«Viadotto della Magliana fuorilegge: mai collaudato, alto rischio di crolli»

https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/18_agosto_14/viadotto-magliana-fuorilegge-mai-collaudato-alto-rischio-crolli-b09b31da-9feb-11e8-9437-bcf7bbd7366b.shtml

Intervista a Remo Calzona

L’esperto, per decenni docente di Tecnica delle costruzioni alla Sapienza, è stato allievo di Morandi. Per prevenire tragedie simile a quella di Genova esorta il Campidoglio «a chiudere immediatamente il ponte rispettando la normativa»

«Ero allievo di Morandi, e accompagnai l’ingegnere a Maracaibo per studiare il bellissimo ponte di quella città che ha ispirato la struttura fatta poi a Genova». Il professor Remo Calzona, per decenni docente di Tecnica delle costruzioni a La Sapienza, è colpito dalla tragedia del capoluogo ligure. Ma mantiene la freddezza dello studioso. «Era previsto che succedesse. Se i ponti necessitano di manutenzione e aggiornamenti ci sarà pure un motivo. Come tutte le strutture, risentono della “fatica dei materiali”, un fenomeno conosciuto e studiato. Inoltre, il ponte di Genova ha presentato subito una “difettosità intrinseca”che meritava un controllo permanente». Ora Remo Calzona rilancia l’allarme, come ha già fatto a gennaio in un convegno, sul ponte della Magliana.
«Questa struttura presenta da tempo gravi difetti. Intanto, non è mai stata collaudata. Non sono state fatte prove di carico e di tensione. È un ponte fuorilegge da quando è stato aperto, nel 1950». A metà anni Settanta il Comune si accorse delle condizioni fin d’allora critiche del ponte della Magliana e creò una commissione d’inchiesta: al termine della sua indagine, sostanzialmente sostenne che la struttura non andava utilizzata. Ma poi, come racconta il professor Calzona, non ne seguì nulla: il ponte era molto utile a snellire il traffico nel quadrante sud-ovest della città. Il progettista, Carlo Cestelli Guidi, aveva dovuto seguire la vita tormentata di un programma di lavori avviato nel 1938 e sospeso poi per la guerra. L’opera fu ripresa e ultimata alla fine del primo decennio post-bellico.
Senza enfasi emotive, con la lucidità dello scienziato, Calzona indica al Campidoglio la strada da prendere per evitare tragedie come quella di Genova: «Il ponte della Magliana ha oggi elevate possibilità di un crollo. Il rischio di collasso è nell’ordine delle cose. Ha superato di quasi vent’anni il termine della vita di questo tipo di strutture, e sono anni che i danni subiti sono sotto gli occhi di tutti». Non è detto che il ponte debba crollare in questi giorni, è la scienza stessa a non fissare perentoriamente dei termini. La «fatica dei materiali» può avere sviluppi diversi a seconda dei casi e delle circostanze ambientali. Ma prevenire è meglio che provvedere, quindi il professor Calzona ammonisce: «Il Campidoglio dovrebbe immediatamente chiudere il ponte ricordandosi che non è mai stato collaudato e che presenta da tempo forti segni di rischio crollo. Si tratta semplicemente di applicare la legge». La possibilità di lasciare la circolazione ad un traffico leggero è una subordinata irrinunciabile, se proprio non si è in grado di assumere decisioni drastiche. Nel 2000 l’allora sindaco Rutelli, impegnato nel rinnovo della città in occasione del Grande Giubileo, pensò che il raggiungimento dei cinquant’anni suggerisse la sostituzione del ponte della Magliana con uno nuovo, «dei Congressi». Lanciò un bando per la progettazione, ma questa struttura non è stata ancora realizzata. La giunta attuale ha di recente sostenuto l’opportunità di mantenere in esercizio il ponte della Magliana inquadrandone la gestione in un ampio piano di collegamenti stradali che riguarda il quadrante sud-ovest.
Nel convegno dello scorso inverno il preside della facoltà di Ingegneria della Sapienza, D’Ambra, ha in parte ridimensionato l’allarme lanciato in quell’occasione da alcuni studiosi. La necessità di intervenire con un significativo restauro della struttura non è stata però smentita. Il professor Calzona ha costruito decine di ponti, anche all’estero. Ricorda con orgoglio il suo ponte strallato sull’Adige, presso Trento, e il ponte automobilistico lungo un chilometro lanciato sul Po in prossimità di Caorso. Ha pubblicato studi sui terremoti sostenendo che se non sono prevedibili, sono assolutamente calcolabili i loro effetti distruttivi. Che possono essere fortemente ridotti, se non annullabili, applicando speciali tecniche di costruzione, come ormai da anni si fa in Giappone.

E facciamo un appello al sindaco di Roma, Virginia Raggi:
vuole chiudere il viadotto per evitare un crollo simile a quello di Genova? 
Vuole garantire la sicurezza della città di Roma e dei suoi abitanti?
Che aspetta? che ci siano i morti? Daje!