Facciamo un passo indietro. Basta sfogliare il rapporto Ocse Education at a Glance 2011 e l'ultimo rapporto Almalaurea per convincersi della gravità del problema.

L'Italia è uno dei paesi occidentali con il minor numero di laureati, e quei pochi che ci sono sono già troppi per il mercato italiano.

Pare una contraddizione e invece è un dato importante, perché la contrazione della quota di occupati ad alta specializzazione in un momento di crisi è non solo in controtendenza rispetto a quanto avviene negli altri paesi occidentali, ma è il sintomo di una struttura produttiva che affida la propria permanenza sul mercato esclusivamente alla compressione dei costi di lavoro.

Oggi i diciannovenni sono quasi il 40 per cento in meno del 1984, e purtuttavia solo il 20 per cento dei giovani tra i 23 e i 34 anni si laurea, contro il 37 per cento dei Paesi Ocse. Non solo, ma il numero degli immatricolati continua a scendere, mentre aumenta il numero dei laureati che emigra. Siamo forse così dinamici da poterci permettere di condannare le nuove generazioni all'esodo?

Ora, la crescente difficoltà occupazionale dei laureati non è un problema solo italiano.

Ne parla tutto il mondo, che la definisce “bolla formativa”, il fenomeno per cui la contrazione nel tasso occupazionale è andata di pari passo con la crescita diffusa della generazione più istruita della storia.

Ottima risorsa in un momento di crisi, verrebbe da dire.

Fatto sta che mentre l'unico caposaldo politico condiviso da Washington a Berlino è la necessità d'investire in istruzione come vettore della ripresa sociale, in Italia si è scelta una strada originale.

Se guardiamo ai dati Ocse rielaborati dal Ceris nel rapporto Scienza e tecnologia in cifre, vediamo, infatti, che l'Italia è penultima nella spesa per ricerca e sviluppo rispetto agli altri paesi europei, ultima quanto a personale addetto alla ricerca nelle imprese, penultima quanto a percentuale di ricercatori in rapporto al totale degli occupati, terzultima per personale ricercatore nelle università.

A fronte di una retorica sempre più asfittica di merito e innovazione, i dati Almalaurea ci dicono che nel settore privato lavora in buona parte personale che ha conseguito solo il titolo della scuola dell'obbligo, chi ha una laurea specialistica fa più fatica a trovare lavoro rispetto a chi ha una laurea triennale, e le retribuzioni reali di chi ha una laurea specialistica sono più basse rispetto alle retribuzioni reali di chi ha una laurea triennale, il contrario di ciò che la logica vorrebbe.

In tutto questo, quali sono le soluzioni? Stando alle ultime novità del ministero del Lavoro e del ministero dell'Istruzione, penso alla riforma del lavoro e alla controversa bozza di decreto sul merito, la risposta è più precarietà e meno tutele nel lavoro, più retorica e meno borse di studio nell'istruzione.

Maggiore “sinergia tra l'università e le imprese”, dunque?

Certo, ma al ribasso: minore lavoro, minori tutele e minore istruzione per tutti.

Forse la Fornero ha ragione a cantare le lodi del lavoro manuale. Spiace solo che sia l'unica prospettiva concreta che è stata in grado di offrire.

Francesca Coin (sociologa, Università di Venezia)
06 giugno 2012 - Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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La bolla immobiliare a Roma... perchè continuare ad incartarsi?

Un marchio di maglieria romano molto interessante: Bumbuki's mood

Bumbuki's mood è un marchio di abbigliamento, specializzato in maglieria di qualità realizzata  nel laboratorio  per la moda e per il costume teatrale sito in Via Caterina Fieschi, 1/E - 00151 Roma, tel./fax 06.5343021

Stilinga ha intervistato le menti creative del marchio.

Stilinga: Bumbuki’s Mood… direi che il nome del brand è affascinante, ha un significato in particolare?


foto di Riccardo Granaroli http://riccardo-granaroli.jimdo.com/

Bumbuki's mood: Sì, certo! La parola “Bumbuki” in greco moderno significa “bocciolo”, quindi “Bumbuki’s Mood” unendo greco ed inglese vuol trasmettere il concetto di “stato d’animo dello sbocciare” riferito alla nostra attività creativa ovviamente!

Stilinga: Chi sono le menti dietro Bumbuki’s mood? E come e quando è nata la vostra passione per la moda?

Bumbuki's mood: Siamo Marcello Silvestri e Luca Battaglia, Marcello ha sempre amato l’idea di poter realizzare capi di abbigliamento e lavori artistici… Luca si è accostato seriamente alla moda lasciando economia e commercio (dove studiava con scarsi risultati) e scegliendo un percorso creativo e alternativo…

Stilinga : come e dove vi siete incontrati?

Bumbuki's mood: Ci siamo conosciuti all’Accademia di Costume e di Moda di Roma dove studiavamo entrambi nel lontano 1992…

Stilinga: che tipo di formazione avete? E che esperienze?

Bumbuki's mood: Dopo la maturità abbiamo conseguito entrambi il diploma presso l’Accademia di Costume e di Moda di Roma e il diploma di modellistica (presso la stessa scuola). Lavorativamente parlando abbiamo iniziato organizzando vendite di accessori in casa e con uno stage in una in sartoria teatrale…

Stilinga: come create una collezione nuova? Come vi dividete il lavoro? C’è chi crea e chi produce oppure entrambi partecipate a tutte le fasi?

Bumbuki's mood: Lavoriamo letteralmente “a 4 mani”, ognuno dei due mette sul tavolo proposte, si discute insieme cosa va bene o come migliorare… E poi entrambi ci si dedica all’aspetto produttivo!
foto di Riccardo Granaroli
http://riccardo-granaroli.jimdo.com/


Stilinga: siete maggiormente interessati alla moda, allo stile o al costume?

Bumbuki's mood: Siamo a nostro agio sia nell’ambito della moda, sia nel costume teatrale!

Stilinga: quali sono le difficoltà che avete incontrato durante il vostro percorso lavorativo?

Bumbuki's mood: All’inizio farci conoscere, partendo da zero e senza contatti… Oggi la mancanza di organizzazione da parte dei committenti e lo scarso apprezzamento della qualità del lavoro nel mercato…

Stilinga: che cosa pensate della moda di massa e in particolare del fenomeno della fast fashion?

Bumbuki's mood: Ovviamente spingiamo per un discorso basato sulla qualità!

Stilinga: quindi cosa pensate del fatto a mano? Credete nel ritorno al fatto su misura, su richiesta e a prodotti di alta qualità?

Bumbuki's mood: Secondo noi sì, anche se il mercato tende a fare il contrario! A volte ci sentiamo un po’ “Don Chisciotte contro i mulini a vento” ma crediamo in un artigianato sostenibile e valido!

Stilinga: e cosa pensate dei prodotti moda industrializzati?

Bumbuki's mood: Sono utili anch’essi, purché siano realizzati con criteri “equi”, rispettando il lavoro delle persone e l’ambiente…

Stilinga: dove trovate l'ispirazione per creare?

Bumbuki's mood: Tutto ciò che è bello può essere motivo di ispirazione!

foto di Riccardo Granaroli
http://riccardo-granaroli.jimdo.com/

Stilinga: a quale progetto state lavorando attualmente?

Bumbuki's mood: Stiamo cercando di spingere il nostro marchio studiando un prodotto con un giusto rapporto qualità-prezzo!

Stilinga: che obiettivi avete nella vostra carriera?

Bumbuki's mood: Far conoscere il nostro marchio ad un pubblico più vasto!

Stilinga: e allora volete elencare i siti web dove il vostro marchio è presente?



Bumbuki's mood: Certo il nostro sito è il seguente http://www.bumbukismood.it/ mentre abbiamo appena aperto uno store virtuale, di vendita diretta su Blomming  http://blomming.com/mm/Bumbukismood/items