Luciano Gallino "Sulla crisi pesano i debiti delle banche"

SULLA CRISI PESANO I DEBITI DELLE BANCHE (Luciano Gallino).

Comporterà per l’Italia una riduzione del debito di una cinquantina di miliardi l’anno, dal 2013 al 2032. 
Una cifra mostruosa che lascia aperte due sole possibilità: o il patto non viene rispettato, o condanna il Paese a una generazione di povertà. 
Approvando senza un minimo di discussione il testo la maggioranza parlamentare ha però fatto anche di peggio. Ha impresso il sigillo della massima istituzione della democrazia a una interpretazione del tutto errata della crisi iniziata nel 2007. 
Quella della vulgata che vede le sue cause nell’eccesso di spesa dello Stato, soprattutto della spesa sociale. 
In realtà le cause della crisi sono da ricercarsi nel sistema finanziario, cosa di cui nessuno dubitava sino agli inizi del 2010. 
Da quel momento in poi ha avuto inizio l’operazione che un analista tedesco ha definito il più grande successo di relazioni pubbliche di tutti i tempi: la crisi nata dalle banche è stata mascherata da crisi del debito pubblico.
In sintesi la crisi è nata dal fatto che le banche Ue (come si continuano a chiamare, benché molte siano conglomerati finanziari formati da centinaia di società, tra le quali vi sono anche delle banche) sono gravate da una montagna di debiti e di crediti, di cui nessuno riesce a stabilire l’esatto ammontare né il rischio di insolvenza. 
Ciò avviene perché al pari delle consorelle Usa esse hanno creato, con l’aiuto dei governi e della legislazione, una gigantesca “finanza ombra”, un sistema finanziario parallelo i cui attivi e passivi non sono registrati in bilancio, per cui nessuno riesce a capire dove esattamente siano collocati né a misurarne il valore. 
La finanza ombra è formata da varie entità che operano come banche senza esserlo. Molti sono fondi: monetari, speculativi, di investimento, immobiliari. 
Il maggior pilastro di essa sono però le società di scopo create dalle banche stesse, chiamate Veicoli di investimento strutturato (acronimo Siv) o Veicoli per scopi speciali (Spv) e simili. 
Il nome di veicoli è quanto mai appropriato, perché essi servono anzitutto a trasportare fuori bilancio i crediti concessi da una banca, in modo che essa possa immediatamente concederne altri per ricavarne un utile. 
Infatti, quando una banca concede un prestito, deve versare una quota a titolo di riserva alla banca centrale (la Bce per i paesi Ue). 
Accade però che se continua a concedere prestiti, ad un certo punto le mancano i capitali da versare come riserva. 
Ecco allora la grande trovata: i crediti vengono trasformati in un titolo commerciale, venduti in tale forma a un Siv creato dalla stessa banca, e tolti dal bilancio. 
Con ciò la banca può ricominciare a concedere prestiti, oltre a incassare subito l’ammontare dei prestiti concessi, invece di aspettare anni come avviene ad esempio con un mutuo.
 Mediante tale dispositivo, riprodotto in centinaia di esemplari dalle maggiori banche Usa e Ue, spesso collocati in paradisi fiscali, esse hanno concesso a famiglie, imprese ed enti finanziari trilioni di dollari e di euro che le loro riserve, o il loro capitale proprio, non avrebbero mai permesso loro di concedere. 
Creando così rischi gravi per l’intero sistema finanziario. I Siv o Spv presentano infatti vari inconvenienti. 
Anzitutto, mentre gestiscono decine di miliardi, comprando crediti dalle banche e rivendendoli in forma strutturata a investitori istituzionali, hanno una consistenza economica ed organizzativa irrisoria. 
Come notavano già nel 2006 due economisti americani, G. B. Gorton e N. S. Souleles, «i Spv sono essenzialmente società robot che non hanno dipendenti, non prendono decisioni economiche di rilievo, né hanno una collocazione fisica».
 Uno dei casi esemplari citati nella letteratura sulla finanza ombra è il Rhineland Funding, un Spv creato dalla banca tedesca IKB, che nel 2007 aveva un capitale proprio di 500 (cinquecento) dollari e gestiva un portafoglio di crediti cartolarizzati di 13 miliardi di euro. 
L’esilità strutturale dei Siv o Spv comporta che la separazione categorica tra responsabilità della banca sponsor, che dovrebbe essere totale, sia in realtà insostenibile. 
A ciò si aggiunge il problema della disparità dei periodi di scadenza dei titoli comprati dalla banca sponsor e di quelli emessi dal veicolo per finanziare l’acquisto. Se i primi, per dire, hanno una scadenza media di 5 anni, ed i secondi una di 60 giorni, il veicolo interessato deve infallibilmente rinnovare i prestiti contratti, cioè i titoli emessi, per trenta volte di seguito. In gran numero di casi, dal 2007 in poi, tale acrobazia non è riuscita, ed i debiti di miliardi dei Siv sono risaliti con estrema rapidità alle banche sponsor. 
La finanza ombra è stata una delle cause determinanti della crisi finanziaria esplosa nel 2007. 
In Usa essa è discussa e studiata fin dall’estate di quell’anno.
Nella Ue sembrano essersi svegliati pochi mesi fa. Un rapporto del Financial Stability Board dell’ottobre 2011 stimava la sua consistenza nel 2010 in 60 trilioni di dollari, di cui circa 25 in Usa e altrettanti in cinque paesi europei: Francia, Germania, Italia, Olanda e Spagna.
 La cifra si suppone corrisponda alla metà di tutti gli attivi dell’eurozona. 
Il rapporto, arditamente, raccomandava di mappare i differenti tipi di intermediari finanziari che non sono banche. 
Un green paperdella Commissione europea del marzo 2012 precisa che si stanno esaminando regole di consolidamento delle entità della finanza ombra in modo da assoggettarle alle regole dell’accordo interbancario Basilea 3 (portare in bilancio i capitali delle banche che ora non vi figurano). 
A metà giugno il ministro italiano dell’Economia – cioè Mario Monti – commentava il green paper: «È importante condurre una riflessione sugli effetti generali dei vari tipi di regolazione attraverso settori e mercati e delle loro potenziali conseguenze inattese». 
Sono passati cinque anni dallo scoppio della crisi. 
Nella sua genesi le banche europee hanno avuto un ruolo di primissimo piano a causa delle acrobazie finanziarie in cui si sono impegnate, emulando e in certi casi superando quelle americane. 
Ogni tanto qualche acrobata cade rovinosamente a terra; tra gli ultimi, come noto, vi sono state grandi banche spagnole. 
Frattanto in pochi mesi i governi europei hanno tagliato pensioni, salari, fondi per l’istruzione e la sanità, personale della PA, adducendo a motivo l’inaridimento dei bilanci pubblici. 
Che è reale, ma è dovuto principalmente ai 4 trilioni di euro spesi o impegnati nella Ue al fine di salvare gli enti finanziari: parola di José Manuel Barroso. 
Per contro, in tema di riforma del sistema finanziario essi si limitano a raccomandare, esaminare e riflettere. Tra l’errore della diagnosi, i rimedi peggiori del male e l’inanità della politica, l’uscita dalla crisi rimane lontana.
Da La Repubblica del 30/07/2012.

Monti non ama la concertazione, ma da dove viene?

Ma emerito professore Mario Monti, Stilinga le chiede davvero dove ha vissuto finora:

forse sul pianeta delle istituzioni europee staccato dalla realtà? e sul quel pianeta ha incontrato altri alieni tipo Elsa Fornero?

Si renda conto che il liberismo, da cui lei proviene e di cui il suo immaginario e composto, è alle secche!

Ormai i disastri prodotti da questa visione nefasta li avrà pure lei sotto gli occhi, e se non ora lo capirà forse tra tre mesi, altrimenti glielo anticipiamo noi:

il liberismo sfrenato e il potere delle banche è arrivato a fine corsa, la sua arroganza gli ha impedito di capire che il mondo reale è composto da persone e queste unite fanno concetti come "popolo" e  concetti quali "popolo" a volte, proprio quando l'economia determina recessione, disoccupazione, austerità, si uniscono ad altri concetti quali "rivoluzione", ma anche purtroppo "dittature" e a volte (quasi sempre) sanguinarie.

Strano che fior fiori di economisti non abbiamo una conoscenza, almeno rozza, della storia contemporanea e di quella moderna!


Inoltre, dalla svalutazione del lavoro, determinata dagli stessi  liberisti,  sempre in cerca di lavoro low cost, forse siamo finalmente arrivati al concetto di dare nuovamente valore al lavoro e dare valore significa lavorare con creanza, con prospettive a lungo termine, con diritti assicurati, condivisi ed equi, con tempi umani che rendono i prodotti giusti e duraturi, visto che adesso qualsiasi prodotto è ricco di deficienze intrinseche dovute alla obsolescenza programmata e alla rapidità produttiva che può solo realizzare prodotti fessi.

E i prodotti fessi sono quelli creati da persone alienate dal carico di ore lavorate e alienate dalla mancanza di diritti.

E 'sti prodotti fessi chi li compra ora?
gli europei meridionali che non producono più e di conseguenza non guadagnano, non se li possono più comprare e allora?
E allora la domanda cala, anzi è già calata, e bisognerà ripensare il sistema stesso, che si è sfasciato (e ha pure inquinato il pianeta terra, per mobilitare in modo insensato i prodotti che girano per il mondo prima di essere completati).

Tale sistema idiota è intriso di nazismo e di totale cancellazione dei diritti umani.

Caro (si fa per dire) Mario Monti,

ma davvero lei non capisce come sbollire la pentola a pressione del paese Italia in questo momento? e si permette pure di asserire che la concertazione non serve!

Forse serve la concentrazione?
e allora si concentri!

E la smetta andare in giro per il mondo ai vuoti summit, dove l'unico obiettivo è quello di farsi fotografare con altri extraterrestri come lei! visto la penuria di risultati ottenuti e visto in che caos siamo e mi dispiace deluderla, in questo caos ci si trova pure lei che viene da un altro pianeta.

Berlusconi e le elezioni 2013

Pare che Berlusconi abbia deciso (ma per Stilinga era un dato di fatto) di riscendere in campo per le elezioni italiane 2013: Stilinga auspica che Berlusconi scenda sì in campo, ma per ZAPPARE!

E vediamo se almeno questa attività lo ritempri e soprattutto gli riesca, visto che come imprenditore è assai lacunoso, sempre intrigato, sempre a prendere i soldi di altre organizzazioni, sempre a salvare le sue televisioni con la "discesa" in campo...  e che noia!

Noi ci auguriamo, anzi, gli auguriamo davvero che questa sia la volta buona per il campo agricolo!

In fondo, se le sue televisioni vanno male, ci sarà una ragione: forse i programmi inguardabili? forse la  programmazione del cavolo (e riecco l'ambito agricolo)? forse la sottovalutazione del pubblico?

Ma invece di scendere in campo, se il cavaliere si occupasse direttamente di creare programmi, programmazioni, televisioni competitive in un mercato davvero libero e ci dimostrasse di esserne davvero capace, può darsi che allora Silviotto si sentirebbe davvero virile e non dovrebbe  mantenere l'orda delle Olgettine, sarebbe finalmente soddisfatto di sè! e tanto meno ce le rifilerebbe a destra e a manca, dalla politica ai media.

Dai Silvio impegnati! vai a lavorare!

Ior, la banca più amata da Monti

 Marco Politi in “il Fatto Quotidiano” del 6 luglio 2012.
Lo Ior non passa ancora l’esame delle autorita? finanziarie europee. Dietro gli annunci ottimisti del Vaticano, secondo cui si è “sulla buona strada”, rimane il fatto che su 16 requisiti cruciali elencati lo Ior rimane inadempiente per 7.

Dice il viceministro degli Esteri vaticano, mons. Ettore Ballestrero, recatosi personalmente a Strasburgo a dimostrazione del bruciante interesse della Santa Sede a far parte della “Lista bianca”
degli Stati affidabili in tema di riciclaggio, che entrare nel sistema Moneyval richiede la necessita? di “apprendere in breve tempo il linguaggio, le regole, le tecniche di un sistema complesso”.

Un prelato qual è mons. Ballestrero non ha bisogno per la sua missione di padroneggiare le sottigliezze del sistema bancario. Sarebbe ridicolo, invece, affermare che il direttore dello Ior, Paolo Cipriani, si sia trovato improvvisamente impreparato, come Alice nel paese delle meraviglie, dinanzi alle regole di trasparenza, che Moneyval esige. Cipriani proviene dal Banco di Santo Spirito e dalla Banca di Roma, è stato rappresentante di questi istituti a New York e a Londra: il massimo della finanza mondiale.

PUO' SPIEGARE allora perchè a un anno e mezzo dal decreto di Benedetto XVI – che impegnava lo Ior a una totale trasparenza – la banca vaticana non si è messa ancora al passo con le regole internazionali? 
Una settimana fa, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, si era sforzato di aprire una breccia nei misteri dello Ior, organizzando un briefing nella sede dell’istituto. Cipriani non ha avuto il coraggio di accettare il gioco delle libere domande dei giornalisti e fino a quando non lo farà, i discorsi più belli rimarranno a metà strada.
 Perchè nelle democrazie occidentali funziona così: si risponde senza rete all’opinione pubblica.

La cosa più sconcertante nelle ultime vicende riguardanti lo Ior riguarda tuttavia la notizia – pubblicata ieri dal solo Fatto Quotidiano – che il governo italiano ha imbavagliato la delegazione dei funzionari della squadra antiriciclaggio della Banca d’Italia, impedendo loro di esprimere le proprie valutazioni professionali sulla condotta tenuta sinora dalla banca vaticana.

Va detto in proposito che a tutt’oggi, i dirigenti dello Ior non hanno ancora fornito dati precisi su che fine abbiano fatto i celebri (e spesso opachi) conti correnti presso l’istituto dei cosiddetti “laici esterni”, cioè di quelle persone che non appartengono assolutamente alla lista rigorosa di persone abilitate ad averne uno. 
Conti esterni di cui il faccendiere Bisignani è figura simbolica, ma non l’unica.

Non importa qui indagare attraverso quali canali contorti si sia espresso il veto. Contano i fatti. Il direttore dell’Unità di Informazione Finanziaria (Uif) della Banca d’Italia, Giovanni Castaldi, ha ritirato i suoi due delegati dalla riunione di Strasburgo perchè impossibilitato a fare il proprio dovere.
 E' evidente che in un consesso internazionale – a una scadenza cruciale per Oltretevere – il governo Monti ha voluto fare un favore macroscopico alla Santa Sede, privo di qualsiasi motivazione (diciamo così) professionale. 
E' un episodio che fa cadere le braccia specialmente a coloro che hanno sempre provato stima per il “tecnico” Monti e il suo stile da gentiluomo. 
All’assemblea Moneyval di Strasburgo proprio il governo tecnico italiano si è comportato da politicante, impedendo ai “tecnici” della Banca d’Italia di dare il proprio giudizio su ciò che manca allo Ior per presentarsi pulito sulla scena europea. 
Da chi è stato commissario Ue per il mercato interno e per la concorrenza, da un liberale per il quale la pulizia e le regole del sistema finanziario dovrebbero essere la stella polare, questo “sopire… troncare… sopire” era lecito non aspettarselo.

L’INCIDENTE non è peraltro isolato. 
E' la terza volta che il governo Monti, abituato a usare il guanto ruvido con i ceti popolari, i pensionati e gli operai, fa dei favori incomprensibili e inaccettabili al Vaticano nel momento in cui tutti sono chiamati – e tanti cittadini ci credono anche – a stringere la cinghia per risollevare le sorti dell’Italia.

Implacabile nel chiedere a ogni padre di famiglia di pagare gli aumenti Imu sull’unghia nel 2012, Monti ha disposto che gli enti ecclesiastici (evasori da anni) la paghino soltanto nel 2013.
 
Non esiste uno straccio di ragione economica che giustifichi questo privilegio.
Ancora: mentre gli italiani redigevano la loro dichiarazione dei redditi, Monti si è rifiutato di indicare la destinazione della quota dell’8 per mille, che va allo Stato per “iniziative umanitarie”. Avrebbe potuto dire che andava ai terremotati dell’Emilia. Non lo ha fatto. Il governo ha taciuto, perchè è noto che il Vaticano esige che non vi sia pubblicità “concorrente” quando si tratta dell’8 per mille.

Lo scandalo di Strasburgo si inserisce in una linea di per sè inquietante.
Laicità non significa denigrare la religione. 
Laicità significa che nessuna confessione può imporre i propri interessi alla comunità nazionale. Laicità significa la regola aurea del costituzionalismo americano: nessun comportamento dello Stato per “ostacolare o favorire una religione”. 
Questa laicità gli italiani hanno il diritto di pretenderla dal liberale cattolico Monti.

E visto che si parla di spending review, gli italiani hanno il diritto di pretendere anche dal premier di attivare la commissione bilaterale italo-vaticana per rivedere il gettito dell’8 per mille, molto ma molto superiore a quelli che sono i bisogni reali della struttura della Chiesa in rapporto agli anni Ottanta (quando c’erano assai piu? preti).

Aledanno e Piazza San Silvestro...no words!

Piazza San Silvestro a Roma è impraticabile per i non vedenti:

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/07/06/percorso-vedenti-funziona-lunione-italiana-ciechi-passa-allincasso/200991/

e Stilinga si chiede: ma quando ne combinerà una giusta il sindaco de Roma Capitale dello scempio italico?